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12 momenti che vorremmo possedere su NBA Top Shot
02 mar 2021
Nelle figurine virtuali che stanno spopolando, ci vorrebbero i veri momenti leggendari della NBA.
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Mentre sto scrivendo queste parole, qualcuno da qualche parte del mondo sta comprando, scambiando o vendendo un breve video di Luka Doncic che fa a fette una difesa NBA. Occhio, non lo sta vedendosu Twitter o Instagram come sarebbe normale aspettarsi: questa persona possiede una giocata di Luka Doncic, o quantomeno la sua riproduzione video. Si chiamano NBA Top Shot e sembrerebbe un’idea tanto assurda se non fosse vera: in collaborazione con la compagnia Dapper Labs, la NBA sta mettendo in circolo delle figurine virtuali di brevi highlights dalle proprie partite che gli utenti possono comprare in pacchetti, anche questi virtuali, che poi possono essere acquistate e vendute sull’applicazione di Top Shot, parte fondamentale di questo culto della collezione - e delle possibilità di guadagno della NBA. A sorvegliare sull’operazione la tecnologia blockchain, la stessa che regola il mercato delle criptomonete e, così dicono, il nostro prossimo futuro.

Non so se NBA Top Shot sia qui per restare, ma in una realtà satura l’ingresso di una nuova fonte di guadagno (per la NBA) e di discussione (per noi) non può che essere accolta con interesse. In un momento in cui le arene e gli stadi si svuotano, l’attaccamento al nostro sport preferito può arrivare anche alla memorabilia virtuale o alla chiacchiera sui social, visto che l’hashtag #NBATopShotThis associato a un video qualsiasi dell’attualità NBA sta già cominciando a circolare con insistenza. E fino a questo momento il volume di affari ha già superato le centinaia di milioni di dollari e continua ad aumentare di settimana in settimana.

Il valore di queste figurine virtuali - chiamiamole così finché qualcuno non troverà una definizione più corretta - dipende da molti fattori. Il principale è il Tier di appartenenza: ci sono figurine comuni, rare e leggendarie. Al momento l’acquisto più oneroso sono i 208.000 dollari spesi dall’utente YoDough per la numero 29 (su 49) di LeBron James che posterizza Nemanja Bjelica in edizione leggendaria. Se non abbiamo tutti quei soldi possiamo provare sperare nella benevolenza dei pacchetti (ne esistono di varie tipologie e costi, ma non è facile acquistarli visto che vanno a ruba) oppure cercare di acquistare la nostra giocata di nicchia preferita nel Marketplace, dove gli utenti rivendono le loro figurine (per 134 dollari - per dire - vi beccate un buzzer beater da dietro centrocampo di Svi Mykhailiuk).

https://twitter.com/nba_topshot/status/1363969592779890690

L’operazione sta rapidamente evolvendo: se inizialmente a essere vendute erano giocate degli ultimi due anni, già ora si vede Dirk Nowitzki mettere un jumper in faccia a Carmelo Anthony o Amar’e Stoudemire schiacciare in testa a una brutta versione dei Philadelphia 76ers. Centellinando il suo infinito archivio è possibile che la NBA arrivi a creare delle Top Shot che potrebbero finire sul mercato a prezzi fuori di testa. Pensate alla numero 23 - ogni video ha un numero seriale e quello che corrisponde al numero di maglia del giocatore ha solitamente il maggior valore - del canestro decisivo di Michael Jordan in gara-6 delle finali del 1998. O la stoppata di LeBron su Iguodala nelle Finali del 2016, o l’alley oop di Kobe Bryant per Shaquille O’Neal in gara-7 contro i Portland Trail Blazers, o la tripla di Ray Allen contro San Antonio. Sono tutte giocate che fanno parte di un racconto comune, collegano i tifosi della NBA come un filo invisibile che non può essere spezzato dalla frase «ora questa appartiene a me». Ma sono davvero questi i momenti che vogliamo possedere?

