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Papa V e Nerissima Serpe due di noi
23 gen 2025
Come la passione per il calcio è servita a consolidare l'immaginario di due dei migliori rapper in Italia.
(articolo)
11 min
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Se leggete Ultimo Uomo, c’è una discreta percentuale di probabilità che conosciate anche Footballia. In caso non sappiate di cosa si tratti, ve lo spiegherò brevemente. Footballia è probabilmente il più grande archivio calcistico del web, una biblioteca digitale che contiene i video per intero di migliaia e migliaia di partite del passato. È un sito che esiste da almeno dieci anni, ma che è salito alla ribalta durante il primo lockdown, quando il calcio si era fermato e quindi chi aveva le crisi d’astinenza, per non impazzire del tutto in attesa che riprendessero i campionati, provava a surrogare con partite di un’epoca in cui sicuramente era più felice.

Insomma, Footballia è roba per impallinati veri. Per questo motivo, qualche mese fa, sono rimasto sbalordito quando Papa V ha pubblicato una storia in cui, con un proiettore piazzato sul terrazzo, stava riguardando per intero, proprio su Footballia, la finale di Champions League del 1999 tra Manchester United e Bayern Monaco, quella in cui gli inglesi nel giro di due minuti rimontano lo svantaggio iniziale e poi vincono, con Collina che si ritrova a consolare i giocatori del Bayern. Che si trattasse proprio di Footballia e non di un altro sito lo deduco dal logo del player in alto a destra. Tutto normale, no?

È un qualcosa che, da amante dell’hip hop, del calcio e del calcio del passato, non poteva non attirare la mia attenzione. Papa V da qualche anno è uno dei rapper più forti d’Italia, proprio come il suo socio, Nerissima Serpe.

Sapere che tra gli esponenti più in vista della scena rap ci sia qualcuno che ogni tanto impazzisce e si va a rivedere una partita di venticinque anni fa mi ha fomentato.

La storia incriminata.

Il calcio, del resto, è parte integrante dell’estetica di Nerissima Serpe e Papa V. Nel video di Responsabile, girato nell’estate 2023, Papa indossa la prima maglia del Milan 2022/23, quella con il tricolore vinto l’anno prima, Neri veste la terza dell’Inter del campionato conquistato con Conte, quella con le bande orizzontali e gli sponsor giallo fluo. Come è facile immaginare, si tratta delle squadre per cui fanno il tifo: «Siamo come Inter, Milan», dice Papa in Walzer, per far capire che la loro è molto più di una semplice collaborazione artistica o di un’amicizia, è cuginanza, un rapporto forte quasi quanto una parentela.

Certo, che il calcio per i rapper italiani sia un topos non è di certo una novità. Quelli che di solito lo usano in maniera massiccia, però, sono o i rapper più tecnici oppure quelli dal respiro più underground (ne aveva scritto anche Fabrizio Gabrielli qualche tempo fa). È raro che accada con nomi mainstream e al contempo con un imprinting così di strada come loro due.

Oggi Papa e Neri sono due tra i rapper più in vista d’Italia. L’uscita di Mafia Slime 2 lo scorso venerdì notte è stata un po’ il coronamento di un percorso – per quanto la loro carriera sia ancora agli inizi – un brindisi ad un’ascesa che li ha portati ad affermarsi nel panorama nazionale: per celebrare il loro momento di gloria, Neri e Papa, insieme al loro producer di fiducia Fritu, hanno voluto regalare ai fan il secondo capitolo della saga con cui avevano iniziato a farsi notare nel 2021.

In un’intervista a GQ di qualche giorno fa, Gué ha affermato che se la trap è riuscita a sfondare, non è perché gli italiani all'improvviso abbiano introiettato la cultura hip hop, ma perché alla fin fine il genere ha saputo assimilare quei tratti melodici che tanto piacciono all’industria musicale e al pubblico nostrano. Papa V e Neri, in questo senso, rappresentano un’eccezione. Il loro successo non ha nulla da spartire con quello di tanti loro colleghi. Il suono che gli ha cucito addosso Fritu è sporco e minimale, non ha nulla di melodico, e se sono riusciti a imporsi con uno stile del genere è merito della loro attitudine.

