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Non la migliore Juventus
14 feb 2018
Anche per via delle assenze, Allegri ha sorpreso tutti con le sue scelte, ma la partita l'ha fatta il Tottenham di Pochettino.
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15 min
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Massimiliano Allegri ha spesso sorpreso nel contesto europeo con le sue scelte tattiche e di formazione: nel suo primo anno sulla panchina della Juventus, il passaggio dal 3-5-2 ereditato da Conte, al 4-3-1-2, avvenne un po’ a sorpresa in una decisiva partita interna contro i greci dell’Olympiakos; l’anno successivo, sfiorò il passaggio del turno a Monaco, affrontando il Bayern di Pep Guardiola con un inedito 3-4-3.

Forzato dai tanti infortuni, contro il Tottenham il tecnico bianconero ha, ancora una volta, optato per una soluzione inaspettata ai problemi della sua squadra, mandando in campo sia Douglas Costa che Bernardeschi, assieme a Mandzukic e Higuain. Se la lettura dell’XI titolare suggeriva una Juventus schierata con il 4-2-3-1, è stato evidente dall'inizio come Douglas Costa in fase di non possesso palla si schierasse al fianco sinistro di Pjanic, disegnando una sorta di 4-3-3.

Il Tottenham, invece, ha confermato il 4-2-3-1 degli ultimi due mesi. Pochettino, però, ha cambiato due uomini rispetto alla partita con l’Arsenal e a quello che poteva essere considerato l’XI titolare, inserendo Aurier come terzino destro al posto di Trippier e, più inaspettatamente, Lamela al posto del coreano Son, in posizione di trequartista di sinistra.

I primi 8 minuti

La Juventus è partita forte e alla prima azione grazie al pressing offensivo, innescato da un retropassaggio di Davies verso Verthongen, ha costretto il centrale belga ad un affrettato lancio lungo, riconquistato da Pjanic che si è procurato la punizione da cui è nato il gol di Higuain. Andata presto in vantaggio, la Juventus ha continuato a giocare un partita aperta, sfidando in palleggio il pressing avversario e cercando di giocare le trame probabilmente progettate per mettere in difficoltà la difesa degli Spurs.

Il calcio di rigore conquistato da Federico Bernardeschi è nato, infatti, da un’azione on cui la Juventus ha sfruttato a proprio vantaggio l’elevata densità difensiva del Tottenham sul lato forte in fase di non possesso. La Juventus è stata brava a muovere orizzontalmente la struttura difensiva degli Spurs, cercando il lato debole: inizialmente lo stesso Bernardeschi ha mosso il pallone da destra a sinistra, con un lungo cambio di gioco verso Alex Sandro e, dopo essersi sviluppata a sinistra, la manovra è tornata repentinamente a destra con un altro cambio di gioco, stavolta di Mandzukic che ha trovato l’esterno destro bianconero oltre il terzino sinistro, Davies, come al solito molto stretto verso il lato forte. L’ingenuità di Davies ha causato poi il rigore realizzato da Higuain.

Il possesso del Tottenham

Con la Juventus in vantaggio di due gol dopo appena 8 minuti, la partita si è assestata e si sono definiti con maggiore chiarezza i progetti tattici delle due squadre. Costretto dal risultato, ma assecondando anche le sue abituali tendenze tattiche, il Tottenham è avanzato lungo il campo palleggiando, con il chiaro intento di schiacciare la Juventus nella propria metà campo e innescare, il più in alto possibile, il proprio gegenpressing.

Come di consueto, per abbassare gli avversari, la squadra di Pochettino ha schierato almeno due giocatori in posizione interna, alle spalle del centrocampo avversario, tenendo al contempo altri due giocatori in posizione alta e larga. Occupando in maniera preventiva l’ampiezza, gli Spurs hanno provato a dilatare le distanze orizzontali tra i giocatori della linea mediana della Juve, per liberare così traiettorie di passaggio utili verso i trequartisti e, in ogni caso, garantirsi uno sfogo sicuro della manovra nel caso in cui gli spazi interni fossero stati troppo congestionati.

