Non ha avuto molta storia l’NFC Championship tra i Philadelphia Eagles e i Washington Commanders. Saquon Barkley, candidato MVP, ha incantato ancora correndo per 118 yards (60 con la prima azione offensiva della partita) e mettendo a segno 3 touchdown per il 23-55 finale. Domenica 9 febbraio, al SuperDome di New Orleans, gli Eagles ritroveranno i Kansas City Chiefs per il Super Bowl 2025, rivincita di quello del 2022.
I Commanders, battuti, possono però dirsi soddisfatti della propria stagione e del futuro che li attende. Arrivati vicini a un traguardo che manca da 33 anni grazie a un rookie selezionato qualche mese prima con la seconda scelta assoluta: il quarterback Jayden Daniels da Louisiana State University.
Daniels ha abbattuto ogni record relativo alle matricole e nella prima campagna playoff della sua carriera ha marciato sul prato dei Tampa Bay Buccaneers per il drive decisivo nel Wild Card Round, prima della masterclass nel Divisional al Ford Field di Detroit (testa di serie numero uno), per 350 yards e 2 touchdown.
Daniels non ha sfigurato nel Championship, pur non producendo numeri impressionanti come nei due turni precedenti. Quasi impossibile vincere o arrivare agli ultimi minuti nelle condizioni di farlo, quando concedi 4 cambi di possesso senza forzarne nessuno. Di questi Jayden è imputabile soltanto per l’ultimo, arrivato dopo aver segnato comunque due touchdown. Nel secondo tempo è venuta fuori la differenza tra le trincee, il che unito ad un ritrovato Jalen Hurts via aria ha reso l’impresa impossibile per Washington.
I Commanders sono arrivati a una partita dal Super Bowl, cedendo il passo ad una squadra decisamente in un’altra fase del proprio progetto, e su un’altra frequenza visto il volume di corse in una lega ormai decisamente a un gioco di passaggi. Se sono forse la squadra meglio piazzata per la prossima stagione, lo devono in primis al loro quarterback, che in sede di visita pre draft aveva posto come condizione l’allenamento con il visore per la realtà virtuale. A ragion veduta.
LA BANDIERA DEI FUORICORSO IN UN MONDO DI ONE AND DONE
Il percorso di Daniel per arrivare in NFL è stato atipico. Se essere stato scelto con la chiamata numero due al Draft 2024 fa pensare a lui come a un predestinato, è vero piuttosto il contrario.
Daniels ha passato addirittura 5 anni in NCAA, tra Arizona State e LSU, tantissimi per un giocatore destinato a spostare ai piani alti. All’inizio di lui si parlava come di un prospetto da metà giro, al massimo una buona riserva. Il terzo anno di college era però stato disastroso, portandolo fuori dai radar della NFL. Lo aveva chiuso con 10 touchdown e 10 intercetti, quando, di norma, i primi dovrebbero essere almeno il doppio dei secondi. Inoltre aveva perso in due settimane entrambi i nonni per il covid.
Poi succede una cosa che cambia la traiettoria della sua carriera. Da Giessen (vicino Francoforte) arrivano negli Stati Uniti Verina Kau e Christian Hartman con l’intenzione di esplorare il mercato americano dopo che il software della loro società Cognilize - crasi di cognitive e analyze - non ha convinto la Bundesliga. Il loro prodotto incontra Jack Marucci e Mario Macaluso, due italo-americani che lavorano a LSU, l’università di Daniels. Il primo è stato recentemente promosso da preparatore atletico a director of performance innovation, il secondo è il suo assistente, e affogano nelle email che promettono la prossima rivoluzione per lo sviluppo dei giocatori. Ma quella giovane società tedesca ha qualcosa in più. Lo stesso va detto di Hartman, il quale dopo due mesi di lavoro coordinato con anche stint di 36 ore senza dormire, viene ribattezzato da Marucci «reverse Ted Lasso».
Talmente dentro la materia da aggiungere cambi singoli di copertura difensiva in percentuale, da studiare la copia carbone di ogni stadio con tanto di posizione del play clock, da nascondere easter eggs volti a replicare le giocate istintive dei singoli avversari. Va specificato che la società tedesca si occupa della creazione e dello sviluppo del software, non del VR, cioè l’oggetto in sé. La loro forza è il realismo: i movimenti della difesa sono creati attraverso lo studio della biomeccanica, non risultando robotici come spesso accade con i videogiochi da VR. Sono in grado di adattare la simulazione agli scouting report, persino di incorporare la voce del coordinator che Daniels sente in partita.
«I piloti non si allenano mica in volo» ha detto a The Athletic Kliff Kingsbury, offensive coordinator di Washington, «hanno i simulatori. Jayden non si toglie mai quel coso. Vede le nostre letture, le nostre tracce e sente la mia voce. Passo una-due ore a settimana a registrare ogni chiamata possibile. E’ quanto di più vicino a quello che succede in partita, e soprattutto la mente non si accorge della differenza. E questo cambia tutto». È un lavoro di proporzioni enormi, non bastano mesi a ultimarlo, ma Hartman ha intuito che questo è lo sport in cui esploderà il suo prodotto.
