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È (ancora) un piacere veder giocare Fagioli
05 apr 2022
Con la Cremonese sta disputando una grande stagione.
(articolo)
13 min
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Massimo Insabato/Archivio Massimo Insabato/Mondadori Portfolio via Getty Images
(copertina) Massimo Insabato/Archivio Massimo Insabato/Mondadori Portfolio via Getty Images
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«Noi abbiamo un ragazzo, che è un 2001, e adesso ve lo dico: vederlo giocare a calcio è un piacere. Si chiama Nicolò Fagioli, è un piacere perché conosce il gioco. Ha i tempi di gioco giusti, come smarcarsi, quando e come passare la palla. È bello vederlo giocare». A parlare è l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, ma non sono parole di questi giorni, giorni in cui si parla di Fagioli come di un possibile perno della futura Nazionale, al culmine di un’ottima stagione con la Cremonese in Serie B, bensì vecchie di oltre tre anni, addirittura del settembre 2018, quando Fagioli non era ancora maggiorenne e non aveva giocato neanche un minuto in partite ufficiali tra i professionisti.

Quella dichiarazione, arrivata da un allenatore famoso per andare coi piedi di piombo con i giovani, e quindi spregiudicata, era sembrata un’investitura seria, lasciava intendere una possibilità reale che Fagioli riuscisse a fare quel salto diretto che in bianconero non riesce praticamente a nessuno, ovvero dalla Primavera alla prima squadra; insomma che avesse quel talento lì per bruciare le tappe. Invece in quella stagione non solo Fagioli non avrebbe giocato neanche un minuto nella squadra di Allegri, nonostante uno Scudetto vinto con grande anticipo desse l’opportunità di sperimentare (c’è da dire che è stato anche fermato da un problema al cuore), ma sarebbe rimasto stabilmente con i pari età, con una sola presenza nell’U23, la squadra satellite della Juventus in Serie C, nata proprio per preparare il futuro per giocatori come Fagioli.

Il suo nome, la promessa del suo talento, è rimasta un po’ nell’aria da allora, forse anche solo per quella faccia da calciatore e il portamento regale che conserva anche mentre gioca. I limiti tecnici del centrocampo della Juventus hanno poi spinto i tifosi a chiederne un impiego, almeno parziale, anche solo per capire se la realtà andasse di pari passo con le loro fantasie. Fagioli, però, è riuscito a racimolare solo due presenze in prima squadra con Pirlo, un tecnico che almeno per affinità elettiva avrebbe potuto trovargli spazio, e anche con l’U23 non ha giocato molto, una trentina di presenze sparse in tre anni.

Con il ritorno sulla panchina di Allegri, le dichiarazioni su Fagioli sono tornate alla ribalta, ma più come aneddoto che come possibilità reale di vederlo entrare nelle rotazioni della prima squadra. La cessione in prestito alla Cremonese, arrivata il 31 agosto, è stata quindi la soluzione più naturale, in linea con le idee sui giovani, se non della Juventus, del suo allenatore per cui «c'è la Serie B dove devono giocare tante partite, una medio-bassa Serie A e poi a quel punto lì valuti se possono stare nella Juventus o in altre squadre».

Evidentemente un calciatore

Fagioli aveva fatto parte delle giovanili della Cremonese tra il 2011 e il 2015, e il suo è stato una specie di ritorno a casa, anche se i suoi natali piacentini, e il suo tifo per il Piacenza, avevano fatto un po’ storcere il naso ai tifosi, vista la rivalità tra le due squadre. Il mercato estivo dei grigiorossi, gestito da Ariedo Braida, ha puntato molto su prestiti di calciatori giovani che si erano messi in mostra con le rispettive formazioni giovanili senza però trovare spazio in prima squadra. Insieme a Fagioli sono arrivati Carnesecchi e Okoli dall’Atalanta, Sernicola dal Sassuolo, Gaetano, che era a Cremona anche la scorsa stagione, dal Napoli e Zanimacchia sempre dalla Juventus U23, solo per citare quelli che stanno giocando di più e meglio.

