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Le 10 partite più memorabili del decennio
02 gen 2020
02 gen 2020
Partite che ricorderemo più di altre per motivi diversi.
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Foto di Filippo Monteforte / Getty Images
(copertina) Foto di Filippo Monteforte / Getty Images
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Il primo ricordo chiaro di una partita che ho visto allo stadio è undribbling incredibile di Dejan Savicevic in un Milan-Parma finito 3-0 nel 1996. Una partita come tante di cui forse mi sarei dimenticato anche io e che invece ricordo ancora, e meglio di altre che ho visto negli anni successivi, soprattutto per quel dribbling.

Spesso il ricordo di una partita è legato a dettagli come questo, o ad altri ancora più personali, il che è un problema per lo scopo di questo pezzo, che dovrebbe raccogliere le partite che meglio hanno definito questo decennio. Ogni partita che vediamo è un’esperienza personale, e ricordarne alcune più di altre a distanza di anni è una questione che riguarda più noi che la partita stessa.

Un’altra complicazione è che ovviamente non ho visto tutte le partite giocate in questo decennio, e di molte che ho visto non ho ricordi abbastanza chiari per stabilire se meritassero di entrare in questa lista. Non ho visto in diretta la vittoria per 3-0 della Roma sul Barcellona dell’aprile del 2018, ad esempio, e rivederla in un altro momento, conoscendo già il finale, non è la stessa cosa.

Il topos della rimonta è stato piuttosto frequente in questo decennio, e le prime partite che mi sono venute in mente pensando a questo pezzo sono state proprio le tante rimonte a cui abbiamo assistito negli ultimi anni in Champions League. E se non devo spiegare perché è così facile ricordare queste partite non credo però che si possano definire davvero “belle”, almeno in un certo senso. Cioè, alla base di queste rimonte c'è un chiaro squilibrio nelle prestazioni delle due squadre, e questo di solito non è il presupposto per una bella partita.

Comunque, alcune rimonte le trovate qui sotto, altre le ho tenute fuori per dare spazio a partite meno epiche ma più rappresentative delle rivalità, dei momenti significativi o delle squadre che con le loro imprese o il loro modo di giocare hanno segnato questo decennio. Quindi ecco qui dieci partite memorabili degli anni Dieci, nel senso più letterale possibile: le partite, cioè, che credo meritino di più di essere ricordate.

Inter-Barcellona 3-1, 20 aprile 2010

Nel 2010 la rivalità tra José Mourinho e Pep Guardiola non era ancora forte come quando i due si sono ritrovati da avversari nel ruolo di allenatori di Real Madrid e Barcellona. Prima della semifinale di andata in aprile, l'Inter aveva già incontrato il Barcellona nei gironi di Champions League: aveva pareggiato 0-0 all'andata e perso in modo chiaro, per 2-0, al ritorno. Quelle due partite avevano definito bene i rapporti di forza: il Barcellona di Guardiola era la migliore squadra al mondo, l'Inter invece non aveva ancora trovato la forma definitiva che Mourinho le avrebbe dato nei mesi successivi e che l’avrebbe portata a vincere il triplete.

Quando si sono incrociate di nuovo ad aprile, nelle settimane in cui l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll aveva creato gravi problemi al traffico aereo, costringendo il Barcellona a raggiungere Milano in pullman, gli equilibri tra la squadra di Guardiola e l’Inter erano cambiati, anche se i catalani restavano comunque favoriti.

Nei mesi passati tra le sfide nei gironi e la semifinale, Mourinho aveva trovato la formula per avvicinare l’Inter alla perfezione. Non che giocasse davvero in modo perfetto o fosse imbattibile, ma gli incastri tra le qualità e la posizione in campo di ogni giocatore era così azzeccato da dare l’impressione che nessun’altra squadra potesse raggiungere quello stesso livello di intesa, soprattutto nelle notti di Champions.

