
Il copione è sempre lo stesso: Khabib entra in gabbia, Khabib distrugge il suo avversario.
Avete presente Hulk? Il supereroe verde più famoso al mondo è stato estromesso da alcune storyline della Marvel perché impossibile da gestire a causa dell’eccessiva forza: nelle MMA, però, non è possibile compiere scelte del genere - salvo compromettere il senso stesso di uno sport eccessivoper natura - e nella notte di Abu Dhabi dello scorso sabato, l'evento UFC numero 242, Khabib Nurmagomedov ha dimostrato ancora una volta di essere il più forte.
Anzi, non solo il “più forte”, perché non sempre il più forte esce vincitore dall'ottagono, ma il dominatore incontrastato della categoria delle 155 libbre della UFC.
Il fighter più dominatore di questi anni. E forse non è esagerato chiedersi: il più dominatore di sempre?
Contro Dustin Poirier ci si aspettava un incontro diverso, perché lui forse avrebbe potuto competere con la forza fisica di Khabib, perché lui forse avrebbe avuto una resistenza paragonabile a quella del daghestano, ma alla fine è stata sempre la stessa storia. Poirier, campione ad interim della categoria, è stato annichilito, seppure abbia provato a sfruttare quegli spazi minimi - delle microscopiche fessure in un muro di cemento armato - che Khabib gli ha concesso, settando ad esempio un’ottima guillotine choke, pochi istanti prima di crollare del tutto.
Il discorso di Poirier al termine del match spiega bene quanto sia difficile lottare contro un fighter così oppressivo e inscalfibile: ha detto di essersi sentito molto preparato nel momento dell’ingresso nell’ottagono, ha risposto negativamente a chi ha ipotizzato che il calore del deserto avesse potuto influenzarlo, non ha accennato a scuse, né a ragioni esterne alla gabbia per giustificare la sconfitta. Pur mostrando una faccia segnata dal rimpianto (e dai colpi), ha avuto grande rispetto per l’avversario e il risultato.
Era il match più importante della carriera di Dustin Poirier e lo ha preparato nel migliore dei modi, tuttavia Khabib è stato superiore in modo semplicemente incontestabile. Khabib ha il potere di cambiare il nostro immaginario e probabilmente anche quello dei suoi avversari: se prima dell'incontro potevamo immaginare degli scenari favorevoli a Poirier, oggi sarebbe semplicemente impossibile.
Resistere non è un'opzione, contro Khabib
Proprio contro Poirier, ancora più che negli incontri passati, Nurmagomedov ha messo in luce la sua più grande qualità, la capacità di “spezzare” i propri avversari. L’inizio del match è andato secondo le aspettative: con lo statunitense impegnato a prendere le distanze per non venir atterrato e Khabib più attendista del solito, forse consapevole, dopo la lezione imparata a proprie spese contro Michael Johnson (l'unico che gli ha fatto tremare le gambe, anche se solo per un secondo e senza farlo finire a terra), che bisogna rispettare il colpo da KO degli avversari.
La guardia composta di Khabib lasciava poche aperture ai chirurgici colpi di Poirier, che dal canto suo non aveva nessuna fretta. Dopo un lunghissimo minuto e mezzo senza praticamente colpi, Khabib ha preso l’iniziativa e tentato di entrare in clinch, spingendo, come da protocollo, Poirier contro la gabbia e costringendolo a subire la sua pressione a parete. In quei momenti del match, gli avversari di Nurmagomedov finiscono sempre per lavorare più di lui, cercando di liberarsi dalla sua presa, lottando in una posizione scomoda che consuma molte energie.

La testa posizionata sotto il mento di Poirier, Khabib controlla i movimenti dello statunitense e lo costringe a subire la propria pressione.
Tutto il lavoro di Nurmagomedov in questa fase è svolto in preparazione della mossa necessaria per sbilanciare i suoi avversari: un gancio con la gamba esterna all’interno della gamba dell’avversario, un secondo gancio fra gabbia e gamba e nel momento in cui ha raggiunto il punto di equilibrio necessario è pronto a trascinare a terra l’avversario, dove nessuno può fermarlo.
È una sceneggiatura alla quale non si è sottratto nemmeno Poirier, che in poco tempo si è ritrovato a lottare per guadagnare la posizione da terra, finendo esausto per forza di cose già nelle battute finali del primo round.
