Per qualcuno Guardiola è il migliore allenatore al mondo, ma anche chi non lo considera tale riconosce almeno che è stato il più influente, il più rivoluzionario, il più originale degli ultimi dieci anni. Quello che è riuscito a portare il calcio in una nuova epoca, raccogliendo i semi dell’eredità del passato e facendoli germogliare in un terreno tattico moderno. Pep Guardiola ha 48 anni - meno di Antonio Conte, Jurgen Klopp e altri allenatori che penseremmo più giovani di lui - ma è già una leggenda. Una leggenda che cammina, respira ed è ancora nel pieno delle sue forze, qualcosa di raro per un’epoca che ha bisogno del passaggio del tempo per riconoscere la portata storica del passaggio di certi personaggi.
Per quello che oggi rappresenta ci si aspetterebbe che le persone si inginocchiassero ai suoi piedi, che gli baciassero le mani, che lo ringraziassero con trasporto. La cosa interessante è che succede l’esatto contrario: è Guardiola a complimentarsi con tutti, di continuo, dagli avversari di Champions alle squadre che incontra incidentalmente in FA Cup; dai calciatori più talentuosi a quelli di cui a nessuno frega niente.
Lo fa con un’enfasi sproporzionata, usando aggettivi sempre più esagerati, spesso uscendosene dal nulla, senza che nessuno gli abbia chiesto davvero un giudizio.
Ci possono essere diverse ragioni dietro a questi complimenti sempre sopra le righe. Il primo che va considerato è l’autentico, profondo, genuino entusiasmo di Guardiola per il gioco del calcio. Guardiola ama il calcio come poche altre persone al mondo e se avete guardato il documentario All or nothing su Amazon Prime Video vi sarete trovati di fronte un uomo che passa le sue notti a immaginare i movimenti in uscita palla di Fabian Delph. Un uomo trasfigurato dalla sua passione calcistica come Smeagol con l’anello.
Un’altra possibilità è che questi elogi siano il riflesso dell’egocentrismo di Guardiola. Un allenatore che si considera così superiore al contesto che lo circonda da potersi ergere a giudice supremo, dispensatore seriale di elogi. Si ritiene così superiore agli altri da non mettersi mai sullo stesso piano. In quanto dio, il minimo che può fare è complimentarsi con i comuni mortali che incontra sul suo cammino.
Qualunque sia il motivo, gli elogi di Guardiola sono diventati uno degli spettacoli più divertenti del calcio di oggi, anche per la loro carica teatrale. Guardiola sembra sempre un uomo schiavo della pressione alta: parla veloce, gli occhi si stringono in un’espressione spiritata, scuote la testa e sembra non potersi capacitare di quanto buoni siano i suoi avversari, o i suoi giocatori, o il tecnico avversario, o i suoi stessi dirigenti.
In questi anni Guardiola ha avuto una parola d’elogio per tutti, ho provato a raccoglierle per costruire un atlante ragionato dei complimenti e degli elogi di Pep Guardiola al mondo del calcio.
Guardiola elogia Roberto Baggio (il miglior giocatore di sempre)
Fra i calciatori più forti con cui Guardiola ha condiviso il campo c’è sicuramente Roberto Baggio. Ma chi è il migliore? Ovviamente Baggio: «È il migliore giocatore con cui ho giocato», dice a Messi davanti al Divin Codino.
Siamo ancora agli inizi di Guardiola, ma quelli attorno a lui già lo conoscono ed Estiarte lo prende in giro: «L’altro giorno avevi detto la stessa cosa di un altro»; e Guardiola allora deve difendersi «Lui lo sa che lo penso».
È interessante vedere Guardiola interagire con le persone: è il tipo di persona che ti tocca in continuazione - una pacca sulla schiena, un massaggio lampo alle spalle, un buffetto sul petto - e se non tocca qualcun altro deve toccare se stesso - si gratta la fronte mentre la corruccia, infila ed estrae le mani dalle tasche fino a consumarle. Di Roberto Baggio in un’altra occasione aveva detto: «Non voglio immaginarmi cosa sarebbe stato al 100% fisicamente e circondato da una squadra di qualità. È il migliore di sempre».
