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Nico Paz si è già preso il Como
30 set 2024
Il trequartista del Como è uno dei giocatori migliori di questo inizio di campionato.
(articolo)
6 min
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IMAGO / IPA Sport
(copertina) IMAGO / IPA Sport
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Che Nico Paz potesse rivelarsi un giocatore divertente lo si poteva immaginare già solo dalla sua carta d’identità: un trequartista canario di origini argentine, il cui DNA conserva i tratti di due delle scuole calcistiche più originali e creative al mondo. Se non credete alla correlazione tra provenienza e modo di toccare la palla, come prova empirica del suo valore possono valere allora i pochi minuti disputati con la prima squadra del Real Madrid lo scorso anno. Ve lo confermeranno i tifosi del Napoli, che hanno avuto un assaggio del suo talento in una partita della fase a gironi della scorsa Champions League, dove con una scrollata di bacino aveva mandato fuori strada Cajuste prima di segnare con la complicità di Meret.

Ciò che non immaginavamo, però, era che Nico Paz potesse essere così determinante subito, in quelle che sono state le sue prime partite da titolare in Serie A, e potremmo dire anche nel mondo dei professionisti in generale. Il Como sembra stia trovando la sua strada e Nico Paz è sempre più la sua stella polare.

È sorprendente che un ragazzo di vent’anni, in un campionato per lui nuovo, si carichi da subito la squadra sulle spalle. A Valdebebas, però, parlavano di lui come del classico giocatore che chiede palla quando gli altri si nascondono e che, da buon argentino, non ha paura di assumersi responsabilità. Così, dopo le prime due apparizioni da subentrato, a partire dalla gara col Bologna il posto di trequartista centrale nel 4-2-3-1 è diventato il suo.

Il Como è una squadra che cerca di costruire con ordine, con due terzini come Alberto Moreno e Van der Brempt abili in fase di costruzione e Sergi Roberto a fare da collante tra le due metà del campo. Il vero tratto distintivo della squadra di Fàbregas, però, in queste prime giornate di Serie A sono i tre dietro la punta che entrano dentro al campo e cercano di combinare tra di loro, spesso coadiuvati da Sergi Roberto. In un sistema del genere, Nico Paz diventa il protagonista assoluto.

Sono tante le situazioni in cui il trequartista canario si fa trovare dai compagni. Può decidere di rimanere tra le linee e aspettare la verticalizzazione, oppure abbassarsi sul fianco dei mediani per cucire il gioco come un enganche. Altre volte, poi, gli capita di aprirsi sulla fascia sinistra, dove ha più spazio per alzare la testa lontano dal traffico del centro.

In tutte queste situazioni, Nico Paz rivela una qualità con la palla alla quale gli avversari, per ora, non riescono a trovare risposte. Non è solo una questione di piedi, ma del modo in cui la sua tecnica si sposa col suo fisico e con la sua reattività.

Nico Paz è alto un metro e ottantasei, motivo per cui, visto il portamento, qualcuno in Spagna ha azzardato un paragone con Kakà. L’ex Real Madrid, però, non ha la velocità del brasiliano e il suo gioco si sviluppa in tutt’altro modo. La sua principale qualità sembra essere quella di mantenere il pallone nello stretto, saltare un uomo se possibile, e poi rifinire.

In generale, quasi tutte le volte che tocca la palla Nico Paz si ritrova a sfidare il marcatore: a volte è costretto a farlo perché ricevendo tra le linee si trova già in mezzo ad avversari pronti ad aggredirlo, altre volte perché è lui a lanciare l’esca per l’uno contro uno. Usa la postura e lo sguardo per nascondere le sue intenzioni all’avversario, poi quando quello fa la prima mossa convinto di portargli via la palla, spesso lo frega grazie alla rapidità con cui sposta il bacino, una dote rara per un giocatore di quella statura. Nico Paz dribbla sul posto, girando su sé stesso, e non è un caso che grazie a questa particolare qualità riesca anche a superare l’uomo grazie ai controlli orientati. Fronte alla porta, invece, non sarà veloce ma possiede un’ottima falcata, che lo rende efficace anche in conduzione.

