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L'Inghilterra non ha vinto per caso, per una volta
11 lug 2024
11 lug 2024
Contro l'Olanda una grande partita, anche sul piano tattico.
(foto)
IMAGO / Sven Simon
(foto) IMAGO / Sven Simon
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Per la terza volta su tre in questa fase a eliminazione diretta l'Inghilterra ha recuperato lo svantaggio iniziale nei minuti finali di partita. Era successo contro la Slovacchia, con la rovesciata divina di Jude Bellingham al 95' (con la partita poi vinta ai supplementari). Contro la Svizzera, con il tiro radente di fuori area di Bukayo Saka all’80' (con la partita vinta ai rigori). È successo di nuovo ieri contro l’Olanda, con il gran gol a incrociare di Ollie Watkins al novantesimo. La differenza, rispetto alle due partite precedenti, è che per una volta l’Inghilterra non ha avuto bisogno di tempo supplementare per portare a casa la qualificazione al turno successivo, il che non è stato un caso, così come non è stato un caso che il gol decisivo sia stato costruito dai due giocatori messi in campo da Southgate meno di dieci minuti prima. Per una volta la vittoria non è caduta dal cielo come un’elargizione divina, ma è stata studiata, voluta e infine legittimata dal grande gol che ha chiuso la partita.

L’Inghilterra, insomma, ha meritato questa finale, e non solo perché ha creato occasioni di qualità quasi tripla rispetto al suo avversario (1.26 gli xG creati rispetto agli 0.45 dell’Olanda, secondo StatsBomb), né tantomeno perché Southgate ha azzeccato i cambi, che è qualcosa a cui gli stessi allenatori danno sempre troppa importanza. L’Inghilterra ha meritato perché, di fronte al primo avversario alla sua altezza incontrato in questo Europeo, ha alzato il livello tecnico e tattico di conseguenza, senza pensare che la vittoria gli spettasse per semplice rango (che è la cosa che sembrava davvero aver pensato fino a ieri).

Di Olanda-Inghilterra abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast dedicato ai nostri abbonati in cui commentiamo a caldo le partite più importanti della settimana. Se non sei ancora abbonato, puoi farlo cliccando qui.

Gareth Southgate per la partita ha deciso di confermare il 3-4-2-1 già visto con la Svizzera, una decisione forse più sorprendente di come è stata venduta al fischio d’inizio. Se prendiamo anche tutto il percorso di qualificazione e le amichevoli di avvicinamento a questo Europeo (parliamo in totale di 14 partite oltre alle cinque disputate in Germania), l’Inghilterra aveva utilizzato questo modulo solo contro la Nazionale allenata da Murat Yakin, e sembrava quindi un mossa estemporanea fatta per adattarsi a una squadra che a sua volta giocava col 3-4-2-1 e per mettersi quindi a specchio contando sulla propria forza tecnica e atletica nei duelli che naturalmente si sarebbero formati.

L’Olanda, però, non giocava con il 3-4-2-1 e, per quanto il suo 4-2-3-1 sia atipico, utilizzare questo modulo rappresentava un rischio (o un’opportunità, che poi sono quasi la stessa cosa). Non era solo una questione geometrica, cioè per il modo in cui i due moduli si incastravano a livello spaziale sul campo. Era anche il fatto che - mettendo Saka da falso esterno a tutta fascia a destra, sul lato cioè dove c’era Walker, che da centrale poteva sganciarsi largo, ma anche Foden e soprattutto Kobbie Mainoo, un mediano che coagula il gioco associandosi con i compagni per risalire il campo in avanti - Southgate ha deciso di mettere proprio il lato forte dalla stessa parte in cui anche l’Olanda aveva il proprio lato forte. Il lato cioè dove aveva dimostrato di costruire le proprie azioni - attraverso il triangolo Aké, Reijnders, Gakpo - ma anche dove a volte aveva finito per finalizzarle, avendo lì il suo giocatore migliore o comunque quello più in forma (cioè proprio Cody Gakpo, capocannoniere del torneo con tre reti, dopo questa partita insieme ad Harry Kane). L’Inghilterra, insomma, ha deciso di costruire il proprio gioco - assumendosi quindi il rischio di perdere palla e sbilanciarsi - proprio dalla parte in cui l’Olanda aveva già dimostrato di poter risalire il campo con più facilità e più risorse per creare pericoli. E infatti non è stato un rischio del tutto gratuito.

Pochi secondi dopo l’ingresso in campo di Palmer e Watkins che oggi tanto celebriamo, infatti, l’Olanda ha costruito proprio a sinistra l’azione con cui avrebbe potuto scrivere una storia molto diversa da quella che leggiamo oggi. La Nazionale di Koeman ha attirato il pressing alto inglese con la circolazione bassa, poi, con un passaggio taglia-linee di van Dijk ha trovato alle spalle Reijnders su cui Mainoo era salito in ritardo. Senza linee di passaggio facili davanti, il centrocampista del Milan, come si dice, si è messo in proprio. Sfruttando il movimento in avanti di Aké che ha portato via Saka, Reijnders ha condotto palla a sinistra, ha combinato con Gakpo e si è fatto servire in profondità dal centrale del City, arrivando in area avversaria, dove si era creata una pericolosa situazione di tre contro due.

