1) Team USA ha vinto tutte le partite, ma senza entusiasmare. Non è che nella fase a eliminazione diretta si rischia l’imponderabile?
Davide Bortoluzzi
Pur avendo mostrato dei limiti, in particolare nella fase difensiva, le possibilità che Team USA capitoli restano piuttosto basse. Stiamo comunque parlando di una squadra capace di colpire con diverse armi e che non basa il proprio predominio solo sullo strapotere fisico. Risulta ancora difficile quindi scommettere contro una squadra con questo Carmelo Anthony più i vari Durant, Irving e un Thompson esploso contro la Francia. Una delle chiavi per mettere in difficoltà Team USA sta nella fase difensiva, dove le carenze evidenziate sono state la causa principale dei risultati non esaltanti. Se una nazionale riesce a muovere per più di 10-15 secondi la difesa americana durante il possesso offensivo, le possibilità di creare un tiro pulito si alzano in maniera esponenziale, con consequenti migliori percentuali. La difficoltà è quella di iterare questo processo per tutti i quaranta minuti in maniera continuativa ed efficace. Il piano gara per mettere in piedi un upset ci sarebbe, più difficile però metterlo in pratica compiutamente.
Dario Ronzulli
È vero: Team USA ha sofferto più del previsto. Ma hanno comunque sempre vinto e rischiato concretamente di andare all'overtime solo con la Serbia. Perché puoi metterli in difficoltà, forzando i loro isolamenti e imponendo alti ritmi in attacco. Ma chi può farlo per 40 minuti? Ad oggi nessuno, ed è questo il punto focale. Coach K ha le sue responsabilità nel poco entusiasmo che questa nazionale ha mostrato, tra quintetti e rotazioni non facilmente comprensibili; inoltre ci sono momenti in cui l'atteggiamento degli yankee ti porta a volerli prendere a schiaffi. Ma stiamo cercando il pelo nell'uovo: anche Klay Thompson, che aveva iniziato il torneo tirando male, si è ritrovato contro la Francia. Tutto questo per dire che o gli USA non si presenteranno tutti e 12 con la testa concentrata sul parquet, oppure proseguiranno nel loro cammino fino all'oro.
Marco D’Ottavi
Già essere qui, a dover provare a rispondere a questa domanda in maniera seria, è un brutto segno per il Team USA. Eppure l’impressione è che una loro sconfitta rimanga ancora imponderabile, nonostante tutto. Troppe le potenzialità offensive della squadra, troppe le variabili e le soluzioni che possono adottare all’interno del singolo match: pensate ai possibili quintetti che può schierare Coach K con quei 12, c’è da sentirsi male. Per esempio io aspetto con ansia Melo da 5 e tutti a casa. Finora i limiti si sono palesati proprio qui: in questo mare di scelte, alcune volte coach K si è un po’ perso e - come detto da Dario - alcune rotazioni sono sembrate incomprensibili. Questo ha portato un po’ di confusione nella squadra, soprattutto nei movimenti difensivi, e un atteggiamento non sempre irreprensibile (come ad esempio contro la Serbia dopo il largo vantaggio iniziale). Detto questo le altre squadre hanno dimostrato di non soffrire affatto di quel vecchio complesso di inferiorità nei confronti della squadra di coach K - anzi - ogni volta sono state in grado di alzare il proprio livello di gioco per restare in partita il più a lungo possibile. Addirittura il Venezuela è riuscito a buttare il cuore oltre l’ostacolo e chiudere il primo quarto in pareggio. Quindi gli USA dovranno guadagnarsi questa medaglia d’oro con i denti e per quanto difficile una sconfitta sembra più possibile di quanto non lo fosse due settimane fa.
Certo, poi sono sempre in grado di confezionare giocate del genere
2) Chi è stato il miglior giocatore di questa prima fase a gironi?
