Con l’arrivo di Thiago Motta, la Juventus sembra voler cambiare pagina da tutti i punti di vista. Vista le differenze di principi rispetto a Massimiliano Allegri forse non poteva essere altrimenti. L’arrivo di Motta significa per i bianconeri un cambio totale rispetto al modello di gioco che hanno praticato le ultime stagioni, come avevamo già raccontato in questo pezzo realizzato da Fabio Barcellona.
Già dalle prime amichevoli estive si è vista una squadra con un approccio maggiormente proattivo, e soprattutto più interessata a gestire il pallone rispetto a quanto erano abituati a fare con Allegri. Come abbiamo già visto a Bologna, il possesso servirà a disordinare la struttura difensiva avversaria attraverso continui movimenti e cambi di posizione, seguendo un modello che prevede giocatori fissi a occupare le zone esterne del campo, con altri invece che si alterneranno nei corridoi centrali.
Per rendere queste idee realtà anche sul campo, la Juventus si sta muovendo molto sul mercato. Sono già arrivati Douglas Luiz, Khéphren Thuram, Juan Cabal e Michele Di Gregorio, e Thiago Motta ha già dato il suo assenso alla cessione di Federico Chiesa, la cui trattativa per il rinnovo del contratto in scadenza a giugno si è arenata. Sul cosa non abbia funzionato nell’esperienza di Chiesa a Torino servirebbe un pezzo a parte, qui per ora ci interessa che per sostituirlo (e per sostituire Matias Soulé, ceduto alla Roma) la Juventus si è rivolta ancora una volta alla Fiorentina. Dopo aver prelevato negli scorsi mercati Chiesa e Dušan Vlahović, i bianconeri infatti stanno di nuovo provando a prelevare il miglior giocatore della squadra toscana, cioè Nico González. Oggi la trattativa sembra essere entrata in una fase di stallo, ma è comunque interessante ragionare su come potrebbe integrarsi l’argentino nel nuovo progetto tattico di Thiago Motta.
Che giocatore arriva a Torino?
Alla luce delle idee radicali di Vincenzo Italiano, forse l’allenatore che più si è avvicinato alle utopie zemaniane negli ultimi anni in Italia, la Fiorentina è stata una delle squadre più interessanti da seguire in Serie A negli ultimi anni. Il tecnico di Karlsruhe è arrivato a Firenze nello stesso anno in cui ci è arrivato anche Nico González, e anche per questo l’ala argentina è diventato uno dei cardini del suo progetto tattico.
La Fiorentina di Italiano era una squadra che difendeva con un coraggio al limite della follia, andando sempre forte in avanti uomo contro uomo, e cercava di costruire in modo rapido, per portare la palla il più velocemente possibile nell’altra metà campo. Una volta abbassate le squadre avversarie, le partite della Fiorentina tendevano a diventare delle esercitazioni attacco contro difesa disputate negli ultimi tenta metri del terreno di gioco. Dato che lo sviluppo del gioco nei corridoi centrali era quasi inesistente, però, molto spesso questo possesso ossessivo e prolungato aveva come unico sbocco il cross, un’arma statisticamente poco efficace (nell’ultima stagione la Fiorentina è stata la terza squadra della Serie A ad aver crossato di più in area, dopo Cagliari e Inter).
In questo contesto, Nico González aveva essenzialmente due funzioni. Da un lato l’argentino era l’uomo deputato a dare fantasia e imprevedibilità alla manovra, utilizzando le sue qualità associative nel corto e soprattutto il dribbling. L’argentino, nella Fiorentina, era quello che ne tentava di più: 2.68 per 90 minuti la scorsa stagione secondo i dati StatsBomb.
