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L'importanza di chiamarsi Nicolò
31 ott 2024
Avete mai fatto caso a quanti calciatori forti si chiamano Nicolò?
(articolo)
9 min
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IMAGO / ZUMA Press
(copertina) IMAGO / ZUMA Press
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In William Shakespeare il tema del nome ha una grande importanza. C’è quella frase di Romeo e Giulietta sulla rosa che conoscete tutti, ma anche in altre opere il nome dei personaggi pesa sul loro destino, ne definisce l’identità sociale e personale, diventa uno scoglio o un trampolino, qualcosa da difendere o contro cui combattere, per staccarsene, perché poi alla fine una rosa eccetera eccetera.

Chissà cosa avrebbe pensato Shakespeare vedendo tutti questi calciatori italiani forti che si chiamano Nicolò. Ci avete mai fatto caso? Nicolò Barella (1997), Nicolò Zaniolo (1999), Nicolò Fagioli (2001), Nicolò Rovella (2001). Solo con questi quattro potreste farci il centrocampo della Nazionale senza andare poi così lontano dal migliore possibile e, se ci pensate, se ci pensate davvero come se fosse una cosa seria, è semplicemente assurdo.

Potete anche aggiungere Nicolò Casale (1998), che sembrava anche lui poter entrare nel giro della Nazionale; Nicolò Savona (2003), che potrebbe entrarci a breve e Nicolò Cambiaghi (2000), che comunque gioca in Serie A a un discreto livello. Nicolò Bertola (2003) è uno dei migliori difensori della Serie B con lo Spezia ed è cercato da Inter e Juventus, mentre Nicolò Turco (2004) è stato comprato dal Red Bull Salisburgo e chissà che non esca prima o poi (ora è al Milan Futuro). C’è anche Nicolò Tresoldi (2004), che gioca nell'Hannover in 2. Bundesliga: nelle giovanili ha giocato per la Germania, ma è nato a Cagliari (come Barella) e ha anche la nazionalità italiana. Niccolò Pisilli (2004) a una c di troppo, altrimenti avevamo fatto pure la panchina per quella storia del centrocampo.

Una squadra di Nicolò vincerebbe un campionato dei nomi? Tra chi ha giocato almeno un minuto nella serie A 2024/25, il nome più rappresentato è Alessandro con 9 giocatori: Buongiorno, Bastoni, Deiola, Bianco, Gabrielloni, Zanoli, Vogliacco, Marcandalli e l'italo-australiano Circati (ci sarebbe da aggiungere anche Florenzi, fermo per infortunio), ma subito dopo c’è Nicolò a quota 7 (Barella, Cambiaghi, Casale, Fagioli, Savona, Rovella e Zaniolo) a pari merito con Andrea (Colpani, Carboni, Cambiaso, Pinamonti, Petagna e Belotti), Matteo (Ruggeri, Gabbia, Darmian, Prati, Pessina, Politano e Cancellieri) e Mattia (Perin, Zaccagni, Bani, De Sciglio, Felici, Valoti, Viti) davanti ai Lorenzo (6) e Davide (5). Per dire quanto è difficile per un nome occupare tutto questo spazio in Serie A: i Daniele, tutti conosciamo almeno un Daniele, sono solo 2 nel massimo campionato italiano.

Se già così potete intuire come sia uno strano glitch nella matrice della nostra realtà, andando a confrontarlo coi dati diventa davvero uno scherzo difficile da spiegare. Non è facile trovare classifiche univoche dei nomi più diffusi in Italia, anche perché c’è grande differenza tra i nomi dati nel passato e quelli attuali. Secondo questa classifica, che dovrebbe rifarsi a dati ISTAT degli ultimi anni, Nicolò è il 13° nome maschile più diffuso in Italia. Se prendiamo classifiche più vecchie, il nome Nicolò non rientra neanche nei primi 20. Secondo questo articolo, dal 2001 al 2021 il nome Niccolò è stato assegnato complessivamente 58.088 volte. In generale possiamo affermare che questo nome è stabilmente dietro ad altri molto più comuni in Italia. Nomi come Leonardo (al momento solo 2 in Serie A, ma aspettatevi qualche fenomeno con questo nome tra qualche anno), Francesco, Tommaso, Edoardo, Alessandro, Lorenzo, Mattia, Gabriele, Riccardo, Andrea, Diego, Matteo.