Guardiola elogia Lionel Messi (no, è lui il miglior giocatore di sempre)
Guardiola però cambia idea spesso, e forse doveva ancora capire il vero potenziale di Lionel Messi, “The Goat”. «È il miglior calciatore di sempre, lo paragono a Pelè» ha detto secco e deciso.
Guardiola però nei suoi elogi ha il gusto del paradosso e dell’iperbole, e per Messi è complicato trovare iperboli all’altezza del suo rendimento negli ultimi dieci anni. Ma Guardiola, che è un artista dell’elogio, trova comunque il modo: «Se metti Messi terzino sinistro diventerebbe il miglior terzino del mondo. È il miglior difensore al mondo». Sarebbe troppo semplice dire che Messi è il miglior calciatore del mondo, è anche il miglior difensore del mondo. Cosa che, si capisce, è falsa.
Guardiola elogia Phil Foden (no aspetta, è lui il miglior giocatore di sempre)
Okay, per Guardiola quindi Messi è il più forte calciatore che abbia mai allenato, e il più forte di sempre. Fin qui tutto normale, troppo normale. A luglio di quest’anno però Guardiola quindi spiazza tutti: «Foden è il calciatore più talentuoso che ho mai visto in carriera».
La storia degli elogi di Guardiola a Foden meriterebbe un pezzo a parte. A ottobre di quest’anno ha definito Foden “l’unico incedibile della squadra” e ha rassicurato che non andrà via neanche per 500 milioni. Guardiola sembra ossessionato da Foden e dagli elogi a Foden più di ogni altro elogio. Quando ne ha occasione ricorda che è il futuro della squadra, e che Foden è il Manchester City.
Guardiola lo vede come erede di David Silva “Sarà il nostro nuovo mago”. Dopo l’espulsione contro l’Atalanta è stato chiesto a Guardiola se multerà il giocatore, figuriamoci: «No, non gli farò una multa. Anzi, forse sono io che devo pagare lui per quanto ha giocato bene!».
In altre occasioni Pep ha usato per Foden definizioni che si usano per le opere d’arte: “un diamante” o “un regalo”. Strano allora che un giocatore così adorato da Guardiola di fatto non giochi quasi mai. E Foden sembra stanco di essere elogiato senza essere mandato in campo: «Mi alleno tutti i giorni al massimo. Ci sono alcuni compagni di squadra che mi dicono di essere paziente, ma io ho fame di giocare e voglio farlo a ogni gara. Sarebbe bello se Guardiola avesse visto la partita contro la Turchia. Credo però fosse in vacanza o a giocare a golf».
Guardiola definisce alcuni giocatori che ha allenato “i migliori di sempre”
Se Guardiola parla così di Foden cosa dirà mai di Kevin De Bruyne, vi chiederete voi. Beh, Foden è il migliore di sempre mentre Kevin De Bruyne solo uno dei migliori. Di certo però non si può dire che Guardiola sia parco di complimenti per il suo fantasista: «Può fare tutto, assolutamente tutto», e nell’intervista Guardiola quasi si innervosisce a non riuscire a rendere la grandezza che vuole rendere di De Bruyne: «È un giocatore di grande, grande qualità. Siamo orgogliosi e felici che giochi con noi».
E di David Silva, invece, che pensa Guardiola? Che è «uno dei migliori giocatori che ho mai allenato». E di Philipp Lahm? Che è «uno dei giocatori più fantastici che io abbia mai allenato» ma anche «uno dei più intelligenti» e, cosa che spicca tra gli elogi di Guardiola, «una persona speciale nella mia vita».
Guardiola elogia Michael Carrick (anche lui tra i migliori di sempre)
Tra i “migliori di sempre” nell’enciclopedia del gusto di Pep Guardiola ci finisce, un po’ a sorpresa, anche Michael Carrick: «Uno dei migliori centrocampisti difensivi mai visti in vita mia, di gran lunga».
Guardiola elogia Andrij Pyatov (ebbene sì, pure lui tra i migliori)
Gli elogi di Guardiola arrivano però spesso inaspettati, su giocatori che nessuno prima di lui aveva considerato degni di attenzione. Come l’onestissimo portiere ucraino Pyatov, che Guardiola ha definito, lui e nessun altro, «uno dei migliori».
Guardiola elogia Dominic Calvert-Lewin (tra i migliori)
Se Pyatov è uno dei migliori a leggere il gioco davanti a sé, Calvert-Lewin, attaccante di medio valore dell’Everton, è «uno dei migliori colpitori di testa che ho visto nella mia vita».
