Dopo avere eliminato Barcellona e Bayern Monaco, al termine di uno spettacolare doppio confronto, il PSG era forse considerato il favorito di questa edizione della Champions League. Toccava al Manchester City provare a fermare i parigini e soprattutto il duo offensivo formato da Neymar e Mbappé. Il tentativo di arginarli, e più in generale di limitare gli attacchi in campo aperto del PSG hanno orientato le scelte tattiche di partenza di Guardiola e l’andamento iniziale del match.
Nel post-partita il tecnico è stato chiaro sulle sue intenzioni della vigilia e sullo sviluppo tattico della partita. Guardiola ha sottolineato come fosse importante per la sua squadra limitare le ripartenze del PSG, attraverso il controllo del match, e ha evidenziato come a fare la differenza, tra primo e secondo tempo, sia stata essenzialmente la qualità dei meccanismi del recupero palla dei suoi uomini.
Il piano iniziale di Pep
Per Guardiola era fondamentale avere il controllo del gioco e ridurre al minimo le possibilità del PSG di giocare in campo aperto. Il City quindi ha provato a gestire il pallone con uno schieramento posizionale in grado anche di prevenire le ripartenze degli avversari; il palleggio sicuro doveva permettere lunghe fasi di possesso e poche palle perse. L’assenza di un vero centravanti di ruolo, sostituito dall’utilizzo di De Bruyne nella zona centrale dell’attacco, sebbene piuttosto frequente nel corso della stagione, andava incontro alle necessità di controllo di Guardiola.
In fase di possesso palla il City si è disposto in campo utilizzando uno schieramento 3-2-5 mirato ad affollare la zona centrale per dominare il possesso e, al contempo, per impedire rapide ricezioni a Mbappé e Neymar – che in fase difensiva hanno occupato il centro del campo – dopo il recupero palla del PSG. Inizialmente è stato Cancelo a occupare l’ampiezza a sinistra, con Walker rimasto al fianco dei centrali e Rodri e Gundogan in mezzo al campo, ma presto la disposizione preferenziale è diventata quella con Cancelo interno al fianco di Rodri e Gundogan avanzato nel mezzo spazio di sinistra con Foden aperto in fascia.
Il 3-2-5 in fase di possesso palla del Manchester City che stringe Cancelo al fianco di Rodri e alza Gundogan nel mezzo spazio di sinistra.
La preoccupazione di Guardiola di non concedere spazi al PSG ha finito per rendere troppo prudente la circolazione palla della sua squadra, secondo l'allenatore troppo tesa. La trasmissione del pallone è stata piuttosto conservativa, i movimenti senza palla poco intensi e l’attacco alla profondità, necessario ad ampliare spazi nella struttura difensiva avversaria, piuttosto ridotto anche per l’assenza di un vero attaccante di ruolo. In pratica il possesso palla del City, nel primo tempo, è stato più utile a fini difensivi che offensivi. Solo in un’occasione, dopo meno di due minuti di partita, il PSG ha potuto innescare una rapida ripartenza dopo una palla recuperata, che ha generato una conclusione pericolosa di Mbappé. Per il resto, la parte difensiva della strategia di Guardiola ha funzionato, limitando le palle perse e spostando l’attenzione sul controllo del centro del campo in fase di transizione difensiva. Parte del successo va anche attribuito alla buona prova dei due centrali, Stones e Ruben Dias, nella gestione degli spazi e nelle letture difensive.
Il predominio del PSG nel primo tempo
Tuttavia nei primi 45 minuti le cose non sono andate affatto bene per il City. In fase offensiva gli uomini di Guardiola hanno faticato a rendersi pericolosi. Nel primo tempo sono andati al tiro solo 3 volte e l’occasione più pericolosa – intorno al minuto 43 con Foden – non è nata da un’azione manovrata, ma da un recupero alto del pallone del pressing della squadra. Per il resto lo strettissimo e basso 4-4-1-1 difensivo scelto da Pochettino è stato in grado di proteggere il centro del campo e controllare piuttosto agevolmente gli attacchi degli avversari.
Lo strettissimo 4-4-1-1 difensivo del PSG. In fase di non possesso Verratti ha occupato la posizione di quarto a sinistra, sempre piuttosto stretto al fianco di Paredes.
Il pallone recuperato sulla trequarti campo offensiva con un anticipo aggressivo di Wlaker su Mbappé che ha poi generato l’occasione di Foden, è stato uno dei pochi successi della strategia di recupero palla di Guardiola che, invece, ha sempre sofferto la manovra del PSG.
