Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Riguardando il fulminante esordio di Pato in Serie A
26 mag 2020
La serata in cui era più atteso, l'unica volta in cui non deluse le aspettative.
(articolo)
10 min
(copertina)
AFP Photo / Alberto Pizzoli
(copertina) AFP Photo / Alberto Pizzoli
Dark mode
(ON)

Mesi prima dell’esordio ufficiale, contro il Napoli a metà gennaio del 2008, Pato aveva già segnato il suo primo gol con la maglia del Milan. Un colpo di testa sul primo palo, forte e indirizzato sotto la traversa, su un cross da destra di Bonera. La partita era un’amichevole finita 2-2 con la Dinamo Kiev, organizzata per gli 80 anni dalla sua fondazione. Pato aveva segnato il primo gol di un Milan pieno di riserve, che schierava anche Digão, il fratello minore di Kaká, e il diciottenne Pierre-Emerick Aubameyang come esterno sinistro.

Acquistato dall’Internacional per 22 milioni di euro, Pato era appena diventato il minorenne più caro di sempre ma avrebbe aspettato fino a gennaio, a 18 anni compiuti, per essere tesserato ed esordire ufficialmente, a causa di una norma della FIFA sui trasferimenti dei minorenni. L’amichevole con la Dinamo Kiev era quindi la prima occasione per vederlo giocare, con la maglia rossonera numero 7 davanti al suo ex proprietario, Andriy Shevchenko, spettatore d’eccezione della partita. Un anno dopo, di ritorno al Milan dopo la deludente parentesi al Chelsea, l’ucraino lascerà il 7 a Pato e giocherà con il 76.

Fino all’esordio ufficiale Pato può solo allenarsi e partecipare alle amichevoli. Ne gioca un’altra a ottobre contro l’Athletic Bilbao, un tempo in una partita finita 0-0. I compagni e Carlo Ancelotti, gli unici a vederlo da vicino, ne parlano così bene da gonfiare l’attesa per il suo esordio. Dice Ancelotti: «Pato mi sembra un po’ più timido, ma in allenamento ci sorprende con giocate come Kaká. È duttile, potrà integrarsi bene con tutte le altre punte». Per dare un contesto e avere un’idea del confronto che fa Ancelotti, in quel momento Kaká è forse il miglior giocatore in Europa e dopo qualche mese verrà premiato col Pallone d’Oro. Per Maldini «Pato è giovane, come tutti i ragazzi della sua età magari non avrà subito continuità, ma può diventare un fuoriclasse».

A mettere ancora più pressione è l’inizio di stagione contraddittorio del Milan. Dopo aver battuto il Siviglia nella Supercoppa europea ad agosto, alla fine del 2007 i rossoneri hanno vinto anche il Mondiale per club, ma alla pausa invernale sono noni in campionato e non hanno ancora vinto una partita in casa. «Non chiamatelo salvatore della patria», dichiara Adriano Galliani nel tentativo di contenere le aspettative che circondano Pato, «C’è troppa attesa da parte dei media. Il Milan non ha bisogno di aggrapparsi a lui per tornare a vincere nel proprio stadio in campionato».

In effetti di punti di riferimento a cui aggrapparsi il Milan ne ha parecchi. Con Pato nella sua prima partita ufficiale ci sono Nesta al centro della difesa, Maldini da terzino sinistro, Pirlo, Seedorf e Kaká come vertici di un centrocampo a rombo completato da Ambrosini, e in attacco Ronaldo, fuori forma e con i capelli lunghi.

Il Napoli è invece una neopromossa ambiziosa ma distante dai livelli che arriverà a raggiungere qualche anno più tardi. Ad allenarlo è Edy Reja e nel suo classico 3-5-2 le stelle sono Hamsik (schierato da mezzala destra) e Lavezzi, gli acquisti più importanti del primo calciomercato pensato per la Serie A da Aurelio De Laurentiis.

Pato in quel Milan è la punta che con i suoi movimenti senza palla, in profondità o in ampiezza, completa una squadra molto tecnica ma statica. In partenza gioca decentrato sulla destra nella zona di Domizzi (il centrale sinistro della difesa a tre del Napoli) ed è il principale riferimento quando la palla esce dalla difesa da quel lato. La rotazione che porta Ambrosini di fianco a Pirlo (mentre Seedorf si alza sulla trequarti a sinistra) toglie una linea di passaggio intermedia a centrocampo e impone a chi costruisce l’azione a destra di andare in verticale su Pato.

