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Neymar vs PSG: l’arte dell'inganno
09 mar 2017
Nell’epico 6-1 c’è tutto quello che amate o odiate di Neymar.
(articolo)
10 min
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A 17 anni Neymar ha ricevuto l’endorsement di Pelé: “diventerà più forte di me”. A 19 è stato eletto miglior giocatore del Sudamerica. A 20 è arrivato decimo al Pallone d’Oro. A 23 anni il suo patrimonio personale è arrivato a 135 milioni di euro. Eppure il suo percorso d’affermazione come “uno dei migliori calciatori del mondo” è stato più tortuoso di come possa sembrare. Perché se da una parte ci sono i riconoscimenti ufficiali, dall’altra c’è la considerazione del pubblico.

E Neymar sta antipatico a tantissime persone.

Per un’attenzione allo stile imperdonabile; per un’attitudine a cadere in area con troppa facilità; per una risonanza mediatica che molti considerano fastidiosa: Neymar sembra rivestito di una specie di patina di falsità. Come se ci fosse qualcosa di poco trasparente, di inautentico, nel modo in cui è arrivato al vertice della piramide del calcio mondiale. Una cosa da cui una buona parte degli appassionati si sente frodata, e che vuole quindi smascherare col senso di giustizia con cui si abbattono i falsi idoli. Neymar è forse, ancora oggi, il campione più divisivo del calcio contemporaneo.

Anche dopo la partita di ieri, nella quale Neymar è stato indiscutibilmente il migliore in campo, il pubblico si divide tra chi lo celebra come uno dei migliori calciatori al mondo e chi, invece, non riesce ad andare oltre qualche tuffo eccessivo, ai falli di reazione, agli atteggiamenti talvolta provocatori.

Almeno per oggi, però, vale la pena scavare oltre la superficie e aprire gli occhi senza pregiudizi sul calciatore unico ed eccezionale che è Neymar.

Il giorno successivo a quella che lui stesso ha definito “la miglior prestazione della mia carriera”: «Per la storia, il livello delle squadre… Sono davvero felice».

Passaggio di consegne?

Il Barcellona si è messo in campo con il 3-4-3 a rombo che Luis Enrique sta usando nelle ultime settimane, che ha due scopi principali. 1. Far ricevere Messi in zona più centrale; 2. Avvicinare Messi a Neymar. Da quando il Barcellona ha cambiato modulo nella vittoria contro l’Atletico Madrid, Neymar ha segnato 4 gol, fornito 2 assist ed è stato praticamente sempre il migliore in campo.

Quello che arrivava ieri alla sfida con il PSG era quindi uno dei migliori Neymar possibili. Con Messi in una posizione di partenza più centrale, tocca al brasiliano risalire il campo col pallone dalla fascia. Ieri Neymar ha toccato molti più palloni di Messi: 109 tocchi, contro i 68 dell’argentino.

Ma Neymar ha anche realizzato 3 dribbling in più, 2 tiri in più, 2 passaggi decisivi in più. Per tutto questo, ma anche per un’impressioni più generali - come il fatto che gli ha lasciato battere il rigore del 5 a 1 - la partita di ieri è stata interpretata come un passaggio di consegne, come leader tecnico del Barcellona, da Messi a Neymar. Una conclusione probabilmente esagerata, ma che dà la misura di quanto il brasiliano sia stato decisivo nell’economia di un’impresa sportiva come quella di ieri. E anche di un cambiamento importante di influenza nel contesto tecnico-tattico del Barcellona: Luis Enrique vuole far toccare a Messi meno palloni, ma in zone di campo più sensibili e importanti, e il lavoro di creazione dei primi vantaggi posizionali è ora sulle spalle del brasiliano. Un mutamento da non sottovalutare, per una squadra che fino allo scorso anno usava Neymar soprattutto come arma da sfruttare sul lato debole.

Ieri sera Neymar, spesso in una posizione abbastanza bassa, e anche sotto pressione, aveva la responsabilità di provare una giocata che spostasse in qualche modo gli equilibri. Il Barcellona preferiva lasciarlo abbastanza isolato, attaccando invece nei corridoi centrali dove Neymar poteva lanciare in verticale.

