Al 73' della partita di ritorno tra Real Madrid e Paris Saint-Germain il risultato è ancora sull’1-1, a passare sarebbero i francesi. David Alaba si è spinto fino al limite dell’area avversaria e prova a calciare da fuori. Il suo tiro è respinto e arriva sui piedi di Lionel Messi che, dopo aver vinto un contrasto con Benzema parte palla al piede verso la linea di centrocampo. È una di quelle azioni in cui Messi sembra portare palla su una fune invisibile, sospeso nel vuoto, e può arrivare tranquillamente fino all’area avversaria.
Solitamente, Messi alterna esterno sinistro e interno destro per accelerare nello spazio e/o cambiare direzione, disarcionando gli avversari che lo inseguono come un toro meccanico. Stavolta, però, al suo inseguimento c’è Luka Modric, due anni più vecchio di lui, che lo accompagna verso la fascia destra e poi, prendendo il tempo perfettamente sulla palla, interviene in scivolata e la mette in fallo laterale. Con l’esterno del piede destro.
In quella partita, poi, Modric ha realizzato l’assist per il 2-1 di Benzema, con un filtrante di interno. Così come nel quarto di andata con il Chelsea gli ha messo in testa la palla del 2-0, con un cross piuttosto tradizionale di interno. Giustamente, quelle partite passeranno alla storia come le partite di Karim Benzema, che ha segnato due triplette consecutive, ma quella di ieri, il quarto finale di ritorno, verrà ricordata per l’assist di esterno di Luka Modric.
A dieci minuti dalla fine. Nel momento più difficile della partita, poco dopo il gol dello 0-3 del Chelsea che eliminava il Real Madrid. Quando persino Ancelotti sembrava andato nel panico e aveva buttato nella mischia Marcelo e Rodrygo - nati a tredici anni di distanza l’uno dall’altro: un veterano che può mettere ordine e un giovane elettrico che può folgorare in un solo istante la difesa avversaria. Una mossa che ha funzionato, senza dubbio, ma che non sarebbe servita a niente se non ci fosse stato Modric a metterli in collegamento. Luka Modric riceve palla proprio da Marcelo a trequarti di campo, si gira, e la passa proprio a Rodrygo a pochi metri dalla porta di Édouard Mendy, con un esterno a incrociare che taglia l’area di rigore con l’eleganza di un rovescio di Roger Federer.
C’è qualcosa che Luka Modric non sa fare con l’esterno del proprio piede destro? Oppure, anche: c’è una ragione per cui Luka Modric usa così tanto l’esterno del proprio piede destro? È impossibile saperlo con certezza, ma l’impressione è che Modric, nel tempo, abbia persino esasperato l’uso dell’esterno. Siamo oltre un utilizzo razionale, che dà un vantaggio.
Ovvero: l’uso dell’esterno del piede, destro in questo caso, può servire per evitare di usare il piede debole, con cui magari si ha minore sensibilità, o che richiederebbe un secondo in più per la coordinazione. Devi mettere a terra il piede destro e poi colpire con il sinistro, colpendo d’esterno anticipi il colpo. Nel caso di Modric però entrambe le ragioni lasciano il tempo che trovano. Anzitutto perché quando usa l’interno del piede sinistro mostra una precisione tecnica equivalente; e poi perché Modric a volte usa l’esterno destro quando avrebbe tutto il tempo per usare l’interno sinistro.
In realtà Modric usa l'esterno anche in situazioni del tutto estemporanee, senza senso. Come, ad esempio, quando ha calciato di esterno destro una punizione dal limite dell’area. Nel 93esimo minuto di gioco di un derby con l’Atletico Madrid, a marzo 2021, con la partita sull’1-1 e la palla a un paio di metri di distanza dall’angolo destro (con il suo punto di vista) dell’area di rigore. Sul punto di battuta c’erano lui e Benzema, il francese ovviamente posizionato per calciare con l’interno destro sul primo palo. Modric ha calciato alto in quel caso, ma non è poi così difficile immaginare che un giorno, chissà, con l’esterno del piede possa anche segnare un calcio di punizione.
La mia impressione è che Luka Modric usi così tanto l’esterno destro perché è una cosa che quasi solo lui può fare. Con questa abbondanza, con questa qualità, forse davvero solo lui. E quando calcia una punizione in quel modo ci sta dicendo: calcio meglio io con l’esterno destro che un qualsiasi altro mio compagno con l’interno del sinistro - o del destro, se è per questo.
