In fin dei conti, gara-1 tra Warriors e Cavaliers si è risolta come spesso è successo nelle partite di Golden State: a un certo punto è arrivata una mareggiata stile “Quarto d’Ora Granata” del Grande Torino a cui gli avversari non hanno saputo reagire. La particolarità è che, invece dei soliti Splash Brothers, questa volta è stata la panchina dei campioni in carica a decidere la partita. Dopo una serie a cercare un modo per sopravvivere all’atletismo e alle braccia infinite di OKC, i vari Andre Iguodala (+21 di plus-minus, migliore di squadra), Shaun Livingston (record in carriera ai playoff a quota 20 punti e +20 di +/-) e Leandrinho Barbosa (11 punti con 5/5 al tiro) sono tornati a respirare, complice una difesa dei Cavs per larghi tratti inguardabile.
1. Gli errori difensivi nel momento più importante
La partita si è effettivamente decisa a cavallo tra terzo e ultimo quarto: dopo essere stati sotto anche di 15 nel primo tempo, i Cavs erano riusciti in qualche modo a mettere la testa avanti sul 64-63, grazie al miglior momento della partita di Kyrie Irving e Kevin Love e il peggiore di Curry e Thompson (1/6 combinato al tiro). Proprio quando sembrava che i Cavs avessero trovato un modo per giocarsi gara-1 fino alla fine e magari pure rubacchiarla come fatto dai Thunder nella scorsa serie, sono ricomparsi tutti i motivi per cui James e compagni sono sfavoriti in queste Finals, vale a dire gli errori di concentrazione in difesa.
Palla in punta a Iguodala e basta la semplice minaccia di un’uscita di Curry per mandare in tilt la comunicazione tra James e Shumpert, concedendo una comodissima schiacciata a Green nel momento esatto in cui serviva non concedere un canestro in difesa
Dopo un alley-oop tra Dellavedova e Thompson che li aveva riportati in vantaggio, i Cavs non riescono a fermare nemmeno un pick and roll laterale tra Iguodala e Ezeli, perdendosi completamente Livingston in mezzo all’area per pigrizia. Errori che non si possono commettere a questo livello, ma ampiamente previsti in sede di preview
2. La lavagnetta di Kerr
In realtà c’è un motivo per quella reazione di Golden State: dopo essersi fatti recuperare tutto il vantaggio, Steve Kerr ha preso la sua lavagnetta e l’ha spaccata con un colpo degno di un karateka che trova il punto giusto per spezzare la tavoletta di legno.
A fine partita dirà: «Distruggere qualcosa aiuta a smaltire la rabbia. Meglio sfogarla contro una lavagnetta piuttosto che contro un giocatore».
Risultato post-lavagnetta: rientro in campo di Iguodala e tripla immediata per tornare a +7.
Thompson batte facilmente Love sul perimetro e Iggy ha chilometri di spazio per prendersi il tiro
3. Saper scegliere i momenti
Già, Andre Iguodala. L’MVP delle scorse Finali ha sfoderato un’altra prestazione di altissimo livello, tanto in attacco quanto in difesa. Forse proprio per questo Matthew Dellavedova si è reso protagonista del momento più controverso della serata, una manata da dietro dritta nelle parti basse — considerata dagli arbitri come fallo normale — che ha cambiato un po’ l’inerzia della partita.
Dopo quell’episodio, esattamente come per la lavagnetta, Iguodala ha risposto con un’altra tripla spezza-gambe. Perché i punti, più che contarli, si pesano.
Altro errore lontano dalla palla di Shumpert, che non si rende conto del cambio difensivo, scivola e rimane nella terra di mezzo sul closeout, senza contestare la tripla di Iguodala che in questi playoff sta tirando col 43.5% (ma avendo passato anni a non tirare da tre, vive ancora di rendita nelle menti dei suoi avversari che non lo considerano una minaccia)
4. L'importanza di finire in area
Finora abbiamo sottolineato solo gli errori difensivi di Cleveland — e potremmo andare avanti per ore, visto che quasi tutti i canestri di Golden State contengono da una mancanza di concentrazione o di intensità dei Cavs — ma anche in attacco ci sono stati dei problemi. Tolta qualche fiammata dei Big Three — 66 punti degli 89 di squadra per James, Irving e Love — gli ospiti hanno tirato poco e male da tre per i loro standard (7/21) ma soprattutto si sono ritrovati incapaci di finire al ferro contro la lunghezza di Golden State, con un 18/42 di squadra nella restricted area propiziato dal 4/17 contro Draymond Green.
Qui perfino LeBron James, che aveva iniziato la partita attaccando molto bene il ferro, si scopre incapace di finire contro le braccia di Green in situazione stanziale
Love ha chiuso con un pessimo 2/8 al ferro, non solo rallentando tutto l’attacco ogni volta che è gli è stata data palla in post basso, ma sbagliando anche lay-up semplicissimi nelle poche volte in cui era riuscito a costruirsi un ottimo tiro, tipo questo. Attaccare Golden State dal post basso è una pessima idea, visto che concedono la miseria di 0.816 punti per possesso (Barnes 0.717 e Green addirittura un incredibile 0.646, dati Synergy)
5. La bellezza di Shaun Livingston
Se per caso siete tra i due o tre esseri umani che non conoscono la storia di Livingston, conviene recuperarla al più presto con questo straordinario pezzo di Jonathan Abrams su Grantland (RIP, ma benvenuto The Ringer). Se invece la conoscete, non può non esservi esploso il cuore di gioia dopo i canestri di ieri notte. Lascio qui un paio di perle con cui ha effettivamente ammazzato i Cavs e ha deciso gara-1, probabilmente la miglior prestazione della sua carriera.
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