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Guida ufficiosa alla NFL 2019/20
05 set 2019
I principali temi della nuova stagione del football americano.
(articolo)
19 min
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I Cleveland Browns per una volta sono sulla bocca di tutti per qualcosa di positivo: troppo hype o vera contender?

Michele Serra

I Browns sono stati senza dubbio la squadra della off-season. Dopo l’ottimo lavoro fatto come offensive coordinator e primo assistente di Gregg Williams, Freddie Kitchens è diventato il nuovo head coach dei Browns, anche grazie allo splendido rapporto maturato sul campo tra lui e Baker Mayfield. L’ex prima scelta assoluta è stata gettata nella mischia dopo il pessimo inizio di stagione e al successivo infortunio di Tyrod Taylor; dopo essere stato liberato dalle briglie di Jackson, Mayfield ha svoltato la stagione sua e dei Browns, che ora partono con i favori del pronostico per quanto riguarda la AFC North.

Piaccia o no, Odell Beckham Jr è un top nel ruolo, e la connessione tra lui e Mayfield promette grandi cose. Kareem Hunt, dopo le 8 giornate di squalifica da scontare, si unirà a Nick Chubb in una coppia di running back in grado di unire forza fisica, grandi doti di playmaking e pericolosità in ricezione (soprattutto Hunt).

Si parla giustamente tanto dell’attacco, ma anche la difesa ha giocatori eccellenti ancorché meno chiacchierati. La defensive line si è arricchita con gli arrivi di Sheldon Richardson - sempre raro trovare defensive tackle come l’ex Minnesota, in grado di unire potenza, agilità e contributo in pass rush e contro le corse - e Olivier Vernon, che agirà dal lato opposto di Myles Garrett (come se non bastasse già lui…).

Sarà però dura per il reparto guidato da Steve Wilks, arrivato dopo il fiasco di Arizona, mantenere gli standard fissati lo scorso anno: nel 2018, la difesa dei Browns ha recuperato palloni nel 16% dei drive offensivi avversari, una cifra molto molto difficile da avvicinare (terzo miglior dato in NFL).

A proposito di nuovi coordinator, mi piace molto l’arrivo di Todd Monken dai Bucs come offensive coordinator. Monken è un allenatore aggressivo che si sposa benissimo sia con le caratteristiche di Mayfield, che con il personale a disposizione. A Tampa ha saputo sfruttare, ad esempio, le doti atletiche dei tight end Brate e Howard allineandoli un po’ dovunque per il campo in modo tale da creare mismatch favorevoli: si dà il caso che anche a Cleveland disporrà di un giocatore simile, ovvero David Njoku.

Insomma, i Browns hanno qualità da una parte e dall’altra del pallone. Sono indubbiamente curioso di vedere i progressi di Mayfield, a maggior ragione con un supporting cast migliorato, e come Kitchens risponderà ad un incarico per lui totalmente nuovo.

Sono i favoriti per la division e per raggiungere la doppia cifra di vittorie, ma per contendere davvero credo bisognerà aspettare un annetto.

Vedremo un ricambio nella NFC North o sarà conferma dei Bears?

Manuel Tracia

La NFC North resta una delle division più affascinanti della lega e i Bears sono stati una delle rivelazioni più liete del 2018. Ma è sempre difficile inquadrare i valori assoluti di una division sul medio periodo perché per quanto siano innegabili le qualità di Chicago, le stagioni appannate di Packers e Vikings hanno sicuramente contribuito all’ascesa improvvisa degli orsi sulla North.

Chicago ha investito molto, come da tradizione, nel reparto difensivo: Danny Trevathan, Khalil Mack, Roquan Smith, Leonard Floyd, Kyle Fuller, Eddie Jackson, Akiem Hicks: per quanto l’addio di Vic Fangio dopo 3 stagioni sia stato doloroso, questi sono tutti nomi di primo piano che faranno la fortuna anche dell’ex Colts Chuck Pagano.

Ciò che a me preoccupa di più è il quarterback Mitchell Trubisky, uno dei giocatori più inconsistenti dell’intera NFL. La qualità delle sue giocate cambia da quarto a quarto in una sorta di bipolarismo sportivo incontrollato: uno snap sembra un candidato MVP, lo snap dopo si trasforma in un Ryan Leaf qualsiasi. Quello che all’inizio sembrava un problema di esperienza e maturità si sta trasformando piano piano in un problema strutturale del suo gioco, e se in regular season quella difesa può sempre e comunque fare la differenza, ai playoff potrebbe non bastare.