Il primo tentativo di neck crank/rear-naked choke di Khabib arriva poco dopo (con tanto di dita negli occhi, ma in questo caso non avrebbe fatto davvero nessuna differenza un richiamo dell'arbitro), ma Poirier riesce a tenere il mento basso costringendo Khabib a cambiare posizione. Il suo controllo però è totale: sempre rimanendo a terra, addosso all’avversario, Khabib riesce ad arrivare in monta, girare in mezza o in side a seconda della comodità, permettere a Dustin di respirare e tentare una mezza spin per il controllo.
Per Poirier non c'è davvero nulla da fare, e non è retorica: contro Khabib sembra davvero non esistere una soluzione pratica per allentare la sua pressione. Poirier prova un long step, ovvero il passo lungo verso l’esterno, ma il belly/hip control di Khabib, ovvero il controllo di braccia fra la vita e il bacino del proprio avversario, gli consente di rimanere in posizione di estremo vantaggio e di mettere il gancio con la gamba sinistra che ne decreta la posizione dominante.
La ciliegina sulla torta è il triangolo di gambe con cui blocca Poirier giù a terra, e grazie al quale riesce a guadagnare una posizione di vantaggio da cui colpire in ground and pound. Per fortuna dell’avversario dura poco perché il finisce il primo round. È una posizione che abbiamo già visto - con Khabib letteralmente seduta sulle gambe del suo avversario, poggiato con la schiena sulla gamba, pronto a colpirlo frontalmente - senza che nessuno potesse ribellarsi, già contro Barboza e McGregor. Gli avversari di Khabib sanno cosa farà, ma non possono opporsi, tale è il livello di superiorità del daghestano.
Ribellarsi non serve a niente, contro Khabib
Nel corso della pausa tra primo e secondo round, nell’angolo viene chiesto a Poirier di aumentare la pressione in avanzamento, e Dustin ci prova all'inizio della nuova ripresa. È in questo frangente, all’inizio del secondo round, che il fighter statunitense trova le prime aperture verso il volto dell’avversario, raggiungendolo con un mezzo overhand destro dall’esterno, ed iniziando a rincorrerlo.
Khabib però non si scompone: assorbe il colpo e inizialmente prova a scambiare, ma è chiaro che teme il potenziale KO power di Poirier. Per questo preferisce non intestardirsi nello scambio, ma anzi preferisce alleggerire girando lateralmente e aspettando il momento giusto. Se fosse servito, da questo incontro è arrivata la conferma che Nurmagomedov conosce i propri limiti ed è bravo a non forzarli quando la posta in palio è molto alta.
Un altro aspetto in cui brilla, oltre all’immancabile condizione atletica, è l’immediatezza con la quale riesce ad afferrare le gambe dell’avversario e provare il takedown. Attenzione però: non è il takedown ad essere portato in maniera rapidissima e furiosa, è solo l’impostazione: Khabib va molto in basso, afferra le gambe in maniera fulminea, ma per completare l’atterramento si prende tutto il tempo necessario e non un attimo di meno. Afferrato e costretto ancora contro la gabbia, Dustin non può fare altro che arrendersi e concedere la side position, col russo ancora in dominio.
L’immagine del suo volto, quando non riesce a settare il primo tentativo di ghigliottina, dice tutto: ancora una volta è costretto a soccombere alla presa di Nurmagomedov; ancora una volta deve provare a sopravvivere.
Come già nel primo round, Nurmagomedov esegue un perfetto triangolo alle gambe di un Poirier che inizia a sembrare stanco (e il cardio era uno suoi punti di forza), incapace di rialzarsi. Si mette in controllo con la testa sotto il mento dell’avversario e imposta il ground and pound: in queste fasi Khabib è estremamente attivo, cammina e spinge Poirier contro la gabbia con una pressione micidiale, non gli dà occasione di poggiare bene i piedi a terra o di allargare le gambe per ritrovare pieno appoggio, lo spinge e colpisce continuamente.
A un certo punto Poirier trova un’apertura e prova a rimettersi in piedi, ma concede la schiena (in quel momento si intravede lo zigomo sinistro ferito dai colpi). Nurmagomedov è un moto perpetuo: ginocchiate alle gambe, colpi di braccia al volto, controllo dell’equilibrio con la testa. Ancora takedown, ancora sulla schiena.