La prima palla che tocca, dopo essere scivolato (gli capiterà spesso durante la partita) qualche secondo prima su una verticalizzazione simile di Pirlo, gli arriva appunto con un passaggio in verticale di Bonera, schierato terzino destro. Pato si sta spostando sulla fascia destra, è rivolto verso la linea laterale e ha Domizzi alle spalle. Lo tiene lontano controllando la palla con l’esterno del piede destro, poi fa un giro su sé stesso per puntarlo frontalmente, finta di andare a destra e invece lo salta spostandosi la palla a sinistra. Con l’ultimo tocco si allunga la palla e rischia di perderla per l’arrivo di Gargano, ma lo evita tornando indietro creandosi lo spazio per un appoggio semplice a sinistra per Seedorf.

La prima giocata è già una rivelazione. Pato è veloce, i movimenti delle sue gambe sono fulminei ma non gli fanno perdere il controllo della palla, cambia direzione in un attimo e sembra incontenibile sui primi passi. Sin dai primi minuti Domizzi e Gargano non riescono a stargli dietro ma dopo averli saltati Pato ridimensiona la sua giocata sbagliando il passaggio per Seedorf. Come da luogo comune sui giovani talenti, stupisce nelle cose più difficili e si perde in quelle più semplici.

I movimenti a centrocampo e le qualità dei giocatori avanzati creano nel Milan un lato più portato al palleggio a sinistra. La rotazione dei centrocampisti fa allargare Pirlo e lo avvicina a Maldini e Seedorf, e a sinistra tendono a spostarsi anche Kaká e Ronaldo, che può ricevere solo sui piedi ma fa la differenza anche da rifinitore o con semplici tocchi in appoggio che fanno continuare la manovra. Pato interviene poco sul possesso, lascia che a occupare la trequarti siano Seedorf, Kaká e Ronaldo e si muove più avanti in ampiezza o in profondità. Dalla zona di Domizzi taglia per ricevere in corsa negli spazi tra i centrali o dietro la difesa del Napoli, e finisce anche a sinistra nella zona di maggior talento del Milan. Capita comunque che scambi la posizione con Ronaldo e si trovi a partire direttamente a sinistra nella zona di Cupi.

La sua partecipazione al gioco è però ancora abbozzata. Pato si esalta quando prende l’iniziativa, negli scambi mostra di poter sostenere l’alto livello imposto dai compagni ma è impreciso nei tocchi e poco lucido in alcune scelte, come quando prova a chiudere un triangolo con Ronaldo in mezzo a quattro avversari davanti l’area del Napoli. La palla viene intercettata da Savini ma torna subito da Pirlo, che trova Ronaldo smarcato in area con un passaggio simile a quello per Grosso nella semifinale del Mondiale del 2006 contro la Germania. La parata con i piedi di Iezzo fa schizzare in alto la palla, Pato non riesce ad anticipare Cupi di testa per appoggiare in rete ma l’intervento del difensore del Napoli è inutile, perché la palla sembra superare di poco la linea. Senza la tecnologia a dare la certezza, l’arbitro e il guardalinee si fidano delle loro sensazioni e assegnano il gol.

Il Napoli pareggia poco dopo in contropiede con una giocata che aveva cercato spesso, il lancio per Lavezzi nello spazio di fianco ai centrali del Milan. In questo caso Lavezzi riceve sulla destra dietro Nesta, crossa al volo per Sosa, che davanti all’area piccola spinge la palla in rete con l’esterno del piede sinistro.

Pato continua a essere impreciso e a un certo punto, in un paio di secondi, spreca davanti a Iezzo due assist meravigliosi di Ronaldo. Dopo la seconda parata arriva comunque Seedorf a calciare forte al volo a porta spalancata e a riportare in vantaggio il Milan. Quei due errori davanti al portiere sono i più visibili di un primo tempo in cui Pato è piuttosto impreciso, pieno di idee ambiziose che rivelano la voglia di mettersi in mostra ma che spesso non si realizzano e in cui sembra tradire un po’ di emozione che gli fa sbagliare anche giocate semplici.

In tutto tira quattro volte, centrando sempre la porta. Da lontano decentrato a sinistra, in area nelle due occasioni avute prima del gol di Seedorf e ancora arrivando in area con un taglio verso sinistra senza guardare la porta. Quest’ultima conclusione è forse la migliore giocata di Pato nel primo tempo. Per il modo in cui si porta avanti la palla, rendendo giocabile un passaggio un po’ impreciso di Seedorf, e la velocità con cui tira dopo il rimbalzo, mirando il primo palo senza però riuscire a superare Iezzo.