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Se oggi non ci ricordiamo di questa azione è perché Reijnders, arrivato sfinito sul pallone dopo uno scatto di una sessantina di metri, ha messo in mezzo un pallone poco lucido, a mezza altezza, e perché Weghorst, venendo meno alla sua nomea di uomo del destino, ha dimostrato un’inusuale pigrizia nell’attaccare il primo palo. E pensare che Guéhi era addirittura scivolato nel tentativo di rincorrerlo...

Se la scommessa di Southgate ha pagato è anche per demeriti dell’Olanda, insomma, che oggi ha diversi motivi per mangiarsi le mani. La partita opaca di Cody Gakpo, che ha tenuto la sua prestazione peggiore per la partita più importante. I molti errori in fase di definizione, nell’esecuzione tecnica dell’ultimo passaggio. L’infortunio al 35' di Memphis Depay, che con i suoi movimenti incontro ha messo in grossa difficoltà la difesa inglese, indecisa se seguire le sue ricezioni tra le linee o aspettare l’arrivo delle transizioni in area.

Un esempio di ciò che ha funzionato e ciò che non ha funzionato ieri per l’Olanda. La Nazionale di Koeman esce bene dalla pressione alta dell’Inghilterra, proprio grazie all’aiuto del movimento incontro di Depay; sviluppa con grande naturalezza la transizione offensiva, appoggiandosi sul movimento ad allargarsi a destra di Xavi Simons; ma sul più bello manca l’esecuzione tecnica di un filtrante non impossibile che avrebbe messo Malen a tu per tu col portiere.

Proprio la sostituzione di Depay è stato il momento in cui l’Olanda ha pagato la rigidità burocratica di Ronald Koeman, che fin dalle convocazioni ha preferito difendere il suo gruppo anziché prendere ciò che di buono era uscito dalla stagione per club. La Nazionale arancione aveva tenuto pochissimo il pallone fino a quel momento (appena per il 32% del tempo) ma aveva dimostrato di saper uscire dalla pressione avversaria con razionalità, senza ricorrere alla scorciatoia del lancio lungo. Come detto in questo era stato importante il gioco tra le linee di Depay eppure, quando è stato costretto a sostituirlo, Koeman ha deciso di non chiamare dalla panchina l’uomo che quel gioco questa stagione ha dimostrato di saperlo fare con una raffinatezza quasi artistica, cioè Joshua Zirkzee (che inizialmente non era stato nemmeno convocato). Il CT olandese è passato al 4-3-3, provando prima la soluzione lisergica di Malen falso nove. Poi, finito il bad trip all’intervallo, ha messo una toppa inserendo Wout Weghorst. L’attaccante del Burnley non ha sfigurato, ma nei raffinati meccanismi di uscita palla dell’Olanda è sembrato impacciato come un orso che fa il commesso in un negozio di Swarovski. In altre parole è stato più un limite che una risorsa nel creare occasioni su azione, che infatti - se si esclude l’occasione già citata creata da Reijnders e in cui Weghorst poteva fare molto meglio - non sono arrivate.

Ora, però, è arrivato il momento di dare a Gareth Southgate ciò che è di Gareth Southgate. Se il lato sinistro dell’Olanda di fatto non ha funzionato, infatti, principalmente è perché quello ben presto è diventato il lato forte dell’Inghilterra. Da quel lato, come detto, giocava il falso esterno Bukayo Saka, un’ala che dà il meglio di sé quando può isolarsi largo e puntare l’avversario, ma che non è affatto a disagio quando deve entrare dentro al campo e giocare in spazi più stretti. La ricchezza del repertorio di Saka si combinava bene con il ruolo altrettanto ibrido di Kyle Walker, che come abbiamo già visto al Manchester City ti permette di avere due giocatori in uno in un senso quasi letterale.

Non è solo per il suo atletismo - per quanto non mi stupirei se tra qualche giorno annunciasse la sua presenza alle Olimpiadi di Parigi - Kyle Walker è anche un giocatore dall’intelligenza tattica sottovalutata, e che ieri dava prima superiorità numerica all’Inghilterra in fase di uscita palla dalla difesa, e poi si allargava a destra come se non fosse il braccetto di una difesa a tre ma il classico terzino di una difesa a quattro. Il suo movimento di fatto accendeva il triangolo di destra, portando Saka ad accentrarsi e Foden a muoversi di conseguenza, magari alle spalle della difesa avversaria. Con l’aggiunta anche di Mainoo, che legava il gioco magnificamente, da quella parte l’Inghilterra ha tessuto una coperta che per l’Olanda difensivamente era sempre troppo corta. Aké si ritrovava costantemente a difendere un due contro uno, Reijnders era preso in mezzo e Gakpo doveva arretrare il suo raggio di molti metri, compromettendo la sua partita da un punto di vista offensivo.

