Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Perché dovremmo abolire il calcio di rigore
12 gen 2023
È arrivato il momento di ammettere che abbiamo un problema.
(articolo)
16 min
(copertina)
IMAGO / AFLOSPORT
(copertina) IMAGO / AFLOSPORT
Dark mode
(ON)

Al 49' di Lazio-Empoli, Alessandro Budel ha un’epifania. Pochi istanti prima Razvan Marin era sgusciato via in contropiede tra le maglie biancocelesti, era arrivato fino allo spigolo destro dell’area di rigore e aveva messo dentro un cross teso a mezza altezza per la testa di Satriano. L’attaccante uruguaiano aveva cercato di avvitarsi per indirizzare la palla con la testa verso la porta da posizione quasi impossibile ma alle sue spalle aveva fatto scudo con il corpo Alessio Romagnoli. Il difensore della Lazio salta per andare di testa sul pallone ma contemporaneamente chiude le braccia dietro la schiena per evitare il rischio che un rimbalzo impazzito gli finisca sul braccio. Il telecronista è in estasi: «Bravo Romagnoli soprattutto nel mettere le braccia completamente dietro ed evitare qualsiasi tipo di guai». Alessandro Budel, che fa la seconda voce, è completamente d’accordo: «Mi hai anticipato, è stato veramente bravo, lì se fosse stato un minimo largo il braccio sicuramente sarebbe stato calcio di rigore, quindi bravissimo Romagnoli». Il pallone nel frattempo non si è mai fermato. Il fronte viene ribaltato di nuovo e la Lazio ottiene un fallo dal limite dell’area dell’Empoli per un fallo di Grassi su Milinkovic-Savic. La regia ne approfitta per mandare ben due replay di un’azione rilevante solo nel Paese con più avvocati d’Europa. Da quello da dietro è particolarmente evidente la torsione assurda a cui è costretto il corpo di Romagnoli, che deve saltare in alto con le mani dietro la schiena mentre prova a proteggersi il volto da una potenziale pallonata semplicemente girandosi dall’altra parte. È a quel punto che Budel ha la sua epifania: «È anche vero che è difficile giocare così». «Tu lo facevi quando eri in campo?», gli chiede il telecronista. «Ti dico la verità: no», risponde Budel «Perché è un movimento innaturale quello».

___STEADY_PAYWALL___

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura