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Il fratellino di Neymar
21 nov 2024
Cosa ci dice sul brasiliano la strana storia di Joclécio.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / Fotoarena
(copertina) IMAGO / Fotoarena
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«La prima volta che sono arrivato al Santos ero già un po’ conosciuto nelle giovanili. Qualcuno gli ha detto: “Quel ragazzo lì è Neymar e guadagna cinquemila reais al mese”. Era una bugia. Ma lui mi ha guardato e ha detto: “Quel piccoletto guadagna cinquemila reais? Allora io ne guadagnerò 15-20mila”».

È l’estate del 2013, Neymar è da poco passato al Barcellona. L’emittente brasiliana Globo Esporte è riuscita a intervistarlo prima della sua partenza. Neymar ha ancora i capelli lunghi e piastrati, il brillante all’orecchio, il cappello girato al contrario. Parla con quella finta naturalezza richiesta dalla televisione, cammina accanto all’intervistatore, davanti a una piccola troupe che lo segue come una scorta. Sono al centro di un campo da calcio. Neymar ricorda i suoi primi passi al Santos, quando in Primavera ha conosciuto Joclécio, un ragazzo che dieci anni dopo il loro primo incontro ha già smesso di giocare e che adesso chiama «fratellino». «Era stato mandato a casa dal Santos e io ero già tra i professionisti. Un giorno è venuto a casa piangendo e me l’ha detto. Era molto triste vedere il sogno di un ragazzo della mia età andare in frantumi. Cosa avrebbe fatto? Tornare a casa, a Pernambuco, ma non avrebbe avuto le stesse strutture che ci sono qui. E quindi gli ho detto: “Jo, alza la testa andiamo avanti! Mi farò valere per te e per la mia famiglia. Aiuterò tutti”. È un ragazzo che amo, è come un fratellino per me. Ora vive con la mia famiglia. È di casa». Nel pezzo di Globo Esporte che riporta la notizia si legge che da quel momento Neymar lo ha “adottato”, con le virgolette a segnalare che la realtà non è lì, anche se non è facile capire esattamente dove. Secondo il padre di Neymar, i due sono diventati amici a scuola, dopo che Joclécio ha preso le sue parti in un litigio con un altro ragazzo.

Joclécio, o Jo Amancio (come anche viene chiamato), tecnicamente fa parte di quello che di solito definiamo entourage. Di questa entità mistica che di solito influenza i nostri umori soltanto durante il calciomercato per Neymar si è sviluppata un’intera letteratura. Le Parisien nell’estate del 2017 l’ha definita “la sua tribù”, in un pezzo dai toni pulp in cui elenca i suoi membri uno ad uno come i fermo immagini e le scritte in sovraimpressione dei film di Tarantino. Gil Cebola Araujo, “il fotografo”; Guilherme Pitta, “il festaiolo”; Alvaro Costa, “l’accompagnatore”; Gustavo Almeida, “l’uomo d’affari”. In cima, prima di tutti loro, però c’è lui: Jo Amancio, “il fratello adottato”. Tutti insieme si fanno chiamare “i Toiss”. «Qui, in portoghese, si dice “nois”, che significa “noi”, e quindi abbiamo detto: facciamo qualcosa di diverso, chiamiamoci i “Toiss”», dice Joclécio in un’intervista surreale a Pep Pedrerol, allora conduttore di un programma televisivo sul Barcellona, Punto Pelota (prima quindi della sua evil turn madridista che lo porterà a creare il Chiringuito).

Secondo un articolo pubblicato dal Sun nel settembre del 2019, e ripreso da tutta la stampa internazionale nonostante la reputazione non proprio pulitissima del tabloid inglese, ogni “Toiss" è pagato da Neymar 11mila euro al mese. Tutti insieme vivono nelle sue enormi ville e tutti insieme presenziano a eventi mondani, feste. Quando O’Ney sbarca in Europa, si fanno fare una maglietta del Barcellona personalizzata con scritto “Toiss” sulle spalle, si mettono in posa per una foto di gruppo, come se il Barcellona avesse acquistato tutto il pacchetto. «[Neymar] Vive in una pentola a pressione e noi siamo una via di fuga. Non parliamo di calcio, lo aiutiamo a liberarsi dello stress della sua vita. Siamo insieme per parlare, viaggiare…», dice uno dei “Toiss” alla stampa spagnola.