Analizzando la partita a distanza di anni per The Coaches’ Voice, Mourinho ha sottolineato l’attenzione particolare data ai movimenti a entrare dentro il campo di Messi, la parte più importante del suo piano difensivo, e come avesse preparato di attaccare lo spazio dietro i terzini del Barcellona una volta recuperata la palla. A occuparsi in particolare di questa parte era stato Maicon, in una di quelle serate in cui era in grado di passare sopra chiunque gli si mettesse di fronte, ma è difficile stabilire se abbia contato di più la sua prestazione, o l’intesa tra Lucio e Samuel. O il modo in cui la catena sinistra, formata da Zanetti, Pandev e Thiago Motta, ha gestito il lato migliore del Barcellona, dove scambiavano la palla Messi, Xavi e Dani Alves. O l’intelligenza di Milito e Sneijder nel porsi come riferimenti quando bisognava ripartire e chiudere le azioni. Semplicemente l’Inter era salita a un livello troppo alto perfino per quel Barcellona e Mourinho, per la prima volta, aveva vinto il confronto con Guardiola nella strategia per la partita.




Real Madrid-Barcellona 0-2, 27 aprile 2011

Tra aprile e maggio del 2011 Real Madrid e Barcellona si sono sfidate quattro volte in 17 giorni, un evento storico che incrociava tre competizioni: il campionato, la finale di Coppa del Re e le semifinali di Champions League. La semifinale di andata del 27 aprile era il terzo Clásico della serie, dopo l’1-1 in Liga e la vittoria per 1-0 del Madrid nella finale di Coppa del Re, grazie a un gol di Cristiano Ronaldo nei tempi supplementari.

La rivalità tra Mourinho e Guardiola, alimentata dai tanti incontri ravvicinati, è ai massimi storici. Il portoghese è indietro in campionato ma sembra aver piegato a suo favore le sorti del confronto. Battendolo in Coppa del Re, ha fatto perdere a Guardiola la prima finale da allenatore, ne rivela le sofferenze dominando le conferenze stampa e sembra anche aver trovato il modo di contrastare il palleggio del Barcellona nella zona più pericolosa, sul centro-destra della trequarti, dove va a spostarsi Messi dalla sua posizione iniziale di falso nove, alzando Pepe a centrocampo.

A cambiare la semifinale è proprio Pepe, ma non nel senso sperato da Mourinho, venendo espulso per un fallo su Dani Alves. Dopo l’espulsione Messi segna due gol, il primo addirittura su assist di Afellay (chi lo ricordava?), il secondo con una delle sue giocate più celebri, attraversando la metà campo del Madrid palla al piede prima di appoggiare la palla in rete col destro. A fine partita Mourinho, che era stato espulso dopo il cartellino rosso mostrato a Pepe, si presenta davanti ai giornalisti per recitare la conferenza stampa dei “por qué?”, elencando una serie di arbitri che negli anni avrebbero favorito il Barcellona in Champions League, una delle più famose della sua carriera.


Manchester City-QPR 3-2, 13 maggio 2012

Il minuto 91 è passato da dieci secondi, il Manchester City è in svantaggio per 2-1 contro il QPR e sta per compiere il suicidio perfetto, perdendo un campionato che sembrava vinto, dopo un’attesa di 44 anni. Arrivato all’ultima giornata a pari punti con i rivali cittadini del Manchester United, al City, che poteva contare su una differenza reti migliore, sarebbe bastato battere il QPR, coinvolto nella lotta per la salvezza, per vincere il campionato. Quando però alla fine della partita mancano meno di quattro minuti il QPR è in vantaggio, anche se il City ha tenuto la palla per l’80% del tempo, ha tirato una trentina di volte e ha concesso solo tre tiri agli avversari, sufficienti però a subire due gol.