Davide
Passare da un ruolo di rotazione con compiti specialistici a quello di top scorer di una delle sorprese di questa prima fase dell’Olimpiade? Citofonare a Patty Mills. Per l’australiano più di 25 punti di media contro le big del girone - con la perla dei 30 punti contro Team USA - e la leadership emotiva della squadra. Per Mills queste potrebbero essere delle Olimpiadi davvero speciali, quelle in cui la sua carriera raggiunge la consacrazione anche fuori dai confini americani con un ruolo di primaria importanza, magari con del metallo al collo. Per un ragazzo che con orgoglio si fa portavoce degli aborigeni australiani, un eventuale successo potrebbe aiutare a rafforzare ulteriormente un messaggio di unione e di integrazione, sedici anni dopo Cathy Freeman e quel braciere acceso a Sidney.
Marco
Io vado con Bogut. Sicuramente ci sono diversi giocatori anche più meritevoli: Melo, Patty Mills, Pau Gasol per dirne alcuni che hanno dato un contributo offensivo maggiore del centro australiano, però Andrew mi sembra abbia proprio in mano la squadra che - finora - ha giocato il miglior basket delle Olimpiadi. Alcune sue combinazioni con Dellavedova sono state da stropicciarsi gli occhi e una volta di più sta dimostrando di avere una lettura di quello che accade in campo a livelli di eccellenza di questo sport anche con una condizione fisica non perfetta (da un punto di vista fisico mi sembra che l’infortunio subito durante le Finals lo stia leggermente limitando). A queste caratteristiche intangibili unisce quasi 2 stoppate a partita (4° dopo solo Ibekwe, Gobert e Gasol), 4 assist di media e un’efficienza tra le migliori del torneo.
Dario Vismara
Non so se lo si possa considerare il migliore in assoluto della prima fase, ma permettetemi di spendere due parole per esporre il caso di Bojan Bogdanovic: 24.8 punti a partita (primo con oltre 4 punti di vantaggio su Mills), 51.4% dal campo, 43.8% da tre su oltre 6 tentativi a partita, 77% su 8.8 liberi guadagnati a gara (primo anche qui) in quasi 35 minuti di media in cui la Croazia sostanzialmente gli dice “Prendi palla e per favore trova il modo di segnare”. Ci sono diversi momenti della partita in cui la squadra di Asa Petrovic fa una fatica enorme a creare canestri (non contro la Lituania, va detto), e quindi rivolgersi a un realizzatore purissimo come Bogdanovic diventa l’unica opzione percorribile. E lui non ha ancora deluso. Natural born scorer.
Dario Ronzulli
Quinto per punti con 19.2, secondo per percentuale al tiro con 64.2% - meglio di lui solo il futuro compagno a Milano Raduljica -, secondo per assist a 8, primo per valutazione a 24. Basta così? Basta così. Mantas Kalnietis è il mio MVP della prima fase. Nella Lituania che si è presa la qualificazione nelle prime tre partite e poi ha tirato, non volutamente, il fiato, il play dell'Olimpia è stato senza dubbio l'uomo di lotta e di governo. Kazlauskas gli ha affidato le chiavi di una squadra che mischia ultra-veterani e giovanotti di belle speranze: Mantas ha assimilato il ruolo con enorme profitto. Già in Francia l'anno scorso aveva fatto vedere sprazzi della leadership tecnica di cui è capace: a Rio ha alzato ulteriormente il proprio livello.
Honorable mention: il passaggio del torneo by Milos Teodosic
3) Quale squadra ha deluso di più fino ad ora?
Dario R
Dal Brasile onestamente mi aspettavo qualcosa in più. È vero: è finito in un girone difficile, qualcuna doveva rimanere fuori e certamente i brasiliani erano alla vigilia un gradino sotto le quattro che sono passate. Tuttavia credo che avessero le capacità mentali e le qualità tecniche per fare un passo in più. La gara con la Spagna e la vittoria in volata sembravano raccontare questo: in realtà il vero Brasile è stato quello timido, impacciato e probabilmente incapace di reggere la pressione visto all'esordio con la Lituania. Se nelle gare perse gli uomini di Magnano hanno sempre trovato il modo di reagire ai parzialoni altrui, è perché si sono affidati alla spinta emotiva del proprio pubblico e del proprio orgoglio. Ecco, orgoglio. Non è un caso che i primi tre, per distacco, per plus/minus siano stati Barbosa, Augusto Lima e Giovannoni: cioè il veterano – andato a corrente alternata, ma nei controbreak c'è stato spesso il suo zampino - e due combattenti, soprattutto il terzo. Ma non poteva bastare e infatti non è bastato.
