Nelle gare di nuoto, quando un atleta sta nuotando vicino al record del mondo, in tv appare una linea rossa che dà il riferimento visivo al telespettatore di quanto vantaggio (o svantaggio) ci sia tra il nuotatore in gara e quello che in precedenza ha stabilito il primato. È come nei videogiochi di automobilismo in cui appare il fantasma dell'auto che ha segnato il record, cioè l’ombra del gamer che ha in precedenza effettuato il miglior tempo. A volte la linea rossa è talmente lontana da sembrare irraggiungibile, quasi come la proverbiale carota per l’asino da traino. Altre volte invece è sovrapposta al corpo dell’atleta, e sembra spingerlo verso l’obiettivo finale.
Quando Thomas Ceccon ha migliorato il record del mondo nei 100 dorso di 26 centesimi, soltanto il suo arrivo in perfetto allungo gli ha permesso di toccare prima della linea rossa, che ha “frenato” proprio pochi centimetri prima della piastra finale.
La storia della sfida tra Gregorio Paltrinieri e la riga rossa, che in questo caso rappresenta il record del mondo del cinese Sun Yang (14.31.02 alle Olimpiadi di Londra 2012), è la storia invece della finale dei 1500 stile libero dei Mondiali di Budapest 2022.
Un inizio deludente
Il Mondiale di Gregorio Paltrinieri è iniziato male. Il terzo giorno di gare, dopo la finale degli 800 in cui si presentava da campione del mondo in carica, ha raccolto soltanto un quarto posto. Soltanto si fa per dire, perché il piazzamento è arrivato con un tempo buono, migliore di quello che gli è valso l’argento olimpico a Tokyo un anno fa, ma per com'è andata la gara è stata comunque deludente. Paltrinieri quel giorno è sembrato poco propositivo, incollato a centro vasca spalla a spalla con i suoi rivali diretti, non riuscendo a imporre il suo ritmo alla prova, rimanendo per tutta la distanza in una posizione che ne segnava inesorabilmente il destino. Troppo più forti nello sprint finale i suoi rivali diretti Wellbrock e Romanchuk, troppo più rapido l’americano Bobby Finke, che già a Tokyo lo aveva bruciato con un ultimo 50 metri insostenibile, facendo coniare agli americani l’espressione “to be Finked”, come essere infilzati negli ultimi metri.
Nella giornata che ha consacrato il talento di Thomas Ceccon, il Paltrinieri che si presenta all’intervista post gara è un atleta scontento. «Non è tanto per il tempo, ma più per la posizione. Mi sono allenato bene, nei giorni scorsi avevo ottime sensazioni, so di poter valere una medaglia ma questo risultato mi delude». Da capitano della nazionale, non può far altro che concludere con un sorriso e una parola di speranza, che appare però non così sentita: «Cercherò di recuperare le energie per fare un buon 1500».
In quel momento, la fiducia generale che si respira intorno ad una possibile rivalsa di Paltrinieri è bassissima. I risultati degli ultimi grandi eventi sembrano indicare la strada: nel 2019 era stato oro negli 800 ma nei 1500 era giunto terzo, a Tokyo non era riuscito a bissare il miracoloso argento degli 800 finendo quarto nei 1500. L’ultimo suo risultato di grande livello nel miglio in vasca risale a Budapest 2017, quando aveva confermato il titolo mondiale vinto a Kazan 2015 e quello Olimpico di Rio 2016. Eccezion fatta per qualche bella prestazione in ambito nazionale, su tutte il Settecolli del 2020 da record europeo, Paltrinieri non è più riuscito ad imporsi a livello internazionale nella gara che più di tutte lo ha consacrato. Per questo, le sue parole in quel momento sembrano più di circostanza che di reale intenzione, tanto più alla luce del suo sempre più intenso interesse e impegno verso il nuoto in acque libere.
I 1500 stile libero
Per quanto riguarda il mezzofondo in vasca, i 1500 sono considerati la gara regina. Gli 800 maschili sono stati inseriti alle Olimpiadi solo a partire da Tokyo 2020 e rimangono, nell’immaginario degli appassionati, una gara meno prestigiosa, la cui vittoria non è all’altezza della vittoria nei 1500. Per questo motivo, le ultime delusioni di Paltrinieri nei 1500 avevano bruciato parecchio, facendogli parlare di questa gara in modo amaro. «Una volta la mia gara del cuore erano i 1500» ha detto agli Assoluti di aprile, «Ora non saprei più quale scegliere, forse la 10 km in acque libere». Anche la sua passione per la distanza sembrava essere scemata in seguito alle piccole ma costanti controprestazioni degli ultimi anni.