Certo le incognite le hanno anche le dirette avversarie: i Packers si sono finalmente lasciati alle spalle il duo McCarthy-Thompson, hanno scelto bene al draft e hanno colpito in free agency, ma Matt LaFleur è pur sempre un head coach “rookie” e ripartire dopo un ciclo così storico può non essere facile o immediato. Specie perché all’ex Titans potrebbero non riservare la stessa pazienza e le stesse possibilità date a McCarthy.

I Vikings hanno da sciogliere il nodo offensive dell’offensive coordinator - quanto sarà utile la consulenza di Gary Kubiak? - e Patricia sta faticando a fare la differenza ai Lions. Sono un fan del coaching tree di Andy Reid e secondo me i Bears guidati da coach Nagy a fine anno potrebbero seriamente tornare tra le 6 squadre in post-season anche nel caso il livello della North torni a quello che gli compete.

Michele

Sono molto curioso di vedere come LaFleur lavorerà con Rodgers. McCarthy era uno degli head coach più obsoleti della NFL in termini offensivi, mentre l’ex Titans è uno degli enfant prodige (o presunti tali) di una lega folgorata dagli schemi di Sean McVay & co. e alla continua ricerca di suoi eredi.

Per me i Packers rappresentano una delle storyline più interessanti della stagione. Gli arrivi di Preston Smith e Adrian Amos aggiungono playmaking ad una difesa in cui Jaire Alexander può diventare un signor primo cornerback. Nella migliore delle ipotesi, i miglioramenti in attacco e in difesa potrebbero portare Green Bay a giocare a gennaio inoltrato.

Patrick Mahomes ha letteralmente trascinato Kansas City ad un passo dal Super Bowl: riuscirà a ripetersi e a coprire di nuovo i limiti della difesa?

Michele

Mahomes ha distrutto record su record mettendo in mostra ogni settimana uno show pari a quello degli attacchi che hanno fatto la storia di questo sport - i 565 punti segnati sono il terzo dato più alto della storia - ma sì, la difesa è stata pessima sotto tutti i punti di vista.

Tranne che nella produzione di sack, ben 52 quelli registrati. Da questa cifra però vanno scalati quelli di Dee Ford e Justin Houston, finiti rispettivamente a San Francisco e Indianapolis. Se non altro, sono arrivati due ottimi giocatori come Frank Clark e Tyrann Mathieu come safety titolare. Le speranze di Kansas City dipenderanno molto da come il personale reagirà all’arrivo del nuovo defensive coordinator Steve Spagnuolo, che implementerà la sua difesa 4-3 dopo anni di 3-4 sotto coach Bob Sutton. Il curriculum di Spagnuolo è di tutto rispetto, ma sono anni che le sue difese finiscono nei bassifondi della Lega, ad eccezione della stagione 2016 coi Giants.

Ma non è solo questione di Mahomes: sarà interessante capire se e quanto tutto l’attacco riuscirà a produrre. Mahomes è un fenomeno vero, ma la scorsa stagione, come detto, è stata storica, e dunque difficilmente ripetibile (basti pensare che l’unico altro quarterback nella storia della NFL ad aver lanciato per almeno 5000 yard e 50 TD in singola stagione è stato Peyton Manning).

Una grande stagione da parte sua sarebbe comunque un passo indietro rispetto all’anno scorso, in cui comunque ha avuto anche la fortuna dalla sua; oltre ai 12 intercetti, l’ex QB di Texas Tech ha lanciato dieci passaggi che sarebbero risultati tali se non fossero stati “droppati” dai difensori.

Rimangono comunque i miei favoriti perlomeno nella AFC West.

Manuel

Vengo in soccorso, come se ce ne fosse bisogno, dell’MVP in carica: l’anno scorso ben 35 passaggi ricevibili sono stati droppati dai suoi ricevitori e vista la quantità e qualità irreale di giocate fuori dalla tasca, e dei cosiddetti big time throw lanciati, qualche intercetto in più sono pronto a perdonarglielo.