Marco
Non ho una profonda conoscenza del movimento cestistico cinese, anzi, ma forse ci si poteva aspettare qualcosa in più da loro. Sono anni che si parla di prospetti cinesi, giocatori che costeggiano anche il sottobosco dei Draft NBA, ma poi quando si presentano a questi tornei sembra quasi che neanche gli vada granché. Possibile che nel 2016 l’Asia non riesca a presentare una contendente più competitiva? A questo punto mandassero le Filippine che almeno sono una nazionale esaltante.
Dario V
Le quattro squadre eliminate ai gironi - Brasile, Nigeria, Venezuela e Cina - erano oggettivamente le più scarse viste nel torneo, quindi non si può legittimamente parlare di delusione. Diciamo però che la Spagna nelle prime due partite ha fatto vedere diverse crepe (poi ricoperte con dosi abbondanti di malta, esattamente come un anno fa agli Europei) e che le prestazioni di Team USA hanno fatto scattare qualche allarme dall’altra parte dell’oceano. Su Yahoo! Sports si è addirittura scritto che “questo gruppo di americani non ha alcuna possibilità di distinguersi tra quelle che hanno preso parte alle Olimpiadi con giocatori NBA. Hanno già avuto più partite con uno scarto finale entro i quattro punti di quelle giocate dalle squadre del 1992, 1996, 2000, 2008 e 2012 insieme”. Ed è pur vero che gli USA hanno chiuso i gironi con il miglior differenziale su 100 possessi del torneo, ma è un dato inficiato dalle due comode vittorie con Cina e Venezuela, e il quarto posto nell’efficienza difensiva racconta di tutti i limiti di questa squadra. Rimane il fatto che non hanno mai perso e che, come dice Coach K, “Alla fine nessuno chiederà conto di nulla, tranne che della vittoria”, però era lecito aspettarsi qualcosa di più.
4) Qual è stata la miglior partita del torneo?
Davide
USA-Australia è stata dal mio punto di vista la partita più bella e sicuramente tra le più emozionanti, anche se la palma del thrilling l’ha vinta il derby sudamericano da due supplementari. L’Australia gioca probabilmente il miglior basket di queste Olimpiadi, sfruttando blocchi e spaziature da manuale. Il quintetto con Bogut e Baines permette di aprire il campo, garantendo una certa varietà di soluzioni offensive sia a partire dal pick and roll centrale che con il gioco senza palla e i tagli backdoor. Una pallacanestro essenziale con l’esaltazione di concetti semplici eseguiti però in maniera tremendamente efficace. Questa capacità di sfruttare gli spazi ha messo a nudo i limiti principali di Team USA a livello di fondamentali difensivi, in particolare sui cambi sistematici. Ne è quindi venuta fuori una sfida equilibrata oltre ogni possibile previsione, arricchita dal duello a suon di canestri tra Carmelo Anthony e Patty Mills. L’epitaffio della partita è stato un deja-vu dell’ultimo atto della passata stagione NBA, con lo step back di Irving e chiudere i conti.
Dario R
Brasile-Argentina la rivedrei mille volte: l’hype che la precedeva si è rivelato essere perfino riduttivo per un match affrontato dalle due squadre come se il loro destino dipendesse esclusivamente dall'esito finale. Due supplementari, fughe e rimonte, errori e genialate, Giovannoni che guadagna altri punti carisma, Ginobili che non fa niente o quasi per 50' ma siccome è un Campione prende il rimbalzo offensivo decisivo, Nocioni che porta la versione 25enne di sé, Nenè sontuoso, Huertas che segna (ripeto: Huertas che segna). Ce n'è abbastanza, direi.