A scandire il ritmo della partita tra City e QPR sono anche gli incroci con i risultati dello United e del Bolton, le dirette concorrenti per la vittoria del campionato e la salvezza. Lo United passa presto in vantaggio contro il Sunderland (e alla fine vincerà 1-0), e poco dopo il City sblocca la partita con il gol di Zabaleta. A inizio secondo tempo, col Bolton in vantaggio e la prospettiva della retrocessione più vicina, il QPR trova il pareggio con Djibril Cissé e poi va addirittura sul 2-1 con un gol di Mackie, anche se nel frattempo era rimasto in inferiorità numerica per l’espulsione di Joey Barton.

Il 2-1 resiste fino a dieci secondi oltre il novantunesimo minuto, quando Silva batte un calcio d’angolo e trova la testa di Dzeko, che rianima il City segnando il 2-2. Circa due minuti dopo la palla arriva tra i piedi di Balotelli, girato spalle alla porta e marcato da un avversario. Balotelli riesce a proteggere la palla e cadendo aspetta un attimo decisivo prima di chiudere il triangolo con Agüero, aprendo un corridoio migliore per la corsa del compagno. Quando riceve il passaggio, il “Kun” è in area a pochi metri dalla porta, aggira Taiwo e con un tiro sul primo palo segna il gol che consegna il titolo al City.


Spagna-Italia 4-0, 1° luglio 2012

Anche se si è concluso in modo doloroso, l’Europeo del 2012 resta il miglior torneo internazionale giocato dall’Italia negli anni Dieci. La Nazionale, allora allenata da Cesare Prandelli, aveva già affrontato la Spagna nella fase a gironi, e la partita era finita 1-1. Prandelli l’aveva preparata con un 3-5-2 che prevedeva De Rossi al centro della difesa a tre e Giaccherini esterno a tutta fascia a sinistra, ma poi, nel corso del torneo, aveva dato un’altra forma alla squadra, passando alla difesa a quattro, al centrocampo a rombo formato da quattro centrocampisti come Marchisio, Pirlo, De Rossi e Montolivo, e Balotelli e Cassano come punte.

Con questo sistema Prandelli si è giocato la finale, probabilmente la partita che più ha avvicinato l’utopia di Pep Guardiola di un calcio giocato solo da centrocampisti. Al centrocampo a quattro dell’Italia con Marchisio, Pirlo, De Rossi e Montolivo, la Spagna aveva risposto con un tridente offensivo formato da Silva, Fàbregas e Iniesta, alle cui spalle si schieravano Xabi Alonso, Busquets e Xavi.

La qualità della rete di passatori spagnola si è rivelata presto superiore, anche se la Spagna ha iniziato a dominare il possesso solo nel secondo tempo, quando l’Italia non ha potuto sostituire Thiago Motta, infortunato dopo che Prandelli aveva esaurito i cambi, ed è rimasta in dieci. Più che la quantità di passaggi che gli spagnoli riuscivano a produrre, a contare era ovviamente la brillantezza della circolazione, le combinazioni precise che non davano modo all'Italia di recuperare la palla e la pazienza nel trovare il momento giusto per il cambio di ritmo che portava a rifinire l'azione.

Se esiste davvero un'idea di calcio tipicamente spagnola, costruita attorno a giocatori tecnici ed estremamente abili a passarsi la palla, la finale degli Europei del 2012 è una delle migliori rappresentazioni, la chiusura di un ciclo vincente che ha dato alla nazionale spagnola due titoli europei e un Mondiale in quattro anni.


Brasile-Germania 1-7, 8 luglio 2014

La sconfitta contro la Germania nella semifinale del Mondiale ospitato nel 2014 è stata subito accostata a un altro evento tragico per i brasiliani: la finale persa al Maracanã contro l’Uruguay ai Mondiali del 1950. Non è un caso quindi che il 7-1 subìto dalla Germania sia conosciuto come il “Mineirazo” (per il nome dello stadio in cui si è giocata la partita), a richiamare il “Maracanazo” del 1950.