Guardiola elogia tutti i giocatori incredibili del Manchester City
Per quanto riguarda gli altri giocatori del City, Guardiola non ci va leggero con i complimenti. Gabriel Jesus è «uno dei migliori acquisti di sempre»; il suo unico problema è dover competere con Sergio Aguero, per cui Guardiola quasi finisce gli aggettivi: «Sergio è incredibile, una leggenda; oltraggiosamente fantastico».
A centrocampo uno meglio dell’altro. Gundogan? «Un giocatore eccezionale, onestamente. È uno dei migliori giocatori d’Europa infatti». Bernardo Silva? «Un uomo eccezionale» ma anche «Un giocatore incredibile» e capace di raggiungere la perfezione oltre la quale gli elogi non possono andare: «Per adesso in campo ci sono Bernardo più altri dieci giocatori. Non so cosa sia successo durante la stagione, ma ogni partita che ha giocato è stata perfetta. Semplicemente perfetta».
Per elogiare Fernandinho invece Guardiola usa tutta la sua creatività, tirando in ballo sé stesso: «Fernandinho è più forte di me. Io non giocherei in questo Manchester City».
A volte Guardiola deve trovare una categoria molto specifica per inserire i suoi giocatori tra i migliori al mondo. Claudio Bravo è «Insieme a Neuer e Ter Stegen il miglior portiere a costruire il gioco» dice quasi per giustificare un acquisto su cui molti sono stati scettici. Aymeric Laporte invece è «il miglior centrale sinistro d’Europa»
Tra tutti gli aggettivi forse ‘incredibile’ è il preferito di Guardiola; Kyle Walker è un «Giocatore incredibile»; Stones «Giocherà in modo incredibile senza Laporte»; Sterling è «fisicamente incredibile» ma anche «Un calciatore straordinario» e «Un incredibile essere umano». Zynchenko «È incredibile ed è tutto quello che ho da dire»; Guardiola però non si ferma solo ai giocatori e riserva il suo “incredibile” anche ai dirigenti. Khaldoon Al Mubarak per esempio «È una delle persone più incredibili che io abbia mai incontrato».
Guardiola elogia Padraig Amond
Il City ha distrutto in Coppa il Cardiff per 4-1 e subito dopo la partita Guardiola si precipita da Padraig Amond, attaccante irlandese di trent’anni, per congratularsi con lui. Dicendogli che devono essere orgogliosi della loro partita. Classic Guardiola.
Guardiola elogia Redmond in modo così violento che deve specificare che non ci stava litigando
A novembre del 2017 il City di Guardiola riesce a battere il Southampton al 90’. La squadra impazzisce nei festeggiamenti, anche Pep ha l’adrenalina a mille ma invece di sfogarla negli abbracci ai suoi giocatori, decide per qualche ragione di andare dritto da Nathan Redmond, uno degli attaccanti avversari. Guardiola dà a Redmond un abbraccio che sembra più una presa per il collo; è agitatissimo, ha uno sguardo truce, gli grida contro gesticolando. Parliamoci chiaro: sembra insultarlo apertamente. Redmond parla mettendosi una mano davanti la bocca, come fanno solo calciatori e mafiosi.
In Inghilterra non capiscono bene cosa sia successo. Qualcuno ipotizza che il tecnico si stava lamentando delle perdite di tempo dei “Saints”, ma forse pensano a Guardiola come a una persona semplice. «Ho detto semplicemente a Redmond che è un grande giocatore», ovvio, no? «Nella scorsa stagione ci ha messo molto in difficoltà con il suo modo di giocare ma questa volta non è riuscito ad attaccarci come avrebbe voluto perché tutta la sua squadra ha deciso soltanto di difendersi».
Guardiola rimprovera Kimmich ma poi non si tiene e lo elogia
La scenata con Redmond rientra nella categoria “Guardiola impazzisce con un giocatore a fine partita” e ricorda quando lo fece con Kimmich circa un anno prima. Il contesto è una partita tesissima tra il Borussia Dortmund e il Bayern Monaco, che arrivava con un’emergenza in difesa che costrinse Guardiola a schierare la coppia di centrali Alaba-Kimmich.
