Una gelida serata a inizio dicembre 2021 nel nord di Londra, il Tottenham affronta il neopromosso Brentford. Fatica a chiudere la partita contro un avversario non certo di primo livello, sembra arrugginito, ancora deve oliare i meccanismi di gioco richiesti da Antonio Conte, diventato manager del club da poche settimane. Al 65esimo minuto però un rapido scambio al centro del campo tra Son e Kane propizia la più classica delle transizioni gradite dall’allenatore salentino: il centravanti inglese vede la corsa sulla sinistra di Reguilon e lo manda verso la porta con uno dei suoi passaggi filtranti precisi. La difesa del Brentford è scoperta e il terzino può condurre la sfera fino in area per poi rimetterla in mezzo per Son, che aveva seguito parallelamente la sua corsa e può comodamente adagiare il pallone in rete. L’attaccante coreano sfodera un sorriso brillante e poi esulta mimando con le mani Spider-Man, il cui nuovo film è uscito da poco nelle sale. È il primo gol di Son sotto la guida di Antonio Conte e sembra l'inizio di un'intesa di successo. Da lì in poi sembrerà incapace di smettere di segnare, ha medie realizzative degne dell'attuale Haaland o del Cristiano Ronaldo dei tempi migliori. Alla fine della stagione, grazie a un’intesa ritrovata con Harry Kane, si va a prendere il titolo di capocannoniere della Premier League con 23 reti, in ex-equo con Salah. È il primo giocatore asiatico a riuscirci.
Poco più di un anno dopo, il 4 gennaio 2023, Son contro il Crystal Palace riesce con il suo sinistro ad anticipare l’intervento di Guaita e a trovare il gol che gli mancava dal 12 ottobre. La prima cosa che fa è togliersi la maschera che è costretto a portare al volto da un paio di mesi, da quando uno scontro con Mbemba durante Marsiglia-Spurs gli è costato la frattura dello zigomo. Mostra il suo sorriso, ma non è quello solito che accompagna ogni sua esultanza. È un ghigno stanco, incapace di nascondere la fatica. Una cosa strana per lui, solitamente uno dei calciatori che regala più sorrisi a compagni e tifosi. Il telecronista inglese dice “Quanto ne aveva bisogno, potrebbe essere tornato”.
È il primo gol di Son dal 12 ottobre, solo il quarto in Premier League. Dopo una stagione che lo ha consacrato, l’attaccante si è incredibilmente smarrito sotto rete. Ad oggi ha segnato solo 6 gol stagionali e prima di questo al Palace aveva realizzato gli altri in due sole partite: una tripletta al Leicester e una doppietta contro l’Eintracht Francoforte in Champions League.
Insomma, Son sta vivendo, in termini di reti, la sua peggiore stagione di sempre, con 0,23 gol ogni 90 minuti. Per rivedere una statistica così negativa bisogna tornare all'inizio della sua carriera, nel 2010 quando giocava nell’Amburgo. Nemmeno al Mondiale Son è riuscito a trovare il gol, forse anche in quel caso la maschera ha avuto un peso?
«Ovviamente, non è la stessa cosa quando gioco senza la maschera», ha detto Son in un’intervista all’Evening Standard. «La mia vista è ancora a posto, ma quando la palla mi viene incontro, a volte è frustrante, perché non riesco a vederla a causa della maschera. Non mi dà davvero fastidio, ma non è il massimo». Lui dice che ne farebbe a meno «ma i miei genitori, la mia famiglia, i miei amici che guardano in Corea del Sud sono tutti preoccupati. Ovviamente, è un rischio se qualcuno mi colpisce di nuovo. Il medico ha detto che sta a me». Dopo il gol contro il Crystal Palace i tempi erano maturi per giocare senza, ma le sue prestazioni contro Arsenal, Manchester City e Fulham non sono migliorate. In particolare nel derby contro i Gunners si è scontrato con Ramsdale, che gli ha negato il gol con una delle più belle parate della sua carriera.
Son sembra aver perso la freddezza sotto porta che lo contraddistingueva, almeno fino allo scorso giugno. Sempre contro il Palace si era già trovato a tu per tu con Guaita dopo una transizione, ma in quel caso non era riuscito a dare precisione al suo tiro con il piatto destro, tirando il pallone dove il portiere spagnolo ha potuto respingerlo con il piede.
La partita più frustrante per Son è però arrivata nella sconfitta interna per 2-0 contro l’Aston Villa il primo giorno dell’anno nuovo. Tantissimi tocchi sbagliati e palloni persi, un’imprecisione grave. Una partita in cui l'attaccante coreano è sembrato portarsi sulle spalle tutti gli errori commessi in questa stagione.
Nel finale di partita gli arriva un pallone, lui non solo lo controlla male, non lo trova proprio più ai suoi piedi finché non lo vede uscire in fallo laterale, reagendo sbracciando furiosamente e buttando via la protezione al volto, incapace di celare lo sconforto. «Contro il Villa ero molto frustrato, perché ho ricevuto la palla e poi all'improvviso l'ho persa. Non la vedevo. Ero arrabbiato». Quello della maschera per lui, abituato a giocare in velocità e decidere in poche frazioni di secondo, è un problema solo dell’ultimo mese. Ma il calo di forma era lampante già da prima dell’infortunio.
Son sembra fuori forma anche al di là dei suoi problemi di finalizzazione. Non sta attaccando e pressando i difensori in profondità nella propria zona come è solito fare, non sta vincendo i duelli individuali o andando in progressione come prima, sembra più faticoso per lui segnare un gol o creare un’occasione. Non ci sarebbero nemmeno bisogno delle statistiche per notarle, ma comunque tutti i suoi numeri sono in calo rispetto alle scorse stagioni: la sua percentuale di passaggi completati (71,5%), dribbling riusciti (0,8 per 90 minuti), passaggi ricevuti (28,6) e recuperi (2,5) sono tutti minimi storici da quando si è trasferito in Inghilterra. In questo senso, è paradossale notare che sta tirando leggermente di più rispetto alla scorsa stagione di Premier League (2,8 tiri per 90 minuti contro i 2,6 dell’anno scorso).
È difficile dire se questo calo di forma sia legato a un problema tattico più grande del Tottenham. Gli Spurs sono una squadra che si esalta in campo aperto, sfruttando in maniera devastante le transizioni lunghe dove proprio Son è micidiale - non è un caso che sia diventato un attaccante da 20 reti da quando il Tottenham ha in panchina allenatori che preferiscono un calcio basato su verticalizzazioni veloci (Mourinho, Espirito Santo e Conte). In questa stagione, però, il Tottenham di Conte sta provando a trasformarsi in una “squadra da secondo tempo”. Affronta le prime frazioni con un approccio molto prudente, schierandosi senza palla con un 5-2-2-1 molto basso invitando l’avversario ad avanzare per poi sorprenderlo in transizione. Ma quest'anno gli avversari sembrano aver capito i pattern di gioco del Tottenham: evitano di alzare troppo la pressione sulla classica circolazione bassa di Conte e per Son e compagni quindi è più difficile sorprenderli in verticale.
Quest'anno il Tottenham attacca di più da situazioni statiche, e in queste Son fa molta più fatica ad essere pericoloso. A questo si aggiunge una tendenza preoccupante a concedere il primo gol della partita. Prima del 4-0 contro il Palace il 4 gennaio, il Tottenham era andato in svantaggio 1-0 per dieci partite consecutive. Allo stesso tempo gli Spurs si sono dimostrati abili nel recuperare le gare, ottenendo ben 14 punti in campionato partendo da situazioni di svantaggio. In ogni caso, con gli avversari più bassi per Son diventa più difficile essere incisivo, essendo costretto a partire da 60 metri dalla porta e a crearsi tiri da solo, spesso da fuori area (non che non sia capace di farlo, ma in un momento di scarsa forma evidentemente è più difficile).
Son ha giocato a oggi oltre duemila minuti in stagione, spalmati su 26 partite, tutte giocate da titolare. L'unica in cui è partito dalla panchina, contro il Leicester, ha segnato una tripletta in 13 minuti. Dopo quella partita Conte aveva scherzato, ma forse neanche tanto, sul fatto che Son potesse essere un’arma dalla panchina, sottolineando quanto le rotazioni fossero importanti per lui. Dopo quella partita, però, la squadra di Conte ha dovuto affrontare una serie di infortuni che ha impedito all'allenatore salentino di fargli tirare il fiato. Il Tottenham non ha mai avuto l’intero reparto offensivo a disposizione in questa stagione. Il minutaggio stagionale complessivo di Lucas Moura, Richarlison e Kulusevski è di 2163 minuti: in tre superano di solo una partita intera il minutaggio dell’attaccante coreano.
Son in campo è stremato, nervoso. Non sono solo i gol e gli assist a venire meno, ma anche alcune delle giocate più semplici. Le sue decisioni nell’ultimo terzo di campo sono spesso pessime. Sembra essere sopraffatto da un anno dove non ha mai trovato un momento di sosta.
A seguito della sua sensazionale stagione 2021/22 Son non ha avuto molte occasioni di rilassarsi e non pensare a giocare a pallone. È stato impegnato fino al 14 giugno con la nazionale coreana, unendosi al ritiro degli Spurs già il 13 luglio, e tra l'altro in Corea, dove lui era la principale attrazione. Già quest'estate era arrivata un'immagine poco confortante per la squadra londinese. Un'istantanea della fine di una sessione di allenamento particolarmente provante, con l’intera squadra collassata al suolo e devastata dalla fatica. Una sequenza di immagini diventate virali, in particolare in Italia dove siamo ben consci dei carichi di lavoro e dell’esigenza che bisogna sopportare con Antonio Conte. Allora ci si rideva su, oggi però nel vedere Son tra i più stremati dopo quell’allenamento non si riesce a non pensare ad un collegamento con il suo calo di forma.