Quasi tutte le occasioni dell’Inghilterra sono arrivate da quel lato. È arrivato da destra il discutibile rigore trasformato da Harry Kane, nato da un movimento di Foden alle spalle di Reijnders che ha aperto l’ampiezza attaccata con puntualità da Bukayo Saka. Da destra è arrivata anche la grande imbucata di Mainoo per Foden, che - facendo passare la palla tra le gambe di Verbruggen - stava segnando il gol con più street cred di questo Europeo se non fosse stato per il salvataggio sulla linea di Dumfries. E dalla destra sono arrivata anche le altre due occasioni per l’ala del City, il tiro da fuori area al 32' che ha scheggiato il palo e quello da dentro l’area al 39' che ha costretto Verbruggen a una parata bassa.

E di chi è il movimento senza palla che in entrambi i casi ha liberato lo spazio per il tiro di Foden? È sempre lui: Kyle Walker.

Le occasioni create a destra dall’Inghilterra nel primo tempo hanno convinto Koeman a passare al 4-3-3, cioè a un centrocampo a tre che potesse coprire meglio l’ampiezza del campo schermando contemporaneamente le ricezioni dei due trequartisti avversari (Bellingham e per l’appunto Foden). La mossa, insieme all’ingresso di Weghorst, ha azzoppato offensivamente l’Olanda, ma difensivamente ha funzionato, anche grazie a una grande efficienza nel comprimere le linee verticalmente, a una spregiudicatezza maggiore dei centrali di difesa (che hanno iniziato a seguire alto i movimenti incontro di Kane) e a una riacquisita lucidità nella gestione del possesso (che per l’Olanda è passato dall’apocalittico 38.3% del primo tempo al più sostenibile 45.8% del secondo).

L’Inghilterra, di conseguenza, è stata molto meno pericolosa nel secondo tempo ma il triangolo di destra ha comunque creato un’altra grandissima occasione. Pochi istanti prima del doppio cambio che ha portato in campo Watkins e Palmer, infatti, l’Inghilterra aveva già segnato il gol del 2-1 con gli stessi identici meccanismi. L’allargamento di Walker a destra, la ricezione nel mezzo spazio di Foden e il conseguente inserimento in area di Saka. Solo un fuorigioco di pochi centimetri aveva salvato l'Olanda.

Certo, a quel punto il cronometro stava portando la partita in zone sempre più pericolose, e va dato atto a Southgate di aver avuto il coraggio di provare a risolverla prima di andare nuovamente ai supplementari. Il CT inglese, al contrario di Koeman, ha messo da parte le gerarchie e ha letto bene la partita, togliendo il totem Harry Kane (che sarebbe tornato molto utile se la partita fosse arrivata ai rigori) per un attaccante che, invece di venire incontro, potesse attaccare la profondità per allargare le linee olandesi. La mossa, come sappiamo, ha funzionato - perché Watkins ha fatto un grande gol, certo, ma anche perché l’idea di Southgate si è rivelata corretta.

L’Inghilterra infatti ha continuato a costruire a destra (e guardate come l’ennesimo due contro uno costringa Aké a non intervenire su Palmer, lasciandogli lo spazio e il tempo per pensare ed eseguire il filtrante), ma il fatto che adesso potesse servire in area il taglio di un attaccante che partiva dall’altro lato ha mandato in affanno De Vrij, che invece di seguirlo a uomo avrebbe fatto meglio a tenere la linea e a mandarlo in fuorigioco.

Tutto è bene quel che finisce bene, si potrebbe dire, ma pensate per un attimo se De Vrij si fosse fermato, o se, una volta in area, avesse chiuso le gambe, come ha notato Giorgio Chiellini. Se Watkins avesse mandato la palla in curva e se l’Inghilterra avesse perso la partita ai supplementari, o peggio ancora ai rigori, magari dopo un errore dal dischetto proprio dell’attaccante dell’Aston Villa. Watkins viene da una grande stagione in Premier League, ma in questo Europeo aveva giocato appena venti minuti con la Danimarca, e in tutta la sua carriera con la maglia dell’Inghilterra aveva segnato appena quattro gol. A pochi minuti dagli ennesimi supplementari, mettere fuori il capitano della squadra, il secondo miglior marcatore nella storia della Premier League che con la maglia dell’Inghilterra di gol ne ha segnati 66, di certo non era una scelta scontata. E chi avrebbe creduto al CT inglese, tacciato dai suoi stessi tifosi di essere sostanzialmente un incompetente, se l’avesse giustificata con ragioni di natura tattica?

Con la Spagna il livello si alzerà ancora, e le sfide più grandi devono ancora arrivare, ma dopo questa partita sarà un po’ più difficile dipingere Southgate come uno sprovveduto e l’Inghilterra solo come una Nazionale fortunata. It's coming home?

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