Per quanto possa apparire assurdo e squilibrato, il 7-1 è invece un risultato coerente con lo sviluppo della partita, con il confronto tra gli enormi squilibri del Brasile e la facilità con cui la Germania riusciva a recuperare la palla e ad attaccare negli spazi lasciati liberi dai terzini brasiliani, in particolare sulla fascia occupata da Marcelo. Dopo meno di mezz’ora i tedeschi erano già sul 5-0, con quattro gol segnati nel giro di sei minuti.

La sconfitta contro la Germania non ha avuto gli effetti tragici causati dal "Maracanazo" nel 1950 ma è stato comunque un evento traumatico vissuto in Brasile come una disgrazia nazionale.




Manchester City-Leicester 1-3, 6 febbraio 2016

Il Leicester che vince la Premier League nel 2016 è stato l’evento calcistico più improbabile del decennio, e la partita contro il Manchester City è stata forse quella che più di tutte ha reso concrete le speranze di poter vincere il campionato.

La squadra di Claudio Ranieri arriva allo scontro diretto al primo posto, dopo aver battuto il Liverpool di Klopp per 2-0 e con un vantaggio di tre punti sul City, la rivale più pericolosa per il titolo, per la quantità di talento presente nella sua rosa e perché la segue al secondo posto e con una vittoria la raggiungerebbe in testa alla classifica.

Invece il Leicester passa presto in vantaggio con una girata di Huth su una punizione da destra battuta a mezza altezza da Mahrez, spreca diverse occasioni per raddoppiare e poi segna il secondo gol al 48’ con una giocata eccezionale di Mahrez, che evita la scivolata di Otamendi passandogli sopra dopo aver alzato la palla, disorienta Demichelis con un doppio passo e calciando col destro sul palo vicino supera Hart. Ancora Huth, con un colpo di testa su un calcio d’angolo, segna il 3-0 e rende inutile il gol di Agüero a pochi minuti dal novantesimo.

Magari il Leicester avrebbe vinto lo stesso il campionato anche senza battere il City, ma per il momento e il modo in cui è arrivata quella vittoria si presta a essere il simbolo di quella stagione incredibile. Era solo una partita nel mezzo del campionato, e sicuramente in questo decennio ci sono state sfide più belle e decisive, ma l’impresa del Leicester nel 2016 è stata davvero epocale e credo meriti di essere ricordata con la partita che ha mostrato la miglior versione possibile della squadra di Ranieri.




Barcellona-Paris Saint-Germain 6-1, 8 marzo 2017

Semplicemente una delle rimonte più incredibili nella storia del calcio, di certo la più incredibile del decennio. «Partite del genere vengono ricordate più di molti trofei»,scriveva Daniele V. Morrone, e in effetti il ricordo di quella partita tende a oscurare una stagione deludente per il Barcellona, secondo in Liga ed eliminato in Champions League in modo netto dalla Juventus ai quarti.

L’impresa è nota: nella gara di ritorno degli ottavi di Champions al Camp Nou, il Barcellona rimonta il 4-0 subito all’andata dal Paris Saint-Germain e lo elimina vincendo 6-1. Guardando a quanto è successo dopo, quella partita resta una promessa di grandezza non mantenuta: il Barcellona è stato eliminato nel turno successivo dalla Juve e Neymar, lastella che più aveva brillato quella sera, pochi mesi dopo ha firmato per il Paris Saint-Germain e non si è più ripetuto a quei livelli, quando era riuscito ad avere un’influenza nella squadra e sulla partita che aveva messo in ombra perfino Messi.

Anche se non ha portato un titolo al Barcellona, la rimonta sul PSG ha però avuto un impatto più profondo e non quantificabile con un trofeo. Quel 6-1 ha ridefinito il nostro concetto di "impossibile", è diventato un riferimento e ha influenzato tutte le squadre che dopo quella sera hanno provato a ribaltare situazioni disperate.


Real Madrid-Barcellona 2-3, 23 aprile 2017

Lionel Messi che si toglie la maglia e la mostra ai tifosi del Real Madrid dopo aver segnato il gol decisivo in un Clásico al Santiago Bernabéu è uno dei momenti più iconici del decennio. Un gesto sfacciato così lontano dal ruolo del buono, del campione umile, attribuito a Messi nel confronto più acceso e discusso degli anni Dieci, ovviamente quello con Cristiano Ronaldo.