Pochettino ha disegnato per la sua squadra uno schieramento mobile e asimmetrico in fase di possesso che, partendo da un ipotetico 4-3-3, ha concesso enorme libertà di movimento a Neymar, andato a giocare sottopunta alle spalle del centrocampo avversario; si confidava nella capacità di Verratti sul centro sinistra e di Di Maria a destra di muoversi dietro i due interni avversari Rodri e Gundogan.
Nella prima frazione di gioco il Paris Saint Germain è stato abile a manipolare la struttura difensiva avversaria e a trovare varchi tra le maglie del pressing del City. A differenza che nel match contro il Bayern Monaco, il PSG non ha rinunciato alla costruzione bassa, attirando così la pressione avversaria (per esempio Keylor Navas ha lanciato il pallone oltre la propria trequarti campo solo 5 volte nella partita) e ha costruito con una linea a 4, sollecitando in particolare il movimento del pallone tra i due centrali Marquinhos e Kimpembe e lo stesso Navas. Provando a pressare in parità numerica i due centrali avversari, Guardiola è stato costretto a rompere la disposizione del suo 4-3-3 affiancando un uomo a De Bruyne. La soluzione più frequente ha visto la mezzala destra Bernardo Silva alzarsi al fianco del belga, ma nei primi 45' la pressione avanzata di Bernardo Silva è coincisa con uno smarcamento alle sue spalle di Verratti, bravo a sfruttare gli spazi liberati dal pressing del suo diretto avversario con Rodri e Gundogan impegnati su Paredes e Gueye.
Bernardo Silva spezza la linea mediana del 4-3-3 per pressare alto e Verratti trova il tempo giusto per lo smarcamento e la ricezione alle sue spalle.
Ma le ricezioni alle spalle del centrocampo avversario, favorite dalle corse profonde di Mbappé che hanno tenuto impegnata la linea difensiva avversaria, non sono certo state un’esclusiva di Verratti. La prova di Neymar è stata l’ennesima masterclass di smarcamento negli spazi liberi della struttura difensiva avversaria. Le sue qualità tecniche hanno trasformato ogni sua ricezione in una fonte creativa di costruzione di gioco; l’incessante movimento ha definito un’incredibile continuità del contributo di Neymar alla manovra offensiva della sua squadra. È stato sorprendente che il fuoriclasse brasiliano abbia giocato più passaggi dei tre centrocampisti e dello stesso Di Maria.
In questa occasione sono addirittura in due – Neymar e Verratti – a giocare alle spalle della pressione di Bernardo Silva.
Qualora non fossero bastate quelle di Verratti e, soprattutto, quelle di Neymar, le ricezioni alle spalle del centrocampo avversario si sono arricchite del contributo di Di Maria, autore di un’altra prova notevole in termini di lettura degli spazi in funzione dei movimenti di Mbappé e Neymar, e, più in generale dell’intera squadra. L’argentino ha ben interpretato le situazioni di gioco in cui è stato necessario tagliare verso l’interno, dietro Rodri e Gundogan, sia per ricevere il pallone che per creare spazi per le avanzate di Florenzi.
Neymar si abbassa a ricevere il pallone, liberando lo spazio alle spalle di Mbappé. Di Maria legge la situazione e taglia alle spalle degli interni del City, ricevendo il passaggio taglia-linee del brasiliano.
Anche quando il City ha provato ad affiancare in pressione De Bruyne con uno dei due esterni, lasciando Bernardo Silva in posizione, il PSG è stato abile a sfuggire al pressing utilizzando all'inizio lo sbocco laterale, per poi tornare al centro con le ricezioni tra le linee dei suoi giocatori più pericolosi. Buona parte dei meriti dell’efficacia della circolazione palla degli uomini di Pochettino va assegnato alla qualità dei passaggi dei due centrali difensivi, Kimpembe e soprattutto Marquinhos. Il brasiliano, nonostante sia stato il giocatore che ha tentato più passaggi nella sua squadra e a dispetto del fatto che abbia spesso effettuato giocate complicate all’interno della struttura difensiva avversaria, ha avuto una precisione del 97%.
Se il possesso palla è stata una buona arma utilizzata dal City per negare spazi all’attacco avversario, il pressing dei primi 45' non è stato invece in grado di fermare la brillante circolazione del pallone del Paris Saint Germain, in cui l’enorme qualità degli interpreti è stata funzionale a capitalizzare i vantaggi posizionali generati tatticamente e, in maniera indipendente, a creare situazioni di superiorità tecnica grazia a un dribbling o uno scambio particolarmente efficace. Nonostante le difficoltà, la difesa del City ha retto abbastanza bene agli attacchi avversari, limitando i pericoli principalmente alle occasioni su calcio piazzato.
