Quando un mese e mezzo fa vi avevamo parlato del Girona come di una delle squadre più brillanti d’Europa, ci chiedevamo quanto sarebbe durato il periodo di forma della squadra di Michel. Occupavano il primo posto a pari punti con il Real Madrid, ma avevano affrontato quasi solo squadre della parte destra della classifica e quindi era lecito attendersi una frenata.
Oggi, a tre giornate dalla fine del girone d’andata, non solo il Girona ha proseguito nel suo filotto di buoni risultati anche contro avversari di livello più alto, ma, dopo la vittoria di ieri contro il Barcellona, occupa addirittura il primo posto in solitaria con 41 punti, due in più del Real Madrid. Dopo ieri allora, se ancora è troppo presto per parlare di contender per la vittoria della Liga, bisogna senza dubbio considerare il Girona come una delle squadre rivelazione di questo 2023/24.
La vittoria sul Barcellona, però, non ha solo un valore per i punti che porta in dote, ma è anche simbolica. La squadra di Michel ha vinto in casa dei maestri del gioco di posizione (seppur a Montjuic, visto che il Camp Nou è in ristrutturazione), al cospetto della figura che più di tutte, da giocatore, ha incarnato quello stile – Xavi Hernández – e lo ha fatto proprio con quegli stessi principi.
Il buon inizio del Barcellona
Visti i principi simili professati da Xavi e Michel, l’interrogativo più grande alla vigilia della sfida riguardava chi avrebbe controllato la partita attraverso il pallone. A inizio gara, però, il Girona non è sembrato in grado di poter contrastare il Barcellona dal punto di vista del possesso. I blaugrana avevano le idee chiare su dove muovere il pallone e su come pressare e la loro qualità tecnica superiore rendeva difficile il pressing del Girona.
Il fatto che le due squadre avevano idee simili su come interpretare la partita ha avuto la conseguenza di creare tanti uno contro uno in campo. Da una parte il Barcellona impostava con un 3-2-4-1, con Koundé stretto da terzo centrale destro e Cancelo aperto da esterno sinistro, dall'altra il Girona in fase difensiva adottava una sorta di 5-2-3, in cui le punte esterne Tsigankov e Savinho dovevano scivolare sui due difensori centrali destro e sinitro, mentre la posizione del laterale destro, Couto, dipendeva dall’altezza di Cancelo. Nelle prime battute i mediani Aleix García e Iván Martín saltavano sui mediani avversari De Jong e Gundogan, così il Barça riusciva ad attivare le ricezioni alle loro spalle, sia col gioco lungo, sia costruendo con passaggi corti.
In particolare, a condizionare l’andamento della prima parte di gara era la posizione di Pedri alle spalle di Aleix García: Blind non aveva abbastanza coraggio o tempismo per alzarsi su di lui e tamponarlo nel mezzo spazio. Così il Barcellona usando il meccanismo del terzo uomo con João Félix, Gundogan o Raphinha, riusciva a pescare il canario tra le linee e a creare situazioni di pericolo.
Come il Girona ha manipolato gli avversari
In maniera simile al Girona, anche il pressing blaugrana puntava molto sui duelli. Mentre le tre punte si orientavano naturalmente sui tre centrali, a centrocampo la situazione era più particolare. La squadra di Michel, come da copione, stringeva il terzino sinistro Miguel Gutiérrez da mezzala. Così, mentre Pedri si alzava sul regista Aleix García, Gundogan si accoppiava a Iván Martín e De Jong seguiva Miguel Gutiérrez.
All’inizio il Barcellona riusciva a comprimere gli spazi e per il Girona non c’erano sbocchi, nemmeno giocando lungo sul centravanti Dovbyk. Col passare dei minuti, però, gli ospiti hanno guadagnato confidenza e il pressing di Lewandowski e compagni è diventato meno efficiente.
Deve aver dato fiducia il gol dell’1-0, arrivato, per la verità, in maniera un po’ estemporanea, in un momento di dominio del Barcellona. Un cambio gioco affrettato verso Cancelo aveva permesso al Girona di recuperare palla. Couto con una finta di corpo aveva allontanato João Félix e si era guadagnato lo spazio per condurre. Non c’erano comunque avvisaglie di pericolo, perché il Barcellona era a difesa schierata. Sulla palla scoperta di Couto, però, Tsigankov era scattato in profondità e Christensen, invece di assorbire il taglio, aveva fatto un passo in avanti per cercare il fuorigioco, non considerando che Araújo era rimasto più indietro di lui. Sul filtrante di Couto per Tsigankov, Christensen aveva provato a rimediare intervenendo in scivolata ma era troppo lontano. Così Tsigankov aveva potuto ricevere in corsa totalmente solo, dietro al danese, e servire in area Dovbyk per una conclusione piuttosto facile.
