Con la fantasia finanziaria dei giorni di calciomercato a ridosso del 30 giugno, Juventus e Roma hanno completato lo scambio tra Luca Pellegrini e Leonardo Spinazzola. Le cifre dell’operazione sono difficili da capire senza un po’ di contesto: Pellegrini è costato ai bianconeri 22 milioni di euro; Spinazzola ai giallorossi 29,5 milioni. Quest’ultimo è il terzo acquisto più costoso della storia della Roma e anche Pellegrini si piazza piuttosto in alto nella classifica della Juventus, sopra a gente come Patrick Vieira o Zlatan Ibrahimovic.
Per capire questi prezzi bisogna considerare il panorama generale di ipervalutazione dei giocatori in questo momento storico, ma soprattutto il bisogno di plusvalenze della Roma al 30 giugno, in particolare dopo gli intoppi nella trattativa che avrebbe dovuto portare Stephan El Shaarawy in Cina. Questo per dire che bisognerebbe fare il piccolo sforzo di non guardare al prezzo dei due giocatori, nonostante questo abbia monopolizzato i discorsi in questi giorni, per cercare di capire il senso tecnico di questa operazione.
Lo scambio è interessante per diverse ragioni: ha coinvolto due squadre di primo livello e due giovani italiani, anche se hanno sei anni di differenza, che giocano nello stesso ruolo, anche se in modi completamente diversi.
La scommessa della Juve su Luca Pellegrini
A luglio del 2017, durante un’amichevole estiva contro lo Slovacko, Luca Pellegrini si è rotto il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Pellegrini aveva appena 18 anni ed era al suo primo ritiro con la prima squadra. A dicembre era di nuovo in campo, forse troppo presto, visto che dopo 44 minuti dal suo rientro, in una partita della primavera contro il Milan, si è fratturato la rotula, ancora del ginocchio sinistro.
Mentre era ancora fuori, però, ad aprile, la Roma ha deciso di rinnovargli il contratto per quattro anni, a un milione l’anno. Una cifra fuori scala per un giovane con ancora zero presenze in Serie A. Monchi ha commentato il rinnovo sottolineando le radici identitarie del ragazzo: «Il rinnovo intende premiare una persona nata e cresciuta calcisticamente qui, che ha fatto suoi i valori della Roma». Il rinnovo ha stupito tutti nell’ambiente ma Pellegrini è stato sempre trattato con una cura particolare. I più maliziosi ci vedono la mano del suo agente, Mino Raiola, noto per ottenere sempre le condizioni migliori per i propri assistiti; c’è però da dire che Luca Pellegrini è praticamente considerato da sempre uno dei più talentuosi ’99 in Italia. È arrivato alla Roma a 11 anni dal Tor Tre Teste, dove giocava trequartista o ala, e il tecnico Roberto Muzzi ha deciso di spostarlo terzino, con la promessa di farlo diventare “il miglior terzino in Italia”. Pellegrini ha militato in tutte le nazionali giovanili e con la primavera della Roma solo sotto età. Ha vinto lo Scudetto con i Giovanissimi, gli Allievi e anche con la Primavera.
A settembre della scorsa stagione ha esordito finalmente con la maglia della Roma, in casa contro il Frosinone, e gli sono bastati 9 minuti per realizzare un assist. Pellegrini parte da poco oltre il centrocampo, scarica per El Shaarawy che gli restituisce una palla complicata. È dietro al difensore del Frosinone, ma gli mangia 3 metri con lo scatto e gli finisce davanti resistendo poi alla pressione da dietro e scaricando a Kolarov la palla del 4-0.
Come è chiaro anche in quest’azione, Luca Pellegrini è un esterno con un’esuberanza fisica impressionante che non sembra essere stata frenata dai gravi infortuni subiti. Non ha una struttura leggera e sui primi passi non è troppo reattivo, ma quando prende velocità col pallone diventa difficile da frenare. A differenza però della maggior parte dei terzini di scuola italiana, Pellegrini riesce ad abbinare alla forza fisica una qualità tecnica così alta che il ct Nicolato all’ultimo Europeo U-20 lo ha schierato mezzala del suo 3-5-2.
Pellegrini ha interpretato il ruolo in maniera diligente, ma senza riuscire a sottolineare le sue migliori qualità, in particolare la facilità di corsa. Il sinistro di Pellegrini non ha una sensibilità eccezionale, ma rimane notevole nel ruolo di terzino. Ha un’ottima visione di gioco, che sfrutta nelle letture in area di rigore quando deve crossare, ma più in generale quando deve vedere il gioco in avanti. Con la maglia dell’Under-20, nella sfortunata partita contro l’Ucraina, ha mandato in porta Capone a pochi minuti dalla fine con uno scavetto complicato tanto nell’esecuzione quanto nel pensiero.
