L’evoluzione del calcio ha radicalmente cambiato i giudizi di valore sui terzini, che vengono sempre più definiti per le loro scelte palla al piede piuttosto che per le loro qualità difensive. Non a caso quelli che più o meno unanimemente potremmo inserire in una lista dei migliori al mondo hanno un’influenza rilevante sul gioco delle loro squadre. Al giorno d’oggi il mix di qualità richieste a un terzino (saper difendere, ma anche essere un riferimento nella costruzione del gioco; garantire ampiezza in zone profonde, soluzioni nell’uno contro uno e un certo numero di cross) è così variegato che quelli davvero in grado di fare la differenza sono pochi e ovviamente costano molto.
Senza arrivare agli estremismi di Guardiola, che ne ha rivoluzionato compiti e movimenti fino a (quasi) eliminarli, molti allenatori hanno provato a risolvere questo problema trasformando in terzini giocatori cresciuti in ruoli diversi. Gli esempi di esterni offensivi arretrati in difesa sono numerosi, ma, seguendo logiche diverse, non mancano nemmeno i casi di difensori centrali o centrocampisti allargati sulla fascia.
Sono argomenti che abbiamo affrontato spesso su L’Ultimo Uomo (ai terzini abbiamo anche dedicato una rubrica sui più promettenti del panorama internazionale), ma mi sembra un’introduzione doverosa per valutare il trasferimento di Andrea Conti dall’Atalanta al Milan. Va detto subito, però, che se da una parte Conti è stato senza dubbio uno dei migliori laterali dello scorso campionato, dall'altra al Milan dovrebbe arretrare la sua posizione adattandosi a giocare in pianta stabile da terzino destro. Ovviamente la premessa di questo ragionamento è che il sistema base del Milan per la prossima stagione preveda la difesa a 4, anche se Vincenzo Montella nell’arco della sua carriera ha dimostrato una certa flessibilità nella scelta dei sistemi di gioco, utilizzando oltretutto la difesa a 3 già nel finale della scorsa stagione. Certo, sarebbe strano se fosse proprio Conti il giocatore chiave nelle valutazioni di Montella, anche se il notevole investimento della società su di lui ne lascia intuire l'importanza strategica (si parla di 24 milioni di euro più Pessina, uno degli azzurrini che si sono messi in mostra al recente Mondiale Under-20).
Ipotizzando, quindi, l’utilizzo di Conti come terzino destro (una posizione ricoperta spesso in carriera: in Nazionale, al Lanciano e in parte anche all’Atalanta), che tipo di impatto può avere sul Milan?
Tensione verticale
L'Atalanta aveva soffiato Conti al Milan quando non aveva ancora 10 anni: il padre ha raccontato che Andrea preferì la "Dea" perché non gli piacevano i campi di allenamento dei rossoneri vicino all'aeroporto di Linate. Nonostante abbia fatto l’intera trafila nel settore giovanile bergamasco, Conti ha esordito relativamente tardi, il 2 dicembre 2015 in Coppa Italia contro l’Udinese, e prima è dovuto passare dalle esperienze in prestito al Perugia in Lega Pro e al Lanciano. L’esordio in Serie A è di un anno e mezzo fa: il 6 gennaio 2016, sempre contro l’Udinese.
Nei mesi con Edy Reja in panchina, Conti si è diviso tra il ruolo di terzino destro e quello di esterno nei sistemi che prevedevano la difesa a 3, segnando 2 gol nelle prime 8 presenze in Serie A. È stato però l’incontro con Gian Piero Gasperini a cambiargli la carriera: giocando stabilmente da esterno a tutta fascia con alle spalle la difesa a 3, si è imposto come una delle rivelazioni del campionato chiudendolo con 8 gol e 5 assist. Per rendere l’idea: solo Bacca, nel Milan, ha segnato più di lui lo scorso anno.
Le caratteristiche di Conti si sono legate con naturalezza al sistema di Gasperini, che ne ha indirizzato la tensione verticale dandogli dei riferimenti precisi (i vertici del quadrilatero formato sulla fascia in fase di possesso) cui scaricare velocemente la palla e attivare le combinazioni per risalire il campo; ne ha incanalato l’aggressività in un sistema di marcature a uomo e scalate in avanti che hanno esaltato la sua tendenza all’anticipo (con 75 intercetti è stato il miglior esterno dello scorso campionato); ne ha sfruttato il tempismo nei movimenti senza palla per rifinire o chiudere l’azione.
Sapersi inserire.
A Conti è stato ritagliato un ruolo di primo piano a livello offensivo, non tanto per l’influenza che è in grado di esercitare sul gioco, quanto per l’attitudine a muoversi in verticale, particolarmente preziosa nel gioco di Gasperini. La sua importanza nell’ultimo terzo di campo era fondata soprattutto sulla frequenza e il tempismo dei suoi scatti. Doti che nel sistema di Gasperini, dispendioso dal punto di vista fisico e molto esigente nelle richieste di movimenti senza palla, sono diventate decisive.