Neri e Papa si presentano per quello che sono, rappano come mangiano, senza sovrastrutture, con un approccio così ignorante da sfondare ogni barriera e catturare l’ascoltatore («Sono ignorante, ignoro tutto tranne il contante», dice Papa in uno dei suoi versi più poetici). Il loro rap è così, più grezzo che crudo, ed è per questo che il calcio è un espediente perfetto per la loro narrazione.

A differenza dei rapper che di solito lo usano per le loro rime, Papa e Neri non menzionano calciatori e squadre per creare incastri particolari o double entendres fuori di testa, per loro il calcio è una metafora abbastanza chiara con cui parlare di strada, diretta proprio come il loro modo di fare rap: «Milanese DOC, nasco alla Mangiagalli e tifo il Milan», dice Papa per presentarsi in Giugno, Luglio, Agosto, pezzo di Mafia Slime 2. Il calcio come parte integrante della propria identità, non solo come senso d’appartenenza verso una città (Milano in questo caso), ma come esibizione del proprio retroterra culturale.

Il rap molto spesso affascina perché apre una finestra su realtà a noi lontane, quella americana in particolare. Con Papa e Neri accade l’esatto contrario, nel loro racconto si può riconoscere chiunque abbia vissuto la realtà della provincia italiana, anche chi non abbia avuto mai a che fare con spaccio e altri microcrimini che animano le loro canzoni.

Per il modo in cui si raccontano, per l’immaginario a cui fanno riferimento, Papa e Neri ci tengono a presentarsi come due rapper estremamente radicati al contesto italiano, che non hanno bisogno di dover trarre ispirazione dall’estero. Per esprimere questo sentimento di solito ricorrono al cibo - «Non mangio cous cous/ Pizza, pasta e tiramisù», o ancora «Pasta al sugo fresco e parmigiano sopra/ Senza non è lo stesso, in Italia si mangia questo» – oppure ad altri capisaldi dei nostri costumi come il bacio al crocifisso e la domenica a pranzo in famiglia. Ma se si vuole fare sfoggio di piena appartenenza al contesto italiano, quale miglior tema dell’argomento nazionalpopolare per eccellenza, cioè il calcio? È qualcosa che sentono loro in prima persona.

A differenza dei rapper francesi, che nei videoclip indossano le maglie delle grandi del calcio europeo per ostentare l’ambizione di elevare il proprio status, Neri e Papa indossano le divise di Inter e Milan perché ne sono genuinamente tifosi, senza secondi fini (Papa, peraltro, con una certa passione per il vintage, visto che durante le riprese della posse track di Night Skinny, Players Club ’23, indossava una riproduzione customizzata di una maglia del Milan di Sacchi, con il tricolore, il classico sponsor Mediolanum e un Bart Simpson che mostra le chiappe in fondo a destra, mentre nel video di Al Capone vestiva una tuta del Milan di Zaccheroni).

Un frame di "Al Capone".

Va da sé che Papa, al microfono di Real Talk, un formato in cui i rapper vengono invitati a registrare di getto delle barre su beat inediti, per presentarsi non possa trovare miglior formula di «Sono giovane e tamarro, sembro Super Mario Balotelli». Un riferimento semplice, che va dritto al punto: chiunque, anche senza averlo mai ascoltato, può capire la sua attitudine e il suo background con una barra del genere. Papa è un ragazzo del 2000, milanista e con un sano gusto per le spacconate: era normale, quindi, che Balotelli facesse parte del suo universo e che gli abbia persino intitolato un pezzo, Balotelli Freestyle. Uno come lui chi pensate che avrebbe dovuto mettere nelle sue rime? Quelli col viso pulito come Chiesa o Scalvini, cresciuti all’oratorio e che tanto piacciono ai benpensanti di questo Paese?