Però sono d’accordo con te: se non ripeterà la stagione clamorosa sarà un passo indietro per Kansas City e non credo il resto della squadra sia in grado di attutire un'eventuale retromarcia rispetto all’eccellenza messa in campo. E di certo Andy Reid non è un head coach famoso per avere un tocco speciale per la difesa: le fortune dei suoi reparti sono sempre state dovute a grandi coordinator - come Jim Johnson - o a grandi roster - come quello che ha ereditato al suo arrivo nel 2013.

Ma come scrive Rodgers Sherman su The Ringer, la storia ci insegna che Mahomes dovrebbe regredire, ma la storia non ha visto nessuno come Patrick Mahomes.

Winston e Mariota, prima e seconda scelta assoluta al draft 2014, sono ad un bivio: quale sarà il loro futuro?

Manuel

Winston e Mariota a mio parere sono due delle più grandi delusioni degli ultimi anni e sono anche il paradigma di quanto nella NFL di oggi saper sviluppare il talento sia importante almeno quanto riconoscerlo e investirci.

Winston da quanto è entrato in NFL è stato un costante sparapalloni. Chiariamoci: trovo giusto esagerare, rischiare e lasciar andare il braccio nei primi anni, anche per testare i limiti di quelle che sono le difese NFL, ma più andiamo avanti e più l’accuracy e il decision making dell’ex Florida State sembrano semplicemente non abbastanza e sicuramente non al livello di quello che ci si poteva aspettare.

Eppure se c’è qualcuno che può salvare la sua carriera è proprio Bruce Arians, che prima dell’improvviso ritiro ai Cardinals aveva resuscitato un mestierante come Carson Palmer costruendo attorno a lui una squadra potenzialmente da Super Bowl. E Mike Evans, Chris Goodwin e OJ Howard sono armi che oggi pochi quarterback possono vantare. Quest’anno go big or go home per lui.

Mariota dal canto suo non è ancora riuscito ad esplodere ma ha avuto una crescita più costante. Purtroppo il contesto tecnico e i tanti infortuni ne hanno limitato una possibile esplosione: 3 allenatori, 4 offensive coordinator e 8 infortuni alle spalle. Difficile in questo contesto far valere le proprie ragioni.

Entrambi i giocatori sono in scadenza e nessuno dei due è ancora lontanamente certo di un rinnovo. Il contesto tecnico e le doti di Arians di massimizzare il valore dei propri giocatori mi da fiducia per una stagione finalmente solida di Winston, mentre Mariota parte sicuramente da una posizione di maggior sicurezza su quello che è il proprio ruolo e il proprio status all’interno della franchigia, ma deve dimostrare di riuscire a restare sano e provare a tornare ai playoff. E la squadra di coach Vrabel potrebbe non metterlo nella condizione di fare nessuna delle due cose.

Winston e Mariota sono due giocatori dal grandissimo potenziale ma, come dice Danny Heifetz, “il potenziale è solo un altro modo per definire qualcuno che non ha ancora fatto nulla”.

Michele

Tra l’altro, a proposito di Winston, l’ex Florida State ha sempre avuto nei lanci profondi il suo tendine d’Achille (non perchè gli manchi braccio, anzi, ma proprio la precisione). E Arians è uno molto aggressivo quando si tratta di ricercare le big play. Se non riesce Arians a cambiarlo, allora non ci riuscirà nessun altro, temo.

Ennesima rivoluzione in casa Jets: è la volta buona?

Michele

I Jets hanno deciso di spingere sull’acceleratore in questa off-season di cambi drastici, in campo, sulla sideline e dietro la scrivania: obiettivo, uscire dal grigiore delle ultime stagioni.

L’obiettivo primario della dirigenza resta lo sviluppo di Sam Darnold in un franchise quarterback, dandogli quindi un supporting cast degno di questo nome. L’arrivo di Le’Veon Bell non ha scaldato il cuore di Adam Gase (eufemismo), che ha espresso più di un dubbio per le cifre spese per l’ex Steelers. Dal canto suo, Bell è uno dei top nel ruolo, nonché eccellente ricevitore. Jamison Crowder è un validissimo slot receiver, e con Robbie Anderson, Quincy Enunwa e il tight end Chris Herndon forma un reparto ricevitori piuttosto variegato.

Tre quinti della offensive line sono cambiati, con l’aggiunta dei veterani Osemele, Beachum e Ryan Kalil - tirato fuori dalla pensione dopo un anno.