Per fare un lavoro statisticamente accurato avrei bisogno dei dati precisi dei nomi assegnati in Italia negli anni di nascita degli attuali calciatori professionisti, diciamo tra il 1990 e il 2004 a stare stretti. Purtroppo i dati dell’Istat si fermano al 1999 e non sempre sembrano coerenti, ma - come avrete intuito - quello dei Nicolò è un fenomeno per calciatori piuttosto giovani. Andando quindi a prendere come riferimento il 2001, l’anno di nascita di Rovella e Fagioli, in Italia sono nati 10.283 Francesco, 9.731 Andrea, 9.651 Matteo, 8.697 Alessandro e solo 2.534 Nicolò, sempre secondo i dati dell’Istat. Se però andiamo a prendere i 39 calciatori nati nel 2001 con almeno 1 minuto giocato in questa Serie A, Nicolò è l’unico nome che si ripete due volte (Fagioli e Rovella), l’unico altro ad avvicinarsi è l’accoppiata Samuele Ricci e Semuel (?) Pizzignacco. È ovviamente una casualità, ma una casualità inserita in quella che è appunto una stranezza statistica.

Come detto i dati sono incompleti, e la mia non vuole essere una ricerca dal carattere totalmente scientifico, ma - mediamente - secondo i dati in mio possesso, rispetto ai nomi più comuni, Nicolò viene usato un quarto delle volte. Quindi - se la correlazione tra nomi e successo fosse totalmente statistica, e sappiamo che non lo è - dovrebbe essere 4 volte più difficile trovare un Nicolò in Serie A rispetto ad un Alessandro o a un Francesco. Che ce ne siano 7 in contemporanea nel massimo campionato italiano non solo non è mai capitato prima, ma non saprei dire neanche quanto è statisticamente improbabile (ma qui è più colpa della mia ignoranza).

Un’altra ricerca che si può fare è quella di andare a vedere i Nicolò presenti su Wikipedia, così per capire quanta “possibilità di successo” abbia questo nome (non che successo e una pagina su Wikipedia siano collegati, ma insomma avete capito). I Nicolò sono 203, mentre i Francesco sono 1487, gli Andrea 1728, gli Alessandro 1118 e così via. Focalizzandoci sui Nicolò “famosi” per categoria, i primi sono i politici (24), ma poi vengono i calciatori (18), prima dei pittori (13), dei Dogi (9), dei militari (7). I cestisti sono 5, gli sciatori alpini 2, i rugbisti 1, i piloti 1, i ciclisti 2, se vogliamo attenerci agli sportivi. Dei 18 calciatori meritevoli di una pagina su Wikipedia, 11 sono nati dopo il 1988.

Tuttavia non è la quantità di Nicolò presenti in Serie A a stupire, o almeno non solo, quanto il loro valore. Se usiamo Transfermarkt, uno strumento sulle cui quotazioni si può discutere, ma comunque non siamo qui a fare un bilancio societario, il nome Nicolò è quello che accumula più valore di mercato tra tutti i calciatori italiani. Filtrando infatti per i calciatori con passaporto nostrano e fermandoci ai primi 10 per valore assoluto, i Nicolò arrivano a 167.7 milioni di euro.

Gli Alessandro, che come detto sono anche di più in Serie A, si classificano secondi con 130.9 milioni di euro, a quasi 40 milioni di distanza dai primi 10 Nicolò e con una spalmatura tra i ruoli anche ben peggiore, visto che i migliori sono praticamente tutti difensori o terzini (e, forse, si potrebbe azzardare una correlazione tra il nome Alessandro e la nostra cultura difensivista nel calcio).


Alle spalle di questi due nomi c’è il vuoto: i Matteo si fermano a 89,8 milioni di euro, gli Andrea a 82,1 milioni di euro, i Francesco addirittura solo a 24,5, di cui quasi la metà sono merito di Francesco Camarda (valore attuale, molto relativo sarò onesto, 10 milioni di euro). Fanno un po’ meglio i Marco, ma principalmente grazie ai 18 milioni di Verratti (eccessivi) e ai 16 di Carnesecchi (pochi).

