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Emanuele Mongiardo

Cosa ha visto la Juventus in Képhren Thuram

I bianconeri si sono assicurati uno dei giocatori più interessanti della Ligue 1.

Se Thiago Motta è una di quelle persone che credono che il destino di un uomo sia scritto nel suo nome, allora l’acquisto di Khéphren Thuram sarà di certo di buon auspicio. Chiamato così in onore del faraone sotto il quale fu costruita la Sfinge, il suo nome cela un significato particolare: «I miei genitori mi hanno detto che Khéphren significa “il sole che si sta alzando”», ha raccontato.

 

Se l’arrivo di un altro Thuram a Torino coinciderà con l’alba di un nuovo ciclo di successi – così come lo fu quello del padre, arrivato nell’estate del 2001 insieme a Buffon e Nedved per ricostruire la Juve post-Zidane – potrà dircelo solo il tempo. Quello che è certo è che Cristiano Giuntoli si è assicurato uno dei migliori Under 23 della Ligue 1 e un centrocampista con caratteristiche sulla carta adatte alle richieste del nuovo allenatore.

 

Quali caratteristiche aggiungerà Thuram in una zona di campo dove, oltre all’acquisto di Douglas Luiz, rientrerà anche Nicolò Fagioli e dove si punterà a recuperare la miglior versione di Manuel Locatelli?

 

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Le qualità di Thuram con la palla

Khéphren Thuram è alto un metro e novantadue, ma a dispetto della stazza non si tratta di un incursore o di un centrocampista di rottura. Tutt’altro: le doti migliori Thuram le mostra palla al piede e, soprattutto, quando può correre verso la trequarti avversaria.

 

Le qualità più riconoscibili del futuro giocatore della Juventus, infatti, sono le conduzioni. Secondo FBref, Thuram rientra nel 94° percentile per distanza progressiva palla al piede tra i centrocampisti dei cinque principali campionati e addirittura nel 97° per conduzioni nell’ultimo terzo di campo (2,86 ogni 90’).

 

Dati che immortalano fedelmente i suoi punti di forza. A Thuram piace partire da lontano per poi risalire il campo, se possibile fin dentro l’area avversaria. Legge bene i canali in cui portare palla e riesce a fendere le linee avversarie non solo per via della potenza o della lunghezza della sua falcata, ma anche grazie a buonissime qualità tecniche, che gli permettono di volta in volta di reagire alle mosse di chi difende e di aggiustare la conduzione, che si tratti di schivare un tackle o di coprire la palla dal centrocampista che lo tallona alle spalle. In questo lo aiuta anche la furbizia con cui usa le braccia per tenere lontani gli avversari. Non è un caso che abbia discreti numeri anche nei dribbling, dove rientra nel 93° percentile (1,49 completati ogni 90’).

 

Le conduzioni di Thuram possono comportare diversi vantaggi per le sue squadre. Innanzitutto, attrae gli avversari e li costringe ad abbandonare la propria posizione: così può creare spazi per i compagni, o in alternativa prendere controtempo chi difende e superarlo in prima persona.

 

La sua corsa è leggera a dispetto del fisico e non è un caso che Serge Gnahoré, uno dei primi istruttori dei fratelli Thuram, lo abbia definito «molto elegante con la palla» (ha anche affermato che tra Marcus e lui preferisce il secondo, ma non esiste fratello minore del mondo del calcio per il quale non sia stata detta questa cosa).

 

Mentre porta palla, poi, non si incaponisce alla ricerca giocate solitarie, ma alza la testa in cerca di nuove soluzioni. Uno dei modi in cui sa rendersi più pericoloso, ad esempio, sono le triangolazioni: Thuram raggiunge la trequarti palla al piede, trova un compagno su cui scaricare e poi si muove alle spalle dell’avversario per farsi restituire palla, chiudere il triangolo ed entrare in area. Grazie a questo tipo di giocata un paio d’anni fa, nel Nizza di Galtier, aveva costruito una bella intesa con un attaccante tecnico come Amine Gouiri, che veniva incontro e lo sosteneva nei triangoli. Nella Juve non c’è un attaccante del genere, perché Vlahović non ha ancora quel tipo di finezza nei duetti, ma è vero anche che nel Bologna di Thiago Motta si vedevano spesso le pareti, con Zirkzee che partiva da lontano e cercava l’appoggio di un compagno che attraverso una triangolazione gli permettesse di entrare in area. Il nuovo allenatore bianconero, allora, dovrà trovare un partner a Thuram con cui scambiare per sorprendere le difese.