Strapazzato da un lato all’altro come una bambola di pezza, Poirier cerca solo di ritrovare un momentaneo equilibrio, ma il russo è un orso: lo lascia respirare un attimo e rientra immediatamente alle gambe. Poirier appoggia le mani al suolo per non farsi sbilanciare, ma è esausto, Khabib trova lo spazio per una ginocchiata al volto dalla parete prima del termine del round, ancora una volta dominato in lungo ed in largo.
I miracoli non funzionano, contro Khabib
All’inizio del terzo round, un Poirier ormai visibilmente affaticato non trova le forze per accelerare come ha fatto in apertura del secondo e tenta di gestire Khabib dalla distanza. Al primo, ancora fulmineo, tentativo di takedown, stavolta Poirier si fa trovare preparato e setta una guillotine choke perfetta. La morsa è chiusa.

Ora, se il bicipite di Poirier fosse stato leggermente più alto e l’avambraccio sotto il mento, per Khabib le chance sarebbero state molto più ridotte: il fighter daghestano, però, oltre ad avere un’offensiva inarrestabile, è dotato di ottima difesa dalle sottomissioni ed inizia subito a lavorare. Poirier è una cintura nera di BJJ e per un attimo riesce anche a portare il braccio nella posizione perfetta, ma Khabib si muove, soffre, si bilancia, si gira come un coccodrillo e alla fine riesce a guadagnare quella piccola finestra di spazio che gli serve per respirare ed uscire dalla morsa dell’avversario.
Quando Khabib esce dalla sottomissione, la faccia di Poirier sembra tradire l’apprensione per ciò che sta per toccargli. Nurmagomedov non ci mette nulla a passare in posizione di mezza monta e a iniziare il lavoro di demolizione.
Back half-mount, controllo del polso, lo statunitense è in balia dell’avversario. Khabib inizia a colpire col gancio sinistro, si apre una strada per la gola di Poirier, setta la rear-naked choke e sposta il peso all’indietro. Prima che i due arrivino al suolo, Dustin ha già battuto. L’intervento dei giudici non serve, Khabib li estromette da ogni decisione e ad ogni prestazione sembra diventare sempre più grande, sembra imporsi in maniera sempre più schiacciante.

Il dopo gara è una dimostrazione di rispetto reciproco che, per quanto nelle MMA si parli spesso di rispetto, raramente si vede a così alto livello, così autentica (forse un momento simile è stato quello in cui Anthony Johnson legò la cintura di campione dei massimi-leggeri alla vita di Daniel Cormier): Poirier e Nurmagomedov si sono scambiati le magliette, indossando l'uno il nome dell'altro. Poi Khabib ha anche detto di apprezzare la fondazione benefica di Poirier e che, dato che chi ha i soldi può aiutare gli altri, gli e inviargli del denaro per partecipare. Basterà a lavare l'onta della rissa a fine incontro con McGregor? Non è importante, nel bene e nel male Nurmagomedov non pensa al proprio personaggio mediatico e in questo caso il messaggio positivo non aveva doppi fini.
Soprattutto, tornando al messaggio che Nurmagomedov ha dato con il suo incontro, non ci sono dubbi su chi sia il migliore nella categoria delle 155 libbre, ed uno dei migliori fighter pound for pound in circolazione. Khabib ha detto di voler essere inserito in cima alla classifica p4p, e di non sentirsi apprezzato abbastanza, ed è vero che forse qualcuno ancora lo capisce. Certo, tutti si rendono conto di aver davanti un professionista non comune, un perfezionista feroce, forse fanatico, disturbante alle volte, ma dedito e fedele alla sua personale religione di violenza. Tuttavia, ogni volta che si parla di lui, si sente strisciare la speranza che il castello di Khabib possa crollare. Forse inconsciamente, in molti sperano di vederlo perdere prima che si ritiri.
Ma non è successo neanche questa volta. Nurmagomedov ha messo in piedi l’ennesima impresa, rasentando la perfezione, impedendo qualunque possibile controbattuta a Poirier e ai suoi critici. Qualcuno potrà fermare Khabib Nurmagomedov? La risposta, sta al prossimo sfidante.