Per non parlare degli spalti
E invece no. Perché Brasile-Argentina è soprattutto la vidimazione di Facundo Campazzo Capo del Mondo. È ovunque, soprattutto dove non te l'aspetti; prende rimbalzi in attacco come se fosse più alto di mezzo metro; segna e fa segnare. Rimanere glaciali in quell'ambiente è roba per pochissimi eletti. Ma lui è Facu, ha i superpoteri e il ghiaccio nelle vene. L'Argentina vince e lui è MVP. Cosa deve fare ancora per diventare il Vostro Idolo Indiscusso?
Marco
Brasile-Argentina ha avuto una tale quantità di thrill che non posso non considerarla la partita migliore fin qui, anche se tecnicamente non bellissima. Il numero di svolte, momenti assurdi e giocate inaspettate da giocatori inaspettati è stato veramente molto alto. In più è stata una partita con un costante sottofondo malinconico con Barbosa che spunta nei supplementari, Nocioni tornato ragazzino, Delfino che prova a tornare giocatore… una specie di canto del cigno del basket sudamericano, che dopo un periodo in cui sembrava potesse competere con quello Europeo come primo dei secondi, ora si sta eclissando. E quale continente migliore del Sudamerica per parlare di malinconia? Prendete l’Argentina: è un monumento al realismo magico sudamericano e pensare solamente possa giocarsi una medaglia oggi, nel 2016, è incredibile. Purtroppo però nessuna delle due squadre sembra avere un ricambio generazionale minimamente valido e forse ci ricorderemo di questa Olimpiade come l’ultimo grande ruggito del basket argentino e dell’ennesima occasione persa di quello brasiliano. Fortunatamente a me la malinconia sudamericana piace molto e allora forza el alma regalaci un ultimo miracolo.
5) In generale, come è stato il livello del torneo fino ad ora?
Davide
L’equilibrio visto nel girone B, con la Nigeria in grado di mettere in difficoltà molte delle grandi e di prendersi lo scalpo della Croazia rende bene l’idea del livellamento verso l’alto che ha preso la pallacanestro negli ultimi anni a livello planetario. Se la Cina non si fosse presentata con la squadra più scarsa degli ultimi 15 anni probabilmente staremo parlando di uno dei tornei dal livello medio più alto di sempre.
Dario R
Se anche le partite di Team USA - fatta eccezione quella contro la Cina - sono state equilibrate e/o avvincenti vuol dire che il livello del torneo è stato davvero molto buono. Come dice Davide, l’equilibrio del Girone B era qualcosa di non facilmente pronosticabile e che ha aumentato incertezza e spettacolarità. Lecito attendersi che nel tabellone ad eliminazione diretta il livello di equilibrio rimanga come minimo tale.
Marco
Finora è stato un torneo molto equilibrato, basti vedere la classifica finale del gruppo B (anche se è un formato punteggi che non mi convince a pieno) dove le prime quattro passano con lo stesso punteggio. Questo è dovuto sì da un livellamento verso l’alto del basket mondiale, ma anche dall’atteggiamento di quelle che sono le 8 squadre che vedremo ai quarti. Sono il meglio che il basket oggi può regalarci e sono tutte venute a Rio con l’idea di andare a medaglia. Per questo credo che se finora ci siamo sfregati le mani, da domani in poi dovremmo stare attenti a non sbavare il telecomando.
6) Quale quarto di finale si preannuncia come assolutamente imperdibile?
Dario V
Mettiamola così: se una sfida equilibrata e interessante come Australia-Lituania è la sfida meno interessante tra le quattro che si disputeranno, si può ben capire che la giornata di mercoledì si preannuncia come una maratona leggendaria per ogni appassionato di pallacanestro. Quindi, mettete le sveglie sul cellulare e fate in modo di tornare presto dalla spiaggia: alle 16 ora italiana si comincia con la suddetta sfida; alle 19:30 la rivincita della semifinale di Eurobasket 2015 (e di mille altre sfide) tra Spagna e Francia; alle 23:45 USA vs Argentina, che poi sarebbero anche gli ultimi in grado di battere gli statunitensi alle Olimpiadi (e potrebbe/dovrebbe essere l’ultima gara di Manu-Scola-Nocioni-Delfino, perciò munitevi di fazzoletti); infine alle 3:15 C-R-O-A-Z-I-A vs S-E-R-B-I-A, a cui nemmeno il caps lock e i trattini riescono a rendere il giusto hype. Praticamente è Natale a metà agosto.