Conti era il punto d’arrivo dopo che l’azione era stata definita dai compagni, poteva ricevere sulla corsa e non doveva riflettere molto sulle scelte da prendere palla al piede. Le sue responsabilità creative sono state ridotte al minimo indispensabile: nello scorso campionato ha mantenuto una media di 0,9 passaggi chiave e 1,7 cross per 90 minuti (di cui 0,2 completati, poco più del 10%). Insomma, il peso specifico di Conti nel risalire il campo - in conduzione o con un passaggio taglialinee - ha raramente superato quello dei suoi compagni di squadra.
Qui dimostra di potersi esprimere anche sulla fascia sinistra.
Quanto è merito del Gasp?
È difficile stabilire fino a che punto i princìpi di gioco di Gasperini abbiano influenzato lo stile di Conti. Anche nella sua interpretazione del ruolo di terzino destro durante gli ultimi Europei Under-21 era visibile la mano dell'allenatore della "Dea". Conti non si è fatto grossi problemi ad abbandonare la propria posizione per attivare le catene di fascia con Benassi e Berardi, permettendo a quest’ultimo di entrare dentro il campo e giocare nelle zone in cui la sua creatività e la sua visione di gioco potevano essere esaltate.
Le sovrapposizioni di Conti fornivano a Berardi una linea di passaggio per rifinire l’azione, ma allo stesso tempo, attirando le attenzioni avversarie, creavano quel cuscinetto di tempo e spazio per un’iniziativa personale dell’esterno del Sassuolo: Conti ha realmente sfruttato ogni occasione possibile per spingersi in avanti.
L’altro lato della medaglia della vocazione offensiva di Conti è lo squilibrio cui espone la squadra nelle transizioni difensive. Contro la Repubblica Ceca, ad esempio, l’Italia ha subito il gol del 2-1 su una ripartenza sviluppatasi proprio sulla fascia di Conti, lasciata libera dall’ennesima sovrapposizione e coperta male dai centrocampisti azzurri, rimasti in inferiorità numerica. È un rischio da accettare quando si schiera un terzino così offensivo: i suoi movimenti vanno bilanciati con una struttura posizionale che garantisca la copertura necessaria in caso di palla persa.
La continua tensione a spingersi in avanti si è specchiata in una fase difensiva giocata con molta aggressività, anche questa parte fondamentale del sistema di Gasperini. Conti non ha paura di fare la prima mossa, di staccarsi dalla linea per affrontare l’avversario diretto e forzare il recupero della palla. Il suo modo di difendere è fondato sull’assottigliamento dei tempi di giocata del proprio avversario e sulla lettura in anticipo dello sviluppo dell’azione, accettando di prendersi dei rischi e mostrando grande fiducia nelle proprie qualità fisiche.
Conti è elastico e reattivo, si insinua con naturalezza tra palla e avversario, sa allungarsi per chiudere le linee di passaggio e recuperare palloni complicati ed è uno specialista dei recuperi grazie alla sua velocità (qui ad esempio brucia letteralmente Meyer, uno dei migliori giocatori della Germania Under-21). Quando invece viene puntato concede il corridoio esterno, confidando sul fatto che in velocità è difficilmente superabile.
Il suo è uno stile difensivo naturalmente incline all’errore, che si regge sulla continua scelta dei giusti tempi di aggressione. Non sempre le doti fisiche bastano per recuperare e dal suo lato il difensore centrale deve quindi essere pronto a scalare per coprirlo.
Non possiamo dire che Conti faccia parte dell’avanguardia del ruolo del terzino: il suo gioco è definito più dalle sue qualità senza palla – è veloce, agile, resistente, ma soprattutto ha un tempismo innato per gli inserimenti – che dalle sue scelte con la palla, semplici e funzionali a dargli il modo di spingersi in avanti. Non influenza lo sviluppo della manovra con conduzioni o passaggi che disordinano lo schieramento avversario, non è abituato a entrare dentro il campo per favorire la fase di costruzione e non ha un bagaglio tecnico sufficientemente raffinato per poter fare la differenza se isolato da fermo nell’uno contro uno.
Ma, come detto, ai suoi limiti corrispondono altrettante qualità: il Milan ha aggiunto alla propria rosa un treno ad alta velocità, in grado di andare avanti e indietro sul proprio binario per tutta la partita, che ha bisogno di ricevere sulla corsa e con campo davanti a sé ma che, con le giuste condizioni, è in grado di fare la differenza. La sfida, per Montella, consisterà nel riuscire a far evolvere il proprio sistema inserendo un giocatore dalle caratteristiche così definite, trovando un compromesso tra le sue qualità e un modello di gioco coerente anche con il resto della rosa a disposizione. Alla fine tra le responsabilità di un allenatore c'è anche questa: riuscire a far fruttare l'investimento della società. E, in questo caso, l'investimento è stato decisamente grosso.