Balotelli è un’icona, trascende il mondo del calcio, con una sua immagine ben definita: l’espressione incazzata, i tagli di capelli stravaganti e, soprattutto, il numero 45, un dettaglio perfetto per qualsiasi rapper che ami fare allusioni alle armi: «Sembro Mario Balotelli con la 45 addosso», dice nel freestyle sopra citato per indicare il calibro del ferro che porta con sé.

Negli anni Super Mario ha finito per diventare, a suo modo, un simbolo di milanismo e il Milan, in generale, è forse la squadra alla quale il mondo dell’hip hop ha fatto più spesso riferimento, anche fuori dall’Italia. Merito dei successi internazionali dell’epopea di Berlusconi, colui che meglio di chiunque ha incarnato la figura dell’hustler tanto cara ai rapper, che hanno sempre finito per dedicargli le loro rime. Papa e Neri non fanno eccezione.

Il Milan per anni è stato emblema di ambizione e sfarzo, Berlusconi esibiva giocatori e trofei proprio come fanno i rapper con pendenti e orologi. Per questo Nerissima Serpe, in Monte Fuji, utilizza il passato dei rossoneri come metafora del lusso. In una serie di barre, Neri procede a elencare quelli che per lui sono gli status symbol della ricchezza: i ristoranti («Astice preso addestrando gabbiani»), le donne («file di tipe, pollame, galline») e, infine, l’immagine ultima del successo, il «Milan di Pato, Berlusca e Galliani». Sarebbe bastato riferirsi ai rossoneri e al loro patron per rendere chiaro il significato delle sue parole, ma invece, da calciofilo vero, Nerissima ci infila pure una figura carismatica come lo storico amministratore delegato e Alexandre Pato, l’ultimo vero gioiello del Milan di Berlusconi.

Utilizzare reference del genere aiuta non solo ad esplicitare il proprio messaggio, ma anche a colpire l’ascoltatore: come dimenticarsi di qualcuno che nomina Pato, Galliani, Balotelli o di chi, come Nerissima, usa calciatori particolarmente veloci per parlare di quando scappa dalle forze dell’ordine: «Correndo faraone come Momo Salah», oppure «Sto correndo come fa Nkunku», da Mafia Slime 2, per arrivare all’assurdità di «Corro veloce come Ikoné»: avreste mai immaginato che qualcuno potesse dedicare dei versi al giocatore più inconsistente della Serie A?

Non è un caso, allora, che in quello che probabilmente può essere considerato il loro anthem, il loro pezzo più rappresentativo, Responsabile, il calcio faccia da filo conduttore. Come detto, nel video Papa e Neri si presentano con le maglie di Milan e Inter, ma sono le rime a dimostrare quanto il calcio sia servito loro per veicolare certe immagini.

Dapprima è Nerissima a parlare di «colazione e cappuccio insieme a Papa Gaúcho», l’apodo con cui era noto Ronaldinho a inizio carriera per distinguerlo da Ronaldo Nazário, anche lui agli albori conosciuto come Ronaldinho. Poi, sempre Nerissima, in vena di tirare fuori nomi dal passato, dice di aver incassato come Flavio Briatore, o comunque come uno che potuto permettersi di acquistare «fattoria più trattore, come Javier Zanetti», visto che il soprannome del capitano interista (ma anche quello di Bernardo Provenzano a dirla tutta) era proprio “El Tractor”.