Quello che invece la NBA dovrebbe mettere nei suoi Top Shot sono i momenti assurdi, quelli che più scandagliano l’umanità dei giocatori e il nostro bisogno di sentirci vicini a loro. Non compriamo la maglia di Damian Lillard perché vogliamo decidere una serie playoff sulla sirena con un tiro da nove metri; lo facciamo perché pensiamo sia sottovalutato, che il suo nome dovrebbe stare con le altre point guard divinizzate della Lega. Allo stesso modo, per fare un esempio, non vogliamo possedere LeBron che schiaccia volando in campo aperto - sai che novità - vogliamo possedere LeBron che discute con Courtside Karendefinendola come “quella del meme col gatto”. Ecco quindi alcuni momenti memorabili che la NBA dovrebbe provare a venderci e chi dovrebbe comprarli per portare davvero le Top Shot nella stratosfera.

Per chi è cresciuto con il mito di Spursello

Duncan, Parker e Ginobili non hanno solo rappresentato la più grande dinastia cestistica degli ultimi 20 anni di NBA, ma lo hanno anche fatto con l’aria del compagno di banco, quello che collezionava le carte Magic e indossava camicie di flanella. Se in campo erano una forza della natura, un trio perfettamente amalgamato e guidato dal genio di Gregg Popovich, fuori erano tre amiconi un po’ nerd. Lo si notava nelle buffe pubblicità con cui coprivano i circuiti televisivi del basso Texas e soprattutto nelle pieghe delle partite, tra un assist perfetto e un canestro di tabella. L’attimo che più di tutti riassume questo rapporto è questo scherzo apparentemente banale di Manu Ginobili: l’argentino infila uno di quei bicchieri di carta sotto la sedia di Duncan mentre si siede, ma la reazione del 21 in maglia nero e argento è così genuina da rivelarci un mondo di scherzi tra i tre di cui non siamo a conoscenza, ma di cui vorremo far parte a tutti i costi. Possedere questo momento ci avvicinerebbe un po’ di più a far parte di questo trio leggendario.


Per chi stava in fissa con la Linsanity

C’è stato un momento in cui se non ti salutavi così non eri nessuno. Era la Linsanity, un periodo strano in cui forse le cose erano andate troppo oltre. A New York Jeremy Lin era un culto e il saluto biblico scambiato con Landry Fields era il momento dell’eucarestia. Se volete approfondire, i due hanno realizzato anche un apposito tutorial.


Per chi vuole possedere un momento che è un meme

Momento NBA più perfetto tra quelli che esistono come risposta in una chat. Il tuo amico ha parlato troppo presto? Mandagli Nick Young che esulta mentre la sua tripla viene risputata dal ferro. Non ti hanno preso dopo un colloquio che pensavi fosse andato bene? Fallo sapere ai tuoi genitori con Swaggy P. Sei stato respinto in amore? Va bene uguale. Mettere le mani su questa figurina virtuale vi permetterebbe anche di provare a decriptare l’animo di Young, che vede con la coda dell’occhio il pallone ballare sull’anello ma decide di ignorare le leggi della fisica per anticipare l’esultanza (non si viene soprannominati Swaggy per caso, dopotutto).


Per chi ha la Mamba Mentality

Sangue freddo, battiti ridotti al minimo. C’è una carriera leggendaria a spiegare perché Kobe Bryant era e per sempre sarà il Black Mamba, ma niente più di questo momento può farci capire l’anima rettile che portava su un campo da basket. Qualcuno ha provato a ridimensionare l’episodio con un video dall’alto, ma al di là della prospettiva si tratta pur sempre di rimanere immobili mentre qualcuno sta per tirarti una palla da basket in faccia. Chi altro sarebbe stato in grado di farlo? Bryant provò a razionalizzare la sua non-reazione: «Barnes è pazzo, ma non così tanto pazzo. Quindi non ho indietreggiato per questo motivo. È stata una frazione di secondo, l’ho processata velocemente. Ho realizzato che non lo avrebbe fatto». Semplice, no?