Dietro, la costruzione bassa prevedeva movimenti molto fluidi, finalizzati alla creazione della superiorità posizionale necessaria a fare progredire la manovra e a muovere i centrocampisti juventini, per poi trovare le imbucate interne alle loro spalle. A gestire le fasi preparatorie della manovra offensiva erano i due centrali di difesa, i due interni di centrocampo e il terzino sinistro, Davies. Così lo schieramento di base del Tottenham in fase di possesso palla era una sorta di 2-3-5, che davanti a Sanchez e Verthongen disegnava una linea di 3 giocatori con Dier e Davies ai fianchi di Dembelè. Più avanti, Aurier e Lamela prendevano l’ampiezza, mentre Eriksen stringeva verso il centro e assieme a Dele Alli occupava la zona alle spalle del centrocampo juventino.

La struttura base in fase di possesso palla degli Spurs nei primi 20 minuti di partita.

Inizialmente la Juventus ha provato a contrastare il possesso palla degli Spurs in maniera abbastanza attiva, utilizzando Douglas Costa per portare pressione su Davinson Sanchez, ritenuto forse l’anello debole della catena di possesso del Tottenham. Frequentemente, sulle ricezioni del centrale colombiano, Costa si alzava in pressing partendo da una posizione vicina a Pjanic, lasciando dietro di sé la squadra schierata con due linee da quattro. In aggiunta a questa misura individuale, la Juventus non abbandonava del tutto l’idea di giocare alcune fasi di pressing avanzato, alzandosi occasionalmente a disturbare le fasi iniziali dell’azione degli Spurs anche nell’ultimo terzo di campo.

Purtroppo per Allegri la qualità del pressing di Douglas Costa, in termini di tempi e angoli di pressione, era piuttosto povera e consentiva al Tottenham di avanzare lungo il campo con il brasiliano preso in mezzo da Sanchez e Dier. Il Tottenham, inoltre, è stato particolarmente abile a giocare transizioni veloci e potenzialmente pericolose subito dopo aver riconquistato il pallone, anche partendo da posizione piuttosto arretrata. Nella gestione delle ottime ripartenze degli Spurs si è visto il talento verticale di Dele Alli, capace di trovare lo spazio per ricevere e, successivamente, condurre con qualità il pallone in campo aperto.

La Juventus, in vantaggio di due gol e forse spaventata da alcune transizioni offensive del Tottenham, è diventata progressivamente più prudente e attendista, abbassando il baricentro e difendendo in maniera sempre più statica il possesso palla avversario. Alla fine del match il baricentro della Juventus sarà pari a 41.2 metri: in questa stagione solamente contro il Napoli i bianconeri avevano giocato così bassi.

Gli Spurs, oltretutto, dopo il doppio svantaggio hanno aumentato in maniera esponenziale la qualità della circolazione del pallone abbassando con maggiore frequenza Christian Eriksen. Lasciando invariata la struttura di partenza 2-3-5 prima descritta, Davies si alzava sull’esterno sinistro, Lamela stringeva nell’half-spaces di sinistra ed Eriksen si abbassava tra Dier e Dembelè, fornendo un ulteriore contributo di qualità all’avanzamento del pallone.

Dal 20° minuto il Tottenham aumenta la qualità della circolazione bassa del pallone, sostituendo tra i 3 giocatori di costruzione davanti ai due centrali, Davies con Eriksen.

Con due giocatori come Eriksen e Dembelè in costruzione, la circolazione del pallone degli Spurs è diventata ancora più fluida ed efficace. La Juventus si è adattata allo schieramento in fase di possesso degli avversari abbassando Mandzukic come quinto di sinistra su Aurier, e tenendo Douglas Costa più vicino a Pjanic. Dal lato opposto, il controllo dell’esterno di sinistra era diviso tra De Sciglio e Bernardeschi, con il primo che (più frequentemente di Alex Sandro dalla parte opposta) scivolava verso l’out, lasciando il compagno di squadra in posizione più alta al fianco di Khedira.