Questo gruppo di giocatori giovani e vogliosi di mettersi in mostra, nelle mani di Fabio Pecchia, sta funzionando. La Cremonese, senza che nessuno l’avesse previsto, è in piena corsa per la promozione, addirittura prima in classifica in questo momento, mettendo in mostra un calcio piacevole ed equilibrato (3° miglior attacco, 3° miglior difesa). In questo contesto - c’erano ben quattro giocatori della Cremonese nelle ultime convocazioni dell’Under 21 - il nome di Fagioli è forse quello che sta avendo più risonanza, un po’ per il suo stretto collegamento con la Juventus, ma anche per come gioca Fagioli, per il tipo di centrocampista che potrebbe diventare.

Se non seguite la B con attenzione è facile che abbiate incrociato il suo nome per qualche video che ha girato sui social, qualche sua giocata da far strabuzzare gli occhi. È un po’ la punta dell’iceberg di un giocatore sicuramente bello da vedere in campo, con una tecnica individuale che non si compra al mercato, soprattutto nel nostro paese dove i centrocampisti prima di tutto devono essere dei pentatleti.

Forse quella che ha girato di più è questo passaggio di tacco dopo una piroetta, anche se la sua signature move è la Veronica.

Le sue partite sono spesso puntellate da queste giocate, anche inaspettate, come se Fagioli sentisse o vedesse il gioco in maniera differente, proprio come aveva detto Allegri. È sicuramente una capacità intrigante, che dimostra in maniera lampante la sua tecnica e la personalità per indagarne i limiti, ma che può sviare da quello che è più consistente nel suo gioco. Fagioli è infatti un centrocampista che va per volume più per singoli momenti, che deve toccare il pallone molte volte per accendersi, trovare il ritmo della partita e trasmetterlo alla squadra.

Pecchia, che nell’U23 della Juventus l’ha spostato dalla trequarti alla mediana, e che l’ha voluto con forza Cremona, lo aveva paragonato a Jorginho: «Io ho lavorato con Jorginho che è molto simile a Nicolò, guardate ora dov'è arrivato». Lui, per dire, dice di ispirarsi a Modric, ma di avere capelli più belli.

C’è da dire che rispetto al play della Nazionale Fagioli sembra meno metodista, ma questi sono eventualmente sviluppi che richiedono tempi lunghi e i giusti allenatori davanti. Alla Cremonese gioca nei due centrocampisti in un 4-2-3-1, ma non è raro vederlo scambiarsi il posto con Gaetano, il trequartista, e agire in una posizione più avanzata, mentre nella recente sfida con la Bosnia in U21 Nicolato lo ha impiegato come mezzala sinistra in un 4-3-3. Non un regista puro, almeno al momento, ma la posizione di campo che occupa non cambia di certo il tipo di impatto che può avere sul ritmo di una partita e sul possesso della sua squadra.

Un passaggio di prima per Rovella che si sovrapponeva in fascia, che fa partire una pericolosa azione offensiva. Una giocata quasi banale che però Fagioli rende utile facendola con i tempi e i giri giusti.

Con il pallone tra i piedi Fagioli è già abile nel alternare un palleggio più ragionato e conservativo a giocate più verticali per far avanzare la manovra rapidamente. Quando passa il pallone non lo fa mai in maniera sciatta, sembra sempre cercare la miglior linea possibile per il compagno, se è meglio dargliela sui piedi o nello spazio, alta o bassa, veloce o lenta. Ha facilità di calcio per cui non disdegna i lanci lunghi, soprattutto per cambiare gioco. Proprio grazie a questa sua capacità, in questa stagione ha messo insieme già sei assist, frutto anche di una certa abilità nel leggere gli spazi in avanti.

Nell'azione sopra deve ringraziare Gondo se gli vale come assist, ma guardate come Fagioli faccia tutto nella maniera “giusta”. Come eluda la pressione alle spalle con il corpo, come si porti avanti il pallone e, soprattutto, come scelga il momento perfetto per il filtrante, finendo per mandare a gambe all’aria il difensore tra lui e il compagno che cercava disperatamente di recuperare. Una giocata simile, anche più raffinata, la fa nel gol di Ciofani contro il Lecce, quando con una finta di corpo manda a vuoto la pressione due difensori sul lato sinistro del campo, per poi trovare alzare la testa e trovare il taglio del compagno con un cross che gli piove perfettamente sulla testa.