A fine partita Guardiola va dritto da Kimmich, ha gli occhi sgranati delle grandi occasioni. Un po’ lo rimprovera, un po’ lo abbraccia, tutto con assoluta urgenza, come se Kimmich dovesse imparare questa lezione di vita o di morte. È Guardiola in versione didattica, che ricorda quella sessione d’allenamento individuale a Thomas Muller trasformata in Commedia dell’arte.
Modo di comunicare Europa del sud vs modo di comunicare Europa del nord.
Un modo di interagire ormai entrato nel nostro immaginario, anche memetico. Questo per esempio è Pep Guardiola che cerca di convertire un autista di autobus in un difensore centrale. Come nel caso di Redmond, anche con Kimmich i media si sono interrogati per settimane su cosa volesse dire Guardiola al suo difensore. Otto mesi dopo Guardiola tolse ogni dubbio, lo stava rimproverando perché non si era messo tra i quattro di centrocampo come gli aveva chiesto. Poi però non si tiene, e deve elogiarlo: «Hai giocato in maniera eccezionale, facendo davvero un'ottima partita! Te l'avevo detto che potevamo farcela, sei stato fottutamente sensazionale! Sei il migliore, continua così. Sono molto fiero di te».
Guardiola elogia Klopp ed elogia il Liverpool
Guardiola e Klopp rappresentano i due paradigmi principali del calcio contemporaneo, per semplificare: quello di un calcio che vuole dominare col pallone e quello che vuole dominare senza.
Negli anni Klopp ha sostituito Josè Mourinho nella figura del duellante di Guardiola, anche se con contorni decisamente meno velenosi. Klopp è una figura accomodante, sempre sorridente, ed è normale che Guardiola lo elogi ogni volta che può: «Klopp lo rispetto molto. È un grande allenatore, le sue squadre hanno un’identità precisa». E qui si sarebbe fermato qualsiasi allenatore, ma la differenza di Guardiola è che i suoi elogi non si fermano mai: «È una sfida incredibile per me ogni volta che incontro una delle sue squadre. Il suo messaggio è sempre positivo. Il suo comportamento, gli abbracci, i sorrisi. È una cosa bella per il calcio».
Queste parole sono arrivate prima dell’ultima partita, dentro un duello che in Premier e in Champions va avanti da due stagioni. Tre anni fa Guardiola aveva già definito Klopp “Il miglior allenatore al mondo per il pubblico”, in un’intervista in cui aveva detto anche di aver ricevuto “una lezione” da Klopp quando lo aveva affrontato in Supercoppa di Germania.
Del resto Klopp è anche l’unico tecnico ad avere un parziale positivo negli scontri diretti con lui, e se gli elogi di Guardiola al Liverpool come squadra suonano sperticati può essere comprensibile: «In una partita aperta contro il Liverpool non hai neanche una possibilità di uscirne vincitore. Neanche l’un percento. A fare battere e levare sono la migliore squadra al mondo».
Ma gli elogi non si limitano a una situazione specifica, per Guardiola il Liverpool è la squadra migliore che si sia mai trovato ad affrontare insieme al Barcellona di Luis Enrique. Dopo aver pareggiato contro il Norwich Guardiola l’ha eletta campione, stavolta senza dubbio con un po’ di sarcasmo.
Guardiola elogia i suoi nemici
Un video di haters di Guardiola, con una musica drammatica sotto.
Ma se Klopp possiamo effettivamente considerarlo un amico di Guardiola, un allenatore che vive il calcio con la stessa passione e positività, lo stesso non si può dire della sua vecchia nemesi, Josè Mourinho. «Per fortuna da qualche tempo si parla meno della nostra rivalità. In fondo sia io che José siamo persone migliori di come veniamo dipinte…», anche se il vero messaggio di Guardiola qui è che «Mourinho è una persona migliore di come viene dipinta», considerando che nessuno dipinge davvero male Guardiola.
A Pep Mourinho mancava, e ha salutato il suo ritorno in panchina col Tottenham riservandogli un dolcissimo «Mourinho è un tecnico incredibile. È bello riaverlo». Nel 2010, quando lo scontro tra i due era ai massimi storici e il portoghese, invidioso dei suoi rapporti con la stampa, diceva che era come se Guardiola “pisciasse acqua di colonia”, Guardiola non riusciva a non elogiare Mou: «Il Real Madrid è una squadra importante che probabilmente ha il miglior allenatore del mondo a guidarla». Guardiola nutre un senso di superiorità tale da non volere neanche scendere neanche nel conflitto con Mourinho o con le persone che vorrebbero vederlo morto.
