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Michele Tossani

Perché il Belgio ha deluso ancora

Cinque errori che hanno affossato la spedizione in Germania della Nazionale di Tedesco.

E così, per l’ennesima volta nella sua storia recente, il Belgio arriva ad una delle manifestazioni più importanti per squadre nazionali solo per deludere le aspettative di gran parte dei tifosi e della stampa. In teoria per una Nazionale piccola come il Belgio un’eliminazione agli ottavi non dovrebbe essere una tragedia, ma con una delle ultime possibilità di convocare Lukaku e De Bruyne in Nazionale, e una classe di talenti giovani di grande qualità (da Doku fino a De Ketelaere) fare di meglio non sembrava impossibile. Non è solo una questione di risultato, poi, ma anche del modo in cui la Nazionale di Tedesco è uscita da questo torneo, del percorso che ha avuto. 

 

Il Belgio è apparsa ancora una volta una squadra grigia, spenta, senza idee o energie per andare oltre i propri limiti. Com’è stato possibile? 

 

È vero che la squadra portata a questo Europeo non era all’altezza di quelle che presero parte ai Mondiali del 2014 e, soprattutto, del 2018: la cosiddetta “generazione d’oro”. Ma è anche vero che, come detto, la qualità sembrava esserci e forse un ruolo lo hanno avuto anche le decisioni prese da Domenico Tedesco. 

 

Dalla sua prima esperienza in una grande competizione il tecnico nato a Rossano Calabro esce quindi con un risultato complessivamente negativo e con molti dubbi riguardo il suo operato. Ho cercato di capire quali sono stati i suoi errori più marchiani.

 

Non aver ricucito con Thibaut Courtois

Tra i punti fermi della cosiddetta “generazione d’oro”, e che era ancora possibile convocare, forse l’assenza più clamorosa è quella di Thibaut Courtois. Il portiere del Real Madrid, infortunatosi ai legamenti del ginocchio, era in forse per questi Europei. Appena rientrato in campo col Real, Courtois ha però dato dimostrazione di essere ancora oggi uno dei miglior interpreti del ruolo, se non proprio il portiere più forte al mondo. 

 

Tra il numero 1 del Real e Tedesco, però, si è venuta a creare una frattura insanabile dopo una discussione avvenuta a seguito di una partita con l’Austria sull’assegnazione della fascia da capitano (affidata in quella gara a Romelu Lukaku). Più che di discussione, in realtà, si dovrebbe parlare di vero e proprio litigio, visto che subito dopo Courtois ha deciso di lasciare il ritiro della squadra. Da quel momento in poi, Tedesco non si è più guardato indietro e lo ha escluso definitivamente dalla lista dei convocati del Belgio per Euro 2024. 

 

Al posto di Courtois, il CT del Belgio ha promosso titolare Koen Casteels. Il giocatore dell’Al-Qadsiah (campionato saudita) ha disputato un buon torneo, come dimostrano i dati riportati da Fbref. Secondo il loro modello di PSxG (post-shot expected goals) Casteels ha infatti evitato 1.4 gol sulla base della qualità dei tiri affrontati.

 

Ovviamente questo non esclude che con Courtois il Belgio avrebbe potuto fare ancora meglio: dopo tutto parliamo del miglior portiere del mondo. Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi ma chissà se con il portiere del Real Madrid sarebbe entrato in porta il tiro dello slovacco Ivan Schranz, a seguito di una respinta corta di Casteels su precedente conclusione effettuata da Juraj Kucka. Quel gol ha di fatto condannato il Belgio al secondo posto nel suo non impossibile girone, e quindi a dover affrontare una Nazionale come la Francia agli ottavi di finale.

 

Confusione tattica

Ancor più grave della mancata convocazione di Courtois è la generale confusione tattica che ha dimostrato in campo il Belgio. Domenico Tedesco non ha mai avuto ben chiaro se giocare con una difesa a quattro, una a tre (come contro la Romania) o con una quattro che diventava a tre in fase di costruzione (come con la Francia, con Arthur Theate che restava vicino ai centrali Vertonghen e Faes mentre Castagne, partendo da quarto di destra, si alzava a prendere ampiezza e profondità).

 

La difesa a tre di partenza che Tedesco ha voluto utilizzare nella sfida con la Romania.more
Il 4-4-2 visto contro la Francia, con Doku quarto a sinistra e KdB mediano.more

 

C’è poi la questione relativa a De Bruyne. Il fuoriclasse del Manchester City è stato sballottato di qua e di là per il campo, utilizzato ora da trequartista, ora da secondo interno di centrocampo. Questa soluzione è derivata dalla necessità di garantire una maggiore fluidità di manovra ad una squadra che, alla prima partita contro la Slovacchia, era stata schierata da Tedesco con una coppia di interni difensivi formata da Orel Mangala e Amadou Onana col risultato di non riuscire a produrre gioco.

 

Per ovviare a questa situazione il tecnico belga ha promosso nell’undici iniziale Youri Tielemans per le due successive sfide del girone salvo poi scegliere, contro la Francia, di panchinare il centrocampista dell’Aston Villa proprio per arretrare proprio De Bruyne (in coppia con il già citato Onana).