 

Due esempi di triangolazioni tra Thuram e Gouiri. Qui, contro il Nantes, Thuram era partito in conduzione dalla sua metà campo. Giunto sulla trequarti converge, scarica su Gouiri che si era sfilato e attacca l'area. Gouiri gli restituisce il pallone e Thuram segna.more
Anche qui, contro il Lorient, Thuram aveva raggiunto la trequarti in conduzione. Gouiri gli si avvicina e Thuram scarica per poi attaccare lo spazio.more
Gouiri gli restituisce palla, Thuram entra in area col primo controllo e si guadagna un rigore.more

 

L’abitudine a muoversi alle spalle degli avversari per farsi restituire palla mette in luce un altro pregio del centrocampista parigino: il dinamismo. Thuram per esprimersi al massimo ha bisogno di movimento ed è lui in prima persona a spostarsi senza palla se individua degli spazi utili. Saper riconoscere le zone verso cui muoversi è una qualità alla base del calcio di Thiago Motta, perché permette di eseguire le rotazioni tipiche del suo calcio.

 

Motta, vero gasperiniano da questo punto di vista, non ha bisogno di un regista a centrocampo perché i giocatori ruotano e sono gli interscambi, di posizione e di palla, a determinare la circolazione pulita del possesso, non un playmaker di ruolo. Thuram, in questo senso, può contribuire alle rotazioni insinuandosi nei corridoi centrali del campo palla al piede, oppure compensando gli spostamenti dei compagni con i movimenti senza palla negli spazi che si aprono di volta in volta.

 

Viste queste caratteristiche, è naturale che la sua posizione ideale sia quella di mezzala sinistra di un 4-3-3, che ha rivestito anche al Nizza. A livello di numeri la sua stagione migliore l’ha vissuta nel 2021/22, con Galtier in panchina, quando ha realizzato 4 gol in 36 presenze in Ligue 1. Nella posizione di mezzala sa rimanere alto per aspettare palla alle spalle degli avversari. Quando è necessario, però, può partire da dietro per dare manforte al primo possesso. Quest’anno, ad esempio, gli interni di centrocampo del Nizza di Farioli erano lui e il più offensivo Sanson; quest’ultimo tendeva a diventare trequartista, mentre Thuram partiva più basso. Ciò lo coinvolgeva di più rispetto al compagno in prima costruzione e si è trovato spesso a ricevere con l’uomo addosso.

 

Come si sarà capito, Thuram non è una mezzala di tocco. Non è uno di quegli specialisti che volgono a proprio favore la pressione per creare vantaggi. Tuttavia, sa resistere alle aggressioni avversarie per dare continuità al possesso. Anche in situazioni confuse lui prova a non buttare la palla. Ha confidenza anche nello stretto, nonostante le leve lunghe, dove riesce a effettuare piccole sterzate per mantenere il controllo: non è lui a trovare la giocata risolutiva sotto pressione, ma è piuttosto a suo agio se si tratta di non perdere il possesso.

 

Va detto che Thuram è un centrocampista migliore quando si tratta di tenere la palla che non quando se ne deve liberare. I suoi passaggi non erano determinanti, non condizionavano il ritmo, e col piede debole, il sinistro, deve migliorare: la palla non esce ancora con i giri giusti e rischia di rallentare l’esecuzione dei compagni.

 

Dimostra invece discreta qualità e visione di gioco con i palloni in profondità. Se gli avversari lasciano spazio alle spalle della linea difensiva e i compagni tagliano, Thuram ama tentare la verticalizzazione sulla corsa. È un tipo di giocata che prova soprattutto quando la sua squadra attacca in campo aperto, e quindi gli avversari concedono più facilmente la profondità. In quelle situazioni può ricercare il filtrante rasoterra, ma anche il lancio.

