
In questa stagione a Denver, Russell Westbrook ha trovato una sua dimensione accanto a Nikola Jokic, riuscendo a essere meno caotico e disfunzionale di come ce lo ricordavamo, giocando in un ruolo più lontano dalla palla con discreti risultati. I playoff, però, sono un’altra cosa ed era lecito aspettarsi che i suoi minuti in campo sarebbero diminuiti: troppo incostante per essere lui a guidare l’attacco dei quintetti senza Jokic, troppo poco affidabile per chiudere le partite punto a punto. Inoltre, la sua eccessiva presenza in campo era stata, a sentire le voci di corridoio, uno dei motivi degli attriti tra Malone e il GM Booth, culminati con il licenziamento di entrambi.
Ma fare previsioni con Russell Westbrook è come provare a trattenere l’acqua con le mani a lungo: impossibile. In gara-1 contro i Los Angeles Clippers, Westbrook ha finito per giocare 34 minuti, tra cui tutto il finale del quarto periodo e il supplementare, chiudendo con 15 punti, 8 rimbalzi e 3 assist e un plus minus di +7, che alla fine ha fatto la differenza.
Ma valutare la sua partita in base ai numeri sarebbe limitante, nel bene e nel male, perché davvero la sua è stata una di quelle prestazioni che solo lui può fare, un concentrato di tutto e niente, di genialità e stupidità, di grandezza e fallibilità, di cose fatte e cose disfatte. Che questa volta è finita bene.
Per tre quarti e mezzo la sua partita era stata abbastanza normale, per come possono esserlo le partite di Westbrook: un paio di palloni sporcati in difesa, una tripla dall’angolo entrata nel canestro come se fosse un gol, alcune scelte discutibili. Adelman però ha avuto fiducia in lui, o è stato costretto ad averla: Michael Porter Jr era assente dalla partita a livelli patologici, e l’allenatore ha preferito tenere lui in panchina scegliendo Braun, Gordon e Westbrook per chiudere la partita insieme a Jokic e Murray.
È a tre minuti e mezzo dalla fine che Denver Nuggets-Los Angeles Clippers è diventata, inaspettatamente, la partita di Russell Westbrook. Su una tripla sbagliata di Braun è lui a spuntare dal nulla davanti a Leonard, prendere il rimbalzo offensivo, atterrare e risaltare subito dopo per segnare il layup del +1, il primo vantaggio per Denver praticamente dai primi minuti della partita.
Sull’azione successiva Jones Jr sbaglia da pochi centimetri, Jokic prende il rimbalzo e a una mano e lo lancia nell’altra metà campo. Russ ha davanti solo Harden e fa quello che ha fatto per tutta la vita: attacca a testa bassa. Non è neanche un’idea sbagliata, tra l’altro Harden ha 4 falli, ma negli ultimi anni gli capita di non riuscire sempre a coordinarsi quando va al ferro, e il suo layup sembra quello di una persona che non ha mai giocato a basket.
Dopo questo strano tentativo di fare canestro, Westbrook rimane a terra, i Clippers attaccano 4 contro 5, Braun spende un fallo per far tornare il compagno in difesa, ma Los Angeles è in bonus e Harden va in lunetta: + 1 per gli altri.
Azione successiva: Jokic riceve fuori dalla linea da tre punti, finita il tiro, Zubac deve uscire (il serbo sta tirando con quasi il 42% da tre), Jokic lo salta, a quel punto Dunn si stacca da Westbrook per aiutare il compagno. È l’eterno dilemma di difendere contro il Joker: se lo lasci uno contro uno, segnerà, se raddoppi farà il miglior passaggio possibile. E Westbrook lo sa: taglio intelligente per ricevere in corsa e segnare due punti facili per far tornare davanti Denver.
