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Nessuno vuole i diritti tv della Ligue 1
11 lug 2024
11 lug 2024
A 40 giorni dall'inizio del campionato nessuna emittente francese li ha ancora acquistati.
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IMAGO / ABACAPRESS
(foto) IMAGO / ABACAPRESS
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Il prossimo 18 agosto - tra meno di 40 giorni, cioè - in Francia ricomincia la Ligue 1, ma ancora non si sa su quale emittente si potranno vedere le partite. Non ci sono state offerte ritenute soddisfacenti da parte della LFP, la lega presieduta da Vincent Labrune, per i prossimi cinque anni, ma non ci sono molte opzioni credibili sul tavolo.

Pochi giorni fa il presidente del Reims, Jean-Pierre Caillot, ha detto che anche in caso la Ligue 1 non venisse trasmessa per una o due giornate - se ci fosse uno «schermo nero», come lo ha chiamato lui - non sarebbe comunque un dramma, che l’importante è non prendere decisioni affrettate.

I presidenti si riuniranno stasera, giovedì, oppure secondo l’Equipe, venerdì. Senza troppa fretta, quindi, anche se il rischio per alcuni club è molto alto. I diritti tv in Francia hanno una storia piuttosto complicata e bisogna risalire al 2018 e alla rottura dei rapporti tra la LFP e Canal+, emittente storica del calcio francese, per capire la situazione attuale.

La rottura tra Canal+ e la Lega

«È una soap-opera», mi dice Loic Briley, giornalista sportivo di RMC Sport. «La prima vera rottura è successa con l’arrivo di Mediapro. Fino a quel momento Canal+ era riuscita a battere la concorrenza e ogni volta che arrivava un nuovo attore in scena riusciva comunque a gestire il mercato e a uscirne vincitore. È successo con TPS, che ha assorbito, e poi con beIN che inizialmente era un concorrente e con cui, poi, si è associata. Mediapro invece ha sorpreso Canal+».

Mediapro, emittente con sede a Barcellona, a maggioranza di proprietà di un fondo cinese, è arrivata nel calcio francese a maggio 2018, promettendo un miliardo per i diritti a partire dalla stagione 2020. Pur senza garanzie bancarie, la LFP si è fidata e l’ha preferita a Canal+. Mediapro ha creato in fretta un canale, Telefoot, e fatto accordi per distribuirlo, poi però è arrivato il Covid e già a ottobre 2020 chiedeva di rinegoziare il contratto. Di fatto Mediapro ha pagato solo la prima rata di fine agosto prima di finire in tribunale con la LFP.

In quel caso fu Canal+ ad aiutare la lega prendendo il posto, in corsa, di Mediapro. Forse Canal+ si aspettava della riconoscenza, invece a giugno 2021 la LFP ha assegnato i nuovi diritti (fino al 2024) ad Amazon.

«Questo è stato il secondo schiaffo che Canal+ ha preso dalla lega. Da quel momento le relazioni sono glaciali», dice sempre Briley. «Maxime Saada [presidente di Canal+, nda] ha detto qualche giorno fa, davanti all’autorità dei media francesi, l’ARCOM, che il canale non ha le risorse finanziare per intervenire nel calcio francese. Anche se non ci capisce che intende con “intervenire”, se parli di acquisto o diffusione di un altro canale. Canal+, che ha pagato molto cari i diritti delle coppe europee, dice di non avere soldi da mettere nel calcio francese, per niente. Non dobbiamo credergli per forza ma è la prima volta che dicono una cosa del genere».

Canal+ al momento ha i diritti per le coppe europee e per la Premier, mentre gli altri campionati europei sono trasmessi da beIN. Secondo un altro giornalista che ha lavorato con Canal+ (e che preferisce restare anonimo) «non è una questione di soldi», ma magari fa parte di una strategia: «Se la lega abbassa le pretese magari all’ultimo momento Canal+ si rifà avanti».

«Nessuno crede più che possa arrivare un’offerta di Canal+», mi dice un altro giornalista sportivo francese, che in passato ha lavorato per Amazon (anche lui preferisce restare anonimo). «Anche quando Mediapro aveva proposto un miliardo di euro - che non è mai stato pagato, quindi era un miraggio - Canal+ proponeva 950-960 milioni, la loro offerta era molto vicina e la Lega ha comunque preferito il miliardo, pur senza garanzie bancarie. E poi è arrivato il disastro che sappiamo. Questo spiega un po’ l’amarezza di Canal+».