Dall’altro, González era l’uomo che, persino più delle prime punte, doveva entrare in area di rigore avversaria, con l’obiettivo di sfruttare le proprie doti nel colpo di testa e anche nel tiro. Nella Fiorentina, Nico Gonzalez era di gran lunga il giocatore che tirava di più (ben 3.67 tiri per 90 minuti) e con ottime percentuali di conversione (il 37% dei suoi tiri ha preso lo specchio della porta e il 13% si è trasformato in gol). Non è un caso che l’argentino è stato uno il giocatore viola ad aver “battuto” più nettamente gli Expected Goals segnando 11 gol (rigori esclusi, che tanto non si sono dimostrati un grosso vantaggio per Nico Gonzalez) da 7.54 xG. La sua capacità di vedere la porta, per una squadra che faceva una fatica dannata a trasformare le occasioni da gol, era ossigeno.
Il contributo offensivo di Nico Gonzalez, oltre alla naturale maturazione dovuta all’età e alla conoscenza del campionato italiano, è dovuto anche a una presenza sempre più costante in area. I suoi tocchi in area di rigore avversaria sono infatti passati dai 5.98 per 90 minuti della stagione 2021/22 ai 7.67 della stagione appena passata, in cui nessuno ha toccato più palloni in area avversaria di lui nella Fiorentina.
Al di là del suo inserimento nella Juventus, di cui parleremo a breve, forse l’incognita più grande che riguarda Nico Gonzalez sono i suoi margini di crescita ulteriore, che per le ambizioni dei bianconeri sono un argomento centrale. L’argentino, infatti, si è dimostrato fin da subito uno dei giocatori più importanti del progetto di Vincenzo Italiano, ma non è sembrato salire molto di livello nell’arco delle sue tre stagioni a Firenze e oggi il suo valore, almeno relativamente alle squadre che ambiscono alle prime posizioni di classifica, rimane ambiguo. Quanto può crescere ancora?
A Torino Nico Gonzalez sarà chiamato a fare quindi un salto di qualità. Un salto che sembra nelle sue corde, ma che finora non ha fatto vedere del tutto. Da questo punto di vista quindi il suo acquisto sarebbe leggermente diverso rispetto a quelli di Vlahovic e Chiesa, che invece sembravano ancora avere il meglio nell’immediato futuro. Questo potrebbe essere un vantaggio, perché è difficile immaginare che Gonzalez possa completamente floppare a Torino (anche per via dell’età: Nico Gonzalez ha già superato i 26 anni e sta entrando nel suo prime psico-fisico), ma anche uno svantaggio, visti i margini di miglioramento potenzialmente più esigui rispetto ai suoi due giovani predecessori.
Come potrebbe utilizzarlo Motta?
Detto questo, è indubbio che per la Juventus un giocatore come Nico Gonzalez potrebbe tornare molto utile, tanto più per una squadra di Thiago Motta, che ha dimostrato di fare molto affidamento agli uno contro uno sugli esterni. Perso Paulo Dybala nel 2022, la Juventus non ha più avuto un giocatore creativo al quale affidarsi per risalire il campo e per cucire il gioco in zona di rifinitura. Si pensava inizialmente che questi compiti potessero essere assolti da Soulé ma, come detto, l’ex Juventus Next Gen è stato sacrificato sull’altare del bilancio, finendo anche lui (come Dybala) alla Roma.
Con Chiesa fuori del progetto tecnico, la Juventus a destra era particolarmente corta, avendo da quel lato attualmente in rosa il solo Timothy Weah. L’americano è però giocatore essenzialmente lineare, valido quando si tratta di risalire il campo velocemente in modo verticale ma che potrebbe trovare difficoltà partendo in posizione più avanzata, con meno campo davanti. Una situazione che quest’anno potrebbe verificarsi spesso dato che, con Motta, è probabile che la Juventus passerà la maggior parte delle partite nella metà campo avversaria, con spazi congestionati.
Con Nico González, la Juventus assicura al tecnico un elemento dalle importati qualità tecniche, capace proprio di muovere palla e dialogare sullo stretto. Vista la sua crescita a Firenze, però, sarebbe un peccato se Motta volesse impiegarlo esclusivamente per fissare l’ampiezza, come ha fatto per esempio a Bologna con i suoi esterni. Gonzalez infatti ha dimostrato a Firenze che, anche partendo esternamente, dà il suo meglio venendo a lavorare nei corridoi centrali.