Gli errori in fase di non possesso della Juventus

Anche in posizione più bassa e attendista, le strategie di pressione della Juventus non hanno contrastato l’avanzamento degli Spurs e, anzi, hanno aiutato la squadra di Pochettino a rendere ancora più efficace la circolazione del pallone.

Il problema, come detto, è derivato dalla scarsa qualità della pressione di Douglas Costa, ma anche dalla passività dei giocatori alle sue spalle. Il Tottenham preferiva iniziare la propria azione dal suo lato destro, dove si apriva Dier: sul centrocampista inglese si alzava in maniera isolata Douglas Costa, abbandonando la sua posizione al fianco di Pjanic, ma il brasiliano sceglieva male tempi e direzione della corsa così da facilitare la circolazione del pallone verso Eriksen e Dembelè, che non subivano alcuna disturbo dal resto della linea mediana bianconera.

Al contempo, l’uscita di Douglas Costa dalla posizione apriva un buco alla sinistra di Pjanic, con Mandzukic che restava basso su Aurier. Per coprire lo spazio lasciato sguarnito da Douglas Costa, il bosniaco era quindi attratto verso la sua sinistra e non era ben supportato nella copertura degli spazi da Khedira, in difficoltà nei movimenti laterali necessari a schermare la difesa.

Così, nonostante la volontà di rendere angusti gli spazi, facendo densità nella propria metà campo, la Juventus lasciava quindi libere delle linee di passaggio ai fianchi di Pjanic, che le eccellenti doti di passaggio di Dembelè ed Eriksen e la capacità di smarcamento e successiva giocata negli spazi stretti di Alli e degli altri trequartisti sfruttavano a meraviglia.

Douglas Costa si alza da solo su Dier, lasciando spazi alle sue spalle che Pjanic, mal supportato dalla staticità di Khedira, non riesca a coprire integralmente.

La qualità dei meccanismi di circolazione del pallone e quella dei giocatori degli Spurs, unita agli errori di pressione e posizionamento della linea mediana della Juventus, hanno regalato al Tottenham il dominio del possesso (72% alla fine del primo tempo, 67% alla fine della partita) e la possibilità di rendersi pericoloso con le ricezioni tra le linee dei suoi giocatori.

Così si è anche venuto a creare il contesto tattico perfetto per l’eccellente gegenpressing di Pochettino, che schiacciando la Juve nell’ultimo terzo di campo e abbassando tutti i giocatori avversari, eccezion fatta per Higuain, ha costretto la Juventus a lanciare frettolosamente in avanti dopo la riconquista della pallone, o a complesse uscite palleggiate immediatamente interrotte dalla pressione degli Spurs.

Nel primo tempo, il Tottenham ha recuperato il pallone per ben 21 volte nella metà campo dei bianconeri, soffocando quasi ogni tentativo di ripartenza della squadra di Allegri.

La mappa dei palloni recuperati dagli Spurs. Dopo i 21 palloni del primo tempo recuperati nella metà campo bianconera, la squadra di Pochettino ne recupera altri 10 nella ripresa. Il Tottenham riconquista maggiormente il possesso nel terzo di campo offensivo che in quello difensivo (Immagine via Wyscout).

Quando la palla ce l'ha la Juventus

Oltre ai meccanismi di riaggressione successivi alla perdita del pallone, Il Tottenham ha attuato il suo consueto pressing in ogni fase del gioco. La strategia di Pochettino era abbastanza chiara ed invitava la Juventus a giocare il pallone, senza lanciarlo lungo, per recuperarlo attivamente in posizione avanzata e far scattare eventualmente una ripartenza corta.

In prima battuta, gli Spurs lasciavano libero di ricevere e di iniziare l’azione Benatia, schierando Harry Kane su Chiellini, Alli su Pjanic e i due esterni nella zona dei terzini bianconeri. L’idea del tecnico argentino era quella di invitare Benatia a giocare il pallone e di alzare la pressione sul primo passaggio del marocchino verso un compagno. La Juventus è caduta in maniera piuttosto ingenua in questo tranello e non è riuscita ad eludere il pressing avversario.