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Senza palla Pellegrini ha ancora diversi difetti, causati soprattutto dalla sua mentalità offensiva. È spesso troppo aggressivo nelle scalate in avanti, dove a volte sbaglia i tempi di uscita. Nelle immagini ad esempio lo vediamo uscire troppo aggressivo e in ritardo contro la Lazio, aprendo un corridoio pericoloso dal suo lato.
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Più in generale Luca Pellegrini è più a suo agio quando deve difendere in avanti - pur peccando anche lì di troppa irruenza - che quando deve rincorrere gli avversari all’indietro. Forse il principale difetto che non lo rende ancora pronto per la Juventus.
Contro la SPAL a ottobre, Luca Pellegrini ha giocato l’ultima partita significativa da titolare con la maglia della Roma: pur avendo giocato con qualità per quasi tutta la partita - non prendendo mai scelte banali e scontate, con un’attenzione particolare a cercare passaggi diagonali da sinistra verso il centro - una delle sue migliori qualità col pallone -, a dieci minuti dalla fine del primo tempo Pellegrini si è lasciato scappare Lazzari alle spalle in una ripartenza della SPAL. Nel tentativo di rallentarlo gli ha messo un mano sulla schiena, causando il rigore che ha aperto una delle sconfitte peggiori della scorsa stagione della Roma - 0-2 in casa contro una squadra in lotta per non retrocedere. A fine partita è stato rimproverato da Di Francesco anche davanti ai microfoni: «Ho visto anche cose interessanti, a partire da Luca Pellegrini che ha fatto ottime cose, poi c'è stato il rigore che secondo me non era nettissimo, ma è stato ingenuo per quella mano sulla schiena».
Insomma, Luca Pellegrini è già un esterno di alto livello col pallone, mentre le sue letture senza palla sono ancora acerbe e forse non all’altezza dei palcoscenici più grandi. Per questo, come è immaginabile, in lui la Juventus vede soprattutto un investimento per il futuro, vista anche l’attenzione dei bianconeri ad avere nella propria scuderia tutti i migliori talenti italiani.
Spinazzola è un giocatore unico
Se in Pellegrini la Juventus ha visto soprattutto un investimento per il futuro, Spinazzola con tutta probabilità arriverà alla Roma per fare il titolare. Da qui la differenza di costo fra i due giocatori, di circa 7 milioni. Spinazzola ha 26 anni, 60 presenze in Serie A e 7 con la Nazionale maggiore. Un giocatore, quindi, già definito nei suoi pregi e difetti.
Spinazzola, soprattutto, è un giocatore molto peculiare, con una formazione calcistica per certi versi unica. Ha giocato tutta la carriera da esterno alto, e in quel ruolo ha vinto il premio “Golden Boy” al torneo di Viareggio nel 2012. Nei vari prestiti però non è riuscito a fare davvero la differenza, producendo troppo poco per un giocatore offensivo, anzi, praticamente niente. Spinazzola ha segnato appena 3 gol tra i professionisti. Quando è arrivato a Perugia, nel 2015, andava per i 23 anni e non si capiva ancora quale fosse la sua utilità in campo. Fino a gennaio non ha praticamente giocato, poi Bisoli gli ha spiegato che se non si fosse abbassato terzino non avrebbe avuto una carriera: «Lo prese il direttore, non lo conoscevo. Avrebbe dovuto fare la mezzala o l’esterno alto. Non mi convinceva. Gli dissi ‘o giochi terzino o secondo me non va…’ e lui rispose ‘non so fare le diagonali mister’ così ci siamo messi lì a ripeterle fino allo sfinimento. Poi… volava!».
È un aspetto che lui stesso ha sottolineato quando ho dovuto spiegare le difficoltà all’inizio della carriera: «Non devo dare colpa a nessuno tranne che a me, forse ero un pochino acerbo, di testa, ma anche il ruolo... da esterno offensivo devi fare gol, io non ne ho mai fatti tanti. Abbassandomi ho molte più prospettive». Spinazzola dice di ispirarsi a Zambrotta - anche lui nato ala e diventato terzino -, ma le partite in Serie B col Perugia rimangono di fatto le uniche giocate da terzino, almeno fino a quest’anno. Alla Juve Spinazzola ha pagato i problemi fisici nel primo anno, mentre in questa stagione Allegri non si è fidato completamente di lui, per poi mandarlo in campo nella ormai iconica partita di ritorno contro l’Atletico Madrid. In quell’occasione Spinazzola ha mostrato il meglio del suo repertorio: grande intensità, con e senza palla, capacità di puntare l’uomo e schiacciare la difesa avversaria.
