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Mille e uno modi di difendere il pick and roll
10 nov 2017
Nella quinta puntata di X&Os, andiamo alla scoperta della situazione di gioco più comune e complicata della pallacanestro contemporanea.
(articolo)
11 min
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Finora in questa rubrica tattica abbiamo introdotto i concetti più comuni di Motion Offense utilizzati dalle squadre NBA, visto come si crea un buon tiro da tre, analizzato come sta evolvendo il ruolo del centro ed infine come la Slovenia ha dominato Eurobasket 2017 con il doppio playmaker. Abbiamo fatto incetta di attacco, canestri, schemi e letture offensive ed è quindi giunto il momento di spostare l’attenzione su quello che succede nella metà campo difensiva.

Lo facciamo andando ad esaminare l’argomento più impegnativo per ogni squadra contemporanea, ovverosia la difesa del pick and roll. Una situazione di gioco che si sviluppa nelle declinazioni più svariate: ci sono i pick and roll laterali, i pick and roll centrali, i pick and roll tra pari-ruolo, i pick and roll piccolo-lungo e anche pick and roll lungo-piccolo. Sono tutte combinazioni non solo possibili ma anche estremamente frequenti su un campo da basket, e per questo la difesa di queste situazioni è un aspetto basilare nella strategia di una squadra.

I modi per difendere il pick and roll sono svariati e combinabili tra di loro, influenzati da alcune cause scatenanti: la posizione della palla, il momento della partita e dell’azione, i principi difensivi di squadra, i punti di forza e deboli dell’attacco e soprattutto il materiale a disposizione.

Occorre fare un paio di premesse importanti: la difesa specialmente quella sul pick and roll, è una coperta corta per definizione: se la tiri da una parte, ti esponi dall’altra.

Sui pick and roll che coinvolgono Hassan Whiteside i Nuggets non vogliono concedere facili tagli a canestro dopo il blocco, quindi contengono la palla con Nikola Jokic che rimane a protezione dell’area e mettendo in posizione intermedia (in gergo, flottando) l’ultimo uomo sul lato debole, in modo da negare una ricezione comoda. La coperta è corta nel momento in cui, dopo il pick and roll laterale, gli Heat sul ribaltamento pescano un tiro dall’angolo con l’uomo marcato da Millsap, ovverosia colui che era in posizione flottata. Nella seconda clip il pop di Aldridge manda a monte il contenimento sulla palla di Zaza Pachulia: la strada che deve percorrere Durant in aiuto è troppo ampia e ne viene fuori un extra pass per una comoda tripla in angolo di Gasol.

La regola aurea è che, come il pick and roll in attacco deve essere inteso come l’inizio di una collaborazione di cinque persone, anche in difesa vale lo stesso principio: se uno dei cinque difensori sbaglia una chiusura, una rotazione, una lettura, il banco salta.

Su questo pick and roll centrale la scelta dei Celtics è cambiare a tre (Switch and Switch out), ovvero coinvolgendo tre giocatori: i primi due, Irving e Horford, cambiano sulla palla per chiudere l’area, mentre Smart cambia per non concedere il mismatch tra Irving (un difensore da proteggere) e Vucevic. Irving però legge il secondo cambio con un secondo di ritardo e questo fa tutta la differenza del mondo, visto che il suo recupero diventa inefficace e scopre il centro area. Viceversa, nella seconda clip il cambio a tre è tempestivo e preciso e l’attacco deve forzare il tiro: in questa specifica situazione, nessuna squadra fa meglio di Golden State.

Una buona difesa sul pick and roll è dunque quella capace di alterare le scelte dell’attacco, in particolare se sviluppa la capacità di anticiparne le mosse o guidarle verso condizioni più favorevoli per la squadra che difende. Vediamo come.

Contenere il pick and roll

Una delle cose più importanti per difendere il pick and roll è individuare la priorità della difesa: proteggere il ferro, proteggere il perimetro, fare attenzione al portatore di palla o al rollante. Una volta definite, l’altra decisione fondamentale da prendere è capire quanti giocatori è necessario coinvolgere senza dare troppi vantaggi all’attacco avversario.

Passare “sotto al blocco”, ad esempio, significa scommettere sulla percentuale al tiro di un pessimo tiratore ed al contempo annullare ogni tipo di rotazione difensiva: è la scelta più conservativa in assoluto perché “compromette” di meno una difesa, che fondamentalmente costringe il portatore di palla a fare i conti con i suoi demoni al tiro.

Ricky Rubio e Lonzo Ball sono tra i giocatori più “battezzati” per le loro difficoltà al tiro da fuori.

L’atteggiamento della difesa, però, rimane passivo e gioca soprattutto sulle debolezze dell’attacco, senza influenzare davvero l’esito dell’azione: rimane comunque un 50% di possibilità che l’attacco vinca, troppe. Per diminuire i fattori di rischio cercando di “controllare” l’iniziativa dell’attacco, il modo di default di difendere il pick and roll è contenere la palla manipolando lo spazio ed il tempo dell’attacco con gli opportuni stratagemmi.