Una buona strategia sarebbe potuta essere quella di condurre pazientemente il pallone con Benatia, libero da marcature, costringendo il Tottenham a scegliere se staccare un uomo per contrastare il marocchino, liberando così una linea di passaggio utile al centrale bianconero, o consentire a Benatia di avanzare. La Juventus invece ha fatto circolare il pallone in maniera troppo elementare, con Benatia che, quando non si rifugiava verso Buffon, innescando il pressing avversario, cercava troppo presto De Sciglio al suo fianco, marcato da Lamela, o uno dei centrocampisti spalle alla porta stretto dagli avversari.

Kane su Chiellini e Alli su Pjanic. Benatia è libero di iniziare l’azione.

Soffocata dal pressing, la Juventus ha avuto poche occasioni di attaccare contro la difesa schierata degli Spurs. Come in occasione del primo rigore ottenuto, e delle tre conclusioni a rete di Bernardeschi nel secondo tempo, isolato a destra contro Davies, la strategia di muovere orizzontalmente la difesa di Pochettino per attaccare il lato debole è stata probabilmente una scelta di Allegri. Ma a causa delle basse percentuali di possesso dei bianconeri è stata sfruttata solo occasionalmente.

Anche la posizione ibrida di Douglas Costa sembrava rispondere all’esigenza specifica di attaccare alcuni punti deboli degli Spurs. L’idea del tecnico bianconero era quella di attaccare le spalle di Aurier con la velocità del brasiliano sia in fase di attacco posizionale che in ripartenza. In quest’ultimo caso, lo spazio lasciato libero dalla posizione sempre avanzata assunta dal terzino francese in fase di possesso è stato immediatamente attaccato da Douglas Costa, nella speranza quasi sempre vana che la squadra riuscisse a lanciarlo velocemente. In fase più statica, i movimenti incontro al pallone di Mandzukic dovevano attirare fuori zona Aurier e isolare dinamicamente Douglas Costa contro Davinson Sanchez.

Il progetto offensivo su Douglas Costa non ha funzionato bene, sia per l’incapacità della squadra nel supportarlo e servirlo, sia per una cattiva lettura dei tempi e degli spazi delle tracce interno-esterno disegnate per il brasiliano che, ancora una volta, ha dimostrato di preferire ricezioni esterne e statiche, come in occasione del rigore procurato.

Infine, solamente in un’occasione la Juventus è riuscita a girare a proprio vantaggio i meccanismi di riconquista rapida del pallone molto aggressivi del Tottenham, mandando a vuoto il gegenpressing avversario e arrivando alla pericolosissima conclusione di Higuain che avrebbe potuto portare i bianconeri in vantaggio addirittura per 3-0.

Gli aggiustamenti nel secondo tempo

Per cercare di contrastare meglio il possesso palla degli avversari e di diminuirne l’efficacia nel fornire palloni tra le linee, Allegri ad inizio ripresa ha invertito la posizione di Douglas Costa e Khedira, evitando così al brasiliano la tentazione di uscire in pressione su Dier, il primo giocatore coinvolto nella costruzione dell’azione degli Spurs. Lo spostamento di Douglas Costa sul centro-destra ha dato i suoi frutti e la squadra, meno sbilanciata che nel primo tempo dalle isolate ed erronee uscite in pressione del brasiliano, ha difeso più compatta il centro del campo dal lavoro dei trequartisti avversari.

La circolazione del Tottenham è diventata più perimetrale, anche grazie a una difesa nel complesso più aggressiva e meno passiva, e di conseguenza la pericolosità e l’efficacia del gegenpressing degli Spurs, sono stati ridotti. Il possesso palla è sceso dal 72% al 60%, è diminuito il numero di palloni recuperati nella metà campo avversaria e, in definitiva, il Tottenham nel secondo tempo ha calciato solamente due volte verso Buffon: con Kane da fuori area e in occasione della punizione vincente di Christian Eriksen.

