
La Coppa Davis vinta da Jannik Sinner, Matteo Berrettini, Simone Bolelli, Andrea Vavassori e Lorenzo Musetti è stata un'ulteriore certificazione su un fatto ormai incontrovertibile: l’Italia è in questo momento la nazione più importante del tennis mondiale. E il paradosso di un sistema che si è imposto come il migliore del mondo per qualità e profondità di talenti è che quasi sicuramente la nazionale che ha portato due Coppe Davis consecutive sarà ancora più forte nei prossimi anni.

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Anche escludendo un talento generazionale come Sinner, così eccezionale da diventare paradossalmente poco rappresentativo di un movimento, l’Italia ha quattro dei migliori 15 tennisti Under 23 del mondo (Musetti, Nardi, Cobolli, Darderi) e ben nove top-100, di cui soltanto uno supera i 28 anni (Fognini). Per capirci, gli USA ne hanno nove e la Francia guida con tredici, ma sette di questi hanno più di trent’anni. Nessuno tra gli Under 23 francesi è stato capace di raggiungere una semifinale Slam, come ha fatto Lorenzo Musetti a Wimbledon, e soltanto uno (Shelton) è stato capace tra i giovani statunitensi. E non tutti i talenti italiani sono esplosi da baby come Musetti e Sinner, anzi. Alcuni come Matteo Berrettini, complici gli infortuni, a 21 anni erano ancora ben lontani dalla top-100, altri come Cobolli e Arnaldi avevano avuto buone carriere junior ma non sembravano in grado di evolvere il proprio gioco fino a raggiungere la top 30 come poi hanno dimostrato negli ultimi due anni.
La forza del movimento italiano è proprio nei margini dei suoi tennisti Under 23, con alcuni come Luca Nardi che ancora devono realizzare pienamente il loro potenziale. E andando a vedere come “siamo messi” a livello giovanile c’è da essere fiduciosi per il futuro prossimo di una nazione che sta vivendo il suo momento d’oro.
FEDERICO CINÀ
Federico Cinà è senza ombra di dubbio il gioiello della corona del tennis giovanile italiano under 18 e uno dei migliori prospetti al mondo per quanto riguarda il tennis maschile. Cinà, detto “Pallino”, è nato a Palermo da una coppia di tennisti, la madre Susanna, giocatrice livello ITF, e il padre-allenatore Francesco, ex numero 427 ATP e soprattutto ex allenatore di Roberta Vinci, una tennista che sull’acume tattico ci ha costruito una carriera di successi. Cinà è un predestinato sin dalle sue prime apparizioni nei circuiti giovanili e nei ranking under-16 di Tennis Europe, culminando poi la sua carriera giovanile con il numero 4 del mondo Junior e una semifinale allo US Open Jr 2023. Il classe 2007 è uno specimen fisico e tecnico del tennista moderno. A soli 17 anni è quasi un metro e novanta centimetri, con una struttura fisica robusta ed è un tennista completo con tutti e due i fondamentali principali. Cinà ha iniziato la stagione 2024 con un solo punto ATP, e al momento in cui scrivo è arrivato ad averne 67, diventando il numero 546 del mondo e il secondo tennista al mondo Under-18 per la classifica ATP. Un’esplosione relativamente recente, partita in estate con la vittoria dell’ITF di Buzau e culminata nello swing asiatico su cemento, in cui il tennista di Palermo ha raggiunto i quarti a Matsuyama, battendo il n°189 Li Tu, e vincendo il primo turno sia a Yokohama che a Yokkaichi, dove si è arreso al poi finalista Negritu.
Dal punto di vista tecnico Cinà è sempre stato, sin dalle sue prime avventure junior, un tennista molto pulito tecnicamente. Il rovescio è il suo colpo naturale, e il dritto, per quanto meno forte del rovescio, è un ottimo colpo sia a livello di potenza che di solidità. A soli 17 anni Cinà ha già un peso palla da professionista da entrambi i lati e anche al servizio ha una buona prima. Quando colpisce da fermo è in grado di sballottare per tutto il campo anche un avversario molto più quotato, come è successo contro Li Tu e l’ex top 300 Sweeny in Giappone. A tutto questo il tennista palermitano correda una mano sensibile e un ottimo gusto tattico, in cui si vede l’influenza del padre Francesco. Sul fisico è un discorso in divenire. Cinà è cresciuto di altri cinque centimetri in un anno, che unito a una struttura fisica imponente lo rendono ancora un po’ macchinoso nei movimenti.
Non è raro vedere Cinà in difficoltà con i piedi in uscita dal servizio, e unito a una seconda ancora un po’ morbida lo rende vulnerabile alle risposte avversarie. Anche da questo punto di vista però ha fatto passi da gigante. Già rispetto allo US Open Junior del 2023 Cinà è molto più agile negli spostamenti laterali e ha una buona rapidità in avanzamento. Chiaramente non sarà mai un tennista che fa della difesa il suo forte, anche per indole, ma è probabile che Cinà debba ancora stabilizzare la sua coordinazione fisica rispetto a una crescita fisica che sta continuando.
