Con i due gol segnati al Chievo nelle ultime due occasioni, o quasi, disponibili, la sfida lanciata dal Napoli alla Juventus è ancora aperta. È dall’inizio della stagione che gli uomini di Maurizio Sarri hanno dimostrato di aver innalzato la qualità del proprio gioco sia dal punto di vista difensivo che da quello offensivo. In particolare l’attacco del Napoli ha stupito per la sua efficacia: almeno fino alla fine di febbraio, il Napoli in campionato ha tenuto una media gol di 2,2 reti a partita.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa sembra essere cambiato, con il Napoli di nuovo in difficoltà contro le “piccole” come già accadeva nella scorsa stagione. Sembrava fosse il vero limite di questa squadra, il granello di sabbia che mandava in blocco l’ingranaggio impedendo al Napoli di salire ulteriormente di livello, e di nuovo da qualche settimana la squadra di Sarri sembra tornata vittima della stessa maledizione. Nelle ultime 5 partite, gli azzurri hanno messo a segno solo 6 reti e hanno visto crollare la propria media gol a partita del 45%. Hanno pareggiato con Inter e Sassuolo e vinto con difficoltà contro Genoa e Chievo, perdendo per strada 4 punti, esattamente gli stessi che oggi separano il Napoli dalla Juventus.
Ampiezza + profondità
Alla fine dello scorso anno, e soprattutto all’inizio di questa stagione, il Napoli di Sarri era riuscito a ghermire le squadre che provavano a chiudersi basse innanzitutto con una sapiente gestione dei novanta minuti. Rinunciando ad essere arrembanti a tutti i costi, senza mai perdere la lucidità con la certezza che giocando il loro calcio l’occasione giusta sarebbe potuta arrivare in qualsiasi momento. Quest’anno, cioè, con una nuova consapevolezza dei propri mezzi, hanno cercato di gestire il ritmo nelle differenti fasi della gara, cedendo persino parte del controllo sulla palla e facendo calare le percentuali nel possesso palla, cosa che un anno fa sembrava impensabile per le convinzioni di Sarri.
Poi, dal punto di vista tattico, il Napoli creava grosse difficoltà agli avversari attaccando contemporaneamente in ampiezza e in profondità. Una doppia minaccia che le squadre avversarie non riuscivano a gestire, se non allargando la difesa o abbassandola oltremodo, finendo per creare in ogni caso spazi per gli inserimenti degli attaccanti o delle mezzali azzurre.
L’infortunio di Ghoulam ha privato il Napoli di una delle due armi. L’appoggio a sinistra del terzino algerino, anche in conduzione, garantiva agli azzurri sempre un’opzione in ampiezza. Nei primi tempi il Napoli aveva supplito all’assenza di Ghoulam, che aveva impoverito il palleggio anche dal punto di vista della pulizia tecnica, diventando più diretto: Jorginho cercava spesso di bypassare le catene laterali servendo direttamente un attaccante tra le linee. Alla squadra di Sarri mancava comunque un’alternativa in ampiezza, con Hysaj e Rui incapaci di risalire velocemente il campo per accompagnare l’azione, e tanto valeva cercare gli uomini più tecnici il prima possibile.
Nelle ultime uscite, le squadre avversarie hanno trovato una contromisura, oltre alla consueta marcatura sul perno basso del triangolo di centrocampo azzurro: ovvero provano a tenere la linea difensiva più alta, per comprimere gli spazi tra difesa e centrocampo e per tenere gli attaccanti napoletani lontani dalla porta.
Ed è peggiorata anche la qualità con cui il Napoli attacca la profondità, negli ultimi tempi Dries Mertens sembra più motivato nel venire incontro a cercare il dialogo coi compagni piuttosto che provare a spingere in basso la difesa con una corsa in verticale.
Nell’immagine sopra, Allan porta palla dopo essere riuscito a saltare la linea di pressione avversaria. Mertens, col suo movimento incontro, invita la linea di difesa del Sassuolo in avanti. Gli spazi si comprimono e Allan finisce col perdere palla.