Per chi sta in fissa con le giocate sporche

Sono diversi i motivi per comprare il momento esatto in cui Draymond Green colpisce nelle parti basse LeBron James durante Gara-4 delle finali del 2016. Il più banale è che vi sta antipatico LeBron e volete addormentarvi guardando un suo momento di sofferenza fisica. Il più classico è che lo amate così tanto da voler possedere il momento esatto in cui è iniziata la sua impresa più memorabile. Perché, per quanto possa sembrare assurdo, una manata nei testicoli ha indirizzato quel titolo, con Cleveland capace di spostare l’inerzia della serie vincendo la successiva partita senza Green. Ma forse il motivo più onesto per desiderare questa figurina virtuale è che vi piacciono le giocate sporche. Se siete questo tipo di persone - io lo sono - questo calcio di Green è il LeBron James delle giocate sporche. Al giocatore di Golden State bastava un flagrant per raggiungere il limite e essere squalificato per una gara eppure non è riuscito a trattenersi dallo sbracciare l’avversario, in un momento della partita in cui la vittoria era praticamente certa. Inoltre Green era recidivo e non poteva sperare nella benevolenza della NBA in nessun caso: nella precedente serie aveva colpito Steven Adams nelle parti basse con un calcio volante, un tipo di giocata sporca che in quel periodo usava spesso.


Per chi ha amato il Mago, sempre e comunque

Se avete seguito la parabola di Andrea Bargnani da scelta numero uno al Draft del 2006 a zimbello dell'NBA, avrete amato i momenti buoni (non molti, ma qualcuno c’è) e accettato quelli peggiori. Lo strascico della sua esperienza oltreoceano è stato doloroso per chi ci aveva creduto, ma proprio per questo mettere le mani sul momento forse più negativo è la medicina migliore per accettare finalmente il Mago con tutti i suoi difetti. Con 15 secondi sul cronometro della partita tra New York e Milwaukee, con i Knicks sopra di due, Bargnani riceve coi piedi ben piantati dietro l’arco. Quello che deve fare è aspettare l’avversario poi decidere se farsi fare fallo o passarla a un compagno che si farà fare fallo. Il Mago invece tira di botto e la sua tripla scheggia il ferro nell’incredulità generale. L’immagine successiva, con la panchina di New York con le mani nei capelli, spiega bene l’assurdità della scelta di Bargnani, che non può far altro che tornare in panchina bofonchiando qualcosa. Sull’azione successiva i Bucks segneranno il canestro che porterà la partita al supplementare. Anche a volerlo considerare un visionario, in anticipo di qualche anno sulla dittatura del tiro da 3, la tripla del Mago rimarrà per sempre come una pietra dell’assurdità del Madison Square Garden, un posto che di cose strane ne ha vissute parecchie. Comunque - per la cronaca - i Knicks quella partita poi la vinsero.


Per chi ama i Beatles e la NBA

Nello stesso video l’atmosfera di una partita di NBA e Paul McCartney che fa il simpaticone. Diventerebbe immediatamente il White Album delle NBA Top Shot.


Per chi è convinto che il modo di giocare di Harden sia cambiato dopo questa gomitata di Metta World Peace