Col passare dei minuti il Girona ha iniziato ad accumulare più passaggi e ha saputo rendersi pericoloso anche in transizione. Il momentaneo pareggio di Lewandowski, arrivato sugli sviluppi di un calcio d’angolo, non ha scalfito le certezze degli uomini di Michel. Protagonista, nell’avviare la manovra e dare respiro ai suoi, è stato il portiere Gazzaniga. Pressato da Lewandowski, che stringeva su di lui coprendo il passaggio per David Lopez, l’argentino sapeva sempre trovare una soluzione, sia rasoterra, sia giocando direttamente sui giocatori che rimanevano alti per allungare il Barcellona mentre pressava. Se nel primo tempo le sue qualità col pallone sono servite a dare sicurezza ai compagni, nel secondo hanno permesso al Girona di diventare padrone della partita.
Ancor più importante di Gazzaniga, poi, è stato Miguel Gutiérrez, laterale sinistro in fase difensiva e interno sinistro di centrocampo in fase di possesso. Marcato da De Jong, se si alzava costringeva l’olandese ad abbassarsi quasi sulla linea dei difensori, creando così spazi per gli altri giocatori della catena mancina. Soprattutto, però, ha saputo sfruttare la posizione alta e aperta di Savinho, e la particolare attenzione riservata dal terzino destro Koundé al brasiliano, per condurre verso il centro e creare pericoli per ter Stegen.
Il gol dell’1-2, in questo senso, è un compendio dei principi del Girona. Dapprima vi è fluidità con cui si muovono i giocatori nel corridoio centrale del campo. Blind a centrocampo si ritrova con la linea di passaggio per David Lopez sulla destra chiusa da Lewandowski, con quella per Miguel Gutiérrez a sinistra chiusa da Raphinha e con quella per il regista Aleix García chiusa da Pedri. Dal centro destra allora si propone Iván Martín e Blind lo serve in diagonale.
Mentre il centrocampista riceve, Aleix García, come è solito fare da regista atipico, si sgancia in avanti avvicinandosi a Iván Martín che così può appoggiare subito a lui.
Ricevendo in movimento Aleix García attrae gli avversari e così può restituire il pallone a Iván Martín un po’ più libero.
Il Barcellona è collassato al centro e Miguel Gutiérrez si è alzato alle spalle di Raphinha e può ricevere solo sulla sinistra.
A quel punto, il Girona si avvale di uno dei principi base del gioco di posizione: occupare l’ampiezza per creare spazio a chi sta nel mezzo. Savinho alto e aperto preoccupa Koundé, perché il brasiliano è una minaccia reale: non è solo un giocatore piazzato sulla fascia per allargare gli avversari, ma è un esterno che, se riceve, può mettere davvero in difficoltà il Barcellona. È lui l’unico pensiero di Koundé il quale, credendo che Miguel Gutiérrez lo avrebbe servito, ad un certo punto si gira del tutto verso Savinho dando le spalle al terzino/interno spagnolo, che invece converge, entra in area e di punta sorprende ter Stegen sotto l’incrocio del primo palo.
Quanto è giusto utilizzare un’ala estrosa come Savinho solo per fissare gli avversari, senza renderlo davvero protagonista della manovra? Quanto è giusto sottomettere alla tattica un talento così vivace? È un tipo di quesito sempre più frequente nel dibattito sul gioco di posizione/gioco funzionale che si è aperto in questi mesi.
Nell’azione del gol, ma come del resto in tutta la partita, la sua posizione comunque ha fatto la differenza per creare il corridoio in cui condurre a Miguel Gutiérrez, quindi Savinho è stato utile pur senza aver giocato una partita brillante per dribbling o creatività.
Nel secondo tempo l’intraprendenza di Gazzaniga e la chiarezza d’intenti col pallone del Girona hanno inclinato la gara dalla parte degli ospiti. In particolare, il Barcellona non è stato mai capace di leggere movimenti dalla seconda linea di Aleix García, che dava così sempre una traccia di passaggio ai compagni.
La squadra di Michel, giunta spesso dalle parti di ter Stegen, ha sempre cercato il tocco di troppo o il passaggio extra invece di calciare e così ha tenuto in vita gli avversari quasi fino all’ultimo. Le occasioni sono state numerose, sia dopo il 2-1 che dopo il 3-1, nato da un preciso lancio di Gazzaniga per Stuani, che, con il Barcellona allungato dal pressing, ha vinto il duello aereo con Araújo e ha permesso a Valery di anticipare Koundé prima di spalancarsi la strada verso la porta.
Il gol di Gundogan, dopo tante palle gol dilapidate e con ancora tre minuti da giocare, sembrava il preludio per il certo pareggio della squadra di Xavi. L’occasione per il 3-3 effettivamente c’è stata: un cross per Lewandowski solo in area, che il polacco, però, ha colpito maldestramente di spalla. Così, alla fine, ci ha pensato Stuani a chiudere i conti. Un epilogo giusto per quanto visto in campo, capace di racchiudere al meglio il passato e il presente del Girona.