Quali sono le altre opzioni?

Perché Amazon, dopo il triennio 2021-24, non ha fatto offerte per i prossimi cinque anni? «Perché allora le servivano per far entrare degli abbonati in Francia, ma adesso che gli abbonati sono entrati non ne ha più bisogno», mi dice ancora il giornalista che ha lavorato proprio con Amazon. «Anche RMC prese i diritti della Champions ma dopo quei tre anni si è fermata, perché è parte dello stesso gruppo di SFR e volevano che la gente si abbonasse a SFR. E una volta che le persone sono abbonate per abitudine restano. Il calcio è solo un prodotto esca. Anche nel caso di Warner sarebbe così».

Si parla della Warner Bros, con il suo canale Max, perché negli ultimi giorni una delle soluzioni di cui si è parlato di più è la creazione da parte della Lega di un proprio canale, magari proprio distribuito da Warner (con un abbonamento onnicomprensivo di 27,99 euro) e da chiunque altro con cui la Lega riesca ad accordarsi (in Francia la tv passa attraverso delle specie di decoder legati a compagnie telefoniche con abbonamenti che prevedono offerte televisive). Secondo alcune voci, la Lega potrebbe anche creare degli abbonamenti per le singole squadre a un prezzo ridotto (15 euro).

«La Lega è bloccata perché non ci sono altri attori in scena e sta pensando di fare il proprio canale», mi dice ancora Briley. «Ma questo progetto di canale non è ancora stato approvato dal consiglio di amministrazione della lega, quindi dai club. Qualcuno non è molto convinto, perché non ci sono entrate assicurate, gli abbonamenti entrano progressivamente e ci si metterà del tempo. Secondo me finiranno per farlo, questo canale».

Certo, non è facile mettere in piedi un canale in così poco tempo. La Lega potrebbe appoggiarsi a società di produzione o a un partner editoriale che abbia dei giornalisti, dei consulenti, dei mezzi di produzione. Oppure potrebbe assumere il personale necessario ma, come detto, il campionato riprende tra 40 giorni…

Una delle prime offerte ad arrivare in realtà è stata quella di DAZN, che inizialmente aveva offerto 500 milioni per tutte le partite. L’offerta è stata rifiutata però da Labrune e dai presidenti dei club francesi che, dopo l’esperienza negativa con Mediapro, non si fidano senza garanzie bancarie. «Non la scartano definitivamente ma non è l’opzione che preferiscono», dice Briley. «DAZN non capisce perché i presidenti sono così timorosi».

Quando la LFP è rimasta senza alternative, DAZN è tornata a farsi sotto. Il giornalista sportivo che ha lavorato con Amazon riassume così: «Ok, vi abbiamo offerto 500 milioni e ci avete riso in faccia? Se volete siamo ancora disponibili, ma non con 500 milioni, con 375. Una piccola vendetta. È un’offerta a salire: parte da 350 il primo anno, arriva a 500 l’ultimo anno e sono 375 in media. E comprende 8 partite su 9, così la Lega sarebbe libera di vendere una partita e incassare altri soldi».

In questi giorni si parla anche di possibili garanzie con cui DAZN potrebbe convincere i presidenti, magari però nel frattempo Labrune sta negoziando con altri attori di cui ancora non sappiamo niente. Il giornalista che in passato ha collaborato con Amazon mi dice che secondo lui «Labrune continua a sperare che beIN metta mano al portafoglio».

Magari perché se il valore della Ligue 1 scende, scende anche quello del Paris Saint-Germain? «Questa è una visione un po’ meccanica e secondo me non troppo corretta, le squadre europee incassano comunque molti soldi e non hanno così bisogno dei soldi dei diritti francesi della Ligue 1. E poi il Qatar ha già messo abbastanza soldi nel PSG, non è il caso che mettano anche soldi nella Ligue 1 per poi farlo tornare nelle casse del PSG». Anche i rapporti politici tra Francia e Qatar non sono una ragione sufficiente, secondo lui: «Macron ha altre cose di cui occuparsi che chiamare l’Emiro del Qatar per chiedergli di salvare il calcio francese».

Cosa rischia il calcio francese

Di fronte ad una situazione così inedita i rischi sono difficili da prevedere. Se i club con proprietà miliardarie non rischiano nulla nel breve periodo, altri club dipendono dai soldi dei diritti tv. In Francia, come in Italia, i diritti vengono versati ai club più o meno ogni tre mesi e le prossime scadenze sono metà agosto e metà ottobre. Club come Montpellier, di cui quasi la metà del budget dipende dai diritti tv, potrebbero avere difficoltà a pagare gli stipendi di agosto, ai dipendenti, compresi i giocatori.