Day off, watching who we will play in 1/4 of finals, an espresso in my room, #whatelse
Una foto pubblicata da Borisdiaw (@diawboris) in data: 15 Ago 2016 alle ore 12:13 PDT
Abiti comodi, ciabatta d’ordinanza, caffé in mano davanti alla tv: Boris Diaw mostra la via
Davide
Tutti gli accoppiamenti dei quarti, per motivi diversi, hanno un appeal pazzesco quasi a garantire un continuum di pathos e interesse in un torneo fin qui esaltante. Dal mio punto di vista però Serbia-Croazia resta la partita con il maggior numero di temi e di spunti di riflessione, oltre ai soliti discorsi storici relativi alla disgregazione della Jugoslavia. Milos Teodosic dopo essersi tolto la scimmia dalla spalla con la vittoria dell’Eurolega potrebbe chiudere un anno sensazionale con una medaglia olimpica; a sfidarlo il fenomeno emergente Saric, che potrebbe prendersi una grandissima soddisfazione prima di fare le valigie per Philadelphia. Sempre parlando di protagonisti anche la sfida “dei Bogdanovic” su quale sia il miglior prototipo di big guard in salsa balcanica si presta a diversi voli pindarici con la fantasia. Infine anche un tocco di romanticismo, con il pensiero che dopo quasi un quarto di secolo il cognome Petrovic potrebbe riportare la Croazia sul podio olimpico, dopo aver costruito un gruppo dalla durezza mentale e dalla solidità inusuali. La sveglia alle 3 per mercoledì notte io l’ho già fissata.
Dario R
Premesso che domani c’è da mettersi davanti alla tv/computer/tablet/smartphone alle 16 e alzarsi alle 5 del mattino perché ogni quarto di finale ha la sua storia e il suo appeal, io vado con Spagna-Francia che è ormai il grande classico del basket continentale. Quarto di finale Euro '09, prima fase Mondiale '10, finale Euro '11, quarto di finale Londra 2012, semifinale Euro '13, quarto di finale Mondiale '14, Semifinale Euro '15. Ogni volta una rivincita, ogni volta conti in sospeso da sistemare anche perché dalla prima sfida in Polonia sono rimasti 7 spagnoli e 6 francesi, cioè lo zoccolo duro di entrambe. Sarà presumibilmente il quarto più tattico proprio perché ogni squadra conosce pregi e difetti dell'altra e vale soprattutto per i coach, con Collet che ha battuto gli iberici nelle gare senza un domani quando sulla panca avversaria non c'era Scariolo. La Spagna ci arriva di gran carriera: dopo due partite perse in volata, ha rullato Nigeria e soprattutto Lituania e Argentina mostrando una crescita esponenziale: perde meno palloni, sceglie meglio i tiri, è più concentrata in difesa. La Francia è sembrata un gattone annoiato che preferisce stare sul divano e si alza solo se c'è da mangiare: quando lo fa, però, mette in mostra un basket di elevata qualità organizzativa. D'altra parte ha una quantità di teste pensanti tali che non può essere altrimenti. Chiave della partita: come limitare Gasol, che è ancora l'architrave su cui poggia l'attacco spagnolo.
Marco
Confesso di subire particolarmente il fascino di sfide che trascendono quello che è il parquet, soprattutto su un piano politico. Per questo motivo non posso non aspettare con particolare ansia Croazia - Serbia, una sfida di cui non c’è neanche bisogno di specificarvi tutti i mille motivi per cui vale tantissimo la banale espressione non è una partita come le altre. E infatti non lo è proprio. Oltretutto il livello espresso dalle due squadre finora nel torneo è altissimo e il talento di giocatori come Teodosic e Saric può semplicemente far esplodere l’arena di Rio. Visto che giocheranno quando qui sono le 3:15, potete sostituirla con USA-Argentina perché ho paura possa essere l’ultima esibizione della Generaciòn de oro e che fai, non te la vedi?