Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Abbiamo davvero bisogno che i difensori facciano i trequartisti?
18 dic 2024
Una domanda che sorge dalle recenti evoluzioni tattiche in Premier League.
(articolo)
7 min
(copertina)
IMAGO / Visionhaus
(copertina) IMAGO / Visionhaus
Dark mode
(ON)

Tra i giocatori che hanno sorpreso di più nella prima grande parte di stagione del Chelsea, senza dubbio spicca Malo Gusto. Non è solo per il nome francamente irresistibile, il nazionale Under 21 francese ha fatto parlare di sé soprattutto per il ruolo molto peculiare che ha assunto per la manovra della squadra di Maresca nella metà campo avversaria. Molto peculiare, cioè, per un giocatore che sulla carta dovrebbe fare il terzino destro.

Quello che si sta rivelando come uno degli acquisti più azzeccati della gestione Todd Boehly (anche per via dei frequenti infortuni di Reece James), infatti, in fase di possesso viene utilizzato praticamente da secondo trequartista, con una mossa tattica piuttosto radicale persino in un'epoca in cui siamo abituati a vedere i centrali di difesa sulla trequarti avversaria. I motivi di questo utilizzo del francese li ha spiegati lo stesso Maresca affermando in maniera semplice ma efficace che, da numero 10, Melo «causa problemi agli avversari».

Per Natale perché non regalare un abbonamento a Ultimo Uomo? Scartato troverete articoli, podcast e newsletter esclusive che faranno felici i vostri amici impallinati di sport.

COME MARESCA UTILIZZA MALO GUSTO

In fase di possesso il Chelsea di Maresca si dispone sul campo con un 3-2-5 piuttosto ortodosso per i canoni del gioco di posizione. Diversamente da quanto accade in altre squadre con strutture simili, dove il terzino che si accentra nei corridoi di mezzo va ad affiancarsi al centrocampista centrale (Roméo Lavia o Moisés Caicedo), nel caso del Chelsea invece Gusto va molto più avanti, fino a giocare nella zona di rifinitura, al fianco di Cole Palmer per capirci. E partendo da questa posizione fra le linee di difesa e centrocampo avversarie, Gusto può contribuire alla fase di rifinitura con un filtrante oppure agire da "mezzala di inserimento", andando quindi ad attaccare la profondità con un movimento senza palla.

View post on Facebook

Bisogna tenere a mente che la linea offensiva del Chelsea è già composta dal già citato Palmer e da altri velocisti come João Félix, Noni Madueke, Nicolas Jackson, Pedro Neto e Jadon Sancho. Se a questa batteria si aggiunge anche Gusto, il Chelsea può mandare in tilt le difese avversarie, che a quel punto hanno troppe variabili da controllare contemporaneamente. Statisticamente questo porta Gusto ad essere uno dei difensori della Premier League a toccare più palloni in area avversari (ben 2.50 per 90 minuti, secondo i dati StatsBomb) e a realizzare più passaggi nell'ultimo terzo di campo (14.70 per 90 minuti).

Certo, alla base di questo utilizzo potrebbero esserci anche considerazioni difensive. Avere un terzino sulla trequarti avversaria, con tutte le sue qualità difensive, potrebbe infatti facilitare il recupero del possesso appena perso. Va detto però che il Chelsea non eccelle in questo aspetto del gioco (le palle recuperate in gegenpressing nella metà campo avversaria sono 21.38 per 90 minuti, sotto la media della Premier League) ed è più probabile, come ha detto Maresca, che il suo utilizzo in quella posizione sia più dettato da ragioni offensive. Per esempio quella di lasciare i corridoi esterni a delle ali vere e proprie, che possano creare superiorità numerica negli uno contro uno con un dribbling.

In ogni caso è sicuramente peculiare vedere come il classico quadrilatero di centrocampo nel caso del Chelsea è formato di solito da Caicedo e Lavia sul lato basso, e da Jackson e Gusto su quello alto. Guardate per esempio questo fermo immagine tratto dalla partita tra Chelsea e Manchester United.

Da questa zona poi Gusto può sfruttare le sue qualità in progressione per andare ad attaccare la linea difensiva avversaria. Lo si può vedere per esempio in questa azione contro l’Arsenal, quando il francese è tornato a guadagnare l’ampiezza per mettere poi in mezzo un pallone dall’esterno.

A dire la verità, per il francese non si tratta del tutto di una novità. Gusto ha infatti iniziato a giocare da centrocampista offensivo, arretrando nella posizione di terzino soltanto più avanti nel suo processo di sviluppo. Con il Lione, poi, questo suo background era stato utilizzato "al contrario", se così possiamo dire, partendo cioè dall’esterno per poi finire dentro al campo, senza quindi limitarsi a giocare lungo il binario.

