C’è chi colleziona portachiavi di Snoopy o conchiglie, io colleziono stoppate.
Chiaramente non posso tenermele in casa in un raccoglitore da ficcare in libreria, anche perché io non colleziono foto di stoppate, ma stoppate vere e proprie, quelle con l’urlo, il botto che fa la mano sulla palla, lo sgomento dei 15mila spettatori intorno, l’imbruttita tra i due interessati. Voglio tutte queste cose nella mia collezione. Quindi l’unica cosa che posso fare è tenerle a mente, rivederle quando posso e catalogarle nei miei pensieri mentre aspetto la metropolitana.
Siamo in tanti a collezionarle, ma nessuno ne parla: è tipo un Fight Club sotterraneo e segreto, i cui membri si possono riconoscere con uno sguardo, per l’infinitesimale tic provocato dal lancio di una cartaccia in un secchione; il collezionista di stoppate avrà un’impercettibile convulsione nel trattenersi dal deviare la carta con una manata. Di solito infatti chi colleziona stoppate è uno stoppatore egli stesso, ma stoppare al campetto non gli basta, a causa dei suoi limiti fisici e dei limiti del gioco a livello amatoriale, e insegue questa ossessione altrove in ogni cosa che vede o lo circonda.
Qui di seguito voglio rendere pubblico il mio archivio mentale e mettere in ordine tutte le tipologie di stoppata che abbiamo in natura perché come diceva Linneo, padre della moderna classificazione scientifica: “Se non conosci il nome, muore anche la conoscenza delle cose”.
Stoppata “Chase down”
Rubi palla, scappi in contropiede e il tuo unico pensiero è quello di appoggiare al vetro prima che quelli dietro di te riescano a raggiungerti. A vederlo si prova la stessa ansia di quando assisti a quei documentari sugli gnu che attraversano i fangosi fiumi africani. C’è sempre quel primo gnu isolato che sta per arrivare all’altra sponda, mentre dietro un’ombra scura si avvicina sotto il pelo dell’acqua. Ormai per rendere l’idea di una chase down non si può che tornare da LeBron James, alle Finali NBA 2016, in Gara-7, contro i Golden State Warriors e nello specifico contro Andre Iguodala. LBJ conta i passi, calcola le linee di corsa, sottrae il tempo della finta con cui Iguodala evita il disturbo di J.R. Smith, salta e incolla la palla sopra al ferro, alla metà della tabella. Il coccodrillo ha raggiunto lo gnu e per lo gnu è finita.
Stoppata “Jordan rosica”
La “Jordan rosica” è un sottogenere della chase down e ha luogo quando la stoppata viene effettuata da un giocatore che rosica. Senza neanche farvi degli esempi, andiamo subito a vedere l’episodio da cui prende il nome. Quando papà Jordan torna a giocare a Washington ha quasi 40 anni e il suo atletismo non è più quello leggendario che intravediamo dai poster che abbiamo in camera. C’è da dire però che quando si mette in testa qualcosa può ancora far venire giù tutti i palazzetti della lega. La rosicata in questione avviene quando un giovane Ron Artest, dopo una partita molto fisica che ha indispettito His Airness, gli stoppa un tiro a pochi secondi dalla sirena dei 24. Dalla stoppata di Artest parte il contropiede di Ron Mercer verso il canestro di Washington, e Jordan rosica. Un bel po’. Il 23 insegue Mercer e lo stoppa a due mani bloccandogli la palla sul tabellone, come se avesse preso un rimbalzo che però invece di scendere, sale. Tutti impazziscono. Come vedete ci sono tutti gli ingredienti di una classica chase down, a cui si aggiunge una sottotrama psicologica tarantiniana per cui l’unica cosa che conta è la vendetta.
Stoppata “In terza fila”
Di solito questa stoppata la effettua l’uomo in aiuto che sbuca dal nulla dopo che l’attaccante ha evitato a fatica il suo primo difensore. L’attaccante non si aspetta questa festa a sorpresa quindi appoggia la palla credendosi ormai totalmente smarcato, e involontariamente alza un passaggio da pallavolo che il lungo di turno spedisce in testa all’omino dei popcorn in terza fila. Dwight Howard era uno specialista di questo colpo perché la sua mobilità e il suo atletismo gli permettevano di andare in aiuto molto velocemente e la sua verticalità paurosa faceva il resto. Se vendete i popcorn alle partite, buttate sempre un occhio al campo.
