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Per fortuna c'è Cristiana Girelli
24 lug 2023
Un suo gol nel finale risolve il difficile esordio dell'Italia ai Mondiali.
(articolo)
5 min
(copertina)
IMAGO / Sports Press Photo
(copertina) IMAGO / Sports Press Photo
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Il sentimento prevalente che ha accompagnato i giorni che hanno preceduto il debutto dell’Italia ai Mondiali è stato l’incertezza. L'esordio delle Azzurre non ha del tutto cancellato questa sensazione, almeno fino a quando, a circa dieci minuti dalla fine, la giocatrice che più di tutte può definirsi una certezza, Cristiana Girelli, ha sbrogliato tutti i nodi, alla sua squadra e alla sua CT.

Prima di oggi il nome di Cristiana Girelli è rimasto quasi sempre nei titoli di coda delle discussioni sulla nostra Nazionale. Per lei sembrava non ci fosse molto spazio in una Nazionale che sta cercando di rinnovarsi e quest'impressione è stata suffragata dalle voci che volevano l’attaccante juventina relegata a un ruolo marginale o comunque in una posizione di campo che non le appartiene, per esempio da trequartista. Girelli non è sembrata troppo sconvolta e alla vigilia di Italia-Argentina non è sembrata spaventata dal possibile cambio di ruolo. «Fortunata a sapere che la CT mi vede anche in un’altra posizione», ha dichiarato «Questo mi consente di crescere e imparare nuove cose».

Dopo una partita difficile, in cui l'Italia non è sembrata avere grande idee su come arrivare in area, all’83esimo Milena Bertolini ha messo in campo Cristiana Girelli alla ricerca di una palla spiovente, di una mischia in area, schierandola però davvero sulla trequarti. È strano perché l'Italia sembrava avere bisogno esattamente di una punta centrale nel tridente in grado di fare a sportellate, giocare di sponda e mettere i centimetri necessari per intercettare i cross in mezzo all’area, e adesso ce l'aveva appena fuori dall'area.

Evidentemente, però, ci sono che vanno oltre i ruoli e le zone di campo. Girelli è Girelli anche una decina di metri più indietro e le è bastato un cross della sempreverde Lisa Boattin per regalarci il gol vittoria dalla sua zona preferita, con il suo fondamentale preferito, raccogliendo il cross perfetto del nostro mancino preferito. L’esultanza travolgente e carica di emozione - che dopo la partita dedicherà alla famiglia e a Martina Rosucci - sembrava voler ricordare il suo valore all’interno di questa spedizione.

C'è da dire che oltre al gol di Girelli non ci sono molte altre buone notizie per l'Italia. Certo, una vittoria è importante per affrontare il secondo confronto, contro la Svezia, nella posizione di classifica migliore e con la tranquillità giusta, ma quella che abbiamo visto oggi non è stata una prestazione particolarmente brillante dell'Italia che sembra soffrire la mancanza di idee chiare soprattutto nell'ultimo quarto di campo.

Mentre la coppia centrale Linari-Salvai ha trasmesso la solita sicurezza, sia nella gestione delle marcature che nella gestione del possesso dal basso, davanti a loro è mancata un po' di amalgama. Come detto, l'Italia è una squadra che sta cercando di rinnovarsi e l'avere tante novità nell'undici titolare - tra cui le giovanissime Beccari e Dragoni (che, è giusto ricordarlo, hanno rispettivamente diciotto e sedici anni) - forse non ha aiutato. Forse però c'è qualcosa di più strutturale perché l'Italia è sembrata una squadra confusa.

Con una Giugliano più assente del solito in mezzo alle linee, i palloni più interessanti in verticale sono arrivati proprio dai piedi di Dragoni che, nonostante la grande visione di gioco (impressionante se pensiamo alla sua età e alla sua pochissima esperienza), non è sembrata essere in connessione con le attaccanti, che spesso volevano la palla sui piedi. L'Italia ha cercato di arrivare in area soprattutto attraverso i cross (ben 33 i tentati a fine partita), deprimendo le caratteristiche di giocatrici più adatte a inserirsi dalla seconda linea, come per esempio Giacinti. Non è un caso allora che la partita alla fine sia stata risolta da un nove classico come Girelli.

Va detto che l'Argentina ha fatto una partita ancora più italiana dell'Italia stessa. L'Albiceleste non è sembrata la squadra difensivamente in difficoltà che era stata raccontata, ed è riuscita a far valere tecnica e fisicità dalla trequarti in su. Per contenere le argentine c'è voluta una grande partita di Arianna Caruso che, a centrocampo, ha regalato un mix di qualità e quantità che è mancato molto quando è uscita dal campo (al 58esimo, in quanto già ammonita). A quel punto la partita è diventata sempre più fisica e fallosa, e ci siamo condannate a cercare un episodio per riuscire a portarla a casa.

Difficile trarre indicazioni positive da una partita come questa, almeno da un punto di vista tattico, mentre è sembrata incoraggiante la capacità di soffrire, per una squadra giovane che ha rinunciato alla sicurezza di molte delle giocatrici che hanno sorretto sulle spalle il peso di questa maglia negli ultimi cinque anni: da Gama a Rosucci, da Guagni a Bergamaschi, da Galli a Sabatino, fino alla stessa Cristiana Girelli che comunque è partita dalla panchina.

Ora bisogna capire come cambierà l'Italia da qui alla prossima partita con la Svezia, uno scoglio più ostico dell'Argentina. La squadra di Bertolini è composta da giocatrici che cercano il possesso e che sembrano annegare quando il campo si allunga troppo e il livello atletico si alza. Eppure in campo è stato fatto poco per mettersi nelle condizioni ideali, anzi al contrario la scelta di affidarsi prevalentemente alle transizioni e ai cross è controintuitiva. Così facendo, infatti, l'Italia sembra peggiorare ulteriormente i problemi del suo attacco, troppo dipendente dalle invenzioni dei singoli, e che nelle ultime quattro partite ha segnato appena quattro gol. Se alcune giocatrici, come Dragoni, sono sembrate comunque a proprio agio, forti delle proprie conduzioni, altre vanno in difficoltà. Visto che per lavorare sui principi di gioco ormai è troppo tardi, forse allora vale la pena ragionare sulla squadra titolare, pescare altre giocatrici dalla panchina? C'è ancora tempo per fare questo tipo di ragionamenti?

Insomma, ci sarà da pensare per Milena Bertolini. Noi per i cinque giorni che ci dividono dalla partita con la Svezia ci teniamo stretti il gol di Girelli, oltre alla piccola sicurezza di essere imbattuti nelle ultime cinque partite giocate. Forse non è molto, ma in un torneo come un Mondiale non è manco poco.

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