GLI ALTRI ESEMPI IN PREMIER LEAGUE

L'uso offensivo di Malo Gusto è sicuramente originale ma non è una rivoluzione in Premier League, dove negli ultimi anni molti allenatori sono ormai convinti che l’importante sia andare ad occupare determinati spazi per creare strutture offensive efficaci, non importa con quali giocatori.

Un altro esempio recente è quello che riguarda Riccardo Calafiori. Il difensore della Nazionale italiana ha avuto un impatto istantaneo prima del suo infortunio al ginocchio, e parte del merito va dato anche all’idea di Mikel Arteta di liberarlo da limiti nell'andare ad occupare centralmente la zona di rifinitura. Come nel caso di Malo Gusto, anche Calafiori, agendo "da numero 10", può contribuire al possesso dei "Gunners" oppure attaccare in prima persona l’area avversaria.

Un esempio dalla partita contro il Leicester.

Un caso un po' più radicato è quello di Joško Gvardiol nel Manchester City. Pep Guardiola, infatti, già in passato aveva utilizzato il centrale croato in zone più avanzate di campo in fase di possesso, ma da questa stagione questa tendenza sembra essersi estremizzata. «Tutto quello che volevo prima di arrivare al City era di diventare un difensore solido accanto a Ruben Dias, John Stones, Manu Akanji and Nathan Aké, indipendentemente da chi avrebbe giocato con me», ha detto quasi stupito Gvardiol a Sky Sports «E invece l’allenatore ha deciso di trasformarmi in un numero 10, un’ala sinistra!».

Questo è ciò che è successo nella sfida dello scorso settembre contro l’Arsenal, durante la quale in fase di possesso Gvardiol diventava uno dei giocatori offensivi a ridosso di Erlin Haaland.

«Giocare contro una squadra che difende con undici uomini in area di rigore non è facile. Tutto quello che puoi fare è passare la palla alle ali e provare l’uno contro uno. Subito però arriva un altro difensore e non è più un uno contro uno, ma un due o tre contro uno, e così tutto quello che puoi fare è crossare, essere lì per la seconda palla e ovviamente prendersi la responsabilità e tirare».

Ovviamente è strano che discorsi di questo tipo li faccia proprio Gvardiol, che di mestiere fa il centrale di difesa. Se con i terzini abbiamo tanti precedenti illustri - da Trent Alexander-Arnold a João Cancelo, ma si potrebbe tornare indietro fino a Leo Júnior nella Nazionale di Telê Santana ai Mondiali 1982 - con i centrali di difesa questo discorso diventa ancora più estremo. Per quanto Gvardiol abbia un buon talento talento nel gioco corto e nel tiro, siamo sicuri che il Manchester City in quella posizione non possa permettersi un giocatore più pericoloso? Fa abbastanza impressione in questo senso che il centrale croato abbia un numero di tocchi in area avversaria molto vicino a quello di De Bruyne (4.58 per 90 minuti il primo; 5.14 il secondo) e un numero di passaggi completati in area avversaria addirittura superiore (0.56 per 90 minuti il primo; 0.53 il secondo). Più staccati alle sue spalle, in queste statistiche, ci sono giocatori come Ilkay Gundogan e Mateo Kovacic.

RUOLO E FUNZIONE, DI NUOVO

Come sempre, per dipanare la matassa in questi discorsi è importante capire chi va a fare cosa, cioè chi va a svolgere determinate funzioni. In questo senso il concetto di posizione in campo, intesa come ruolo, torna ad avere una sua validità: si tratta infatti di collocare i giocatori nelle posizioni a loro più congeniali. Certamente, non abbiamo più il libero, lo stopper, il regista in senso classico, ma c’è comunque sempre qualcuno che va ad occupare determinate posizioni in campo, in funzione di come la squadra andrà a giocare.

View post on X

È un discorso che, allargando ulteriormente, ci può portare anche alle difficoltà della Juventus di Thiago Motta. Con il tecnico italo-brasiliano, infatti, anche i bianconeri giocano in possesso con la tradizionale struttura 3-2-5, con la differenza che in alcune circostanze a fissare l'ampiezza abbiamo visto giocatori come Kenan Yıldız e Teun Koopmeiners. Come aveva già fatto notare Marco D'Ottavi in questo pezzo quindi la domanda rimane: è davvero il modo migliore per sfruttare questi due calciatori?

Tornando alla questione che ho posto in questo pezzo - cioè, se abbiamo davvero bisogno che i terzini facciamo i trequartisti - la risposta quindi non può che essere: dipende. Dipende dalla qualità dei giocatori in questione e dalla loro attitudine ad andare a giocare nei corridoi centrali del campo in zona di rifinitura, cioè fra le linee di difesa e centrocampo avversarie. E se queste qualità le hanno dei terzini come Malo Gusto allora perché no? In pratica nel calcio vale l’assunto marxista: ognuno secondo le sue capacità. O se preferite, il motto di Larry David nel celebre film di Woody Allen: basta che funzioni.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura