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No, neanche Mbappé ha ucciso il Fair Play Finanziario
04 set 2017
Come ha fatto il PSG a permettersi sia l'acquisto di Neymar che quello di Mbappé in questa finestra di mercato.
(articolo)
4 min
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L’acquisto di Mbappé da parte del Paris Saint-Germain dopo l’investimento record per Neymar ha fatto tornare di moda l’opinione secondo cui il club francese operi in aperta violazione del Fair Play Finanziario. In realtà, come abbiamo già scritto recentemente, per affrontare con tranquillità i controlli della UEFA sui bilanci al termine della stagione 2017/18 al PSG sarebbe bastato non chiudere questa sessione di mercato con un peggioramento dei conti (rispetto alla scorsa stagione) superiore ai 90 milioni. Questo è stato possibile grazie ai bilanci virtuosi del club negli ultimi due anni, che hanno permesso l’uscita dal “Settlement Agreement” che i parigini avevano stipulato con la UEFA nel 2014.

Analizzando acquisti e cessioni del PSG, l’obiettivo nell’immediato presente dovrebbe essere stato raggiunto anche inserendo a bilancio l’ingaggio di Mbappé, che dovrebbe pesare nei 10 mesi di prestito previsti dall’accordo con il Monaco circa 15 milioni di euro. Così, i costi annuali di questo calciomercato estivo per i parigini dovrebbero impattare a bilancio per circa 155 milioni (fra ammortamenti annuali e stipendi: 105 per Neymar, 15 per Mbappé, 12 per Dani Alves, e il resto in operazioni minori e aumenti di queste due voci conseguenti al mercato di gennaio appena passato). Ma il club è anche riuscito a ottenere risparmi per 80 milioni fra plusvalenze (57 milioni totali per le cessioni di Matuidi, Aurier, Augustin e Sabaly) e risparmi su ingaggi e ammortamenti di tutti i giocatori in uscita. La differenza fra queste due voci è quindi di 75 milioni di euro, abbastanza per permettere ai francesi di rispettare i vincoli del Fair Play Finanziario, almeno per la stagione 2016/17.

Diciamo anzitutto che la coerenza alla base delle critiche che in molti rivolgono al Paris Saint Germain riguardo all’escamotage utilizzato per raggiungere il risultato sopra descritto, ovvero l’acquisizione in prestito gratuito di Mbappé che serve a non far pesare il costo del suo cartellino sul bilancio della prossima stagione, è discutibile. Il PSG in realtà non ha fatto altro che mettere in pratica quello che anche le squadre italiane fanno da anni: basti pensare ai numerosi prestiti, annuali o biennali, con diritto o obbligo di riscatto chiusi in questi anni non solo da Inter e Roma – quasi costrette dai rispettivi “Settlement Agreement” a trovare soluzioni alternative - ma anche da Juventus, Napoli e Milan.

Di fatto lo stesso tipo di operazione viene ritenuto intelligente o equivalente a un aggiramento delle regole comuni a seconda di chi la utilizza, o del prezzo fissato per il riscatto, o ancora dalle clausole che fanno scattare l’obbligo - in questo caso relativa al raggiungimento della salvezza in Ligue 1 da parte del PSG, non così dissimile da quanto previsto fra Manchester City e Inter per la cessione di Jovetic che sarebbe divenuta obbligatoria se i nerazzurri si fossero piazzati alla fine di dicembre nei primi diciassette posti della Serie A, come poi puntualmente accaduto.

Soprattutto, non va fatto l’errore di pensare che l’apertura di un’inchiesta formale sul PSG da parte della UEFA comporti una sentenza di colpevolezza, come paiono voler far intendere molti mass media. La stessa UEFA nel suo comunicato ufficiale ha specificato che vigilerà sul raggiungimento degli obiettivi di bilancio previsti dal Fair Play Finanziario, senza fare alcun riferimento a eventuali modalità d’acquisto non corrette relative alle operazioni Neymar e Mbappé. Al momento sembra una mossa più che altro mediatica (per calmare le acque agitate da tifosi, giornalisti e qualche club rivale): quello che si propone di fare la UEFA con questa inchiesta è né più né meno quello che viene fatto ogni anno con tutte le squadre partecipanti alle coppe, PSG incluso.

Un discorso diverso si potrà forse aprire in relazione alla stagione 2018/19, quando non solo il PSG dovrà riuscire a portare in cassa gli aumenti dei ricavi e le plusvalenze necessarie per sostenere l’aumento dei costi di quest’anno, ma dovrà anche finanziare l’acquisizione a titolo definitivo di Mbappé per 135 milioni più 45 di bonus (con ulteriore aggravio di almeno 27 milioni per il monte ammortamenti annuale). Ma questo sarà un argomento su cui si potrà ragionare con più dati a disposizione solo alla vigilia del prossimo mercato estivo.

Quel che è certo è che chi pensa che il Fair Play Finanziario possa limitare a prescindere certe spese - senza tenere conto, cioè, del fatto che siano o meno sostenibili dal bilancio della squadra che le effettua - non ha capito il senso stesso del regolamento. Non c'è un motivo valido per decretare la “morte” del FFP a seguito di un’operazione che, fino a prova contraria, dovrebbe essere stata effettuata rispettando integralmente i parametri UEFA.

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