Fagioli non ha paura di giocare in spazi stretti, con la pressione addosso, anzi sembra quasi che non veda l’ora di farlo. L’intelligenza con cui orienta il corpo prima di ricevere è forse il singolo aspetto che più lo fa sembrare un predestinato, un tipo di qualità che non si insegna facilmente. Quando pochi mesi fa gli hanno chiesto cosa guardava più di Pirlo, l’allenatore che lo ha fatto esordire, Fagioli ha risposto proprio il controllo palla «con tutti e due i piedi e poi come e quando smarcarsi dall’avversario, quella è stata sicuramente la sua qualità maggiore», magari un altro avrebbe citato i passaggi di Pirlo, ma Fagioli sembra sapere che come ricevi influisce anche su quello che farai dopo.

I suoi controlli non sono mai banali, danno sempre l’idea di un pensiero a monte, come se prima di ricevere avesse già scandagliato la posizione di compagni e avversari. Non è questo che chiediamo ai centrocampisti più tecnici? Quelli che devono vincere la guerra del controllo del gioco e Fagioli fa parte proprio di questa categoria, che sia schierato davanti alla difesa o in zone più avanzate di campo.

Un centrocampista moderno

Vedendo Fagioli ci si può far ingannare da un fisico abbastanza slanciato, leggero ma promettente, di quelli da centrocampista che può spaccare le linee palla al piede o tiranneggiare con la propria intensità. In realtà, a livello atletico, Fagioli è un calciatore piuttosto normale, anzi è forse il singolo aspetto in cui è possibile avere più dubbi per il futuro. In questa stagione Pecchia lo ha sostituito spesso a partita in corso e se da una parte è qualcosa che ci dobbiamo aspettare con i 5 cambi, dall’altra non è raro vederlo spegnersi nel corso di una partita. In alcuni momenti sembra anche un po’ pigro, ad esempio tende a non seguire una transizione offensiva con i tempi giusti, se quella è particolarmente veloce, preferendo magari rimanere basso, senza mai finire in area di rigore.

Ma il suo modo di stare in campo è meno conservativo nella fase di non possesso. Fagioli non vincerà molti duelli fisici o aerei, in compenso è costante e deciso quando si tratta di portare una pressione in avanti, un altro carattere di modernità del suo gioco. Certo, da mediano in un centrocampo a due deve stare attento a come si muove in avanti, non può comportarsi come un cane senza guinzaglio, ed è più facile che possa recuperare un pallone grazie a un intercetto, altro piatto forte della casa.

Forse anche per questo Pecchia ogni tanto lo schiera sulla trequarti, per dargli più libertà per riaggredire il possesso avversario anche a rischio di essere saltato. Le sue pressioni hanno pagato dividendi molto alti fin qui: il primo gol in Serie B lo ha segnato andando a pressare il difensore centrale del Parma Cobbaut praticamente dentro la sua area di rigore e togliendogli il pallone con la punta del piede, con un intervento pulito che mostra come il suo tempismo sia utile non solo in fase di possesso. Anche il secondo gol della sua stagione è arrivato grazie a un recupero alto, seguito da un’azione che mette di nuovo in evidenza il lato più estetico ed eccitante del suo gioco.

Guardando la qualità con cui tocca il pallone in conduzione e anche la capacità di infilarsi nello spazio giusto per segnare, viene da pensare che Fagioli possa essere anche un centrocampista da inserimenti, il tipo di qualità che Allegri apprezza in un suo calciatore per rimanere a un possibile futuro alla casa madre. Ma non sembra invece appartenergli molto.

Se nelle giovanili, quando giocava da trequartista, segnava con regolarità, proprio dopo questo gol, il secondo nelle prime sei partite, aveva ammesso: «Far gol non è la mia caratteristica principale» (dopo 27 partite intanto i gol sono diventati 3). In questa stagione Fagioli tira 0.74 volte per 90’, meglio solo di alcuni difensori della Cremonese e non sembra proprio essere un’opzione quando è negli ultimi 20 metri di campo. Al contrario: cerca sempre l’ultimo passaggio, anche con soluzioni un po’ cervellotiche.

Quale futuro?