Dire oggi dove potrà arrivare Cinà è un esercizio di stile. Si può dire però che è un tennista che sembra costruito a tavolino per il power tennis moderno; un giocatore che abbina qualità fisiche e tecniche che in potenziale potrebbero trasformarlo in un top player. Forse il termine di paragone più vicino per caratteristiche è lo statunitense Sebastian Korda. Il numero 22 del mondo ha molte similitudini tecniche e fisiche con Cinà, e infatti Korda è un tennista che a livello tecnico ha un potenziale ancora inesplorato ma finora è stato frenato da infortuni e dalla sua fragilità mentale. Federico Cinà sembra avere un motore superiore a livello fisico rispetto a Korda, nonostante due fisici nel bene e nel male simili, e sul lato mentale non ci resta che scoprirlo quando lo vedremo all’opera nel piano di sopra. Di sicuro per prospettive Cinà è il talento italiano con più possibilità di arrivare in futuro a fare compagnia a Sinner nella top10.
PIERLUIGI BASILE
Meno noto al grande pubblico ma non meno talentuoso è l’altro talento classe 2007, Pierluigi Basile.
Ha 17 anni, è nato a Martina Franca ed è allenato dall’esperto Fabio Gorietti, dalla lunga e prolifica esperienza con i tennisti italiani. Gorietti è stato l’allenatore di Paolo Lorenzi, Stefano Travaglia, Luca Vanni e Thomas Fabbiano, e quest’ultimi due proprio con Gorietti hanno vissuto il momento migliore della loro carriera.
Basile è rimasto più nell’ombra rispetto al suo coetaneo Cinà anche per dei risultati junior non eccezionali. Ha raggiunto al massimo la centesima posizione e non ha mai partecipato a nessuno Slam junior. Il tennista pugliese però è un esempio - a dire il vero sempre più frequente - di giovane che decide di misurarsi direttamente con i professionisti, dedicando meno tempo alla carriera da junior. E lo ha fatto facendo rumore: a Todi, ad agosto, Basile è diventato il primo classe 2007 a superare le qualificazioni di un Challenger e poi al primo turno si è tolto la soddisfazione di battere il numero 442 del mondo Gabriele Pennaforti, arrendendosi poi all’ex top-100 Carlos Taberner in due set lottati.
Basile non si è fermato lì, raggiungendo due quarti di finale ITF su terra e una finale ITF sul cemento spagnolo, salendo al numero 829 e diventando il quinto tennista Under-18 al mondo per la classifica ATP. Il giovane talento di Martina Franca è l’ennesima dimostrazione di come l’Italia ormai riesca a produrre tennisti già pronti per lo standard del tennis moderno. Un problema che per anni ha attanagliato la produzione dei nostri talenti, spesso in grossa difficoltà tecnica e di abitudine quando dovevano uscire dalla terra battuta. Il merito va sicuramente anche al progetto Campi Veloci della FIT che ha finanziato la costruzione di campi in cemento in tutta Italia, oltre a un cambio di paradigma nella costruzione dei tennisti giovani.
Basile a diciassette anni è già vicino al metro e novanta centimetri, ma rispetto a Cinà ha una mobilità superiore sia lateralmente che in avanzamento, complice una struttura fisica più leggera. Tennista offensivo e propositivo, Basile ha nel servizio e nel dritto le sue armi migliori. La prima di servizio è molto potente e varia senza problemi tra piatta e kick, mentre il dritto ha velocità già molto elevate, tanto da costringere in difesa avversari di livello ben più alto, e con un ottimo top spin. Il tennis di Basile è esplosivo, giocato sempre alla ricerca vorace del punto e con un coraggio notevole nelle scelte, per un tennista che paga un gap di esperienza con quasi tutti i suoi avversari.
Il classe 2007 è un unicum anche per il suo rovescio a una mano, ormai una rarità tra i giovanissimi, che articola con aperture molto simili a quelle di Stefanos Tsitsipas, più che quelle di Dominic Thiem, per citare due esempi moderni di questo fondamentale. Basile non mantiene sul rovescio le velocità del dritto, ma ha il pregio di trovare sempre ottimi angoli ed è apprezzabile come provi sempre a giocarlo in funzione offensiva e propositiva, quando invece molti giocatori che hanno nel rovescio, specialmente a una mano, il colpo debole si rifugiano in topponi difensivi o nel back. E se il paragone con Tsitsipas può sembrare negativo, dati i problemi al rovescio del greco negli ultimi 2-3 anni, bisogna ricordare che l’ex numero 3 ha un rovescio tecnicamente ottimo ma che gli risulta inefficace, soprattutto sul veloce, per questioni più legati al timing sulla palla che alla tecnica in sé. Senza contare che il lato principalmente negativo del rovescio a una mano, ovvero l’altezza della palla sui colpi carichi, risulta molto meno problematico se chi gioca il rovescio a una mano è piuttosto alto, e Basile potrebbe ulteriormente crescere.
