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Com'è andato l'incontro tra Nurmagomedov e McGregor
08 ott 2018
Sarebbe potuto essere uno dei match più importanti della storia delle MMA.
(articolo)
10 min
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Parlare del main event di UFC 229 senza discutere dell'epilogo assurdo, triste, fuori da quello che comunemente rientra nello spettacolo offerto delle MMA, è un tentativo rischioso e che per forza di cose restituisce un quadro parziale della serata (ma, per questo, ne parleremo in un pezzo a parte). Dobbiamo farlo, però, non solo per amore di uno sport che già prima, nella stessa notte di sabato, aveva regalato emozioni e sorprese (il talento di Reyes sempre più maturo, lo spettacolare secondo round tra “Showtime” Pettis e “El Cucuy” Ferguson) ma anche perché, in effetti, quando successo durante l’incontro tra Khabib Nurmagomedov e Conor McGregor avrebbe potuto essere una delle pagine più belle della storia delle MMA.

Va detto subito che main event di UFC 229 è stato a senso unico, atleticamente e tecnicamente parlando: Khabib Nurmagomedov ha martellato per quattro riprese l'icona delle MMA Conor McGregor. Il che, però, ci fornisce un finale perfetto (tra i tanti possibili) alla narrazione con cui si era arrivati all’incontro: Nurmagomedov, un fighter senza “personaggio”, un fighter che è semplicemente di sé stesso, silenzioso, scontroso, aveva promesso che per lui non c’era in ballo solo la cintura, che era una “questione personale” e che avrebbe provato a cambiare i connotati a Conor McGregor. E a differenza dei precedenti avversari di McGregor (escluso Nate Diaz), che avevano promesso cose simili, Khabib ha mantenuto la parola.

Forse McGregor avrebbe potuto fare qualcosa di più per non finire subito a terra

Durante la presentazione di Bruce Buffer, Conor McGregor sembrava molto fiducioso, è avanzato con la solita camminata beffarda, lancia un bacio alla folla e Nurmagomedov, in paziente attesa davanti a lui. Anche nei primi secondi, l’aggressività dell’irlandese superava le aspettative: sulla carta sarebbe dovuto essere il grappler, cioè Nurmagomedov, ad accorciare le distanze e cercare immediatamente il takedown, piuttosto che rimanere a distanza da sharpshooting con un cecchino quale è McGregor.

E invece Conor era fiducioso, forse troppo, e voleva dimostrare che era lui il re della gabbia, anche in un'area che era di competenza del suo avversario. Anche se il suo avversario, anzi, è il fighter più forte in assoluto in quella specifica area del combattimento. Così, l’incontro finisce a terra dopo pochissimi secondi.

Quando Khabib afferra la caviglia di McGregor, l'irlandese tiene l'equilibrio, inizia a girare e pare poter difendere il primo tentativo di atterramento. Ma è solo una sensazione: dopo qualche secondo passato in una posizione di 50/50 (in cui entrambi i fighter hanno all’incirca la stessa influenza sullo sviluppo dell’azione) nella quale McGregor rischia anche di prendere la schiena di Khabib, è il russo a imporre la sua fisicità e a costringere McGregor a terra, con le spalle a parete. Con le gambe imprigionate nei ganci messi dal russo, McGregor non può fare più niente.

Per il russo è questione di pochi secondi: afferra la caviglia, evita che Conor prema troppo sulla sua testa quando l'unico punto d'equilibrio rimane la gamba avanzata dell'irlandese, poi va lateralmente sulla gamba sinistra ed ottiene la top position. Da lì, sono praticamente quattro minuti di dominio totale e controllo.

Il vero match comincia quando Khabib porta per la prima volta a terra Conor. Nurmagomedov è una forza della natura ed è impossibile per quasi tutti sfuggire alla sua pressione, ma in un certo senso l’impressione che ha lasciato questo scambio iniziale, e altri fasi simili del match, è che McGregor non abbia voluto imporre il tipo di incontro che gli sarebbe stato più congeniale, quanto piuttosto che abbia voluto provare a competere con Khabib anche in un contesto a lui sfavorevole.