Anche in difesa è stato aperto il portafoglio, per portare a New York il linebacker CJ Mosley. L’ex Ravens non è certo stato pagato a prezzo di saldo (5 anni a 85 milioni, di cui 51 garantiti), specie per il ruolo in cui gioca, ma la sua versatilità in coverage e contro le corse sarà sicuramente apprezzata.

Sarà oggettivamente dura pensare che i Jets possano competere per i playoff, visto e considerato che il primo posto in division è già prenotato. Avevano soldi da spendere, lo hanno fatto, vediamo se basta.

Manuel

I pezzi i Jets ce li avrebbero anche per costruire qualcosa di solido ma alcune mosse a me sono piaciute poco: che senso ha licenziare l’ex GM Maccagnan dopo il draft e dopo aver già impostato il lavoro in free agency? Soprattutto dopo aver fatto investimenti così importanti con gli assegni staccati per i già citati Mosley e Bell.

I Jets in poche settimane hanno avuto 3 general manager diversi, se aggiungiamo anche l’incarico ad interim dato a Gase. Ho grande fiducia nel lavoro del neo arrivato Joe Douglas ma il caos che sembra regnare nella dirigenza non mi fa ben sperare.

Foles è volato a Jacksonville: presa legittima dei Jaguars?

Manuel

Più che legittima direi inevitabile.

La presa dell’ex Philly è arrivata alla fine di una gestione rivedibile del ruolo di starter ai Jaguars. Il rinnovo triennale di Blake Bortles alla fine della cavalcata ai playoff del 2017, dove si era ormai dimostrato palesemente l’anello debole della squadra, è stata assolutamente insensata. Fatto confermato dal rilascio arrivato appena un anno, disastroso, dopo.

E dire che di scelte alte da spendere su un quarterback di alto livello ne hanno avute tante negli ultimi anni, ma i Jaguars hanno deciso di passare su gente come Mahomes e Watson per prendere Fournette nel 2017 o di evitare trade up per Goff e Wentz per “accontentarsi” di Ramsey nel 2016.

Peccato perché con il talento difensivo che hanno accumulato negli ultimi anni (pensiamo a Myles Jack, AJ Bouye, Calais Campbell su tutti) sarebbe bastato poco per puntare a fare davvero tanta strada ai playoff.

Foles arrivati a questa free agency era la risposta più logica: ha lavorato - e vinto un Super Bowl a Philadelphia - con DeFilippo, il nuovo offensive coordinator dei Jaguars, ed è un quarterback esperto e diligente. Quello che si chiedeva a Bortles ma che non ha saputo garantire nell’ultimo biennio.

Quali sono i rookie che potrebbero avere un impatto dal primo snap?

Michele

Quando un anno fa i Cardinals sceglievano Josh Rosen al draft, di sicuro non si sarebbero immaginati di scambiarlo dopo solo una sola stagione, fatta di pochissimi alti e moltissimi bassi.

Dopo aver arruolato Kliff Kingsbury come nuovo head coach, il general manager Steve Keim gli ha consegnato – con la prima scelta assoluta – quello che Keim vede come un talento generazionale, per di più messo nelle mani di un genio dell’attacco come Kingsbury.

Il nuovo allenatore dei Cardinals, infatti, ha messo in piedi una macchina perfetta a Texas Tech, che nell’annata peggiore segnava 30 punti a partita di media. Kingsbury in NCAA ha allenato due come Patrick Mahomes e Baker Mayfield, prima che si trasferisse ad Oklahoma, e la sua sensazione è che Murray possa seguire le orme dei suoi predecessori. Il ragionamento fila: Murray è un quarterback moderno che viene da un sistema offensivamente avanzato come quello di Oklahoma sotto Lincoln Riley; lo scorso anno i Cardinals hanno concluso al 26esimo posto in NFL per frequenza di play action giocate, ma quest’anno la loro classifica sarà ben diversa, almeno da questo punto di vista.

Quello di Arizona è l’ultimo tentativo di una franchigia NFL di cambiare le sorti di una squadra con un quarterback di dimensioni ridotte e un genio offensivo in panchina: comunque vada, sarà uno spettacolo interessante.

Murray comunque non è l’unico rookie da tenere d’occhio quest’anno.

Sempre tra i passatori c’è Dwayne Haskins, scelto da una Washington in totale assenza di una direzione da percorrere, in bilico tra il rebuilding e la lotta per una wild card (improbabile, ma i giocatori di valore non mancano).