 

Insomma, in fase di possesso Thuram è una mezzala che può partire da dietro o sopra la linea della palla, ma che in generale ha bisogno di una certa libertà, soprattutto palla al piede. Motta è stato abile, nell’ultimo anno, ad incastrare le inclinazioni dei giocatori del Bologna all’interno di un disegno comune e un centrocampista con tante sfaccettature come Thuram dovrebbe adattarsi alle sue idee. Il dubbio più grande riguarda forse il fatto che Thuram è un po’ troppo innamorato del pallone rispetto alle mezzali che Motta aveva avuto fino allo scorso anno. Per quanto sia dinamico, la prima idea del francese è ricevere nei piedi per partire in conduzione, non ricevere in corsa negli spazi creati dai compagni: un po’ l’opposto di Ferguson ed Aebischer.

 

Non sarebbe realistico, però, se Giuntoli pensasse di acquistare doppioni del Bologna 2023/24. Thiago Motta dovrà correggere delle sfumature, anche perché il parco giocatori della Juventus gli permetterà di sperimentare di più.

 

Thuram in fase di non possesso

Di sicuro, comunque, l’allenatore non faticherà ad inquadrare Thuram dal punto di vista difensivo, sia per le sue caratteristiche, sia per il modo in cui è stato abituato a giocare nell’ultimo anno.

 

Sotto l’aspetto individuale, è un privilegiato a livello fisico. Non è un interditore e la fase di non possesso non è di certo ciò che lo diverte di più – tra i suoi idoli, insieme a Pogba e Yaya Touré, cita anche Thiago Alcántara – ma la statura lo rende efficace in fase di non possesso. Le leve lunghe gli permettono di rientrare sugli avversari e di tamponarli anche quando sembra tagliato fuori dall’azione. Thuram sa infilare le sue gambe dappertutto, sia quando si tratta di uscire sull’uomo, sia quando si tratta di rinvenire da dietro. Non eccelle a livello di posizionamento, non c’è un dato difensivo nel quale spicchi in particolare, ma quando serve sa intervenire e dare solidità.

 

Diventa interessante, a questo punto, osservare in che tipo di sistema ha giocato Thuram. Il Nizza è stato nettamente la miglior difesa dell’ultima Ligue, 1 sia per gol subiti (29) che per npxG concessi (27,37). Farioli ha saputo variare l’atteggiamento dei suoi senza palla e ci sono state partite in cui il Nizza ha adottato un riferimento piuttosto stretto sull’uomo, in maniera simile a quanto visto col Bologna di Thiago Motta. Per dire, se i difensori centrali abbandonavano la linea e l’avversario che doveva seguire si alzava, Thuram poteva ritrovarsi ad occupare la posizione di difensore centrale proprio per la necessità di controllare l’uomo: quante volte, la scorsa stagione, abbiamo visto i centrocampisti del Bologna abbassarsi sulla linea difensiva perché dovevano seguire l’uomo?

 

Due esempi di come, seguendo l'uomo, Thuram si sia ritrovato sulla linea difensiva, qualcosa che abbiamo visto spesso fare a Freuler lo scorso anno: qui Dante si stacca in avanti e il centrocampista si infila alle sue spalle. Thuram, che era il suo marcatore, lo segue.more
Stessa situazione nella partita contro il Lione, dove il centrale Ndayishimiye si era alzato fin sulla trequarti. Caqueret, marcato da Thuram, si era alzato nel buco lasciato dal centrale e Thuram lo aveva seguito.more

 

Motta, allora, si ritroverà un centrocampista abituato a lavorare con quel tipo di principi. Spesso era l’intensità senza palla a rendere il suo Bologna padrone delle partite e Thuram può essere il nome giusto per mantenere quell’efficienza nell’uomo contro uomo. Peraltro il nuovo giocatore della Juve è nel 96° percentile per azioni difensive che hanno portato a un tiro (0,17 ogni 90’): il pressing dovrà essere un’arma offensiva per i bianconeri e un dato del genere sembra conciliare quest’esigenza con le caratteristiche di Thuram.

 

Dopo Douglas Luiz a Torino arriva un altro centrocampista polivalente, che deve ancora esplorare appieno il proprio potenziale. Il reparto che lo scorso anno era il punto debole della Juventus si sta rivelando il punto d’inizio da cui costruire il nuovo corso. Se riuscirà o meno lo vedremo, ma di sicuro non è una cattiva idea.

 

 

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Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su "Fuori dagli schemi" e di rap su "Four Domino".