GLI ALTRI
Degni di nota nella prolifica classe dei 2007 anche i romani Andrea De Marchi e Jacopo Vasamì. De Marchi, allenato dallo storico maestro romano Alessandro Galli, è stato il compagno in Coppa Davis Junior di Federico Cinà, con cui ha raggiunto la finale, persa, contro la Repubblica Ceca. Il giovane romano, numero 33 tra i Junior, ha iniziato a muovere i suoi primi passi da professionista con due vittorie nei Futures, una contro il numero 420 Gabriele Piraino, e si è fatto apprezzare per il suo rovescio e le sue doti da combattente, tanto da aver ricevuto il soprannome “il Marine” dai suoi allenatori. Traiettorie estere per il mancino Jacopo Vasamì, prodotto dello storico Club Nomentano ma che da qualche anno si allena alla Rafa Nadal Academy di Manacor.
Il 16enne si è concentrato sui tornei junior, dove è attualmente il numero 39 del mondo, ed è il terzo tennista italiano di sempre ad aver raggiunto la finale agli Europei Under 18. Una finale, poi persa, raggiunta in modo non banale, battendo il coetaneo svizzero Henry Bernet, già 781 del mondo e capace di battere Fabio Fognini nelle qualificazioni dell’ATP500 di Basilea. Non mancano i primi approcci tra i professionisti per Vasamì, che quest’anno ha conquistato i suoi primi punti ATP vincendo due partite nei Futures contro Madarasz e Andaloro. Anche scendendo sotto l’anno “d’oro” dei 2007 l’Italia non manca di talenti.
Il capofila è sicuramente Vito Antonio Darderi, fratello del numero 44 del mondo Luciano, un nome già noto agli appassionati italiani per la sua precocità. Tra i migliori under 14 e under 16 del mondo nelle classifiche di Tennis Europe, il classe 2008 non ha giocato tanto nel circuito Junior e si è concentrato come il fratello Luciano sulla terra battuta. Come per Luciano l’allenatore è il padre Gino, noto nell’ambiente per la dedizione nella crescita dei figli e gli allenamenti molto duri dal punto di vista fisico. Vito ha esordito quest’anno tra i professionisti, usufruendo di una wild card nel Challenger di Buenos Aires e raccogliendo un game contro il numero 390 Gonzalo Villanueva.
Un sorteggio sicuramente non abbordabile per un giovane talento all’esordio, ma da cui si possono cogliere degli spunti per il tennis di Vito parametrato ai più grandi. Grandi qualità di corsa e uno spirito di sacrificio che sul campo frutta tanti punti, oltre che dei fondamentali estremamente solidi da fondocampo, anche se chiaramente ancora troppo leggeri per l’impatto con i professionisti. Rispetto al fratello Luciano il giovane di Villa Gesell paga un po’ in altezza, e questo condiziona anche il rendimento con la prima e il servizio in generale.
Dal punto di vista di sensibilità tecnica Vito ha sicuramente un grande talento, cosa che gli è sempre stata riconosciuta in confronto al fratello sin da quando ancora faceva i tornei Under 12. Contando che Luciano è cresciuto fisicamente, anche se di base ha una stazza più imponente, è probabile che Vito debba ancora terminare la sua crescita fisica che cambierebbe ancora di più il suo potenziale tennistico. Di sicuro non mancherà l’impegno e lo spirito di sacrificio, delle doti trasmesse da papà Gino che hanno spinto l’ascesa di Luciano fino al best ranking di 32, un qualcosa che non sembrava possibile fino a due anni fa. Ha soli 15 anni invece il 2009 Filippo Garbero, allievo di Riccardo Piatti a Bordighera e che quest’anno ha impressionato per la sua precocità. Come già accaduto con Sinner Garbero ha già cominciato ad assaggiare il circuito pro, senza preoccuparsi troppo di giocare tanti tornei giovanili. E i risultati sono arrivati, con Garbero che ha fatto sensazione battendo all’ITF di Bergamo Rafael Ymer, fratellino di Mikael ed Elias, di tre anni più grande e già classificato ATP. Forse però i risultati più impressionanti sono le due qualificazioni ad un main draw ITF raggiunte da Garbero e le dieci vittorie totali a livello ITF. La materia prima sembra di altissimo livello, e come sempre Riccardo Piatti è una garanzia nella crescita dei giovani talenti. Il tennis è uno sport che ha nei suoi giovani talenti un fattore di rischio anche più alto rispetto ad altri, quindi la precocità ha un valore sempre relativo. Sperando nel meglio delle generazioni successive del tennis italiano possiamo sicuramente trarne prova che il movimento non sta facendo fatica nel produrre nuovi talenti. Un ottimo segnale per la speranza che il successo che stiamo vivendo come nazione tennistica sia replicabile anche nelle prossime generazioni, capitalizzando sul successo attuale dei nostri portabandiera. E proprio Sinner, Musetti, Berrettini e tutti gli altri sono il miglior ombrello possibile per una crescita tranquilla dei talenti italiani, evitando di mettere eccessiva pressione sui giovanissimi. Una cosa che in passato, data l’assenza di tennisti italiani ad altissimi livelli, è stata fonte di dispersione per tanti giovani con potenziale.