DK Metcalf, ricevitore scelto da Seattle al secondo giro, è stato uno dei giocatori più chiacchierati in sede di pre draft, soprattutto dopo le foto circolate che lo vedevano in palestra a torso nudo con un fisico da Terminator. La verità è che Metcalf è un valido route runner e la combinazione stazza-velocità è incredibile. A maggior ragione in mano a Russell Wilson, l’ex Ole Miss ha tutto per diventare un ottimo wide receiver.

David Montgomery, scelto ad inizio terzo giro dai Bears, è un running back potente, bravo nel rompere tackle e in grado di rimanere in campo nei tre down grazie alle sue doti di bloccante. Si complementa alla grande con Tarik Cohen, più piccolo, elusivo, nonché miglior ricevitore.

Dall’altra parte del pallone, Quinnen Williams, terza scelta assoluta dei Jets, ha tutto per diventare un difensore dominante: atletismo, ottimo uso delle mani e rapidità.

Nasir Adderley e Juan Thornhill, scelti sul finire del secondo giro, sono finiti in AFC West, a Los Angeles e Kansas City rispettivamente. Entrambi sono prototipi della safety moderna: atletica, mobile, abile sia a uomo che a zona, e versatile. Entrambi riempiono una lacuna evidente per Chargers e Chiefs, e hanno tutto per diventare titolari di livello.

A che punto sono i Raiders?

Manuel

I Raiders sono il progetto più ambizioso e al contempo bislacco di tutta la NFL. Un owner discutibile nella disperazione ha dato in mano la sua franchigia ad un uomo che non ha compreso fino in fondo.

Con un contratto decennale - praticamente un unicum per quanto riguarda le leghe USA - come assicurazione, il progetto di Gruden sembrava chiaro: smantellare e ripartire dalle ceneri per costruire una squadra a sua immagine e somiglianza. Se l’idea era anche condivisibile - anche se 2 anni prima i Raiders sembravano una delle squadre in rampa di lancio - più discutibile come questa idea sia stata portata avanti fino ad ora.

Che senso ha cedere il tuo leader difensivo per poi a lamentarsi tutta la stagione della mancanza di pass rush mentre Khalil Mack metteva a ferro e fuoco la NFC? Che senso ha cedere un 25enne Amari Cooper, che ha rimesso in carreggiata la stagione dei Cowboys, per poi investire su un ricevitore, per quanto top, 30enne come Antonio Brown?

I Raiders di Gruden, per quanto un enorme cantiere, sono state una delle squadre più brutte ed enigmatiche dell’ultima stagione e nutro ancora parecchi dubbi sul fatto che il duo Gruden - Mayock possa veramente funzionare (ancora) nel 2019 e soprattutto nel prossimo decennio. Ma hanno accumulato pick e giovani da sviluppare (4 chiamate tra le prime 40 allo scorso draft), vediamo se vinceranno questa grande scommessa.

Parecchio indecifrabile poi è il rapporto tra il quarterback Derek Carr e Gruden: a volte apertamente criticato e altre volte difeso a spada tratta con i media. Ma tanto della credibilità a breve termine dell’ex coach di Tampa Bay passerà da qui. Carr nel 2016 sembrava uno dei quarterback più promettenti, tanto da meritarsi un rinnovo da 125 milioni di dollari, ma ha faticato veramente tanto nel corso del 2018.

La nomea di Gruden di quarterback guru lo precede e valorizzare al meglio Derek Carr è forse l’unica cosa che gli si chiede veramente a breve termine.

I Vikings e Cousins sono stati la delusione della scorsa stagione: l’ex Redskins è ancora l’uomo giusto per Minnesota?

Michele

Sì, deve esserlo, non fosse altro per il contratto da 84 milioni garantiti in tre anni che Minnesota gli deve. Credo che Cousins l’anno scorso sia stato penalizzato oltremodo da una pessima offensive line (per tamponare è arrivato il centro rookie Garrett Bradbury), dai problemi fisici di Dalvin Cook – che in due stagioni ha giocato solo 15 partite su 32 – e da un coaching staff che non ha saputo sfruttare al massimo la qualità offensiva di cui i Vikings dispongono.