Non è l’unico nemico che Guardiola ha elogiato. Samuel Eto’o ha parlato male di Guardiola, «Dava lezioni, non diceva le cose in faccia»; come ha risposto Guardiola, interrogato dopo il ritiro dell’attaccante? «Incredibile giocatore, attaccante pazzesco, uno dei migliori che ho mai visto e allenato» ma chi conosce gli elogi di Guardiola riconoscerà una nota di tristezza nella sua voce, di chi sa che quell’elogio non può essere corrisposto.
Arsene Wenger poco tempo fa ha dichiarato che Guardiola non ha alzato il livello del calcio, mentre il tecnico catalano aveva tranquillamente riconosciuto la portata storico di Wenger: «La Premier League di oggi è così grazie al suo calcio e alle sue idee».
Per quanto riguarda Ibrahimovic - che ha detto di Guardiola un laconico “Non è un uomo” -, beh, Guardiola non ha esagerato con i complimenti, rilasciando un tiepido: «Ho molto rispetto per ciò che ha fatto nel calcio. È uno dei migliori calciatori al mondo».
Guardiola quindi sembra un uomo capace di esprimere le proprie idee e il proprio mondo interiore solo con gli elogi, e siamo noi che dobbiamo interpretare questi elogi cogliendone le sfumature.
Guardiola elogia gli arbitri
Per esempio qualche settimana fa Guardiola ha elogiato la terna arbitrale al termine di Liverpool-Manchester City. Una partita che il City ha perso 0-3 e decisa da alcuni episodi controversi. Guardiola era fuori controllo durante la partita, offrendo infiniti spunti per l’universo memetico.
Dopo la partita Guardiola è andato a stringere la mano alla terna arbitrale per ringraziarla, dalle sue labbra si leggono dei chiarissimi “Amazing”. La stampa inglese lo ha rimproverato di essere stato sarcastico, forse non afferrando che per Guardiola quello è il normale modo di esprimersi. «Non ero sarcastico. Dico “Thank you so much” tutte le volte che vado dall’arbitro a fine partita».
Guardiola elogia il Crystal Palace
Il Crystal Palace è una delle squadre meno vicine alle idee di calcio di Guardiola. È allenata dal vecchio Roy Hodgson secondo i principi dell’equilibrio e delle ripartenze veloci in campo aperto. Guardiola però è un tecnico dagli orizzonti ampi e la diversità non gli impedisce comunque di definire il Palace “una squadra fantastica”.
Guardiola elogia Tony Pulis
C’è solo un tecnico più inglese del vecchio Roy Hodgson, ed è il vecchio Tony Pulis, un altro allenatore teoricamente agli antipodi del calcio di Guardiola. Il tecnico catalano, però, lo ama, è suo amico e dopo il suo esonero ha usato parole di conforto: «Ogni volta che giocavamo contro il West Bromwich è stato un uomo straordinario, così gentile. Bevevamo sempre insieme un bicchiere di vino rosso. Speriamo di poterlo rifare in futuro».
Guardiola elogia Zeman
Totalmente dal nulla, in un normale martedì di Champions, Guardiola spende i suoi elogi anche il boemo «È semplicemente un mito, un vero maestro di calcio. Da quando ha iniziato fino ad oggi ha sempre visto il calcio alla stessa maniera, lui è uno che va avanti, trovare gente così è una cosa che fa molto bene al calcio. Mi fa molto piacere che il Pescara vada bene, ho amici in quella città e mi auguro che la squadra possa tornare in Serie A».
Guardiola elogia Gallardo
Uno sguardo sul calcio sudamericano: «Ciò che Gallardo ha fatto al River è incredibile a livello di risultati. Una grande consistenza, anno dopo anno. È uno dei migliori allenatori al mondo».