Lo segue a ruota Papa, che si lancia in una delle metafore più ardite mai scritte nel rap italiano. La strada ha i suoi codici, le sue regole non scritte. Chi fa la strada sa che certi confini non vanno oltrepassati perché bisogna prendersi cura della propria comunità. Ci vuole lealtà verso la propria gente, essere responsabili appunto, come il titolo della canzone. E quale miglior esempio di lealtà di due bandiere come Alex Del Piero e Paolo Maldini? Così come loro non avrebbero mai tradito le loro squadre per soldi, nemmeno Papa rinnegherebbe i suoi ideali e il suo quartiere per lucrare sulle spalle dei più deboli, donne e bambini in questo caso: ecco perché «come Alex Del Piero, Paolo Maldini, io non vendo un cazzo a donne incinte e pure bambini».

È questo che Papa ha imparato a Pieve Emanuele, il suo paese, situato fuori Milano, dove «nato magro», da outsider cioè, insieme a Neri e Fritu ha iniziato a costruire il suo futuro col proposito di morire «grasso come Ronaldo il Fenomeno».

È anche merito di un immaginario del genere, così facile da condividere per il pubblico, se oggi Papa e Nerissima sono due rapper di successo, anche al di fuori della cerchia dei più giovani o degli appassionati di rap. Sempre per restare nel mondo del calcio, dopo aver segnato in Udinese-Torino, Lorenzo Lucca ha pensato bene di celebrare il gol con una foto su Instagram e la didascalia «Faccio il Tip Tap dentro casa mia», verso d’apertura di Tip Tap, brano uscito a novembre e finito in Mafia Slime 2. Probabile che i numerosi riferimenti al calcio abbiano contribuito a rendere familiare la loro musica per l’attaccante dell’Udinese.

Ovviamente dietro la loro affermazione c’è tanto altro: la scelta delle basi, il flow e la delivery, il modo in cui si presentano, che, forse in maniera inaspettata, li ha resi due dei rapper più memabili della scena italiana: basta dare un’occhiata ai post in cui vengono taggati su Instagram. Il pubblico adora la loro attitudine, la ritrova nelle rime ma anche negli spezzoni di vita vera, in cui, insieme all’alcol e ai loro amici, ovviamente il calcio non può mancare.

Ad esempio, qualche settimana fa era diventato virale un video di Papa, probabilmente ubriaco, mentre discuteva su chi fosse il più grande calciatore di sempre agitando in maniera compulsiva un’iqos. Davanti a lui qualcuno che aveva osato preferire Cristiano Ronaldo a Messi, qualcosa di inaccettabile per il nostro: «MacAllister, fra! Ha vinto il Mondiale con Mac Allister, Enzo Fernandez fra, ma chi pensi che l’ha vinto il Mondiale? L’ha vinto Messi!».

Qua ci sono due modi di leggere le parole di Papa: quello più superficiale è credere che stia disprezzando MacAllister e Enzo; quello più profondo, è che da vero intenditore voglia dire che i pochi giocatori validi nel supporting cast di Messi erano MacAllister e Enzo (e Di María, come gli fa notare una voce fuori campo).

È una discussione che avrà affrontato chiunque di noi con i propri amici, quella su chi fosse il migliore tra Messi e Cristiano Ronaldo, e magari saremo pure finiti per infervorarci peggio di Papa. La spontaneità, la realness per usare un termine caro all’hip hop, la palesano anche episodi del genere, non c’è differenza tra come Papa (o Nerissima) sta al microfono e il modo in cui parla di calcio nella vita vera.

Papa e Nerissima sono il vostro amico milanese di origini terrone che quando può guarda Mery per sempre o i film di Lino Banfi, e per cui il calcio e la squadra del cuore sono uno degli argomenti di discussione più frequenti, ciò di cui ti metti a parlare a fine serata dopo esserti scolato una decina di Moretti al bar vicino casa.

Solo che, per una volta, tutto ciò è confluito nell’iconografia di due dei rapper più forti d’Italia. Del resto, l’hip hop è un contenitore in grado di accogliere qualsiasi influenza e qualsiasi argomento, di trovare ispirazione dappertutto: va da sé che criminalità, cocaina, paranoie, calciatori del passato e baretti di provincia possano fondersi senza controindicazioni.

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