Prima dell’intervallo Domizzi pareggia su rigore, ma all’inizio del secondo tempo il Milan torna di nuovo in vantaggio. Ronaldo si lascia cadere su un cross di Seedorf dal vertice dell’area a sinistra, il suo tuffo di testa è goffo ma porta il Milan in vantaggio per la terza volta.

Nella prima metà del secondo tempo Pato si vede poco. Qualche appoggio semplice e un’altra scivolata quando a un certo punto prova a saltare Cupi in campo aperto. Non interviene nemmeno nell’azione che porta al gol di Kaká, costruita a sinistra e illuminata da un colpo di tacco di Seedorf prima dell’ultimo passaggio di Favalli. A quel punto Kaká aggira Gargano e dal limite dell’area segna calciando basso e forte sul primo palo.

Il suo momento arriva al minuto 74, su un lancio al volo di Favalli che attraversa la metà campo e fa scendere la palla vicino all’area dietro Domizzi. Pato la tocca due volte, con un controllo orientato taglia davanti a Domizzi e poi segna appoggiando in rete con l’interno del destro. Col primo tocco rivela la purezza del suo talento, il suo rapporto speciale con la palla, col secondo la sua capacità di improvvisare, di pensare giocate sorprendenti. Iezzo salta per non farsi scavalcare in pallonetto e Pato invece gli fa passare la palla sotto i piedi. «Ho avuto una grande palla da Favalli, io l’ho solo messa in porta. Ho fatto un movimento che mi piace, i miei gol sono sempre così», spiegherà in modo fin troppo semplice dopo la partita.

Poco dopo accarezza la palla con l’esterno del destro su un lancio lungo di Pirlo mentre si sta allargando verso la fascia destra. Punta Domizzi, che prova a contenerlo indietreggiando, copre il pallone dall’arrivo alle spalle di Capparella e sul vertice destro dell’area se lo allunga saltando Domizzi e creandosi lo spazio per un’altra conclusione. Stavolta tira a incrociare sul palo più lontano, Iezzo para di nuovo e sulla respinta Emerson calcia senza inquadrare la porta.

Domizzi non era certo tra i difensori più forti del campionato, ma era un titolare stabile del Napoli e aveva alle spalle diverse stagioni in Serie A. Non era insomma l’ultimo arrivato, e comunque Pato lo fa sembrare più inesperto, impreparato, maldestro di quanto era in realtà. Anche Gargano nel finale sembra esasperato, e dopo due dribbling subiti da Pato nel giro di una decina di minuti commette due falli che gli procurano un’espulsione.

Finita la partita la sensazione è che l’attesa sia stata ripagata, che il Milan abbia trovato un numero 7 con un talento abbastanza grande da far dimenticare la sciagurata parentesi di Ricardo Oliveira, anche lui in gol all’esordio contro la Lazio sedici mesi prima con il 7 lasciato libero da Shevchenko. Per Careca «Pato sarà presto eletto come miglior giocatore al mondo», Ranieri dice che forse è un extraterrestre, Ancelotti dichiara di non aver «mai visto un giocatore così giovane e così bravo».

L’unico a non cedere all’entusiasmo è Clarence Seedorf, che si rivelerà il più lungimirante: «È andato molto bene ma sono preoccupato perché Pato è un ragazzo molto giovane. E quando ci sono talenti come il suo, conoscendo questo mondo, mi preoccupo perché so cosa può succedere. Deve essere protetto, deve essere messo nelle condizioni di lavorare e crescere serenamente».

Quella sera è stato semplice restare affascinati dai suoi movimenti fulminei, dalla facilità con cui scappava agli avversari palla al piede, da quel controllo orientato e da quel tocco sotto i piedi di Iezzo, e dimenticare i passaggi imprecisi e gli errori davanti alla porta. In effetti Pato non era stato il migliore in campo e nemmeno il giocatore più decisivo. Ronaldo aveva segnato una doppietta, Seedorf aveva firmato un gol e un assist e aveva innescato il gol di Kaká con uno splendido colpo di tacco. E nel primo tempo anche Lavezzi era stato imprendibile per la difesa del Milan. Nessuno di loro era però atteso come Pato, che a 18 anni e alla prima partita in Serie A combinava con alcuni tra i giocatori più forti degli ultimi decenni come se li conoscesse da sempre. È soprattutto per quanto aveva fatto intravedere quella sera, e per altri due o tre momenti di clamorosa bellezza, che Pato è forse il più grande rimpianto della storia recente del Milan.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura