«Non dormo da tre giorni», mi dice Odette Giuffrida quando la chiamo. Ha perso la cognizione del tempo da quando, la scorsa domenica 19 maggio, ad Abu Dhabi, ha vinto il Mondiale di Judo nella categoria fino a 52kg. Odette, che ha ereditato il nome dalla nonna paterna (e che ha rischiato di poter essere l’Odette del Lago dei Cigni, visto gli inizi nella danza classica) ha vinto nel segno dell’altra nonna, Giovanna, a cui aveva promesso nel 2011 che sarebbe salita sul tetto del mondo. L’oro nel judo mancava all’Italia da 33 anni, dal titolo conquistato da Alessandra Giungi nel 1991.
L’atleta romana fa parte dell’Esercito, e ha già vinto due medaglie olimpiche, un argento a Rio de Janeiro nel 2016 e un bronzo a Tokyo nel 2020, è diventata campionessa del mondo a ventinove anni e prima di compierne trenta gareggerà, da favorita, ai prossimi Giochi Olimpici, quelli di Parigi.
Dai 7 ai 12 anni, come ha spesso raccontato, non perdeva quasi mai, ma crescendo è diventata una lavoratrice che ha accettato l’infallibilità e che vede la vittoria come frutto di un percorso iniziato per divertirsi, seguendo le orme del fratello Salvatore. La bambina che camminava sul tatami è diventata una donna che del tatami ha fatto il suo mondo.
Hai realizzato quello che hai fatto?
A caldo hai detto che questa medaglia ti ha cambiato la vita. Come la cambia, esattamente?
Ora, dopo il Mondiale, si avvicina un evento ancora più grande. Questa vittoria può creare ulteriori aspettative in vista di Parigi?
A Parigi gareggerete di nuovo con il pubblico…
Hai pensato se questa possa essere la tua ultima edizione dei Giochi Olimpici? Hai 29 anni…
Che ricordi hai di Rio De Janeiro 2016 e Tokyo 2020? Al di là delle medaglie.
Tokyo è stata l’edizione della medaglia di bronzo, un metallo che è meno di un argento, ma che per me ha avuto un significato e un valore più importante. È stata la mia medaglia, quella che ho conquistato da sola, perché il mio allenatore aveva deciso di smettere di allenare. Ha rappresentato i cinque anni in cui sono andata in giro per l’Italia ad allenarmi ovunque mi accettassero. Ho lavorato duramente, molto spesso da sola e poi è arrivato il bronzo. Porta il mio nome, è stato mio il merito, conta tantissimo. A Parigi porto sia la bambina che la ragazza di Rio e di Tokyo: è un’Olimpiade in cui sfiderò me stessa e i miei limiti fisici, vedremo che accadrà.
Perché nessuno credeva in te prima di Rio?
L’inseguimento dell’oro olimpico può diventare un’ossessione?
Ti sei mai sentita la più forte o la meno forte?
Faccio un esempio: se avessi una villa e ci fosse una crepa sul muro, mi fisserei sulla crepa per riuscire a sistemarla, senza godermi la bellezza del contesto. Devo imparare a vivermi le cose che ho e a non fissarmi solo su quello che mi manca. Questo è il mio carattere e credo che in qualche modo mi abbia aiutato, voglio continuare a lavorare sempre. Molte volte mi devono fermare, mi dicono: basta, riposa, riposa la testa.
Il judo è uno sport più di raziocinio o istinto?
Hai iniziato grazie a tuo fratello Salvatore, cosa ricordi degli inizi? Visto che prima parlavi di te bambina a Rio…
In famiglia c’è pure l’altro fratello, Christian che ha fatto il programma “Campioni”, come hai vissuto questa sua esperienza?
Sei nata e cresciuta a Roma, hai mai pensato di andare via? Pensi sia il posto giusto dove fare judo?
Ci sono ancora dei pregiudizi nei confronti di chi è donna e fa certi tipi di sport?
Da donna, invece, ti faccio una domanda a proposito di un argomento tabù: hai mai avuto problemi nella gestione del ciclo mestruale?
Che rapporto hai con il tuo corpo? Dato che come sottolineavi dovete controllare il vostro peso – forma…
Quest’anno compi 30 anni: cosa ti auguri?