Seguitemi: a Oklahoma City Harden è un giocatore di culto, tutto improvvisazione jazz, movimenti in controtempo, un gioco più antico che moderno a volerlo definire. Poi bam: il 22 aprile 2012 Ron Artest, in quel momento Metta World Peace, lo colpisce alla tempia con una gomitata che sembra più un colpo sferrato con una mazza da baseball e Harden non è più lo stesso. Non so quante botte in testa abbiate preso voi in vita vostra, ma non credo che tu possa rialzarti da una cosa così ed essere la stessa persona, anche se hai la tempra di granito del giocatore NBA. Qualcosa dentro Harden deve essere cambiato. Non ce ne siamo accorti subito: Harden ha disputato dei grandi playoff con OKC, arrendendosi solo a Miami in finale, ma nulla era più lo stesso. In estate la franchigia e il giocatore non riescono a trovare un accordo per l’estensione e i Thunder sono costretti a scambiare Harden, in una delle trade più sanguinose della storia di questo sport. A Houston Harden diventa il cattivo: si fa crescere ulteriormente la barba, ingrossa il fondoschiena, ci riempie di palleggi. La sua missione diventa lanciare triple in step back ogni volta che può oppure interrompere il gioco per andare in lunetta diventando uno dei giocatori più divisivi della Lega. E se fosse tutta colpa (o merito?) del gomito di Artest?


Per chi si è sentito JR Smith almeno una volta nella vita

L’episodio lo ricordate tutti, legittimamente uno dei più assurdi capitati durante una finale NBA. JR Smith cattura un rimbalzo offensivo sul punteggio di 107 pari quando mancano meno di quattro secondi alla fine di gara-1, ma invece di tirare torna indietro. Nella sua fuga apparentemente disperata (cercava di non subire fallo, ma nessuno sognava minimamente di farglielo) incrocia LeBron James che con la mimica di chi guida l’atterraggio di un aereo in fiamme gli indica con ampi gesti che deve andare dall’altra parte. Il danno però è fatto: JR scarica per George Hill il cui tiro stoppato arriva oltre il suono della sirena. Quello che accade dopo è storia: James non riesce a tenere l'aplomb richiesto tra compagni di squadra davanti alle telecamere e sbrocca con JR Smith. La smorfia in cui si contrae il suo viso mentre con tutte due le braccia indica il canestro descrive perfettamente un uomo sull’orlo di una crisi di nervi (e che infatti alla fine di quella partita si procurerà un infortunio alla mano tirando un pugno a una lavagnetta). È come se i fantasmi di tutti i pessimi compagni avuti dal Prescelto si fossero materializzati nella giocata scellerata di JR Smith che costerà una partita di finale.


Per chi voleva essere Allen Iverson

Da regalare a Tyronn Lue.


Per chi odia i pipistrelli

Manu Ginobili verrà ricordato in NBA per molte ragioni, ma forse nessuna riuscirà a pareggiare questo momento. Se dovessimo definire l’argentino con una sola giocata, perché non questa? Catturare un pipistrello a mani nude non è incredibilmente ginobilesco? Obiettivamente è un momento difficile da descrivere: una partita interrotta per colpa di un chirottero a palazzo, la mascotte con il retino che prova a porre rimedio, Ginobili che prima lo tramortisce e poi lo raccoglie come se fosse una cosa completamente normale.


Per chi crede che non siamo soli

Ora bisognerebbe discutere un attimo di cosa appartiene alla NBA e cosa alla Warner Bros, ma insomma: chi non vorrebbe mettere le mani sul momento in cui i Nerdlucks si presentano a palazzo per rubare il talento a Charles Barkley? Se siete particolarmente avari di momenti strani che coinvolgono Barkley, posso consigliarvi anche quella volta in cui quasi perse una gara di corsa contro l’arbitro Dick Bavetta in un All-Star Game che non voglio ricordare.


Altri momenti assurdi da comprare per seppellirli due metri sotto terra:

- Il ballo delle mascotte all’All-Star Game.

- Dwight Howard che mangia un biscotto facendoselo scivolare dalla faccia alla bocca senza usare le mani.

- JaVale McGee e Nick Young che mangiano un cucchiaio di cannella in polvere con risultati che potete intuire.

- Lapo Elkann che si intromette nella partita tra Los Angeles Lakers e Toronto Raptors.

- Le corse gattonate degli infanti nelle pause delle partite, tutte.


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