L’insieme delle difficoltà del Napoli si legge bene nel mutamento del gioco di Lorenzo Insigne. Prima il numero 24 del Napoli aveva “solo” il compito di liberarsi nei mezzi spazi e di prepararsi alla ricezione. Ora è costretto a un doppio lavoro: lo si vede spesso cominciare l’azione in fascia, nel tentativo di allargare le maglie difensive avversarie, per poi spendersi in una corsa senza palla verso la porta, al centro dell’attacco. Anche alla luce del dispendio di energie al quale è ora sottoposto, va interpretata la sua recente mancanza di lucidità sotto porta, costata cara soprattutto contro il Sassuolo.
Cosa è cambiato in queste ultime 5 partite
Insigne è diventato il giocatore più influente nell’ultimo terzo di campo, ribaltando completamente i rapporti di forza nell’attacco del Napoli di inizio campionato. Nelle ultime cinque uscite, Insigne è stato il giocatore con più tocchi all’interno dell’area avversaria (51); Mertens, che nelle ultime partite ne ha avuti poco più della metà, era invece il giocatore più presente negli ultimi sedici metri nella precedente fase del campionato.
Dai dati dei tocchi palli in area emerge anche un altro aspetto: sono diminuiti anche gli inserimenti senza palla da parte delle mezzali. Hamsik, Zielinski e soprattutto Allan, autore di una prima parte di stagione strepitosa, riescono con minore frequenza a seguire la repentinità degli attacchi e a inserirsi in area con i tempi giusti.
Le statistiche portano alla luce un’altra evidenza tattica, ovvero che il Napoli ha peggiorato la sua azione di recupero del pallone. Gli azzurri, nelle ultime 5 giornate, hanno recuperato un pallone nella metà campo avversaria 21 volte in media, 2 in meno rispetto alla media dei recuperi palla del resto del campionato.
In pratica, l’azione offensiva del Napoli ha, in media, minori occasioni di partire molto in alto sul campo e con la squadra avversaria predisposta per la fase offensiva ed esposta ad una ripartenza.
Un tema più generale, sul quale si è dibattuto e si dibatterà ancora a lungo, è la sistematicità con il quale il Napoli costruisce le proprie azione offensive, che inevitabilmente porta ad una certa prevedibilità.
Allo stesso modo di quanto fatto dalla Roma al San Paolo, sia il Sassuolo che il Chievo hanno cercato di forzare una giocata di uno dei centrali difensivi napoletani nell’imbuto della zona centrale, lì dove andavano a creare la densità maggiore di uomini. Il Sassuolo ha orientato gli esterni d’attacco in modo da oscurare la linea di passaggio verso i terzini; il Chievo ha utilizzato le due punte, ma il meccanismo era identico.
Nell’immagine sopra si vede bene che Koulibaly non ha opzioni verso Hysaj e Rui, lasciati liberi da marcatura diretta (perché sono comunque tra gli uomini meno tecnici del Napoli), a meno di giocare un passaggio che attirasse la pressione del Sassuolo (su Rui) o un lancio in diagonale (su Hysaj), un tipo di passaggio nel quale il centrale franco-senegalese non è a suo agio. Quindi, Koulibaly opta per il passaggio centrale verso la mezzala Zielinski. Il polacco è pressato da Sensi da sinistra: in questo modo il mediano neroverde gli oscura le opzioni di passaggio verso il centro del campo, verso le punte. Zielinski allora è costretto all’appoggio di prima verso Jorginho, letto in anticipo da Missiroli che intercetta il pallone.
Un certo rallentamento nell’efficacia offensiva non è una prerogativa delle ultime 5 giornate, ma era già possibile notarlo in precedenza: nell’anno solare, il Napoli non è riuscito a superare le attese, segnando meno gol (20, rigori esclusi), rispetto agli Expected Goals prodotti (21,8). Precedentemente in stagione, il Napoli aveva sempre superato il segno dettato dalla media statistica, con 36 realizzazioni, 5 in più di quelle attese.
Il Napoli deve dar fondo alle sue ultime energie in questo rush finale, ma dai numeri sembrerebbe chiaro che nei serbatoi dei giocatori azzurri ne siano rimaste ben poche. Per questo, forse è necessario uno sforzo soprattutto dal punto di vista mentale. Altrimenti le considerazioni circa l’ampiezza della rosa del Napoli, l’utilizzo che ne fa Sarri, e la bellezza di un gioco che perde efficacia non appena rallenta, rischiano di diventare l’argomento principale delle giornata d’afa da passare sotto all'ombrellone.