• Euro 2024
Daniele Manusia

Il solito Kanté che sbuca dalle pareti

Avevamo qualche dubbio sulla sua condizione, ora non ce l'abbiamo più.

All’84’ minuto la Francia conquista una punizione appena fuori il lato sinistro dell’area di rigore austriaca. Laimer ha appoggiato una mano in faccia a Mbappé, che ha provato a saltarlo con un tunnel e poi si è lasciato cadere. Griezmann batte la punizione a rientrare di sinistro verso il dischetto. È la punizione in cui Kylian Mbappé si rompe il naso, colpendo prima il pallone e poi la spalla di Kevin Danso, ma questo lo scopriremo solo quando l’azione sarà finita. Dopo il contrasto tra Mbappé e Danso la palla arriva sui piedi di Laimer, che lancia subito Wimmer in verticale, sul centro destra.

 

Patrick Wimmer, cresciuto in una fattoria nel sud dell’Austria e con un passato da sollevatore di pesi, arriva sul lancio quasi in contemporanea con William Saliba: il difensore francese non ci va con sufficiente convinzione e Wimmer si ritrova la palla davanti con 35-40 metri di campo aperto in direzione di Maignan. Lo inseguono Theo Hernandez e, da sinistra, N’Golo Kanté: Theo non fa in tempo a recuperare neanche un metro a Wimmer che Kanté gli è già addosso, sporca il secondo tocco in conduzione dell’austriaco e poi, sullo slancio, di sinistro, la passa all’indietro a Maignan.

 

È un’intervento del Kanté che ricordavamo, quello che ci faceva chiedere quanti Kanté ci fossero in campo; il Kanté ideale, quello che racconteremo se mai qualcuno ci chiederà tra qualche anno come giocava quel piccolo francese di origine maliana che si è fatto strada dalla quinta divisione alla nazionale, diventando uno dei centrocampisti migliori al mondo. Non è il tipo di intervento che ci si sarebbe aspettati da Kanté dopo due anni di ritiro internazionale e una stagione passata in Arabia Saudita. Una decina di minuti dopo questo intervento, Kanté verrà premiato come migliore in campo della partita d’esordio della Francia in questo Europeo.

 

 

In una partita che Mbappé ha finito col naso rotto, in cui Griezmann è finito sui tabelloni procurandosi un taglio in testa (e, seppur poco, una fasciatura à la Chiellini), in cui Maignan si è ritrovato uno scarpino di Baumgartner in bocca, N’Golo Kanté è uscito dal campo scintillante come un’auto appena lavata. Contro la squadra di gran lunga più intensa e aggressiva di questa prima giornata (anche se deve ancora giocare il gruppo F), N’Golo Kanté è stato il giocatore francese più intenso e aggressivo, quello più in grado di pareggiare individualmente il livello austriaco, di rispondere colpo su colpo.  

 

L’Austria è la squadra che ha fatto più tackle (27) tra quelle che hanno già giocato una partita di questo Europeo. Secondo Statsbomb è anche quella che ha aggredito di più (157 “aggressive actions”), quella che ha recuperato più palloni nei 5 secondi successivi a un intervento difensivo di qualsiasi tipo (70), quella che ha fatto più azioni di pressione nella metà campo offensiva (123). Kanté, da parte sua, ha fatto 27 pressioni: solo Baumgartner (37) e Seiwald (30) ne hanno fatte di più (il secondo francese, Griezmann, ne ha fatte 20, Marcus Thuram e Rabiot 13, meno della metà di Kanté).

 

Queste le pressioni a tutto campo di Kanté, nel grafico di Statsbomb.

 

Era lecito essere scettici sullo stato di forma di Kanté. Come detto, non giocava in Nazionale da due anni, prima di essere convocato per le amichevoli immediatamente precedenti all’Europeo. L’ultima stagione in Europa, con il Chelsea, aveva giocato appena 9 partite per via di un infortunio alla coscia che gli ha fatto saltare anche il Mondiale in Qatar. 

 

A 33 anni, già parte del sistema pensionistico del calcio arabo, non era poi così assurdo immaginare che avesse iniziato il proprio declino fisico e competitivo. E invece quello sceso in campo ieri con l’Austria è il solito Kanté di sempre. Magari non esattamente quello campione d’Inghilterra col Leicester, o campione del mondo nel 2018, ma comunque il miglior Kanté che potessimo desiderare. 

 

Facciamo un altro esempio.

 

 

Al 68′, dopo un batti e ribatti sulla fascia destra, all’altezza del centrocampo, Posch trova Laimer in verticale con uno scavetto. Laimer se l’allunga con un pallonetto alle spalle di Saliba, che ingaggia il duello spalla a spalla ma, a un certo punto, si defila. Dal centro del campo, dove stata assorbendo l’inserimento di Sabitzer, sta arrivando Kanté. In netto anticipo si porta via la palla con l’esterno destro, con calma, senza spazzare, girandosi verso la metà campo austriaca. 