Tornando al valore assoluto dei Nicolò, al valore di Transfermarkt, ma anche a quello che possiamo dargli noi col nostro giudizio, possiamo anche dire che è anche più basso di come sarebbe stato solo poco tempo fa: Fagioli ha perso quasi metà del suo valore dopo la squalifica per le scommesse (da 35 a 20 milioni), mentre Zaniolo è in caduta libera dopo la doppia rottura del crociato e il declino della sua carriera che neanche l'Atalanta sembra in grado di fermare (era a 55 ora è 20, nonostante dovrebbe essere nel prime). Se fosse stato più fortunato, in questo momento i due calciatori italiani più forti si sarebbero chiamati Nicolò (Barella e Zaniolo). Così però possiamo dire che si chiamano Nicolò i due calciatori italiani al limite dello spettro della possibile sviluppo di un calciatore forte: quello che ha massimizzato il proprio talento facendo le giuste scelte di carriera e non subendo infortuni gravi e quello che lo ha dissipato all'opposto.

Il mio undici fatto di soli Nicolò.

Cosa mi resta da dire? Finora, lo ammetto, ho mentito, almeno in parte. Una spiegazione razionale me la sono data, nonostante - anche qui - la carenza di dati rende tutto più offuscato, o comunque casuale (ma, ripeto, non siamo una pubblicazione scientifica). Il nome Nicolò, sembra, negli ultimi anni si sia diffuso principalmente nel Nord Italia, in Piemonte, Lombardia e soprattutto Veneto. Questa distribuzione geografica, quindi, potrebbe dargli un vantaggio competitivo rispetto a nomi più uniformemente distribuiti dato che, e trovate qui un tentativo di spiegazione, in questo momento storico nascono pochi calciatori al Sud.

Dei primi 10 Nicolò per valore di mercato, il primo, Barella, è nato a Cagliari (che non ho mai capito bene se è centro o sud), ma possiamo dire che un calciatore così sarebbe potuto nascere più o meno ovunque senza essere influenzato dal contesto geografico. Quando però andiamo a vedere gli altri nove, otto sono nati nel Nord Italia: Fagioli è nato in Emilia-Romagna (Piacenza, quasi Lombardia), Zaniolo in Toscana (ma è cresciuto prima in giro col padre calciatore, poi in Liguria), Rovella in Lombardia, Casale in Veneto, Savona in Valle d’Aosta, Cambiaghi in Lombardia, Tresoldi in Sardegna (ma anche lui è cresciuto in giro col padre calciatore e poi in Germania), Bertola in Toscana e Turco in Piemonte.

C’è poi un’altra possibile spiegazione, che accenno solo, perché si entra nel campo del materialismo dialettico dei nomi, una metodologia sulla cui validità non metterei la mano sul fuoco. In una divisione per classi sociali dei nomi, Nicolò, e lo dico sulla base di quasi nulla, suona come un nome da ricchi, come Ludovico, Virginia, Tommaso, Ginevra e così via. E se la ricchezza non ti fà giocare bene a calcio (anzi, con ancora più classismo si tende a pensare il contrario) male di certo non fa, visto che ti fa accedere a strutture migliori e può darti un supporto fisico e mentale di livello più alto.

Neanche questa però è una spiegazione razionale e l’unica spiegazione razionale è che tutto può succedere, anche che in Italia ci siano più Nicolò forti a giocare a calcio di quanto dovrebbe essere in base alla diffusione del nome. Che poi, per un mestiere così elitario come quello di calciatore professionista, a dirla tutta, non è così strano che ci siano queste piccole anomalie statistiche. L’ultima informazione che ci tengo a dare, è che il nome Nicolò composto due parole greche bizantine: nikân che vuol dire "vincere" e laós che vuol dire "popolo". Nicolò significa quindi "vincitore tra il popolo” e insomma direi che è un buon modo per chiudere in maniera soddisfacente questa indagine.

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