All’offensive coordinator John DeFilippo è stato dato il ben servito dopo 13 partite, ed ora a spartirsi il ruolo ci sono Ed Stefanski, da anni a Minnesota, e addirittura Gary Kubiak. L’ex allenatore di Denver si era ritirato dopo il titolo vinto coi Broncos per motivi di salute, ma la proposta dei Vikings lo ha allettato: fungerà da consulente offensivo in coppia con Stefanski, che comunque sarà il coordinatore ufficiale.

Come ha dichiarato quest’ultimo in un’intervista a Robert Mays di The Ringer, l’obiettivo annuale sarà quello di creare un attacco ancora più moderno, cercando di utilizzare quanti più ricevitori contemporaneamente, sfruttando le armi a disposizione.

Diggs e Thielen sono la miglior coppia di ricevitori della Lega, dal draft è arrivato il tight end Irv Smith, forse il migliore di questa classe in ricezione, assieme a TJ Hockenson, e Dalvin Cook, che è comunque un ricevitore capace.

Cousins poi è abituato a lavorare con la play action, ma per farlo servirà anche un Dalvin Cook sano. La difesa dei Vikings è una delle migliori in NFL, manca “solo” un salto di qualità a livello offensivo per far tornare Minnesota ai livelli del 2017: credo ce la possano fare.

Manuel

Secondo me Cousins è stato l’ultimo dei problemi ma è diventato il capro espiatorio della disastrosa stagione Vikings forse anche a causa del suo carattere e la cosa che mi più dispiace è che si è dimostrato un personaggio meno brillante di quello che era riuscito ad emergere in sordina a Washington.

Una delle poche cose che si possono infatti imputare a Capitan Kirk è una gestione umana dello spogliatoio rivedibile. Dalle frustrazioni riversate su Thielen in sideline alle dubbie uscite sui compagni di squadra non ha dimostrato di essere un leader ed è stato facile scaricare su di lui gran parte delle colpe.

Peccato perché Cousins è stata la prima vittima di una gestione oscena del reparto: John DeFilippo, dopo aver vinto alla grande un anello come QB coach degli Eagles, è stato un completo disastro nel passaggio a offensive coordinator. Ha “costruito” una offense incapace di sfruttare a proprio vantaggio le tanti armi a disposizione ed è stato outcoached in praticamente tutte e 13 le partite passate sulla sideline. Da qui, con Kubiak, si può solo migliorare.

https://twitter.com/cjzer0/status/1079511743141949441

Quali sono tre squadre tassativamente da guardare sul Game Pass quest’anno?

Michele

Detto della curiosità di vedere i Packers, vado con Cardinals, Cowboys e 49ers. Per quanto riguarda i primi, troppo facile: il quarterback prima scelta assoluta, nonché uno dei giocatori più elettrizzanti della scorsa stagione di college football in mano ad un adepto dell’Air Raid, sistema di gioco dai principi offensivamente ultra aggressivi mai usato con continuità in NFL. O finisce benissimo, o malissimo.

I Cowboys hanno cambiato offensive coordinator, era ora, affidandosi a Kellen Moore, ex coach dei quarterback che due anni fa iniziava la stagione come riserva di Prescott. Si parla un gran bene di lui, se riuscisse a far fare il salto di qualità ad un attacco del genere, dopo il piattume di Linehan e Garrett, sarebbe la notizia migliore per Dallas.

San Francisco sarebbe finita in questa classifica anche lo scorso anno, ma l’infortunio a Garoppolo ha metaforicamente fatto finire la stagione già a settembre. Garoppolo è tornato, però, e non vedo l’ora di capire se è davvero forte, quanto è forte, e quanto lo può essere in una squadra guidata da un guru dell’attacco come Shanahan.

Manuel

Quoto in toto il discorso fatto sui Cardinals, ma rilancio con Los Angeles Rams e Cleveland Browns.

I primi perché con McVay al timone e il ritorno di Cooper Kupp restano uno dei migliori spettacoli sul rettangolo di gioco e i Browns per essere testimoni oculari del successo, o dell’ennesimo disastro, di una squadra quest’anno davvero poco banale.

Pronostici per i playoff?

Michele

AFC: Patriots, Browns, Texans, Chiefs, Chargers e Ravens

NFC: Eagles, Packers, Saints, Rams, Vikings e Falcons

Super Bowl: Chiefs v. Eagles

Manuel

AFC: Patriots, Chiefs, Ravens, Texans, Chargers, e Jaguars.

NFC: Rams, Saints, Packers, Cowboys, Eagles e Vikings

Super Bowl: Patriots v. Saints

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