Nella batteria dei Mondiali di Budapest, la prova di Paltrinieri è stranamente simile a quella portata a termine un anno fa, sempre a Budapest in occasione degli Europei 2021. Paltrinieri nuota con estrema tranquillità, e si qualifica per la finale con il settimo tempo, che gli consegna una corsia laterale per la finale, stavolta la numero 1. All’intervista, però, non è stupito negativamente come l’anno scorso: «L’importante era qualificarsi, domani vediamo cosa viene fuori». Il nuotatore italiano sembra stranamente rilassato, non deluso e nemmeno arrabbiato per la situazione. Al via della finale, scopriremo il perché.
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Per la vittoria finale, i favoriti sembrano essere i soliti tre, Wellbrock campione del mondo in carica, Finke campione olimpico e Romanchuk campione europeo, che sono tutti a centro vasca, nelle corsie 3, 4 e 5. Quando lo starter dà il via, Gregorio Paltrinieri prende la decisione più logica per cercare di nuotare una gara che lo soddisfi: imporre un ritmo veloce fin da subito, nel tentativo di avvantaggiarsi sugli avversari che, come noto, sono dotati di un cambio di ritmo finale migliore del suo. Nessuno è sorpreso da questa tattica, è la gara “alla Paltrinieri”: comincia già al passaggio ai primi 100 metri la sua personale sfida con la linea rossa del record del mondo. Paltrinieri imposta la sua velocità di base sui 29 secondi bassi per ogni 50 metri, un ritmo che in passato lo ha portato ai migliori risultati della sua carriera. Nell’inquadratura televisiva, Paltrinieri è in alto e continua la sua fuga, mentre i tre rivali a centro vasca sembrano studiarsi tra loro. La linea rossa, fino ai 400 metri, lo accompagna proprio sopra il suo torace, ed il suo vantaggio sul record del mondo è nell’ordine dei decimi di secondo.
Il suo essere vicino al bordo vasca, lo fa essere anche vicinissimo alle tribune, dove ci sono i suoi compagni di squadra ed i tecnici, tra i quali Fabrizio Antonelli, il suo coach, che non ha smesso di incitarlo nemmeno per un secondo. Girano alcuni video di Antonelli che si sgola, agita le braccia, si volta verso il pubblico per incitare tutti ad applaudire. E questi incredibilmente lo fanno: la Duna Arena di Budapest diventa una bolgia, con tutti gli spettatori che incitano Paltrinieri ad incrementare, a combattere la linea rossa, a cercare di spingersi oltre il limite. Ad un certo punto, tra il pubblico, appare David Popovici, il giovanissimo fenomeno romeno neo campione del mondo dei 100 e 200 stile libero, che recentemente ha dichiarato che il suo nuotatore contemporaneo favorito è proprio Paltrinieri: anche lui si mette ad incitarlo, in una sorta di rito collettivo di adorazione nei confronti di un re.
Il vantaggio di Paltrinieri sulla riga rossa, intanto, aumenta, e va prima oltre il secondo e poi oltre i due secondi. Fino ai 1000 metri, la sensazione che l’aggressività dell’italiano possa in qualche modo scemare è netta: i tre a centro vasca sono in attesa del momento giusto per ricucire il distacco, ed il momento giusto può essere solo in corrispondenza della prima crisi di Paltrinieri, che tutti si aspettano possa arrivare proprio intorno ai due terzi di gara. Per tutta risposta, nel primo 50 metri dopo i 1000 Paltrinieri fa registrare un parziale di mezzo secondo migliore rispetto a tutti i suoi inseguitori: è qui che si inizia a capire che la sua gara non è più con gli altri finalisti, ma è solo con la linea rossa.
Paltrinieri diventa imprendibile, il vantaggio che gli altri hanno lasciato prendesse è un solco che non può essere più colmato. Così anche i telecronisti iniziano a capire che stavolta nessuno riuscirà a riagganciarlo, che Bobby Finke non lo “finkerà” ancora, e che la medaglia d’oro è già al collo. La riga rossa è ormai due metri oltre i suoi piedi, ogni 50 metri il vantaggio che ha sul record del mondo aumenta di qualche decimo, fino a diventare di quasi tre secondi a 100 metri dalla fine: Paltrinieri ai 1400 passa in 13:34.72, Sun Yang nel 2012 era passato in 13:37.53.