Lo scorso 18 giugno Modric ha segnato di esterno destro da fuori area, nella seconda partita del suo Europeo, Croazia-Scozia. Una frustata secca sul palo più lontano del portiere. Un gol eccezionale, che si è aggiunto alla storia di altri bellissimi gol di esterno (quello di Quaresma nel Mondiale russo; quello di Payet in semifinale di ritorno di Europa League, Olympique Marseille-Lipsia, sempre nel 2018; o se preferite quello di Dennis Bergkamp all’Argentina nel 1998). Ma un gol di esterno, anche bellissimo, può capitare a giocatori con un talento minore di Modric, nessuno però lo usa con la sua costanza anche per cose più “normali”, come un passaggio in orizzontale o uno scarico verso un difensore.
La trivela di Quaresma era una specie di tic. Una fissazione patologica. L’ha provata così tante volte che, diremmo oggi, era diventata un meme. Al tempo stesso, Quaresma ne faceva una questione di espressione personale. Essere se stesso, calciando in porta di esterno anche a costo di rendersi ridicolo. Un gesto giocoso e volutamente velleitario; un rifiuto, volendo, dell’efficienza a tutti i costi, l’artisticità come il contrario della ragione.
Luka Modric non è mai ridicolo, neanche quando calcia di esterno su punizione. Non cerca il grande gesto, anche se i suoi gesti, poi, grandi, finiscono per esserlo. Modric usa l’esterno destro con una tale frequenza e semplicità che, di fatto, potremmo considerarlo un giocatore mancino, o quanto meno ambidestro. Che c’è di velleitario, o artistico, in un passaggio di pochi metri, anche se eseguito con l’esterno?
Il fatto che Modric usi l’esterno destro, però, comporta sempre uno scarto cognitivo. Anche quando lo usa per le cose più banali lo vediamo che sta facendo qualcosa di particolare: in quel modo Modric - con discrezione, certo, senza voler per forza di cose attirare l’attenzione - sta esprimendo una personalità unica. È come se Modric fosse l’unico in campo a usare una penna stilografica, mentre gli altri scrivono con la BIC, e il corsivo di Modric è bello ma anche leggibile.
Spingendoci più in là potremmo paragonare la pienezza del suo gesto a quella dell’arte calligrafica orientale, per cui nel modo in cui il pennello scrive la parola è racchiuso tanto significato quanto nella parola stessa. E in questo senso il fatto che Modric usa l’esterno del piede è tanto importante quanto il fatto che con quella palla tagliata trova un compagno alle spalle della difesa. Forse per questo Modric ne ha parlato come del suo assist «più importante», là dove Modric di assist importanti ne ha fatti molti altri - come quello da calcio d’angolo con cui Sergio Ramos ha segnato il gol dell’1-1 all’Atletico Madrid, nel 2014 in finale di Champions, nel terzo minuto di recupero del secondo tempo.
Nell’assist di Modric per Rodrygo ovviamente non c’è solo la sensibilità del suo esterno, ma anche la sua visione di gioco celestiale, la sua capacità di decidere i momenti più difficili delle partite più importanti, così come non si può non citare la sua ubiquità, la capacità di essere ovunque. Un esempio. Al 69esimo il Real Madrid era sotto di due gol, ma ancora in partita. David Alaba si spinge palla al piede molto in alto nella metà campo del Chelsea, per eseguire un passaggio verticale su Vinicius Junior, che prova a saltare Reece James con un velo. Reece James gli toglie palla e prova a lanciare in porta Mason Mount, nel buco lasciato da Alaba. Modric però aveva capito prima cosa stava per succedere e ha tagliato la linea di passaggio. Quanti altri giocatori con una classe, un gusto tali da decidere così spesso di usare l'esterno del piede sono disposti a sacrificarsi in questo modo?
Il prossimo settembre Luka Modric compirà 37 anni, ed è ancora oggi uno dei migliori giocatori al mondo. Anche se non sembra avere intenzione di smettere, è impossibile non anticipare il momento in cui dovremo farne a meno e chiederci che pezzo di storia del calcio di questi ultimi anni gli spetta, quanto grande. Con questo assist Modric ci ha lasciato un singolo momento, un singolo gesto anzi, che racchiude le sue migliori qualità, l’eleganza di un numero 10 senza tempo, l’efficacia e la rapidità di un giocatore che ha sempre pensato prima di tutto ad essere utile. Persino sull’altare dell’utilità, però, Modric non ha mai sacrificato neanche un grammo della sua unicità.