Ognuno dei “Toiss” ha trasformato il proprio legame con Neymar in un lavoro o in un’opportunità di business, spesso entrambe le cose. Gil Cebola Araujo è diventato il suo “fotografo ufficiale” ma contemporaneamente ha lanciato una sua linea di moda e ha un laboratorio di tatuaggi e una società che organizza eventi. Carlos Henrique, dice AS, “gestisce il clan da un punto di vista economico”. Gustavo Almeida lavora nella società che gestisce i guadagni e gli interessi di Neymar, la NR Sports, creata da suo padre quando aveva 14 anni. Guilherme Pitta è quello che potremmo definire un “party planner”, trova gli eventi e le serate. Joclécio, invece, è l’unico che fa parte dell’entourage pur non ricoprendo alcun ruolo professionale legato alla carriera di Neymar. Non è un avvocato o un agente o un intermediario o un fotografo o un social media manager. È stato assunto da Neymar perché è un suo amico oppure come amico: la differenza tra queste due cose esiste ma forse non la si vuole vedere.

Joclécio è la persona che si inventa o che deve inventarsi qualcosa per risollevargli il morale se le cose non vanno come previsto. Nell’aprile del 2013 alcuni tifosi del Santos accusano Neymar di avere la testa già in Europa, di essere ormai scontento del Brasile, e Joclécio si inventa un’esultanza per smentire questa diceria. Trova la canzone giusta (Malhado e Gostoso del duo brasiliano Roberto e Santiago), codifica le mosse del balletto, si fa un video con un amico e lo manda per email a Neymar poche ore prima di una partita contro l’União Barbarense. «Pensavamo funzionasse bene perché la canzone dice: “Sono contento della mia vita, mi sento bene”. Noi che siamo sempre con lui e che lo conosciamo bene sappiamo che è felice al Santos e contento della sua vita». Contro l’União Barbarense, Neymar segna quattro gol e al quarto ripropone il balletto inventato da Joclécio. Tempo dopo si farà tatuare sul costato sinistro la frase: “Por vontade de Deus, somos irmãos”, “Per volontà di Dio, siamo fratelli”. Secondo gli esegeti dei tatuaggi di Neymar, oltre che alla sorella Rafaella (i cui compleanni che facevano sparire Neymar sono diventati leggendari), il tatuaggio è dedicato a lui.

Un anno prima del suo arrivo in Europa succede una cosa strana. La carriera di Joclécio nel calcio non è mai decollata - per la verità, nonostante delle esperienze nelle giovanili di un altro paio di squadre brasiliane, sembra finita ancora prima di cominciare - eppure nell’estate del 2012 riesce ad ottenere un provino con il Leganés, che allora gioca in Segunda B, la terza divisione spagnola - un livello piuttosto alto per una persona che non ha mai esordito tra i professionisti. Anni dopo AS racconterà quella vicenda con una buona dose di scherno, dipingendola come ciò che sembra da fuori: il tentativo di scroccare un contratto attraverso l’amicizia con un calciatore famoso. «Non si è mai saputo chi lo ha invitato», ha dichiarato l’allenatore del Leganés del tempo, Pablo Alfaro, «ma lui si è presentato lo stesso per una doppia sessione. Gli chiedemmo di venire solo la mattina. Ma per nostra sorpresa il pomeriggio l’abbiamo visto farsi un servizio fotografico per non so che rivista. Eravamo senza parole».