A riguardo è interessante porsi la domanda su quanto l’ambizione sia una qualità in un calciatore. Fagioli, nonostante l’età e la poca esperienza, è un calciatore ambizioso, che prova cose difficili perché sente possano riuscirgli. Questo atteggiamento ha ovviamente due risultati: da un lato può fare giocate che risolvono le partite, dall’altro può sbagliare molto.

Un po’ le due anime di Fagioli, un controllo brillante e poi un filtrante difficile da immaginare e che però non aveva nessuna possibilità di riuscita.

Sbagliare, insomma, fa parte del bagaglio di Fagioli, in parte per l’antico detto che “sbagliando si impara”, e Fagioli deve imparare, in parte proprio per come concepisce il suo stare in campo. Giocare in Serie B, in un campionato dove i tempi della giocata sono leggermente più lunghi, e in una squadra come la Cremonese che sta mostrando un’organizzazione e una qualità molto alte lo aiuta a limitare gli errori e anche a non avere paura di farli.

Lo stesso calciatore, mentre era in ritiro con la Nazionale, si è lamentato in maniera velata di quanto sia difficile per un giovane col suo stile di gioco funzionare nel nostro calcio da subito ad alti livelli: «In Spagna, forse in Inghilterra un po’ meno, ma anche in Germania e Francia, i giovani giocano di più rispetto all’Italia. Sicuramente qui da noi, quando un giovane gioca e poi magari nei top club sbaglia una partita o due, si critica subito il giocatore, si dice che non è pronto e che magari deve andare a fare prima un’esperienza fuori, e quindi anche per l’allenatore è difficile farlo giocare con continuità».

Questa stagione, comunque, sarà importante per Fagioli: avrà raddoppiato le presenze tra i professionisti, avrà fatto esperienza, sarà più convinto delle proprie qualità, in definitiva sarà un calciatore migliore. Eppure è lecito chiedersi perché questo passo non sia arrivato prima. A 21 anni Fagioli è giovane, ma non giovanissimo.

Non esiste una tabella univoca per far crescere i giovani: per ogni Pedri che non ha problemi nel giocare da minorenne nel Barcellona c’è un Locatelli che ha rischiato di bruciarsi con il Milan. Fagioli, ad esempio, ha passato diverso tempo ad allenarsi con i “grandi” della Juventus e magari è stata la sua fortuna. Si può pensare che non era abbastanza strutturato fisicamente a 18 anni per andare in B e che buttarlo nel centrocampo della Juventus in questo momento storico sarebbe stato come buttare in mare un bambino e dirgli di nuotare. Però, in una maniera forse sadica, è anche quello un modo per insegnare, soprattutto se parliamo di calcio e non di sopravvivenza.

Proprio nei giorni scorsi il procuratore di Fagioli ha detto che non accetteranno un altro prestito. Una dichiarazione forte, visto che il percorso ipotizzato da Allegri, e non atipico per i calciatori in mano alla Juventus, prevede almeno un anno in prestito in una squadra di media di Serie A (si era già ipotizzato il Sassuolo). Se ha potuto esporsi è grazie all’interesse che sta attirando Fagioli, un interesse dovuto al fatto che non è un calciatore che passa tutti i giorni, come abbiamo visto.

Anche solo sognare il suo futuro è intrigante: la sua possibile affermazione sarebbe una ventata di ottimismo, una diversificazione nel nostro calcio che sta rischiando di appiattirsi su un certo tipo di calciatore. Non è un caso se il suo nome sta entrando in molti dei discorsi sul futuro della Nazionale italiana, pur avendo non ancora finito la prima stagione di B, perché i calciatori come Fagioli sono quelli che vogliamo vedere emergere, quelli per cui pagare il biglietto, che se fallissero sarebbe un brutto messaggio per tutti.

Per arrivarci, però, è importante che Fagioli trovi qualcuno disposto a dargli fiducia, non solo facendolo giocare, ma facendolo giocare come vuole lui, con tutti i pro e i contro. Se è in A con la Cremonese o con la Juventus, o una via di mezzo, sembra addirittura meno importante in questo momento. Perché per i giocatori come lui, più che il livello a farli fiorire è avere il pallone tra i piedi e la libertà di farci qualcosa di bello.

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