Stoppata “Not in my house”
Ricordare all’attaccante che lui no, proprio no, assolutamente no, non può segnare nel tuo canestro, è abitudine di molti stoppatori. Il principe di questo costume è un signore congolese di 2.18 che si chiama Dikembe Mutombo, quattro volte miglior difensore della lega e tre volte miglior stoppatore. Come è noto, ogni volta che ti spediva la palla fuori dal pitturato ti veniva a sventagliare il suo ditone in faccia facendoti gentilmente capire che no, tu non puoi segnare quando lui è il padrone di casa. Non è bello segnare in casa d’altri, un po’ di educazione per favore.
Stoppata “Deja vu”
Un giocatore che stoppa con continuità ed efficacia non è semplicemente un giocatore altissimo o super atletico; è anche un giocatore predisposto mentalmente, concentrato e quasi autistico nella sua costanza. Sa che la sua aggressività difensiva e la sua continuità nel prendere il tempo a ogni tiro può far impazzire un intero attacco, facendolo vacillare nelle scelte e nella qualità delle soluzioni. In questa storica azione il centro Manute Bol si trasforma nel dio tentacolare Cthulhu e stoppa quattro attaccanti consecutivamente, tanto da entrargli nel cervello facendogli rivivere la stessa azione in loop, come appunto durante un deja vu. Aiuta il fatto che Bol fosse alto 2.31 centimetri, e preparatevi che forse arriverà anche il figlio Bol Bol.
Stoppata “Con l’ascensore”
Come dicevo, non bisogna per forza essere alti per stoppare, perché questo gesto è soprattutto una questione di tempistica e di determinazione. Inoltre, saltare aiuta. In questo video potete notare un cinese di 2.29 e uno scugnizzo di 1.75. Indovinate chi stoppa chi.
Stoppata "Senza scarpe"
Non fatevi ingannare dal nome: questa non è una stoppata che si compie senza scarpe, ma è una stoppata che si compie per far rimanere qualcuno senza scarpe. Diverse volte in NBA a qualcuno vola via una calzatura creando un po’ di casino nel campo, ma la più grande giocata in quel contesto la inventa Tyson Chandler, che con la sua grande esperienza di difensore stoppa la scarpa quando viene riconsegnata con un lancio da Steph Curry a Marreese Speights. Il centro di Golden State rimane ancora scalzo e il nostro Chandler aggiunge un punto a una statistica inedita e bellissima.
Stoppata “Con la colla”
Alcune volte la stoppata esce fuori così pulita che si ha anche il modo di acchiappare la palla senza farla andare in giro con il rischio di perderla. A vederlo sembra un gioco di prestigio, come se fosse un numero di abilità organizzato per settimane dai due atleti. In questo video LaPhonso Ellis si mangia letteralmente il pallone e quando atterra fa la faccia dell’adulto che arriva a una festa e dice ai piccoli di mettersi la giacca perché si va a casa.
Stoppata “Elicottero”
Come una dodicenne davanti allo specchio che fa le giravolte vestita da principessa, Blake Griffin salta sulla finta del suo avversario per poi decidere in aria che tutto sommato ha ancora il tempo di girarsi e stoppare con l’altro braccio. L’effetto è quello di una giravolta/elicottero con cui l’ex Clippers scippa la palla e parte comodamente in transizione. Ancora oggi Jonas Jerebko a Salt Lake City non ha capito cosa è successo: nel caso, linkategli questo pezzo.