Nonostante gli evidenti miglioramenti però, la partita della Juventus è rimasta sempre troppo passiva e la qualità della circolazione della palla contro il pressing avversario troppo bassa per approfittare con decisione degli evidenti limiti della linea difensiva degli Spurs. La partita è finita in pareggio e se l’occasione e il rigore sbagliati da Higuain nel primo tempo sono dei forti rimpianti per i bianconeri, l’andamento complessivo del match giustifica ampiamente l’ottimo risultato ottenuto dalla squadra di Pochettino in vista del ritorno tra tre settimane a Wembley.

Le scelte di Allegri

Privato dagli infortuni di giocatori fondamentali come Matuidi, Dybala, Cuadrado e, perché no, Barzagli, Massimiliano Allegri ha sparigliato le carte, come spesso fa in occasioni importanti, scegliendo di giocare contemporaneamente con tutti i suoi migliori giocatori, Douglas Costa, Bernardeschi, Mandzukic e Higuain. Invece che schierare un 4-2-3-1 puro, inoltre ha però disegnato un modulo ibrido con Douglas Costa sul centro sinistra, in posizione quasi da mezzala. Stavolta, però, la mosse di Allegri non hanno ottenuto i risultati sperati.

Come detto, se in fase di non possesso palla la qualità della pressione del brasiliano è stata scadente e del tutto slegata dalla strategia complessiva della linea di centrocampo, sempre piuttosto restia ad accompagnare Douglas Costa in avanti (e preoccupata invece di schermare le linee di passaggio verso i trequartisti del Tottenham, con Benatia e Chiellini stretti su Harry Kane), dall'altra le inefficienze nei meccanismi difensivi contro una squadra dal possesso palla sofisticato, cerebrale e tecnico come il Tottenham, si sono rivelate decisive nel rendere tatticamente estremamente difficile il match.

Oltre che a costituire la base della propria pericolosità offensiva, il consolidamento del possesso palla degli Spurs ha creato le basi ideali per l’efficacia del gegenpressing. Le scelte di Allegri e la loro concreta applicazione hanno purtroppo contribuito a generare l’ambiente tattico perfetto per esaltare le qualità del Tottenham, con i bianconeri bassi e schiacciati indietro e incapaci di contenere le enormi qualità di palleggio di Dembelè (95 passaggi a segno su 99 e 6 dribbling riusciti su 8 tentati, tutti nella fascia centrale) ed Eriksen e l’agilità e il senso tattico tra le linee di Dale Alli.

Una volta ceduto il controllo del pallone e della partita agli Spurs, la Juventus non è riuscita a capitalizzare l’ottimo avvio di partita e il doppio vantaggio iniziale e a sfruttare le evidenti debolezze della linea difensiva degli Spurs in fase di difesa schierata. I due rigori ottenuti e la concreta possibilità di segnare 3 o 4 reti nel primo tempo, a dispetto di una fase offensiva centrata quasi esclusivamente sulla capacità di Higuain, in perfetta solitudine, di fare salire la squadra, costituiscono enormi rimpianti per i bianconeri e al contempo la testimonianza che il Tottenham ha dei punti vulnerabili.

Per la partita di ritorno sarebbe fondamentale che la Juventus recuperasse qualche infortunato, in particolare Matuidi e Dybala, troppo importanti nell’economia della squadra. Assieme a questo, però, Allegri non dovrà sbagliare nulla nella costruzione del suo piano gara. Sarà necessario disegnare una fase di non possesso palla maggiormente aggressiva ed organizzata per evitare il consolidamento del possesso agli Spurs, fonte di ogni difficoltà della Juventus nella partita di Torino, e una fase di costruzione bassa più complessa e articolata per battere il pressing avversario e costringere il Tottenham a difendere posizionalmente mettendo a nudo i suoi maggiori difetti.

Mauricio Pochettino ha costruito davvero un’ottima squadra dotata di notevoli individualità e che eccelle nei meccanismi di avanzamento del pallone e di riconquista avanzata dello stesso. Per batterla, al ritorno, servirà davvero la Juventus migliore.

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