Dal punto di vista difensivo poi, venendo dal sistema di Italiano, González non avrà problemi ad inserirsi in una Juventus che Motta vuole pronta al pressing come prima arma di difesa e di attacco. Avendo ereditato una squadra non abituata a questo tipo di approccio, l’inserimento di un calciatore proveniente da un modello simile non potrà che agevolare il lavoro del tecnico juventino.
Un futuro da attaccante centrale?
Viste le qualità di González sotto porta, infatti, non è troppo difficile immaginare un suo utilizzo in zone più centrali e avanzate. Alla fine stiamo parlando di uno dei giocatori della Serie A che calcia meglio in porta.
Tra i giocatori offensivi della Serie A, infatti, non ce ne sono molti altri con la sua stessa accuratezza di tiro e la stessa freddezza sotto porta. Se prendiamo i primi tre capocannonieri del campionato nella scorsa stagione hanno tutti dati molto simili a Nico Gonzalez in quanto a tasso di conversione dei tiri in tiri in porta e gol. Se l’argentino, come detto, metteva il 37% dei tiri in porta e il 13% in rete, Lautaro Martinez rispettivamente ne mette il 42% e il 21%, Dusan Vlahovic il 32% e il 13%, Olivier Giroud il 39% e il 15%. Insomma: i numeri sono paragonabili a quelli delle migliori prime punte dello scorso campionato.
In attesa eventualmente di svilupparsi sotto Motta, l’attaccante serbo in questo momento è giocatore più adatto ad andare in profondità che a venire a giocare con i compagni sulla trequarti. Insomma, Vlahović è un giocatore meno associativo di quel Joshua Zirkzee che Motta ha avuto a disposizione a Bologna.
Più associativo di Vlahović è invece González. L’argentino potrebbe quindi rappresentare un fit ideale nell’attacco della Juve, occupando anche la zona centrale da trequartista alle spalle della prima punta o partendo addirittura come come falso nove (falso fino ad un certo punto, in base ai dati snocciolati poc’anzi). González, chiamato a cucire il gioco in zona di rifinitura, potrebbe quindi inserirsi in area di rigore, una zona di capo nella quale, oltre ai piedi, finirebbe per poter sfruttare anche le qualità nel gioco aereo.
Alla fine il 4-2-3-1, sulla carta, è anche il modulo che Thiago Motta utilizzava la scorsa stagione a Bologna e la Juventus non ha altri giocatori con caratteristiche offensive così spiccate. Ovviamente parliamo di un calcio molto fluido in cui i moduli di partenza contano poco, ma già dalle prime amichevoli estive sembra che la sua Juventus debba agire con cinque giocatori in costruzione e cinque “invasori". In questo contesto Gonzalez andrebbe quindi a far parte dei secondi, di coloro cioè che sono deputati ad occupare la metà campo offensiva e, nel suo caso, uno dei due mezzi spazi o la zona centrale. E questo senza contare che comunque, per quanto limitante, Nico Gonzalez potrebbe comunque fare tranquillamente anche l’ala destra, tornando a compiti più ristretti di superamento dell’uomo in uno contro sull’esterno. Certo, sarebbe un peccato: vi ricordate quanti gol ha segnato di testa l’argentino?
Uno dei tanti gol di testa segnati da Nico Gonzalez con la maglia della Fiorentina, in questo caso contro il Lecce su calcio d'angolo.
Insomma, a Torino arriverebbe un giocatore di sicuro molto utile. Certo, ci possono essere dei dubbi sul suo rendimento in una realtà nella quale si deve lottare sempre per vincere, o sulla sua integrità atletica (nelle ultime due stagioni l’argentino ha avuto due stop prolungati per problemi muscolari, segno di una certa fragilità di base), ma di certo non si può dire che Nico Gonzalez non possa dare una mano alla nuova Juventus di Thiago Motta, che bisogno di nuove risorse offensive per mettere in campo il suo calcio spettacolare.