La gamba avanzata di McGregor, la destra, sta in mezzo alle gambe di Khabib. La sinistra tiene l’equilibrio, ma Khabib con testa e parte superiore del corpo sbilancia l’irlandese verso sinistra. La gamba sinistra di McGregor è stretta e Conor cade proprio sul lato sinistro. Dopo poco si ritrova con le spalle alla gabbia.

Probabilmente l’irlandese avrebbe potuto evitare l’imposizione da parte di Khabib tirandosi fuori dalla posizione di vantaggio in grappling, quando decide prima di prendere la schiena e poi di riportarsi in una posizione laterale. È da lì che Khabib prende il controllo. L’eccessiva fiducia nei propri mezzi e nella propria preparazione però lo hanno tradito: un’eccessiva sicurezza che è stata subito ridimensionata dallo strapotere di Nurmagomedov.

Con un maestro di sambo come Khabib sopra di sé, McGregor non può che tentare di rialzarsi, ma le abilità del russo a terra, il suo controllo, la gestione del peso, la totale padronanza della propria forza, fanno sì che i due si rialzino solo alla fine del primo round e con Conor già provato fisicamente.

McGregor, in realtà, non ha subito moltissimi colpi nella prima ripresa, ma per contenere un rullo compressore che esercita una pressione costante su di lui, finisce col fiato mozzato e già quasi senza più energia dopo cinque minuti. La figura a quattro con le gambe realizzata da Khabib, quella in cui stringe le gambe di di McGregor dentro le sue, gli toglie qualsiasi possibilità di rimettersi in piedi, mentre la testa del russo spinge il petto e il mento di McGregor controllandolo a parete. Anche psicologicamente parlando, non deve essere semplice trovarsi in una situazione del genere.

Ma, come detto, McGregor esce relativamente indenne dalla prima ripresa.

Il colpo che nessuno si aspettava

In apertura del secondo round, è ancora McGregor a pressare Nurmagomedov, tentando un improbabile superman punch che arriva corto. Khabib risponde con un buon jab. L’utilizzo insistito dei calci frontali da parte di Conor ha lo scopo di spezzare il ritmo a Khabib, ma in termini di efficacia lascia piuttosto a desiderare.

Dopo appena 25 secondi dall’inizio del secondo round, poi, il campione va a segno con un terribile - e soprattutto velocissimo - overhand destro che trova il mento di McGregor e lo mette a sedere.

È un colpo che nessuno si sarebbe aspettato di vedere da parte di Khabib, e forse proprio per questo, proprio perché neanche Conor se lo aspettava, è andato così bene a segno.

A McGregor si piegano le gambe e sembra più spiazzato e sorpreso che intimorito. Si rialza immediatamente e torna a colpire, ma il colpo lascia degli strascichi e Khabib, prima di ritentare il takedown, accetta uno scambio selvaggio, nel quale ha ancora l’ultima parola. Poi atterra ancora McGregor, grazie ad un single-leg, e prende immediatamente la full-mount. Ma McGregor riesce a far uscire la gamba sinistra e ad ottenere la half. Da qui, però, è una discesa negli inferi per l’irlandese.

La grandinata di colpi subita da McGregor nel secondo round è stata davvero feroce. Di Khabib stupisce ogni volta la potenza e la costanza dei colpi, che sinceramente avrebbero spezzato la resistenza del 90% dei fighter UFC. McGregor subisce colpi al corpo e al volto, i colpi del russo sono quasi tutti chiari e puliti: come se non bastasse, Khabib parla a McGregor mentre lo colpisce: "Let's talk", gli ripete: "let's talk now".

Il Ground and pound furioso da parte di Khabib nel secondo round.

McGregor non accenna alcuna reazione, ma rimane nell’incontro, sopravvive. Khabib rientra in side control e tenta una kimura. Da qui, l’irlandese sferra un colpo irregolare, una ginocchiata, venendo richiamato da Herb Dean. Siamo agli sgoccioli del secondo round e davanti ad un palese 10-8. Prima che il round finisca, un’altra delizia tecnica di Khabib: knee on the belly, ginocchio sull’addome; il fiato di Conor cala drasticamente.

Knee on the belly da parte di Khabib. McGregor non può far altro che subire l’azione a seguito del feroce ground and pound.