«Ha fatto davvero una grande partita a sinistra» ha detto Allegri ai microfoni. Complessivamente, però, Spinazzola non ha giocato molto, e la partita contro l’Atletico ha rappresentato più che altro una promessa per un futuro in cui l’esterno di Foligno sarebbe diventato più importante. Spinazzola è un giocatore dalle caratteristiche esasperate, eccezionale in alcuni aspetti del gioco e indecifrabile in altri. Da sinistra, ama ricevere palla sui piedi e correre sulla fascia minacciando sempre di rientrare verso il centro del campo con il piede destro. La capacità di saltare l’uomo è senza dubbio la migliore qualità di Spinazzola: per la leggerezza della corsa, ma anche per un repertorio di finte in corsa sempre in grado di sbilanciare l’avversario. Lo scorso anno ha provato 2,7 dribbling ogni 90’, ma nelle stagioni precedenti con l’Atalanta - dove aveva più continuità - si è è andato oltre i quattro - numeri significativi per un esterno basso. Spinazzola è un giocatore che ha bisogno di non riflettere troppo ma di spingere in avanti col pallone a tavoletta. Far avanzare la squadra con la palla è la singola situazione di gioco in cui è più efficace.
Anche perché arrivato negli ultimi metri Spinazzola non riesce sempre a definire la mole di situazioni di vantaggio prodotte. Con l’Atalanta ha messo insieme 9 assist in due stagioni: non pochi, ma neanche molti considerato il numero di situazioni che Spinazzola genera, e anche la tradizionale produttività degli esterni di Gasperini. Per fare un esempio, quest’anno Castagne ha prodotto 5 gol e 2 assist in poco più di 20 partite. Spinazzola è un giocatore istintivo e quando arriva negli ultimi metri non possiede grandi letture.
In generale, più il gioco rallenta e più il talento di Spinazzola si normalizza. Per questo ha offerto il meglio di sé con l’Atalanta di Gasperini, una squadra che gioca a grande ritmi e sempre in verticale, chiedendo ai giocatori grandi responsabilità individuali soprattutto nella conduzione del pallone. Per questo la sua migliore prestazione con la Juve è coincisa con quella più proattiva e giocata ad alti ritmi.
Nel gioco di passaggi Spinazzola non è particolarmente brillante: giocare a piede invertito lo limita in certe situazioni e dirada lo spettro delle sue possibilità. In fase difensiva è molto efficace quando può difendere in avanti, sapendo di essere protetto, mentre la sua solidità in una linea a quattro è ancora tutta da testare, visto che ad alti livelli ci ha giocato oggettivamente poco.
In ogni caso, Spinazzola è un profilo davvero unico: quanti terzini a piede invertito che puntano così tanto l’uomo esistono in Europa?
Per brillare, il talento di Spinazzola ha bisogno del contesto che renda più efficaci questi pregi, evitando di infilarlo in situazioni in cui è in difficoltà. Non è ancora chiaro se la Roma di Fonseca sia il contesto adatto a lui. Se da una parte il tecnico portoghese ama i terzini con un’interpretazione molto offensiva, che restino molto alti sin dalle prime fasi dell’azione, d’altra parte ama farli attaccare soprattutto senza palla, e il gioco di controllo basato sul dominio del pallone non per forza si adatta bene alle caratteristiche più istintive dell’ex terzino della Juve. Sulla possibilità di giocare a destra Spinazzola ha detto che è solo questione di "abitudine", anche se le sue migliori qualità col pallone, schierato sul suo piede naturale, potrebbero essere limitate - e la Roma da quel lato dovrebbe comunque avere Florenzi come prima opzione.
Detto questo, Spinazzola è un giocatore ancora giovane e che ha già dimostrato di poter fare la differenza ad alti livelli se messo nelle giuste condizioni: l’acquisto della Roma è senz’altro ambizioso e conferma quella dimensione di “coraggio” più volte evocata da Fonseca da quando è arrivato a Roma. Sarebbe sbagliato etichettarlo come semplice cosmesi finanziaria. Il sistema tattico di Fonseca e l’ambiente della Roma d’altra parte saranno senz’altro probanti per il talento di Spinazzola, dandoci una misura più precisa della dimensione calcistica di uno dei giocatori più peculiari del calcio italiano.
Pellegrini è invece un profilo di terzino più classico ma dai margini di miglioramento eccitanti. Il livello della rosa della Juventus lo costringerà forse a muoversi in prestito, dove potremmo vederlo mettere alla prova i propri limiti.
Provando a non dare troppo peso ai costi delle operazioni - come un certo modo di seguire il calcio oggi sembra pretendere -, e sperando che entrambi abbiano definitivamente risolto i propri problemi fisici, lo scambio Spinazzola-Pellegrini ha risvolti tecnico-tattici estremamente interessanti, sia per le rispettive squadre che per il calcio italiano più in generale.