Anche qui sotto il Barcellona si appoggia su di lui a sinistra, e mentre è raddoppiato, i giocatori occupano gli spazi sulla trequarti dove possono ricevere il suo passaggio in verticale.

Con il PSG arroccato, cercare Neymar che accerchia la difesa dalla fascia sinistra è stata la soluzione più ovvia e frequente. Anche quando Meunier riusciva a non farsi saltare, non poteva comunque contenerne l’avanzata, e quindi l’aumento della pressione generale (se non facendo fallo). Quando poi riesce a rientrare bene sul destro, il tiro di Neymar non è normale. Riesce a tirare a giro sul secondo palo con una forza che rompe qualcosa a livello fisico, come se il suo piede si trasformasse in una mazza di pelota basca.

Anche per questa esigenza di cercare la giocata decisiva, la partita di Neymar non è stata così pulita. Ha forzato troppe volte la giocata: un lancio lungo, un filtrante, un dribbling. Alla fine avrà passato la palla solo col 70% di riuscita e gli sono riusciti meno della metà dei dribbling provati. Ma la prestazione di ieri è la dimostrazione che tre palle sbagliate possono essere redente da una grande giocata.

La parte di Neymar che non sopportiamo

Ma le partite in cui Neymar vuole vincere a tutti i costi coincidono con quelle in cui la sua furbizia - che potete considerare anche come sportività discutibile - lo porta a degli atteggiamenti che mandano fuori di testa pubblico e avversari.

L’episodio che stappa la partita, tecnica e psicologica, di Neymar arriva all’inizio del secondo tempo. Iniesta è defilato sulla sinistra, chiuso da due giocatori del PSG. Neymar sembra offrire uno scarico largo e semplice, ma poi taglia con aggressività alle spalle di Meunier. La palla di Iniesta è chirurgica e il belga è preso talmente in contrattempo che cade, e proseguendo la caduta chiude a Neymar la traiettoria verso il pallone. A Neymar non pare vero e il tuffo è spettacolare ma credibile.

Meunier è caduto e sembra provare a rialzarsi: è difficile dire che abbia voluto davvero far fallo e il rigore è apparso discutibile alla maggior parte del pubblico. Un’impressione consolidata dalla fama di simulatore di Neymar. Eppure per un giocatore come Neymar, cresciuto in una cultura calcistica in cui il calcio è soprattutto un’arte dell’inganno, bisognerebbe essere più sottili: nello spazio grigio tra il fallo e la simulazione sta la furbizia unica di Neymar, il suo modo di elevare il calcio a una grande illusione.

Il duello personale con il marcatore diretto, tecnico e mentale, fa parte dello stile di gioco di Neymar come un controllo d’esterno o un cambio di gioco di collo. Già dopo 20 minuti aveva richiesto un calcio di rigore per un fallo di mano che aveva visto solo lui in campo. Al 53esimo ne chiede un altro assurdo dopo aver tagliato ancora una volta davanti a Meunier. Dieci minuti dopo si tuffa ancora, in modo ridicolo, dopo aver perso palla. Passano pochi secondi dopo che entra in area giocando una giocata tanto ambiziosa quanto inutile, che poi lo porta al fallo di reazione su Marquinhos.

Nel secondo tempo Neymar sembra lentamente scollarsi dalla partita. Ma è solo il preludio che rende ancora più assurdi i 10 minuti più incredibili della stagione 2016-17.

Gli ultimi 10 minuti di Neymar

Minuto 85

Dopo il gol di Cavani la partita sembra davvero chiusa. Il Camp Nou è in silenzio, il ritmo si è abbassato, i blaugrana si limitano a qualche tentativo velleitario. Questo è lo squillo di tromba che apre i 10 minuti di fuoco. Piqué entra in area e calcia una palla che non è un tiro né un cross, ma più la frustrazione di Piqué che prende forma. Dopo la respinta di Trapp, però, la palla arriva a Neymar, la cui frustrazione prende la forma di un tiro d’esterno sinistro che sarebbe finito dritto in porta senza l’opposizione di Aurier. Poi corre subito a battere, dando un messaggio esterno a tutti su chi è che ancora crede all’impresa.