Stoppata “Dopo il fischio”
Torniamo ad approfondire il concetto di stoppata come arma soprattutto mentale. Uno che ha fatto dell’intimidazione, del trash talking e delle vibrazioni di terrore un’arte applicata scientificamente al gioco è Kevin Garnett. Se avete mai visto una partita di KG sapete di quello che sto parlando, ovvero delle stoppate a gioco fermo. Quando Garnett è in campo non si può segnare neanche nei timeout, nelle pause, nei ritagli morti di gioco. Non c’è verso per un attaccante di entrare in ritmo, di scaldarsi, di vedere muoversi la retina, perché Garnett spazza via tutto, mettendo a rischio l’equilibrio mentale di qualsiasi giocatore di basket, abituato a fare della routine e del ritmo il proprio mantra cestistico. In questo filmato arricchito dal commento dei protagonisti capite la sorpresa e il fastidio con cui hanno scoperto questa forma di stoppata. Oggi la stoppata dopo il fischio è un’arma usata da tanti giocatori, figli inconsapevoli dello stregone col numero 21.
Stoppata “Neanche per sogno”
“Vuoi schiacciare? Neanche per sogno”: se questa stoppata fosse un film questo sarebbe il sottotitolo che vedremmo sulle locandine. Le caratteristiche principali di questo genere di stoppata sono due: la tempistica, perché se salti un secondo prima o uno dopo vai a finire su un poster nella cameretta di qualcuno; e la forza nelle braccia e nelle mani, perché se non sei fatto di qualche lega più che resistente rischi di farti male. In questo video LeBron James ci dà un saggio di come funziona, mandando Tiago Splitter in una terapia dalla quale non è mai uscito.
Stoppata “Odio le mascotte”
Chi frequenta poco il mondo NBA deve sapere che le mascotte sono una presenza molto attiva alle partite. Oltre a riempire i tempi morti con giochi, scherzi e acrobazie pazze, vanno a stuzzicare gli avversari o comunque gli ronzano intorno. Quando però capita di incontrare i giocatori a cui non va di scherzare e che non si inteneriscono se sei vestito da animale di gomma, allora l’atmosfera si fa elettrica. In questo video Russell Westbrook (uno a cui non va di scherzare, ma a cui probabilmente andrebbe di vestirsi da animale di gomma) stoppa sopra al ferro tutti i tiri che “Rocky the Lion” prova a segnare da centrocampo, inaugurando un nuovo genere di stoppata e una nuova guerra contro la mascotte dei Nuggets che proverà a vendicarsi con i suoi metodi da ninja.
Stoppata “The Kids Are All Right”
Consiglio a tutti di vedere il film Rushmore di Wes Anderson solo perché a un certo punto Bill Murray stoppa un bambino e fa ridere tantissimo. Questa schiacciata rientra nel genere poco utile al basket ma dall’alto grado di intrattenimento, perché in effetti stoppare i bambini è una cosa legale e loro si divertono pure. In questo filmato Dwight Howard, il più “bambino” dei giocatori NBA, sfida due pargoli e li stoppa urlando ogni volta come se fosse in una partita vera.
Stoppata “L’uomo che guarda”
Non c’è niente di più seccante di essere stoppati da uno spettatore. Figurarsi se si scopre che quello spettatore è Lapo Elkann. E ancor di più se poi ti ricordi che tu sei José Calderon, forse il play più tranquillo della lega — e che quindi neanche gli puoi menare. D’accordo, non è proprio una stoppata, non c’è una situazione d’attacco e una di difesa, ma insomma Lapo stai buono, stai seduto, non fare sempre il protagonista mamma mia. Certo che ce ne vuole per essere imbruttiti da Calderon.
Stoppata “Flying ref”
Questa forse è una delle stoppate più rare in circolazione, una vera chicca per noi collezionisti. Non capita molto spesso in NBA, ma ogni tanto gli arbitri si prendono il palcoscenico e non a causa di una chiamata sbagliata. In questo caso Courtney Kirkland, in un eccesso di zelo, per evitare che Khris Humphries tiri prima del dovuto, o forse prima che la palla fosse andata all’arbitro centrale, si lancia verso il lungo ex Nets per stopparlo. I giocatori rimangono senza parole e i telecronisti commentano divertono. Questo evento certifica il fatto che la stoppata non è solo un gesto tecnico, ma travalica nel campo dell’intimidazione e incute timore e soggezione. Non escludo che in futuro possa essere usata dalle forze dell’ordine per far rispettare la legge.