Il 20 novembre l’Equipe ha pubblicato un’indiscrezione secondo cui il podio del Pallone d’Oro sarebbe stato composto da Kylian Mbappé, Raphael Varane e Luka Modric. Qualche ora dopo Cristiano Ronaldo ha postato su Instagram una foto di lui in penombra che si allena, con l’enigmatica didascalia dell’emoticon che esprime perplessità.
View this post on Instagram
A post shared by Cristiano Ronaldo (@cristiano) on Nov 20, 2018 at 10:55am PST
Se Hazard ha pubblicamente ammesso di non meritare il Pallone d’Oro, Modric che se non lo vince «non succede nulla» e Griezmann richiama le vittorie di Francia e Atletico Madrid per rivendicare la sua candidatura, Cristiano Ronaldo non ha bisogno di dire nulla: il duro lavoro dovrebbe parlare per lui. È l'unico tra i candidati a partire con questo obiettivo fin dall'inizio, l’unico - cioè - che vuole davvero vincere il Pallone d'Oro e che ogni giorno lavora duramente per piegare la realtà a suo favore ed essere il miglior calciatore dell’anno. E che anche quest’anno ci è riuscito.
Prendendo in considerazione gli ultimi 11 mesi - un periodo poco indicativo per quanto riguarda la stagione calcistica, ma che per qualche motivo premia il Pallone d’Oro - Ronaldo ha segnato 27 gol in 22 partite con il Real Madrid, 6 in 7 con il Portogallo e 10 in 17 con la nuova maglia della Juventus, quella a cui “si doveva abituare”. Fanno 43 gol in 46 partite, uno score che anche quest’anno solo Lionel Messi è stato in grado di sostenere e che li porterà in questi ultimi giorni del 2018 a battagliare per il titolo di giocatore più prolifico dell’anno solare. Se poi dovessimo considerare anche il dicembre dello scorso anno, Ronaldo ha segnato anche 2 gol nelle 2 sfide del Mondiale per Club, tra cui quello decisivo in finale.
Fermandoci ai gol dovremmo quindi ancora una volta tirare una moneta per scegliere chi premiare tra i due, salomonici vincitori degli ultimi dieci Palloni d’Oro. Ma sarebbe una logica fallace. I gol, poi, sono davvero così importanti? Non è meglio l’influenza di Griezmann, l’esuberanza di Mbappé o l’eleganza di Modric? Non è meglio cioè prendere i singoli talenti di questi giocatori e applicarli ai successi delle loro squadre per valutare chi è stato il più decisivo?
Giustissimo. Allora usiamo questo metodo anche per Cristiano Ronaldo.
Partiamo da quel 3 aprile allo Juventus Stadium: il portoghese si è inerpicato nel cielo di Torino per realizzare forse il gol più iconico della sua carriera. Un momento che tutti abbiamo impresso nella memoria e che ricorderemo ogni volta che parleremo di lui, uno dei giocatori più forti di sempre. Basterebbe questo gol per rendere Ronaldo un candidato oggettivamente credibile alla vittoria del Pallone d’Oro, un gol la cui forza figurativa è così profonda da averlo reso molto di più di un semplice gol “bello” (tantoché non ha vinto neanche il Puskás Award, il premio dedicato al miglior gol dell’anno).
Ma non c’è solo questo: la rovesciata con cui ha fermato il tempo di una partita, costretto gli avversari a guardarlo costernati ed i tifosi ad applaudirlo ammirati, si inserisce in un periodo di oltre due mesi - i più importanti della stagione calcistica - in cui Ronaldo ha indirizzato la Champions League verso Madrid con 6 gol, segnati tutti in momenti decisivi.
Nell’andata degli ottavi, contro il Paris Saint Germain, quando l’inerzia della sfida sembrava a favore dei francesi padroni di casa, lui ha prima segnato il pareggio su rigore e poi nei minuti finali ha portato avanti il Real con un gol di ginocchio, trovandosi sulla traiettoria del pallone per pura forza di volontà. Si è poi ripetuto nel ritorno, con un grande gol di testa (saltando, ancora una volta, come salta solo lui: sopra gli avversari). Nei quarti, prima della rovesciata, ha segnato dopo tre minuti anticipando con l’esterno del piede destro Chiellini e Barzagli e imprimendo al pallone una forza che nessun altro essere umano avrebbe potuto imprimere con quella parte del piede. Nella sfida di ritorno ha realizzato il rigore che ha affossato definitivamente la Juventus, impeccabile dopo minuti di trambusto.
Nello stesso periodo di tempo, ha segnato 18 gol in 9 partite di Liga. Cristiano Ronaldo ha monopolizzato i mesi di febbraio e marzo del calcio europeo, trascinando un Real Madrid in un periodo di forma non eccezionale verso un finale di stagione glorioso grazie al suo talento speciale: la capacità di fare gol. C’è stato un altro giocatore che con il proprio talento ha dominato un periodo così lungo del 2018? E che, al dominio, ha aggiunto un singolo momento di calcio così iconico da renderlo storico?
Se due mesi eccezionali con il Real Madrid non vi bastano, perché poi c’è stato il Mondiale ed è quello che decide il Pallone d’Oro, Cristiano Ronaldo ha anche realizzato la singola prestazione più incredibile tra quelle viste in Russia. Nella partita d’esordio contro la Spagna ha dimostrato di essere ancora il giocatore più forte del mondo, quando le condizioni lo permettono. Lo ha dimostrato non solo segnando tre gol, ma dominando tecnicamente una partita in cui i suoi compagni hanno fatto davvero poco per aiutarlo.
In quella partita Ronaldo si è guadagnato il rigore, che poi ha trasformato, ha segnato il secondo gol con un tiro da fuori, per chiudere la sua tripletta con un calcio di punizione chirurgico (da lui guadagnato) quando mancavano appena due minuti al termine. Mentre Francia, Croazia, Belgio e Inghilterra mettevano in mostra il valore del collettivo, i giornali portoghesi parlavano di “Ronaldo ed altri 10”.
Insomma non possiamo fare una colpa a Ronaldo se non esegue 100 passaggi a partita o se non sacrifica la propria individualità per permettere ai compagni di esprimersi al meglio, perché è lui ad esprimersi meglio dei compagni. Non possiamo neanche punirlo perché da oltre dieci anni continua a fare la stessa cosa e a farla meglio di tutti.
Nel 2018 Ronaldo ha segnato un gol eccezionale in una partita importante, vinto la Champions League, segnato una tripletta al Mondiale ed è diventato il trasferimento di mercato più incredibile di sempre. Ad ottobre un'inchiesta dello Spiegello ha accusato di aver stuprato una donna nove anni prima, una notizia che ci costringe a chiederci quale sarà il futuro di Ronaldo e se è giusto premiare un calciatore con un'accusa del genere a proprio carico, accettandone il rischio. Non avendo una risposta a questa domanda possiamo solo ammettere che, magari non lo sarà nel 2019, ma ancora una volta Cristiano Ronaldo è stato il miglior giocatore dell’anno che sta finendo. Lo è stato perché è stato allo stesso tempo decisivo e memorabile come nessun altro.
Dopotutto quando tra vent’anni ricorderemo il calcio del 2018, parleremo della capacità di Modric di decidere i ritmi di una partita o della rovesciata di Cristiano Ronaldo?