«La LFP questo lo sa e sta prevedendo, forse, di fare un prestito, per pagare gli stipendi, che andrà rimborsato poi nel corso della stagione quando i soldi cominceranno ad entrare, magari con gli abbonamenti del canale…», dice Briley. «L’impressione è che i presidenti non si rendono conto dell’importanza che rappresentano i diritti tv, del pericolo che corrono. Se continua così dei club possono morire, falliranno. E i presidenti fanno le cose con calma, alcuni sono andati a vedere la semifinale in Germania, altri sono in vacanza…».

«Oggi tutto è possibile e non bisogna escludere niente. Magari Canal+ si farà avanti all’ultimo momento, magari pioverà un’offerta di beIN dal cielo, magari DAZN rivedrà la sua offerta o darà migliori garanzie finanziare per convincere i presidenti della propria solidità, magari arriverà ancora un altro attore. Ma quando dico che tutto è possibile intendo che anche il peggio è possibile. E il peggio sarebbe davvero catastrofico».

Alexandre De Castro, giornalista sportivo, prova a farne una questione più grande: «Sono minimo vent’anni che nel calcio c’è troppa speculazione, lo vediamo con le cifre dei trasferimenti e dei contratti sempre più grandi e ora la bolla sta cominciando a sgonfiarsi ed è la Francia che sta aprendo le danze…».

E perché proprio la Francia? «Il campionato francese ha un problema di competitività nelle coppe europee, e non è abbastanza visibile. Persino il PSG con mezzi finanziari enormi non riesce a vincere la Champions, e club come Marsiglia, Lione, che dovrebbero essere le ruote motrici di questo campionato non riescono a brillare nelle coppe europee. Così è difficile vendere i diritti a caro prezzo. Non è un campionato spettacolare, come la Premier o la Bundesliga, molte persone sono deluse dalla qualità dello spettacolo. E la LFP ha a lungo cercato di gonfiare il valore dei diritti vendendoli in più pacchetti, a più canali, con i tifosi che hanno dovuto fare più abbonamenti. Tutto questo insieme ci porta alla situazione attuale».

La svalutazione del calcio francese, con una cessione dei diritti, ammesso che avvenga, a questo punto sembra inevitabile. La cifra finale sarà lontana dal miliardo di MediaPro, ma anche dalle cifre del triennio precedente con Amazon e Canal+ (che aveva due partite), che già superavano di poco la metà del miliardo (in totale erano poco più di 660 milioni). Il che di per sé è problematico perché alcune squadre hanno tarato il proprio budget pensando di guadagnare i soldi che Labrune gli aveva promesso e rischieranno di rimanere deluse.

Secondo il giornalista di Canal+ interpellato all’inizio il prezzo della Lega era troppo alto anche «per la concomitanza col fatto che se prima il PSG poteva giustificare la spesa con Neymar, Messi, Mbappè, nell’arco di due stagioni hanno perso tutti, e chi sarebbe disposto a mettere gli stessi soldi per Kolo Muani che non sa fare uno stop?».

Giornalisti, tecnici, ma anche semplici appassionati, sono tutti in attesa di sapere come finirà. Con chi lavoreranno, con chi dovranno sottoscrivere un contratto. Nel frattempo i diritti per le i Paesi stranieri sono stati venduti a un prezzo più alto rispetto a tre anni fa.

«Sarebbe una buona notizia», riflette il giornalista che in passato ha lavorato per Amazon. «Ma queste società - sudamericane, africane, asiatiche - adesso penseranno che magari hanno pagato troppo perché persino internamente non riescono a vendere i diritti. L’immagine che ne esce è quella di un calcio francese molto lontano dalla professionalità, amatoriale. Questa è la realtà del calcio francese».

Ricapitolando: salvo offerte generose dell’ultimo momento (Canal+, beIN o DAZN), la Lega calcio francese si troverà costretta a fare sul serio quel canale che anche in Italia si era pensato di fare, sempre per una divergenza sulla valutazione dei diritti con i possibili broadcaster.

Un passo molto rischioso, con cui la LFP si confronterà con il peggior negoziatore possibile: la realtà. Perché in quel caso saranno gli appassionati, con i loro abbonamenti, a determinare il vero valore del calcio francese. E con loro, ci sarà poco da trattare.

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