Questo è stato solo il primo atto di una stagione con tanto carico di aspettative e impegni che lui non è sembrato pronto fisicamente a sopportare. Già a fine agosto si parlava delle sue difficoltà sotto porta, con Conte che lo difendeva. «È solo sfortunato, ma è un giocatore importante per noi». In quel momento sembrava che Richarlison potesse soffiargli il posto da titolare, ma poi gli infortuni non ci hanno dato modo di scoprirlo.
Poi è arrivato anche il suo di infortunio, che ha rischiato di fargli saltare il Mondiale, aumentando la pressione su di lui. Non andare in Qatar sarebbe stato un dispiacere indelebile. Operandosi subito è riuscito a rappresentare da capitano la sua Nazionale, ma alla fine il suo Mondiale è stato insapore. Son non ha segnato, è sembrato molto arrugginito e incapace di incidere o costruirsi da solo un’occasione da gol, se si esclude l'incredibile assist realizzato contro il Portogallo che ha permesso alla Corea del Sud di superare il girone. È stato un momento importante, che ci ha regalato un’altra immagine di lui in lacrime e sovrastato dalle emozioni, ma non si può dire che abbia cambiato la valutazione sul suo Mondiale.
Son ha ritrovato il gol da poco (proprio contro il Crystal Palace lo scorso 4 gennaio), ma il suo stato di forma resta precario. Conte - talmente alle prese con gli infortuni da aver finalmente deciso di dare una chance a Bryan Gil - non può fare a meno del suo numero sette, nonostante sia palese che necessiti di un po’ di respiro. Del resto il Tottenham non è il tipo di squadra che può permettersi di mettere il minimo dubbio sull’utilità di Son.
Quello di Son è forse uno degli effetti più evidenti del calendario troppo congestionato della Premier League. C'entrano anche le aspettative, che dopo la scorsa stagione sono aumentate vertiginosamente, sia in Europa ma anche in Corea del Sud, dove la pressione è ancora più grande.
Oltre alla poca possibilità di concedersi riposo sia in campo che mediaticamente va anche ricordato che tipo di sportivo sia Son. L’impegno e la dedizione verso i suoi compagni di squadra è sempre massimo. Gli piace ergersi a leader carismatico, scherzare e regalare sorrisi a tutti quanto aiutare la squadra a suon di prestazioni. E quando non ci riesce la sua frustrazione è evidente. Vuole sempre essere in campo. Un esempio ce lo fornisce All or Nothing - Tottenham, la serie Amazon che ha seguito la prima stagione del Tottenham con Mourinho capo allenatore. Son si fa male al braccio contro l’Aston Villa, ma non esce dal campo, gioca sul dolore e realizza una doppietta decisiva. Il giorno successivo si confronta con il medico a proposito del suo dolore al gomito. Quando lo invitano a fare una risonanza lui comincia a sminuire il problema, dicendo che può giocarci sopra – a breve la squadra avrebbe affrontato il Lispia negli ottavi di Champions e Kane è infortunato. Sembra aver intuito che non sia una cosa da poco, ma è disposto a sorvolare sul problema fisico, che poi si rivelerà grave, pur di non perdere occasione di giocare e aiutare la squadra.
Per lui ogni sconfitta, infortunio o brutta prestazione viene vissuta come una delusione totale. Vuole sempre dare il massimo, ma ultimamente non ci sta riuscendo. Son sembra comportarsi come un soldato, cosa che ha anche un senso ironico visto che ha rischiato di compromettere la sua carriera per il servizio militare. Ora però questo atteggiamento sembra stia presentando il conto. Non sembra infatti un caso che il Tottenham abbia appena ufficializzato l’arrivo in prestito di Danjuma dal Villareal. L'arrivo dell’olandese va idealmente a occupare proprio la posizione di riserva di Son, visto che sono le uniche due seconde punte che prediligono giocare sul centro-sinistra. Questo rinforzo è grasso che cola per Conte: oltre all’arrivo di un giocatore di talento e che può ricoprire varie posizioni, va a rendere meno necessaria la presenza di Son per tutti i 90 minuti, almeno numericamente perché poi andrà visto l'impatto di Danjuma sulla Premier.
Vedremo se questo arrivo farà bene a Son, se era solo un problema fisico, o se c'è di più. Il Tottenham ha bisogno di lui per ritrovare la strada del quarto posto e lui, per come è fatto, ha bisogno di sentirsi importante per la sua squadra. Finché non sarà ricomposto questo rapporto difficilmente Son potrà ricominciare a segnare con la stessa impressionante continuità con cui lo faceva l'anno scorso.