La rivista di cui parla Alfaro è probabilmente Marca, che allora uscì con un pezzo dal titolo: “Neymar ha un ‘fratello’ a Leganés”. Nella foto di copertina, Joclécio porta una cresta moicana simile a quella che portava Neymar al tempo e guardandolo di sfuggita lo si potrebbe davvero scambiare per lui. Al polso porta un orologio vistoso, le braccia a formare una T in quello che poi scopriremo essere il segno dei “Toiss”. Alle sue spalle, per i più distratti, è appesa una maglietta del Santos di Neymar. «Ci siamo incontrati quando avevamo 13 anni e da quel momento siamo cresciuti insieme. Abbiamo vissuto nella stessa casa per sette anni, abbiamo studiato insieme e giocato nella stessa squadra fino al 2010». Non si capisce se è stata Marca a chiedergli di puntare così tanto sull’immedesimazione con Neymar per presentarlo come un fenomeno da baraccone o se Joclécio lo ha fatto in maniera istintiva, naturale.

Nell’intervista, Joclécio dice di aver già giocato all’estero - all’Al-Sadd allora allenato da Raul, in Qatar, anche se di questa esperienza non esistono tracce - e si descrive come un «giocatore veloce e tecnico, simile a David Villa». Sul campo, però, condivide con Neymar «il sorriso, la determinazione e la voglia di giocare». Addirittura le scarpe: «Portiamo tutti e due il 40 e mezzo, ma nei negozi non si trovano scarpini di questa taglia, e bisogna farseli produrre apposta. Questo è il motivo per cui [Neymar] mi ha dato tre paia dei suoi scarpini: quello che ha usato nella finale del campionato paulista contro il Corinthians, quello con cui ha segnato nelle semifinali del Mundialito e quello con cui ha giocato la finale [del Mondiale per club] contro il Barça. Quest’ultimo è quello che sto usando adesso e la verità è che mi portano un bel po’ di fortuna». L’allenatore della squadra riserve del Leganés, interpellato da Marca, sembra impressionato, non si capisce se dal suo talento o da questo strano doppelgänger venuto dal futuro: «Mi ricorda suo fratello, Neymar. Forse l’ha visto giocare così tanto che è finito per adottare il suo stile. Gli piace essere in contatto costante con la palla, fare tunnel, tacchi, rovesciate e rabone». Forse più che di doppelgänger, rimanendo nel folklore scandinavo, si dovrebbe parlare di vardøger, per il modo in cui anticiperà in maniera grottesca l'arrivo in Spagna di Neymar.

Il provino, ovviamente, non è andato a buon fine. Lo staff del Leganés, interpellato da AS, dice che non riusciva a reggere le sedute fisiche degli allenamenti, che negli spogliatoi non ha scambiato una parola con nessuno e che dopo quel giorno nessuno l’ha più visto. L'articolo si chiude così: “Jo ha lasciato il calcio e ha dedicato se stesso a essere il fratello di Neymar, che lo ha accolto con le porte di casa sua aperte”.

Oggi non è chiaro cosa faccia Joclécio, ma sembra che anche lui sia riuscito a cavare fuori un business dalla propria relazione con Neymar. Sul suo profilo Instagram si definisce un imprenditore. Nella sua bio c’è un link che rimanda alla pagina di una clinica estetica ma dai suoi post emerge soprattutto il suo coinvolgimento in un’app di poker online. Neymar è un grande appassionato di poker, ha partecipato a diversi tornei, e a Barcellona ne aveva organizzato uno di beneficienza insieme a Poker Stars, di cui è ambasciatore, e che Joclécio ha concluso da secondo chip leader. Ottomila euro vinti, circa seimila più di Neymar, forse donati per la causa.

Il poker è stata anche una delle ragioni per cui si è tornati a parlare di Neymar in Europa, dopo il suo trasferimento in Arabia Saudita. Forse lo ricorderete. Era aprile e sui social ha iniziato a circolare questo video in cui si vede Neymar giocare a poker online con il cellulare appoggiato sul tavolo mentre festeggia il compleanno di sei mesi della figlia, Mavie, insieme alla compagna, Bruna Biancardi. “La scena”, ha suggerito Fanpage ai suoi lettori in un video che racconta l’accaduto, “è divenuta virale per il biasimo suscitato dal calciatore brasiliano, talmente appassionato per il tavolo verde da non riuscire a staccarsi dalla piattaforma nemmeno in un momento di intimità familiare”.

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