 

Come riportato da The Athletic, il giocatore del Manchester City ha registrato un totale di appena 49 palloni toccati, con 35 passaggi effettuati e 8 palle perse. Insomma, la mossa non si può dire che abbia funzionato. Solo negli ultimi minuti di partita Tedesco ha deciso di tornare sui propri passi, ricollocando De Bruyne più avanti, da trequartista dietro a Lukaku. Ormai, però, era troppo tardi.

 

Una proposta reattiva 

Cresciuto come uno degli allenatori più interessanti della scuola tattica tedesca, e ingaggiato dalla Nazionale belga proprio per ciò che questo comportava, Domenico Tedesco è sembrato scendere troppo a compromessi con le sue idee. In Germania l’allenatore del Red Bull Lipsia ha presentato una squadra molto reattiva, che puntava a controllare gli spazi per poi ripartire in contropiede. 

 

È stato il piano gara mostrato per esempio contro la Francia, con De Bruyne, Doku, Lukaku, Openda e Ferreira Carrasco tutti contemporaneamente sul terreno di gioco con tantissimo campo da risalire davanti a loro. Tedesco, in questo senso, ha ricordato il Giovanni Trapattoni del biennio alla Fiorentina, soprattutto nelle partite in trasferta (curiosamente, anche lì c’era un attaccante belga utilizzato difensivamente, vale a dire Luís Oliveira).

 

Il Belgio è così risultato essere totalmente inoffensivo, come testimonia il dato Opta relativo al totale di xG prodotti (4.57, dietro anche a Croazia e Repubblica Ceca, che hanno disputato solo tre partite). A questo si aggiunga il problema evidenziato in fase di finalizzazione: il Belgio ha infatti indirizzato verso la porta avversaria appena il 5.6% dei tiri effettuati. Solo la Francia (4.3%) ha fatto peggio. 

 

Di fatto, il gioco del Belgio da un punto di vista offensivo si è ridotto alla ricerca dell’uno contro uno a sinistra con Doku o alla palla lunga per Lukaku, che tra l’altro non fa del duello aereo la sua arma migliore.

 

L’insistenza su Lukaku

Proprio l’aver insistito sull’attaccante della Roma è un’altra delle critiche che pendono sulla testa di Tedesco. Al di là delle tre reti annullate dal VAR, il centravanti belga non è sembrato quello dei tempi migliori.  

 

È un pattern che Lukaku ripete da qualche anno, ormai. Stagioni anche ricche di gol, seguite da una finestra internazionale in cui palesa limiti in fase di finalizzazione che sembrano non appartenergli. Lo si vede ormai anche nelle partite di campionato o di coppa contro avversari di alto livello. In questo Europeo, la mancanza di reti segnate stride di fronte agli xG avuti a disposizione (0.19 a conclusione), che parlano di una quantità e una qualità di occasioni che un attaccante come lui dovrebbe trasformare in gol. 

 

Anche a livello tecnico le sue prestazioni hanno lasciato a desiderare. Utilizzato essenzialmente per attaccare in contropiede o per il gioco di sponda, Lukaku è mancato in entrambe queste situazioni. Soprattutto nel lavoro associativo che avrebbe dovuto fare con i compagni si sono palesati tutti i suoi limiti tecnici, come dimostra il 66.7% di passaggi riusciti su azione, e il 66% nella metà campo avversaria.

 

 

Pessima gestione delle risorse a disposizione

Anche al di là di Lukaku, Tedesco non ha utilizzato al meglio il materiale che aveva a disposizione. Dodi Lukebakio, che aveva giocato bene contro la Slovacchia garantendo dinamismo e qualità tecnica, nella partita con la Francia è entrato soltanto nel finale, e in quella fase disperata della partita in cui il Belgio cercava il miracolo.

 

Lo stesso si può dire di Charles De Ketelaere. Reduce da una buona seconda parte di stagione, l’atalantino ha visto il campo solo a partire dall’ottantottesimo minuto degli ottavi di finale. Ed è difficile capire perché Tedesco non ci abbia provato con più convinzione, magari qualcuno che legasse il gioco in maniera un po’ più tecnica sarebbe potuto tornare utile.

 

Discorsi simile possono essere fatti per Tielemans, ma anche per Leandro Trossard e Johan Bakayoko. Su un totale di 25 giocatori convocati, alla fine Tedesco ne ha utilizzati appena 18.

 

Da dove ripartire ora? Come detto in apertura, gli elementi a disposizione di Tedesco non più quelli della golden generation che, nel 2015, si era issata fino al primo posto del ranking FIFA (per quanto possa valere). 

 

Non ci sono più gli Eden Hazard e i Dries Mertens, insomma, ma il Belgio continua a sfornare buonissimi giocatori. Tedesco è sotto contratto con la Federazione belga fino al 2026, e al momento sembra che non verrà rimpiazzato. Per i CT non è mai facile trovare il tempo per fare esperimenti, lo sappiamo, ma, se vorrà lasciare un buon ricordo di sé in Belgio, Tedesco dovrà fare di meglio per capire come utilizzare questa dote di talento che comunque si ritrova tra le mani.

 

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Michele Tossani, classe 1978. Giornalista, match analyst e insegnante di storia e filosofia. Uno dei tre del podcast Il Terzo Uomo. Lo trovate in giro e su lagabbiadiorrico.com