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“Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio” è un proverbio francese che dalle nostre parti, almeno quelle più affini al mondo del calcio, è diventato famoso dopo il derby vinto nel 2013 dalla Roma e dal suo allenatore Rudi Garcia. (Vi sembra passato tanto tempo? Eppure Ultimo Uomo esisteva già). Dubito fortemente che dalle parti dell’Olympic Tower di New York, sede storica della NBA, qualcuno sappia di questo modo di dire, ma negli ultimi dieci giorni la mia sensazione è che la NBA sia tornata al centro del villaggio globale, almeno nel senso più vicino a quello che pensava Marshall McLuhan.
Il merito è indiscutibilmente dello scambio che ha portato Luka Doncic ai Los Angeles Lakers, e di conseguenza Anthony Davis ai Dallas Mavericks. Da quel giorno in poi la NBA è tornata improvvisamente a essere rilevante, come se si fosse scossa dal torpore degli ultimi mesi, rimettendosi di prepotenza al centro del discorso sportivo e non per parlare della sua (presunta) crisi di ascolti negli Stati Uniti. Come per ricordare a tutti che, quando vuole, la NBA è in grado di creare storie e di raccontarsi come nessun’altra lega sportiva al mondo.
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