È una partita strana: le due squadre sembrano non voler vincere davvero, sono di più gli errori, o le scelte pigre, che non le giocate decisive. Jokic ha i due liberi per andare a +3 a un minuto e 27 dalla fine, ma li sbaglia tutti e due. Sull’azione successiva i Clippers tornano avanti di uno: siamo entrati nell’ultimo minuto. Jokic si prende una tripla insolitamente veloce e la sbaglia. Chi è il primo ad arrivare sul rimbalzo? Westbrook. La sua presenza nella partita, se non sempre positiva, è comunque costante ed elettrica, nonostante l’età (lo prende anticipando un’atleta come Kris Dunn cinque anni più giovane). Sul successivo errore di Gordon è ancora lui a provare il tap-out sul rimbalzo, che però finisce nelle mani dei Clippers.
Subito dopo Leonard si fa scippare il pallone da Murray in una maniera assurda e Denver può tornare in attacco, quando mancano 32 secondi ed è sotto di un punto. La scelta è ovviamente di attaccare con un pick and roll tra Jokic e Murray. Per i Clippers a difenderlo ci sarebbero Zubac e Leonard, due ottimi difensori, ma l’idea di Tyronn Lue è chiara. Dunn, che in teoria difenderebbe su Westbrook, fermo nell’angolo opposto, si stacca da subito dal suo avversario per andare in aiuto su Jokic e permettere a Zubac di "droppare" a centro area creando un 3 contro 2. A quel punto il serbo può provare ad attaccare in un'area piena di avversari, oppure può tornare indietro. Oppure ha l'opzione più inaspettata: scaricare su Westbrook, un tiratore da 3 punti tra l’ondivago e il pessimo (32.3% su 3.9 tentativi). Jokic scarica su Westbrook, Westbrook segna la tripla che sembra decidere la partita.
La scommessa dei Clippers contro Westbrook aveva perfettamente senso: se aveste chiesto a tutte le persone presenti al palazzetto se avrebbe segnato questo tiro, l’unico a rispondere “sicuramente sì” sarebbe stato Westbrook stesso, perché nessuno crede in Westbrook più di Russell Westbrook - e questa è la sua croce e la sua delizia.
Ma non è ancora finita, tutt’altro: dall’altra parte, sotto di due e con una ventina di secondi sul cronometro, Harden si inventa una specie di floater in controtempo, di tocco, che scavalca il tentativo di difesa del ferro di Jokic e trova solo la retina: parità.
Tocca di nuovo a Denver provare a vincerla, con il tempo per costruirsi un ultimo tiro. Ovviamente si torna al pick and roll tra Murray e Jokic, ovviamente il pallone finisce nelle mani del serbo, che ovviamente viene raddoppiato ancora da Dunn. A quel punto Jokic ha un momento in cui può scegliere: vado nell’angolo sinistro da Braun o in quello destro da Westbrook? Il serbo torna da Russ, forse anche lui crede in Westbrook più di noi, e del resto dell’arena (o forse era un passaggio più facile e sicuro).
Fatto sta che, con 4 secondi abbondanti sul cronometro della partita, Westbrook ha il pallone per vincerla con un tiro, ma non tira. Forse vuole arrivare a tirare proprio sulla sirena per non concedere un'altra occasione ai Clippers, forse è solo Westbrook: Russ decide di mettere palla per terra, va a sbattere addosso a Harden, torna indietro, avrebbe ancora tempo per scaricare su Jokic fuori dalla linea da tre punti (sempre 42% da tre e comunque sempre miglior giocatore di basket sul pianeta) e invece decide di saltare, svitarsi in aria per girarsi verso il canestro e tirare, ma - ancora una volta - non tira. Quello che fa è sbatterla addosso alla schiena di Harden, così da poterla riprendere e avere un tiro migliore, ma il tempo è ovviamente finito.
In due azioni c’è tutto Westbrook: la tripla segnata con la naturalezza di Ray Allen e poi una giocata semplicemente inspiegabile, del tutto anti-climatica rispetto al momento.