Minuto 87

Il calcio d’angolo viene sputato fuori dall’area, Neymar stoppa di petto e prova un tiro complicatissimo, che viene ancora sputato di testa. Quando recupera palla non può fare molto se non difenderla, solo che Di Maria è in una zona di campo per lui minata, ed entra fuori tempo concedendo un calcio di punizione. Ovvero il piccolo appiglio su cui il Barcellona si issa per rimettere fuori la testa. La macchia di sangue buttata in una vasca di squali.

Minuto 88

È la prima punizione della partita che Neymar calcia verso la porta. Pensare che il Barcellona ha a disposizione Messi - un uomo che ha segnato con la maglia blaugrana 27 gol su punizione - e Neymar, che tira i calci di punizione così, mette i brividi. Se le punizioni di Messi somigliano a esercizi di precisione meccanica quasi disumani, quelle di Neymar hanno una forza inconsueta. Il massimo grado di precisione e potenza possibile raggiunte da un pallone che deve superare una barriera di uomini alta più di un metro e 80, finendo all’incrocio dei pali.

Minuto 91

In molti hanno letto questo come la cristallizzazione del passaggio di consegne tra Messi e Neymar, che tira il rigore nel modo che gli faccia tornare la palla in mano il più presto possibile.

Minuto 93

Durante il secondo minuto di recupero Umtiti calcia lungo in area sulla testa di Piqué, la sua spizzata verso Suarez però finisce tra le mani di Trapp. A quel punto, anche dal sollievo con cui il portiere del PSG abbraccia la palla per terra, la partita sembra proprio finita. Pochi secondi dopo si perde altro tempo perché Emery inserisce Krychowiak, togliendo Meunier (che probabilmente sognerà Neymar per il resto dei suoi giorni).

Minuto 94

Ciò che rende incredibile partite di questo tipo è l’insieme di dettagli a cui si può tornare, col pensiero, facendoli brillare nella loro assurdità. A un minuto e mezzo dalla fine la difesa del PSG respinge un calcio di punizione su cui era salito a saltare anche Ter Stegen. La palla arriva ad Arda Turan, che ha un brutto controllo e viene recuperato dalla scivolata di Verratti, ormai in modalità provo a far fallo a qualsiasi cosa si muova. Da dietro però arriva Ter Stegen in recupero, con l’aggressività iper-concentrata che hanno i portieri fuori dalla loro porta, che sembrano sempre lottare tra la vita e la morte. Poi, dopo aver subito fallo, riesce anche ad aprire sulla fascia come un centrocampista.

Minuto 95

Il recupero di Ter Stegen è stato l’episodio che ha inserito la partita all’interno del regno del magico. Neymar batte la punizione proprio verso il portiere, ma in modo sciatto e velleitario. La palla però gli torna indietro, e ora fermiamoci tutti a guardare questa immagine:

Il 99,9% dei giocatori, a pochi secondi dalla fine, con la palla sul proprio piede forte, con l’area costipata di uomini, avrebbero crossato. Nel resto della percentuale ci sono i giocatori come Neymar, che rompono la catena dell’entropia e oppongono una giocata geniale a una casuale. Neymar rientra sul sinistro, e mentre tutti stanno pensando che si è concesso il solito tocco barocco di troppo, lui ha già visto l’assist per Sergi Roberto.

Nel calcio iper-competitivo di questi anni, i giudizi sui giocatori cambiano in maniera estremamente veloce. I campioni che da anni stupiscono le platee, sono obbligati a rilanciare, di volta in volta, l’asticella dello straordinario. Neymar è costretto a fare qualcosa di incredibile e fuori dal comune a intervalli regolari per dimostrare di poter tendere a quell’idea di grandezza, quasi disumana, che tutti vogliamo riconoscergli.

Senza quell’ultimo assist la partita di Neymar, forse, sarebbe stata giudicata al massimo nervosa e scorretta. Quella di Messi anonima. Quella del Barcellona in generale orgogliosa ma vana e, in fondo, intimidatoria. Una partita di questo tipo nasce da una straordinaria accumulazione di dettagli impossibili, eppure è stato un singolo gesto, poi, a trasformarli tutti in qualcosa di storico. A segnare la differenza tra un fallimento nobile e un successo leggendario. A pensarci dà le vertigini.

Solo alla fine di una partita come quella di ieri, Neymar ha potuto dirsi davvero “felice”. Non sono molti i momenti in cui la sua grandezza coincide con quello che la gente si aspetta da lui.

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