Gli aggiustamenti di Guardiola nel secondo tempo
Per ovviare ai problemi del primo tempo Guardiola, oltre a motivare meglio la squadra, ha apportato un paio di variazioni che hanno cambiato l’equilibrio in campo, spostandolo dalla parte della sua squadra. In fase di possesso palla Guardiola ha abbandonato l’idea di tenere Cancelo in mezzo al campo, liberando il terzino alle sue corse sulla fascia, atteggiamento mantenuto anche da Zinchenko, che ha sostituito il portoghese dopo 15 minuti dall’inizio della ripresa. Così anche Foden è stato più libero di muoversi in modo più istintivo. La maggiore mobilità di Foden e del terzino sinistro in campo hanno avuto un riflesso positivo sulla circolazione del pallone del City, più fluida e meno statica e, inoltre, il movimento profondo di Cancelo e Zinchenko ha impegnato di più in fase difensiva Di Maria, rendendolo meno disponibile alla fase di transizione offensiva.
In fase di pressing Guardiola ha ordinato le consegne per i suoi giocatori e l’intensità messa in campo è notevolmente aumentata. In particolare l’allenatore del City ha messo a punto i movimenti di pressione di De Bruyne e Bernardo Silva, troppo imprecisi nel primo tempo. Contro il triangolo costituito dai due centrali e del vertice basso del centrocampo, De Bruyne e Bernardo Silva - lasciati in inferiorità numerica dall’aggiustamento di Guardiola - hanno concesso il passaggio tra Marquinhos e Kimpembe per schermare alternativamente il centrocampista basso avversario.
La palla si muove verso Marquinhos, De Bruyne va in pressione, Bernando Silva si abbassa in controllo di Paredes. Con due uomini Guardiola prova a controllare tre avversari, garantendosi un uomo in più alle spalle.
Il vertice basso del PSG non era più quindi affrontato alto da uno dei due interni, ma controllato dai due giocatori avanzati; in questo modo Guardiola ha evitato le situazioni di inferiorità numerica della sua mediana nei tentativi di pressing alto. Guadagnando un uomo alle spalle della pressione, Guardiola ha così potuto controllare meglio Verratti con uno dei suoi interni e ha potuto aumentare l’aggressività dei tentativi di anticipo del ricevente, nei passaggi in avanti della linea arretrata del Paris Saint Germain.
Gli aggiustamenti di Guardiola, uniti a una migliore interpretazione dei giocatori, più aggressivi in pressing e più fluidi con la palla ai piedi, hanno aumentato il possesso palla e la pericolosità della squadra. Il City ha tenuto il pallone per il 66% del secondo tempo, contro il 54% del primo tempo, grazie ai miglioramenti nel recupero e nella circolazione palla, e il possesso palla è diventato ancora di più un’arma per togliere pericolosità agli avversari. I tiri in porta sono diventati sette, mentre il PSG, costretto ad abbassarsi in maniera evidente, è riuscita a calciare solamente due volte in tutto il secondo tempo.
Il PSG costretto a difendere con Neymar e Mbappé all’interno dei propri 25 metri.
Il risultato finale è stato poi definito da due gol abbastanza casuali del City, che hanno permesso agli inglesi di ribaltare il gol iniziale di Marquinhos e di vincere la partita, e dall’espulsione di Gueye che ha inibito un’eventuale tentativo di rimonta del PSG. È innegabile, per. che le mosse di Guardiola nell’intervallo abbiano migliorato la prestazione della squadra e cambiato gli equilibri in campo che, nel primo tempo, erano a favore degli uomini di Pochettino.
Cosa aspettarsi nella gara di ritorno
Già all’interno della partita gli aggiustamenti tattici dell’intervallo hanno definito due diversi andamenti tra primo e secondo tempo. È lecito quindi attendersi altre mosse degli allenatori per mettere i propri campioni nelle migliori condizioni possibili. Per la prima volta in questa stagione Pochettino si troverà a iniziare una gara di ritorno partendo da una posizione di svantaggio, anche dal punto di vista dell'inerzia tattica. Sarà quindi interessante osservare le scelte che il tecnico del PSG – che ha già eliminato dalla Champions League nel 2019 il City di Guardiola con il suo Tottenham, giunto poi in finale – effettuerà per provare a ribaltare il risultato negativo maturato a Parigi anche per una certa dose di sfortuna. Già il primo tempo della gara del Parc des Princes ha mostrato come il Paris Saint Germain sia perfettamente in grado di manipolare la struttura difensiva avversaria senza dovere per forza attaccare in campo aperto. La qualità dei giocatori di Pochettino, e in particolare di Neymar e Mbappé, non pongono limiti alle possibilità della squadra. Guardiola dovrà ancora lavorare duro e migliorare ulteriormente la prestazione del suo Manchester City per realizzare il sogno di giungere, dopo dieci anni dall’ultima volta, alla finale di Champions League.