 

Laimer non lo molla, Kanté non vorrebbe spazzare e finge di calciare di sinistro per rientrare dentro al campo dribblando. Una mossa rischiosa per qualsiasi altro giocatore, perché Kanté si allunga la palla e Laimer è veloce a cambiare direzione. Ma ci arriva comunque prima lui. A quel punto, con il destro, spazza lontano per evitare altri rischi. La palla cade troppo lontana da Mbappé, sulla testa di Danso, e alla fine l’Austria recupera il possesso, ma Kanté ha comunque risolto una situazione complicata.

 

Con la sua aggressività l’Austria ha conteso il possesso del pallone alla Francia dal primo all’ultimo minuto (alla fine la percentuale è stata a favore degli austriaci, con il 52%) e ha spostato la partita su un piano che, solitamente, la squadra di Deschamps preferisce evitare (è abituata a dominare fisicamente i suoi avversari ma gestendo il ritmo della partita, ieri sera, invece, si è giocato al ritmo dell’Austria). La Francia si è adeguata dal punto di vista tecnico, affrettando le proprie giocate senza abbassarne troppo la qualità, trovando connessioni con pochi tocchi per sfruttare gli spazi dietro la pressione austriaca – Mbappé e Theo Hernandez, in particolare, hanno mostrato un’ottima sintonia. 

 

In mezzo al campo la partita è sembrata un braccio di ferro, con le mani dei due contendenti che oscillavano da una parte all’altra cercando di non collassare. Kanté ha tenuto alto il braccio francese e spinto in basso quello austriaco quando si è trovato nella metà campo avversaria. Con il suo stile semplice ma sempre molto pulito, passaggi tesi e precisi anche quando tagliano le linee in direzione di Mbappé o Griezmann, ha agito da regista difensivo (ha toccato 73 palloni, meno solo di Koundé nella Francia) e ha tenuto il baricentro alto anticipando e arrivando per primo sui palloni vaganti.

 

 

La qualità più unica di Kanté, che resta intatta in questa versione resuscitata dopo una stagione nel sepolcro arabo, è quella specie di qualità adesiva con cui la palla esce dai contrasti sempre, o quasi sempre, in modo a lui favorevole. Restandogli vicina, oppure andando nella direzione che più gli conviene. Anche quando Kanté sembra arrivare in ritardo all’impatto con l’avversario non ne esce mai sconfitto, la palla la prende sempre e l’urto lo regge anche contro gente grossa il doppio.

 

Questo, oltre al dinamismo infaticabile e alle accelerazioni taglienti con cui accorcia gli spazi improvvisamente. Kanté ragiona anche più velocemente della norma, arrivando spesso sul pallone già con l’idea di dove passare la palla, sempre molto lucido e a servizio dell’efficacia. Quando le distanze hanno inziato ad allungarsi e la palla ha iniziato a farsi pesante per entrambe le squadre, Kanté continuava ad essere dappertutto, scivolando per il campo con la solita leggerezza e con la solita energia nei contrasti, come se per lui ogni azione fosse la prima della partita.

 

Per una squadra che dipende quasi del tutto dal talento di Mbappé, ma che dovrà probabilmente fare a meno della sua stella per via della frattura al naso (anche se non si sa ancora per quanto tempo), sarebbe fondamentale poter contare sull’ubiquità di Kanté, ammesso che riesca a mantenere questo livello. Anche contro l’Austria, a conti fatti, la Francia non ha creato moltissime occasioni, e non ha sfruttato quello che è riuscita a creare, in compenso ha retto l’impatto con il loro pressing, ha accettato di giocare una partita sporca e ne è uscita con una vittoria magari non brillantissima ma di grande solidità. Che dà speranza al di là delle condizioni di Mbappé.

 

In Qatar la Francia è stata noiosa e prevedibile fino alla finale con l’Argentina, in cui per recuperare lo svantaggio Deschamps ha inserito Thuram e Kolo Muanì come agenti del caos, per saprigliare un ordine a lui sfavorevole. Kanté può mettere ordine a quel disordine, tenere insieme gli slanci atletici di una squadra spesso disunita in cui si fatica a giocare insieme – anche ieri, in area di rigore, sembrava esserci una certa ritrosia a passarsi la palla. Kanté può essere la colla che tiene insieme una Francia fino ad oggi troppo dipendente da Mbappé, ma che non ha necessariamente bisogno di lui per vincere le sei partite che la separano dal trofeo continentale.

 

  

 

Tags :

Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).