Dovevano essere due tiri per Michael Porter Jr, o comunque due azioni in cui i Clippers forse avrebbero difeso diversamente con Westbrook in panchina. In ogni caso Adelman ha continuato a fidarsi di lui, tenendolo in campo anche per i supplementari. Westbrook ha avuto subito un’altra tripla con metri di spazio (sbagliata) a lasciar intendere come la magia potesse essere finita, ma nell’azione successiva è di nuovo lui a prendere il rimbalzo offensivo, questa volta in faccia ad Harden (alla fine saranno 4) e subire il fallo su successivo tentativo di tiro (1 su 2 dalla lunetta).
Dopo una cosa giusta, abbiamo visto, arriva la cosa sbagliata. Westbrook riceve un’altra volta da Jokic, è solo nell’angolo e si prende la tripla. La sbaglia, ci sta. Sul rimbalzo Gordon tocca il pallone che va verso Dunn, ma Westbrook ci arriva prima. Si infila davanti l’avversario con quella rapidità elettrica che, ancora oggi a 36 anni, lo distingue da quasi tutti gli altri in NBA, nonostante stiamo parlando di una Lega fatta da atleti eccezionali. Insomma, Westbrook recupera l’ennesimo pallone, ma invece di tornare indietro e sfruttare i nuovi 24 secondi concessi per attaccare, giocando col cronometro, visto che Denver è avanti di 3 punti a un’ottantina di secondi dalla fine, Westbrook attacca subito il ferro, seppure è pieno di corpi davanti a lui. Se avesse segnato, alla fine, sarebbe stata una grande idea. Westbrook sbaglia.
Leonard recupera il rimbalzo e i Clippers segnano rapidamente 2 punti, tornando a -1. Poi Braun mette una tripla pesantissima che sembra chiudere finalmente la partita, ma - lo sappiamo - è una serata un po’ così. Sul +4, con 34 secondi sul cronometro, Dunn anticipa l’idea di Murray di passarla a Jokic e ruba palla. Azione confusa e tripla assurda di Harden: partita di nuovo in bilico.
Di nuovo però, Denver ha l’occasione per chiuderla o comunque portare il cronometro molto vicino allo 0. Di nuovo i Clippers si lanciano in forze sul pick and roll tra Jokic e Murray, di nuovo Westbrook può ricevere con l'avversario più vicino a 3 metri. In un'ideale libro del basket, Westbrook avrebbe dovuto aspettare che qualcuno si staccasse dal proprio avversario per arrivare da lui, e poi scaricare al compagno libero, per far passare qualche secondo in più e generare un tiro ancora migliore.
Invece Westbrook attacca il canestro come se fosse non solo normale, ma anche l'unica soluzione possibile. Come si dice: non puoi insegnare nuovi trucchi a un vecchio cane, e la carriera di Westbrook è stata questa: attaccare il canestro senza compromessi. Ovviamente sbaglia.
Se avete capito l’alternanza, ora tocca al Westbrook geniale. I Clippers hanno una rimessa con 10 secondi sul cronometro per cercare la tripla del pareggio. Batum prova a passarla ad Harden, ma con uno scatto Westbrook devia il pallone, facendolo sbattere addosso all’avversario e guadagnandosi la rimessa.
È la giocata che chiude in maniera definitiva la partita, che regala a Denver una vittoria preziosa, in una serata in cui per molti minuti le cose sono andate male. Dopo la partita Westbrook ha detto di aver capito tutto prima della rimessa, e c'è da credergli. La sua intelligenza, il suo istinto per il gioco, è stato spesso troppo sottovalutato. Il problema è sempre stato, e rimarrà, la sua eccessiva ambizione, un entusiasmo che può diventare un limite.
Per Denver, comunque, quello di Westbrook è stato un regalo: certo, uno incartato male, un po' stropicciato, ma comunque inatteso. Per stipendio e ruolo non dovrebbe essere lui a fare tutte queste giocate decisive: Adelman dovrà trovare il modo di avere delle rotazioni che non dipendano così tanto dalla follia di Westbrook. Se però pensiamo ai playoff come a un grande luna park della competizione, la montagna Russell Westbrook rimane una delle attrazioni più divertenti.