Guardiola elogia tutte le squadre (e tutti lo sanno)
Da quando è in Inghilterra Guardiola ha elogiato quasi tutte le squadre che si è trovato di fronte. Da segnalare la sua stima per il Chelsea («Squadra incredibile») di Lampard («Tecnico preparato»). Ma questa sua abitudine a elogiare le squadre avversarie, e a sottolinearne i punti di forza era già sottolineata in Spagna. Questo video satirico di Marca mostra Guardiola fare elogi di tutti, con Puyol che esasperato dice «Non tutte le squadre possono essere forti, ci sono anche delle squadre cattive!». Il pupazzo di Guardiola ricorda che il Getafe B è molto rapido e non si può avere fiducia, «con giocatori come Pitulio, Vasilio che in ogni momento possono…».
Guardiola elogia Renzi
«Con questo presidente del Consiglio che avete adesso, col signor Matteo Renzi, l'Italia è un paese straordinario, è sicuro».
Guardiola elogia Joe Hart
Alcuni elogi di Guardiola suonano apertamente come delle prese in giro, e anche nel momento in cui le pronuncia la loro indelicatezza suona piuttosto male. Da poco arrivato al City Guardiola mandò via la bandiera Joe Hart per prendere Claudio Bravo, un portiere più adatto al suo stile di gioco. Una scelta che Guardiola definisce “la più difficile della mia carriera”: «Joe è stato molto professionale. E so quanto sia stato duro il suo addio per i tifosi, per la gente del City. È stato un portiere incredibile e i suoi risultati qui lo certificano. Ecco perché non è stata una scelta semplice».
Guardiola elogia gli allenatori italiani
Guardiola ha giocato in Italia, parla benissimo italiano e per i nostri giornalisti è praticamente inspiegabile che non sia ancora venuto ad allenatore da noi. Per questo nelle interviste ci sono tantissime domande sul possibile futuro in Italia di Guardiola, e sui tecnici italiani, che si è trovato più volte ad affrontare, senza mai risparmiare elogi.
Guardiola ha più volte definito Arrigo Sacchi “Maestro”: «Sacchi ha fatto la rivoluzione nel calcio italiano» e poi da lui il calcio italiano ora sta esprimendo altri grandi allenatori che fanno un gioco offensivo. Nella stessa intervista Guardiola elogia Sarri, Conte, Allegri e persino Montella. Conte è un “maestro”, «Ha introdotto nel calcio inglese un nuovo modo di attaccare con una difesa a cinque»; Conte è «uno dei migliori tecnici al mondo, forse il migliore in questo momento» si era sbilanciato Guardiola quanto Antonio allenava il Chelsea. Ancelotti invece è fonte di ispirazione per Guardiola «Per l’uomo che è. Ogni calciatore che lui ha allenato parla meravigliosamente di lui» e indovinate come ha definito il suo Napoli? Proprio così, «Una squadra incredibile».
A Brescia Guardiola è stato allenato da Carlo Mazzone, che Guardiola ha definito con una nota di dolcezza «Il più grande di tutti». Il catalano ha fatto però più di così. Dopo la storica Champions del 2009 ha dedicato il trofeo a Mazzone, definendolo “Il mio Maestro” e dicendo di essere “Orgoglioso di averlo avuto come tecnico”.
Guardiola non si è risparmiato dagli elogi al più giovane dei “guardioliani” italiani, ovvero Roberto De Zerbi: «Il Sassuolo di De Zerbi fa un calcio molto propositivo, vederlo giocare mi esalta».
Quest’anno però Guardiola ha affrontato l’Atalanta di Gasperini, con cui Guardiola non è stato avaro di elogi, arricchiti dal suo prezioso “incredibile”: «I nerazzurri hanno coraggio, rischiano. Vederli giocare è una gioia. Gasperini sta facendo cose incredibili». Poi ha usato una metafora che eleva l’elogio sul piano dell’astrazione: «Affrontare l’Atalanta è come andare dal dentista».
E allora cosa avrà mai potuto dire Guardiola di Sarri, il più “guardiolista” dei tecnici italiani. Quando deve parlare di Sarri, Guardiola si illumina ed è di fronte alla sfida di trovare le parole adatte per esprimere quello che ama più di tutti gli altri che ha detto di amare, come i poeti stilnovisti di fronte alla prova di raccontare l’ineffabile delle donne angelicate.
Sarri è «Uno dei migliori al mondo» dice Guardiola, e ok, niente di nuovo, e allora il catalano rilancia fino alla metafora impossibile: «La forma con la quale interpreta calcio è un brindisi al sole».