Ora va fatto un inciso: ad un occhio meno attento, potrebbe sembrare che, ormai, il record del mondo sia destinato a crollare, ma la chiusura nell’ultimo 100 metri di Sun Yang a Londra 2012 passò alla storia come la chiusura più veloce mai effettuata in un 1500. Il cinese, ora squalificato dalla Wada per una controversa storia legata al doping, nuotò le ultime due vasche in 27.81 e 25.68, per un incredibile 100 complessivo di 53.49. Paltrinieri ha un vantaggio di 2 secondi e 81 centesimi sulla riga rossa: potrebbero non bastare. Il penultimo 50, Paltrinieri lo nuota in 29.53 e il suo vantaggio sulla riga rossa è già sceso a soli tre decimi di secondo.
L’arena nel frattempo non ha smesso di urlare un attimo, e tra i motivi potrebbe esserci anche la voglia di vedere il record di Sun Yang, forse il nuotatore meno amato al mondo, finalmente battuto. Paltrinieri le prova tutte, la sua nuotata si scompone, le gambe fanno sempre più schiuma, ma alla fine la riga rossa lo sorpassa, come una scheggia impazzita si avvantaggia su di lui ed arriva alla piastra finale oltre le sue lunghe braccia. 14:31.02 è il record di Sun Yang, Paltrinieri nuota la seconda prestazione mondiale di sempre in 14:32.80.
Eroico
Fabrizio Antonelli, che si è sgolato per tutta la gara, lo ha definito “eroico”, dopo che a Tokyo aveva battezzato le sue gare come “colpi di magia”. In effetti, quello che ha fatto Paltrinieri in questi 1500 stile supera nuovamente qualsiasi immaginazione. L’anno scorso a Tokyo aveva dimostrato di poter superare i limiti fisici, vincendo due medaglie due mesi dopo aver contratto la mononucleosi: «Sono stati i giorni di gara più importanti della mia vita» ha detto in conferenza stampa «perché lì ho capito che non ci sono limiti se non nella mia testa». Con la gara di sabato nei 1500 ha ribadito il concetto, rafforzandolo con un’altra impresa.
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La sua però non è la classica fuga bidone delle tappe ciclistiche di montagna, ma un’attenta e studiata analisi delle proprie qualità fisiche e mentali. Fisiche perché andare sotto ritmo lo penalizza oltre modo, facendolo adagiare su tempi dai quali poi non riesce più a sganciarsi, e perché non è dotato del famoso cambio di ritmo finale che invece hanno i suoi avversari. Mentali perché fare gare di testa lo aiuta a caricarsi, a trovare infinite energie dentro sé stesso, a spingersi oltre la soglia del dolore fisico: «Mi piace il dolore, io sono quello che si fa più male di tutti in allenamento, di corpo e di testa».
Proprio la testa sembra essere il punto forte di un atleta che in molti davano sulla via del tramonto, perlomeno nelle gare in piscina. «I miei amici, prima della gara, mi hanno detto che sui siti di scommesse mi davano vincente a 26. Ma come si permettono? Dove è finito il rispetto per un campione?», ha detto ai microfoni della Rai dopo la gara. Con un sorriso sornione ha confessato di aver «volutamente cercato una corsia laterale per togliermi dalla bagarre del centro vasca e nuotare la gara solo su me stesso». E poi ha chiuso con la solita grande consapevolezza: «Ho quasi 28 anni, da otto anni vado sotto i 14:40 nei 1500, so quanto valgo e sapevo di poter vincere questa gara».
Pochi minuti più tardi, la staffetta 4x100 mista italiana ha vinto l’oro battendo gli Stati Uniti (privi di Caeleb Dressel per non meglio specificati motivi di salute), sfatando un altro dei tabù della nazionale azzurra. Gregorio Paltrinieri li aveva investiti della responsabilità: «Siamo i più forti, dobbiamo vincerla». I quattro della staffetta hanno interrotto il loro riscaldamento per assistere e tifare Paltrinieri durante i 1500, e infatti nel video che inquadra Antonelli urlante, si vedono anche loro.
Nell’edizione dei Mondiali di Budapest 2022, l’Italia ha superato il proprio record di medaglie totali (9) e di ori (5) in un Mondiale, ha vinto il primo oro nella rana maschile e femminile, nel dorso maschile e in una staffetta. È stata l’edizione migliore di sempre, e questo nonostante fosse anche la prima senza Federica Pellegrini, che nelle ultime otto aveva sempre garantito una medaglia. Ora, l’atleta in attività che va a medaglia da più edizioni Mondiali consecutive (5), è Gregorio Paltrinieri.