Nel corso dell’ultimo minuto della ripresa McGregor riesce a tornare in piedi, ma rimane schiacciato spalle a parete. Il secondo round è un’imposizione fisica e stilistica con pochi precedenti fra atleti dello stesso livello: Khabib è probabilmente il miglior grappler che si sia mai visto nella divisione dei pesi leggeri UFC, con una forza pazzesca che sembra renderlo pesante come la pietra quando schiaccia i suoi avversari a terra.

Il terzo round va diversamente. Forse anche perché Khabib decide di recuperare un po’ di energie, in vista dei “championship rounds”, e accetta lo scambio in piedi. Conor però sembra esausto: l’irlandese non ha la brillantezza e la freschezza delle prime riprese, ma sa che Khabib tecnicamente gli è inferiore sul piano dello striking. Così non muove neanche la testa, si limita a colpire col jab o col sinistro, senza sbilanciarsi. Khabib è più mobile, gira, entra ed esce: sebbene non sia aggraziato, è comunque pericoloso e pungente.

La fine inevitabile

Nel corso del round Conor blocca i tentativi di takedown del russo e risponde con buoni montanti al volto alternati a dei ganci al corpo, ma l’esplosività è visibilmente calata e Khabib non fa fatica ad assorbire i colpi, rispondendo anche con buoni pugni in linea retta. Khabib, nelle battute finali ottiene un altro takedown. Porta McGregor a parete, dove si esprime al meglio, e lo sbilancia coi ganci creati con le braccia sotto la gamba sinistra di McGregor. Con la gamba destra mette il gancio e fa leva per riportarlo giù.

Conor si riporterà in piedi poco dopo, ma avrà poco da offrire, sebbene questo sia l’unico round vinto dall’irlandese (stando almeno ai cartellini dei giudici di gara). Il quarto round dura pochissimo, Khabib palesa per l’ennesima ed ultima volta il proprio dominio.

Passato appena un minuto, il russo porta McGregor a parete e con un’azione estremamente veloce lo riporta a terra, con un takedown semi-laterale seguito da un outside trip, con la solita gamba destra. Conor ormai è in balia di Khabib, che una volta controllato il bacino da una back side-position, getta le basi per il controllo della schiena. Grazie alla grande abilità nello scramble poi, porta a terra McGregor e guadagna, girando, la full mount.

Il russo cerca un triangolo al braccio, ma Conor ha lo spazio necessario per uscire e riguadagnare la half guard. Ma Khabib impone la full-mount, gli prende la schiena e inizia quella che sembra una rear-naked choke, uno strangolamento al collo.

McGregor, però, tiene il mento basso e non concede il collo. La parte inferiore del suo corpo è imprigionata fra le gambe di Khabib, in leggera torsione verso l’esterno, mentre la sua testa va nell’altra direzione, sotto la pressione enorme di Khabib. La crank costringe McGregor a cedere subito, per evitare la cervicale si spezzi. Khabib è il re delle MMA e vuole godersi un altro po’ quel momento, deve essere l’arbitro a staccargli la mano dal collo di McGregor.

La neck crank da parte di Khabib che decide l’incontro.

Khabib Nurmagomedov rimane l’imbattuto campione dei pesi leggeri, con un record mostruoso, 27 vittorie e nessuna sconfitta. E con McGregor in cima alla lista degli avversari sconfitti nessuno può mettere in discussione il suo valore. Khabib è forse il miglior peso leggero della nostra generazione: ha imposto un dominio totale al miglior striker e ad uno dei migliori fighter di sempre.

A questo punto, per essere elevato al livello di GOAT dei leggeri, a mio avviso mancano due prove a Khabib: sconfiggere un well-rounded fighter, forse il più pericoloso per caratteristiche, come Tony Ferguson; e un power wrestler, magari Kevin Lee. Qualora Khabib dovesse riuscire a portare a termine queste altre due imprese, nessuno potrebbe più metter bocca quando si parlerà del miglior leggero di sempre.

La rissa post-evento, purtroppo, ha rovinato quello che poteva essere in termini di impatto culturale il vero e proprio natale delle MMA. Una scena di cui parliamo in un altro articolo perché con lo sport ha poco a che fare, perché anche la violenza non è sempre uguale.

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