Messi ha esibito la sua maglietta al termine diun’altra prestazione eccezionale contro il Real Madrid, in una partita aperta e piena di occasioni, sbloccata nel primo tempo da Casemiro e ribaltata nella ripresa da una magia di Messi e da un tiro da fuori area di Rakitic. Il Madrid è quindi rimasto in dieci per l’espulsione di Sergio Ramos dopo un’entrata violenta su Messi, ma è riuscito lo stesso ad andare sul 2-2 con un gol di James Rodríguez.

Nei minuti di recupero la solita combinazione tra Jordi Alba e Messi ha costruito la rete decisiva del numero 10, che per esultare si è sfilato la maglia e l’ha mostrata al pubblico. Oltre a decidere il Clásico, è stato un gol dal significato speciale per Messi, il suo 500esimo con il Barcellona.


Francia-Argentina 4-3, 30 giugno 2018

Per lo svolgimento poco lineare, i colpi di scena, la successione di giocate straordinarie, la partita tra Francia e Argentina agli ottavi dei Mondiali del 2018 è stata tra le più divertenti che ho visto, un’eccezione nel mare di sfide tese e poco spettacolari che di solito riempiono le fasi a eliminazione diretta dei grandi tornei internazionali.

È stata soprattutto la partita diKylian Mbappé, che con una progressione inarrestabile si è conquistato un rigore e poi ha segnato la doppietta decisiva sul 2-2. Nel mezzo Di María aveva pareggiato il gol su rigore di Griezmann con una saetta scagliata da circa trenta metri e poi, dopo che l’Argentina era inaspettatamente passata in vantaggio con Mercado, Pavard aveva riportato il punteggio in parità con un’altra prodezza: un tiro di controbalzo premiato come il miglior gol dei Mondiali.

Per come si è sviluppata e per le giocate che ha prodotto, la partita tra Francia e Argentina ha smentito la percezione che mette il calcio tra nazionali su un piano più basso rispetto a quello tra club, che per risorse e altri motivi strutturali oggi rappresenta il miglior intrattenimento calcistico che possiamo desiderare, e ha espresso momenti di brillantezza allo stesso livello degli incroci tra i migliori club al mondo.


Liverpool-Barcellona 4-0, 7 maggio 2019

Se non ci fosse stato il 6-1 del Barcellona sul PSG, la rimonta del Liverpool sul Barcellona, ritrovatosi stavolta dal lato sbagliato della storia, sarebbe stata la più epica del decennio. Il Barcellona era già stato rimontato dalla Roma, ai quarti di Champions League del 2018, ma l’impresa del Liverpool era ancora più difficile e meno probabile: quante possibilità c’erano che i blaugrana si sarebbero fatti rimontare per il secondo anno consecutivo, partendo da una situazione ancora più vantaggiosa, con tre gol di vantaggio ma senza averne subito nessuno nella gara d’andata?

Il Liverpool ha impostato la rimonta in modo diverso: ha concentrato i suoi gol in momenti di furore selezionati all’inizio dei due tempi e ha concesso più occasioni al Barcellona, mentre la Roma aveva controllato di più lo svolgimento della partita e aveva distribuito i gol in modo più uniforme. A rendere romantica la rimonta dei “Reds” c’è però un tocco di genio già entrato nella storia: il calcio d’angolo battuto rapidamente da Trent Alexander-Arnold, con il Barcellona disorganizzato, che ha innescato il 4-0 di Origi.

La rimonta del Liverpool è unica anche per un altro motivo: le altre squadre che hanno ribaltato, o sono andate vicine a ribaltare situazioni sfavorevoli, non hanno aggiunto il lieto fine alle loro imprese, i “Reds” invece, dopo aver battuto il Barcellona, hanno vinto la Champions League in finale contro il Tottenham.




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