Finalmente arrivano a portare il prodotto finito a Daniels, che lo prova. Sta lì quasi due ore, sorride, ringrazia e chiede di rifarlo. La domenica successiva tira fuori la miglior prestazione stagionale, e il motivo è semplice: aveva già visto tutto, e l’aveva visto a velocità x1,75. Il suo cervello si è adattato a quelle progressioni, e in campo tutto va più lentamente: manipolazione del ritmo. A fine gara coach Brian Kelly si gira verso il suo staff e sussurra «he looks different». Non si era opposto al tentativo di stampo transumanistico tedesco, ma neanche ci puntava troppo. Aveva cominciato a cambiare idea sul bus, mentre aggiornava Jayden sulla posizione dei play clock, salvo sentirsela spiegare da lui.
COGNILIZE: COS’È E PERCHÈ È RIVOLUZIONARIO
Il concetto chiave è il cognitive rewiring. In fase di sviluppo, essendo un allenatore di calcio giovanile, Hartman aveva studiato degli elementi di neurologia; partendo dalla convinzione che per meri limiti temporali o fisici, non fosse possibile col solo allenamento canonico giungere al pieno potenziale di un calciatore, è necessario lavorare su specifiche aree del cervello.
Tutto ruota attorno ad una domanda: come presentare al cervello un sistema di informazioni e stimoli che esso tratti e immagazzini come fosse una sessione di allenamento? Per creare questo tipo di ambiente, il VR con software a base biomeccanica, è stata la risposta più calzante.
I risultati sono pressoché immediati: Daniels chiude la stagione con 50 touchdown, vince l’Heisman Trophy (l’MVP del college football), e nella partita decisiva per l’assegnazione di quest’ultimo, chi già sapeva si convince definitivamente.
Trasferta nello storico campo dei Florida Gators, Jayden è in concussion protocol tutta la settimana e l’ok per giocare arriva solo nella mattinata di sabato (giorno in cui si gioca al college). Non ha un singolo allenamento sulle spalle, ma ha già visto la partita. 6 ore al giorno col visore risultano in una prestazione da 5 touchdown, il coronamento di una bella - e a breve molto redditizia - storia da fuori corso. È la partita che gli apre le porte della NFL.
ROOKIE QB E I WASHINGTON COMMANDERS: UNA STORIA DIFFICILE
I Commanders sono una franchigia antica e storica del football americano, capace di vincere 3 Super Bowl in 5 partecipazioni. Eppure erano 30 anni che non arrivavano neanche all’NFC Championship, la partita che decide la finalista della National Football Conference. Parte del problema era una proprietà non esattamente attenta al risultato. Da quando hanno ceduto la franchigia all’attuale proprietario John Harris, in 2 anni sono arrivate già più vittorie ai playoff del predecessore Daniel Snyder, in carica per 24 stagioni.
Tra scelte sbagliate e sane dosi di fato avverso - l’NFL è un po’ europea in questo: esistono squadre storicamente competitive ed altre relegate ad un destino diverso, non si programmano rebuild in 3 anni - va considerata anche una querelle a tutt’oggi di difficile lettura. Prima di chiamarsi Commanders, la franchigia della capitale federale portava il nome di Redskins: nonostante il parere contrario delle - piccole - comunità di Nativi in zona, sindaco, parte dei tifosi e in ultimo Snyder decisero di cambiare in Commanders dopo aver perso un buon accordo con la Nike.
Scegliere un quarterback titolare al draft è sicuramente un buon inizio per invertire la rotta di una franchigia NFL, ma il draft non è una scienza esatta e soprattutto le posizioni da coprire sono 22. Per i Commanders c’è ancora molto lavoro da fare per diventare davvero competitivi. Anche per Daniels: non è un periodo semplice per i giovani quarterback, come ha sapientemente spiegato il GOAT indiscusso di questo sport.
In breve, si cerca di avere un quarterback pronto negli aspetti più basilari, spingendo molto su quanto c’è già di fabbrica, sorvolando sui fondamentali e su aspetti mentali che però al piano di sopra si rivelano spesso indispensabili. E infatti, gli aspetti in generale più carenti sono la produzione nella tasca, i terzi down, le reazioni ai blitz difensivi. Sono tutti aspetti relativamente ai quali, da una data specifica che a questo punto diventa intuibile, Daniels domina senza sembrare in nessun modo un rookie: 75% stagionale di accuracy, il primo da Joe Flacco nel 2008 a vincere da matricola in casa della testa di serie.
A prescindere dal finale amaro, è stata per lui e per Washington una stagione storica, che ha portato entusiasmo e speranza come non se ne vedevano da tempo. Tutto merito di un VR, ma soprattutto di chi lo indossa per prepararsi a competere. Difficile da credere, ma tutto vero.