In questa situazione è il comportamento del lungo a “fare” la difesa: se è un lungo lento di piedi oppure intimidatore, rimane a pattugliare l’area con un paio di passi in arretramento - in gergo si dice “drop” - mentre il difensore sulla palla “insegue” il portatore di palla sul blocco.

Robin Lopez, Pau Gasol e LaMarcus Aldridge sono lunghi non particolarmente mobili che, se presi di mira a 6 metri dal ferro, hanno difficoltà a muoversi “est-ovest” con gli scivolamenti laterali. Facendoli arretrare a protezione del ferro, quindi “nord-sud”, il loro impatto difensivo aumenta man mano che si avvicinano a canestro dove possono sfruttare i centimetri di vantaggio.

Più il lungo è rapido negli spostamenti “est-ovest”, ovviamente, e più permette di alzare la linea difensiva ottenendo l’effetto contrario, ovverosia quello di spostare la linea della contesa fuori dal pitturato: non si vuole concedere nessun tipo di penetrazione, il lungo deve fare barriera, in gergo “hedge”.

Nella prima clip la rapidità di piedi permette a James Johnson di marcare due giocatori contemporaneamente e scivolare da uno all’altro mentre la palla si muove. Nella seconda clip Carmelo Anthony scivolando riesce a intercettare il palleggio a serpente di McCollum, ritardando la penetrazione e dando modo a Roberson di recuperare da dietro.

Quando si decide di aumentare l’aggressività, pur contenendo, si chiede un lavoro più certosino al difensore sulla palla, il quale deve lottare sul blocco per passare insieme al portatore di palla, mentre il lungo sbarra comunque la strada a canestro, ma restando in linea con il rollante diretto a canestro e potendo tornare rapidamente su di lui in caso di ricezione.

Il lavoro in pressione di Iguodala che passa insieme a Ginobili permette a McGee di vigilare l’area dei tre secondi senza esporlo al pick and roll. Nella seconda clip, il lavoro degli esterni degli Heat è eccellente: passando su tutti i blocchi negano vantaggi all’attacco e proteggono Olynyk. Un ulteriore vantaggio di questa difesa, se eseguita correttamente, è di limitare al minimo le rotazioni difensive, portando gli avversari sempre più rapidamente al limite dei 24 secondi.

Nel caso in cui il rollante sia la priorità o la minaccia più incombente della difesa , è necessario innescare le rotazioni difensive per arginare gli effetti distruttivi che può avere.

Il contenimento sulla palla apre spazio al rollante, subito chiuso dalle tempestive rotazioni difensive lontano dalla palla. La difesa dei T’Wolves ruota che è un piacere e rispedisce al mittente ogni iniziativa degli Hornets sul perimetro.

Alterare le geometrie dell’attacco

Questo è quello che succede quando una difesa vuol “controllare” il pick and roll, ma in determinati momenti della partita deve azzardare, rompere le geometrie dell’attacco, per togliere la palla di mano al ball-hander o indurre l’attacco a pensare con poco margine di errore. Questo effetto si può ottenere usando lo “show” difensivo - il lungo si “mostra” al portatore di palla dietro il blocco e lo spinge lontano da canestro - o il raddoppio, innescando se necessario un vorticoso sistema di rotazioni difensive a protezione del canestro o della linea dei tre punti.

Nella prima clip lo “show” di Brown allunga la traiettoria della palla e permette alle rotazioni sul lato debole di arrivare in tempo. Nella seconda clip è fatto con lo scopo di ritardare le scelte l’attaccante nei primi secondi dell’azione. Nell’ultima sequenza lo “show” viene fatto per mangiare spazio all’attacco aggredendo la palla.

Saper valutare come e quando la difesa deve prendere l’iniziativa sull’attacco è un fattore determinante per portare un raddoppio e cambiare l’inerzia del possesso.

Gli Utah Jazz vogliono giocare un pick and roll centrale molto alto: questo induce i Rockets a raddoppiare il portatore di palla e spingerlo verso la metà campo, togliendogli “luce” per scaricare la palla. Il risultato è il recupero e il canestro.

Un modo più cauto per forzare la mano all’attacco e al tempo stesso farlo eseguire fuori dallo spartito è fare “ice” verso il fondo.

Noi che passiamo le notti a guardare la NBA associamo questa strategia difensiva a Tom Thibodeau sin da quando era assistente di Doc Rivers ai Celtics e poi in prima persona a Chicago, sdoganandolo come un concetto difensivo molto utile per fronteggiare il dilemma del pick and roll laterale. Oltreoceano questa difesa ha molti altri nomi in codice come “blue” o “down”, mentre in Italia si dice “fare fondo”.

È una sorta di “drop” intelligente fatto sul fondo - ed abbiamo visto in precedenza che fare “drop” sul centro nei pick and roll laterali accorcia la coperta in certi casi - che si basa sul “ghiacciare” la palla su un quarto di campo, con il difensore del ball-handler che indirizza il pallone sul fondo, mentre il bigman chiude il centro.