Insomma, le gambe lunghe, che in determinate situazioni dovrebbero penalizzarlo, alla fine si rivelano un punto di forza perché lo aiutano sia a portare palla sia ad ingannare gli avversari: secondo StatsBomb, tra i giocatori della Serie A con almeno 300’ disputati lui è primo per dribbling riusciti, 2,48 ogni 90 minuti, e che a primeggiare in questo dato sia un giocatore abituato a gravitare in zone centrali, spesso tra le linee, e non un’ala, dice tanto delle straordinarie qualità tecniche del trequartista del Como.

A Nico Paz è difficile rubare il possesso perché tutto il suo rapporto con la palla poggia sulla capacità di manipolare gli avversari e di saper reagire alle loro mosse: la prontezza di riflessi è al livello delle sue qualità tecniche. La sua capacità di rispondere agli imprevisti attraverso la tecnica e l’istinto è ciò che lascia immaginare un futuro ai livelli più alti. Così, una palla che rimbalza male o un passaggio troppo forte da mettere a terra, per lui diventa l’occasione di eseguire una sponda di tacco, un controllo con qualche parte insolita del piede, oppure un sombrero (con cui potrebbe aver fatto anche la metà dei suoi dribbling).

La capacità di improvvisare, di sapersi muovere in mezzo al traffico e di trasformare in piccole pepite anche i passaggi sporchi è ciò che fa innamorare di lui. Ieri, contro il Verona, ad un certo punto del primo tempo si trovava tra le linee, Perrone gli si è avvicinato e gli passato una pallaccia a mezz’altezza, unico modo per farla filtrare tra le maglie del Verona.

Per Nico Paz, ad appena un paio di metri di distanza, non è stato però un problema agganciare questa cannonata con il destro, il piede debole. Il trequartista del Como ha usato il destro come un uncino, la palla ha rimbalzato per terra e si è alzata a campanile.

Quello stop così poco convenzionale ha calamitato le attenzioni dei giocatori del Verona intorno a lui, costretti ad alzare lo sguardo al cielo. Soprattutto, ha dato così il tempo a Sergi Roberto di inserirsi. Lui allora ha sfruttato la sua altezza per arrivare prima sulla palla e servire di testa il compagno. L’ex Barcellona, solo davanti al portiere, ha calciato fuori.

Tutto ciò potrebbe essere solo una parte del talento di Nico Paz, che stiamo scoprendo giornata dopo giornata. Nell’assist per il gol di Cutrone, ad esempio, è emersa la sua capacità di servire in profondità i compagni, una qualità con la quale aveva messo alle corde già la difesa dell’Atalanta. Ad oggi, Nico Paz in Serie A è quarto per filtranti eseguiti ogni 90’, 0,74. A Bergamo era stata decisiva la sua intesa con Fadera, e l’assist per il terzo gol, un lancio in profondità eseguito col destro, è indicativo della sua confidenza con il piede debole.

Insomma, il talento del trequartista del Como potrebbe essere persino più sfaccettato di quanto già non ci sembri oggi. Diego Nogales, suo allenatore nelle giovanili del Real Madrid, ne ha riassunto così le qualità: «Non è né rapido né potente, però questo lui lo sa. Per questo utilizza così bene le sue qualità. È capace di servire passaggi che non vede nessuno, sia a corta che a media distanza».

È sempre facile innamorarsi di un giocatore a settembre, perché l’inizio di un nuovo campionato porta con sé sempre la voglia di scoprire qualcosa di diverso. Nico Paz ha fatto subito breccia nel pubblico della Serie A e noi speriamo di non abituarci mai ai suoi lampi. Il campionato italiano, però, sa essere crudele come pochi, perché trova sempre un modo di prendere le misure a chiunque. Così come in queste giornate stiamo scoprendo le sue doti, arriveranno i giorni in cui invece ne conosceremo le debolezze. Non mancheranno i momenti difficili, non potrebbe essere diversamente per un ventenne, e allora starà a lui trovare il modo di rispondere alle trappole della Serie A. Fàbregas, in questo senso, dovrà stare attento a non rendere il Como una squadra prevedibile. Nella speranza di poter godere più a lungo possibile di questa versione di Nico Paz.

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