A rendere efficace questo tipo di difesa, per contenere ma anche raddoppiare, sono le necessarie rotazioni tempestive ed intelligenti dal lato debole - perché se la palla esce, sul lato debole c’è una situazione sovrannumero in favore dell’attacco da tamponare.

Quando la difesa fa “ice” l’attacco è costretto a reagire vagliando bene le proprie opzioni: nel primo caso gli Heat si adeguano attaccando il fondo anche se il gioco chiamato doveva portarli sul centro, dove è più facile creare più danni. Nel secondo caso l’attacco è stretto nella morsa e deve forzare il tiro, mentre nell’ultima sequenza la palla esce dal quarto di campo ma la difesa è pronta a ruotare, costringendo un’altra penetrazione sul fondo e una nuova rotazione per contestare il tiro.

Cambiare su tutto ciò che si può cambiare

Il cambio sistematico è il concetto difensivo più semplice ma al tempo stesso evoluto del basket moderno. La direzione in cui si sta muovendo il gioco, l’assottigliamento dei ruoli, le competenze fisiche e tecniche dei giocatori, i quintetti sempre più piccoli ma agili, il gioco perimetrale e più snello, hanno portato all’esigenza “di cambiare su tutto ciò che può essere cambiato”, sulla palla e lontano da essa, per contenere, limitare o imporre con la propria difesa.

È una tattica rischiosa, che non tutti sono pronti a percorrere in modo continuativo, cambiando solo sul minimo indispensabile per non mettere in vista alcuni limiti che gli attacchi sempre più attrezzati fiutano come lupi famelici.

Gli Heat accettano il mismatch Dragic-Markannen e i Bulls sono bravi ad isolarlo da rotazioni difensive - liberando il quarto di campo - e ad avere tanta pazienza nel cercare di sfruttarlo.

Cambiare comporta regole, atteggiamenti e attenzioni ben precise da parte della difesa: ogni squadra codifica con meticolosità le situazioni in cui cambiare è necessario, quelle in cui è un problema da evitare - come nel caso sopra esposto - oppure quelle in cui il cambio diventa un rebus da proporre all’attacco, ad esempio giocando con il cronometro a favore.

Questa volta gli Heat accettano il cambio ma l’atteggiamento di Waiters è differente: lotta per stare davanti e limitare il mismatch, mentre i suoi compagni mettono pressione e inducono alla palla persa. Gli Warriors invece quando sono in assetto da guerra con la Death Lineup cambiano su tutto: in questa clip cambiano ben tre volte, con l’ultimo cambio forzato dall’attacco per costringere Curry al mismatch, ma che gli Warriors accettano senza colpo ferire dato che mancano solo 4 secondi allo scadere e DeRozan non ha ancora trovato una via per il canestro. Infine i Celtics cambiano per non concedere troppi spazi né a Westbrook né a Anthony sul pick and pop dei Thunder.

Mischiare le difese sul pick and roll

In questa lunghissima panoramica abbiamo visto diversi modi di difendere il gioco a due estrapolando i concetti in modo didattico, ma in realtà la difesa sul pick and roll è un discorso molto più ampio e complesso. La possibilità per l’attacco di giocarne più pick and roll nel corso della stessa azione variando combinazioni e strategie obbliga la difesa a padroneggiare e combinare le varie difese sul pick and roll in modo opportuno.

La nemesi della difesa contenitiva sul pick and roll è il pick and pop, ovverosia il lungo che si allarga dopo il blocco invece di tagliare a canestro: per aggirare il problema moltissime squadre, tra cui gli Heat, cambiano la marcatura.

A volte alternare le difese sul pick and roll non serve solo ad adattarsi all’attacco, ma a imporre i propri pregi o punti di forza.

Sui pick and roll laterali i Celtics fanno “Ice”, mentre sui pick and roll tra pari ruolo cambiano, quindi tornano a fare “Ice” sul pick and roll laterale piccolo-lungo.

Il coltello dalla parte del manico

Nel corso degli anni l’attacco al pick and roll si è evoluto in modo creativo e con stratagemmi sempre più sofisticati per battere difese sempre più attrezzate. Avrete sicuramente sentito la massima secondo la quale “l’attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati”: nella realtà dei fatti, però, un buon attacco batte sempre una buona difesa. E per buon attacco intendiamo un attacco in grado di creare spazio, muovere la palla, tagliare e bloccare con criterio, costringere la difesa a sbagliare e poi punirla. Nessuna situazione di gioco costringe una difesa a fare delle scelte, e quindi ad avere maggiori possibilità di sbagliare, quanto il pick and roll in tutte le sue forme: per questo, sapere come attaccare e come difenderlo è diventata la base per qualsiasi squadra voglia avere l’ambizione di vincere, in NBA quanto nel resto del mondo.

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