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Spalletti dovrebbe convocare Oristanio?
20 nov 2024
Un giocatore che manca nella Nazionale italiana.
(articolo)
7 min
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IMAGO / Giuseppe Maffia
(copertina) IMAGO / Giuseppe Maffia
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Commentando la frustrante sconfitta contro la Francia di pochi giorni fa (nel podcast per abbonati Che Partita Hai Visto), insieme a Fabio Barcellona, ci siamo chiesti quali giocatori potrebbero supplire alla carenza di creatività offensiva mostrata dall’Italia di Spalletti. Perché d’accordo, il muro francese era particolarmente spesso, Konaté e Saliba sono una delle migliori coppie difensive al mondo e anche il lavoro di Thuram e Kolo Muani ha contribuito a inaridire la solita fluidità italiana, però, insomma, il talento individuale serve anche a sbloccare situazioni del genere.

L’Italia che abbiamo visto in questo novembre è piena zeppa di corridori a centrocampo - Tonali, Barella, Frattesi e uno tra Locatelli e Rovella, tutti insieme, più gli insostituibili Cambiaso e Dimarco - ma le manca una cosa fondamentale (non a caso è la stessa che manca all’Inter di Inzaghi, la squadra a cui l’Italia sembra ispirarsi, con cui condivide alcuni pregi e alcuni difetti): i dribblatori.

Abbiamo chiuso la partita con la Francia con appena 3 dribbling riusciti su 10. Contro il Belgio ce n’era riuscito appena 1 (Rovella) e quello che ne aveva provati di più era stato Moise Kean (3) nei venti minuti avuti a disposizione. Anche nelle prime due partite con Belgio e Francia, l’Italia aveva dribblato appena 2 e 4 volte.

Certo, dipende anche dalle scelte di selezione di Spalletti e dal modulo impiegato, con questa specie di 3-5-1-1 a rombo non c’è spazio per trequartisti esterni, il ruolo dove si dribbla di più, ma abbiamo davvero alternative, sul piano individuale?

Con Fabio Barcellona abbiamo fatto il nome di Zaccagni (non convocato perché aveva «un problema da mettere a posto»), Federico Chiesa (quasi invisibile al Liverpool) e quello di Orsolini (convocato prima dell’Europeo ma poi escluso). Abbiamo citato Daniel Maldini, entrato negli ultimi minuti, e anche Politano.

Dopo aver chiuso la puntata ci siamo pentiti di non aver nominato Jacopo Fazzini, ma colpevolmente nessuno dei due ha avuto la presenza d’animo di citare quello che al momento è il giocatore italiano che tenta e a cui riescono più dribbling in Serie A.

Sì, proprio lui, Gaetano Pio Oristanio.

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Nel grafico di Charles Onwuakpa mostrato sopra, Gaetano Oristanio è addirittura il giocatore nei cinque principali campionati europei a cui, in questo inizio di stagione, riescono più dribbling dopo Jamie Byone-Gittens (Borussia Dortmund). E il terzo a provarne di più dopo lo stesso Gittens e Bryan Zaragoza (Osasuna). La media è calcolata ogni cento possessi, in modo da evitare che chi tocca più palloni, magari perché la sua squadra ha più possesso, sia avvantaggiato.

Il giocatore italiano più vicino è Moise Kean, mentre Orsolini è perso in prossimità dell’incrocio tra le linee mediane. In basso a sinistra Cambiaso. Poi basta. Anche gli specialisti del nostro campionato, Leão e Kvara, sono lontani. Insomma, un alieno, almeno per il contesto italiano.

Oristanio è uno di quei giocatori mancini che nelle giovanili chiamavano “piccolo Messi”. Lui pensa di avere «un tocco di eleganza in più», in quanto mancino, e si descrive dicendo di amare «la sterzata, l’attacco della profondità, l’istintività».

Convocato da Roberto Mancini in occasione di uno stage - mentre le altre Nazionali stavano giocando il Mondiale in Qatar, lo scorso gennaio - Oristanio ha raccontato: «Appena arrivati il mister ci ha consigliato di giocare come sappiamo, di provare la giocata. Non me lo sono fatto ripetere, quindi via di dribbling e uno contro uno».

Oristanio 2
Qui sopra un dribbling particolarmente creativo di Oristanio, dalla partita di poche settimane fa contro l’Atalanta. Prima evita Lookman con un mini-sombrero, poi si gira con Djimsiti addosso, ruotando esternamente anziché il contrario, come forse si aspettava il difensore avversario, portando palla poi fino al limite dell’area dove subisce fallo.

In termini assoluti, secondo i dati di Statsbomb, Oristanio è il terzo giocatore a cui sono riusciti più dribbling in Serie A (21), dietro Yildiz (23) e Nico Paz (22). In media ogni 90 minuti è il quinto (Leão, Yildiz, Nico Paz, Lookman) a cui ne riescono di più, il sesto a provarne di più. Ha una percentuale di riuscita piuttosto alta, 60%.

I suoi numeri assoluti sono solo leggermente migliori di quelli di Orsolini, ma lui li ha fatti nel Venezia, non in una squadra che gioca in Champions League e che lotta per tornare in Europa anche il prossimo anno. La cosa che più lo distingue da Orsolini è la sua capacità di giocare anche lontano dalla linea laterale.

Di Francesco lo fa partire spesso dietro o vicino alla punta, sul centro-destra o sul centro-sinistra, da dove può crossare senza rientrare (anche Ranieri, a Cagliari lo scorso anno, lo ha impiegato vicino alla punta o a sinistra). Orsolini arriva in zone centrali palla al piede, oppure combinando con i compagni, Oristanio può ricevere già in quelle zone più congestionate di campo, anche spalle alla porta. Il che lo rende più interessante di Orsolini in ottica Nazionale, anche con questo modulo.

Oristanio 3
Qui brucia Pablo Mari con un tunnel ma poi si fa riprendere.

È a proprio agio nel caos, perché più che un giocatore da uno contro uno è un giocatore da uno contro tutti. Imprevedibile, meno meccanico di quanto siano di solito gli esterni a piede invertito e di quanto potrebbe essere lui, considerando la qualità del suo calcio col piede sinistro.

I suoi dribbling sono esplosivi, di velocità e tecnica. Rientrare sul sinistro evitando il tackle, anche due volte di seguito, per poi alzare la testa e crossare o tirare a giro - più che "piccolo Messi" avrebbero dovuto chiamarlo "piccolo Robben" - gli riesce facile come evitare una pozzanghera sul marciapiede. Ma è l'elemento di sorpresa, l'idea, che a volte è costretto ad avere perché messo con le spalle al muro dalla difesa, l'aspetto con più potenzialità del suo gioco.

Il limite più grande è quello fisico, atletico, si fa spostare troppo facilmente. È anche un problema decisionale, di improvvisazione. Oristanio sa come iniziare l’azione ma poi non sa, o non riesce, a portarla avanti. Troppi avversari, troppo poco spazio oppure troppo lontana l’area avversaria.

Ha compiuto 22 anni lo scorso settembre, può crescere ancora atleticamente e magari un giorno giocherà in una squadra più offensiva, che lo avvicinerà, appunto, alla porta. Ma anche così Oristanio è nei primi 15 giocatori del campionato per passaggi chiave (passaggi che mandano al tiro un compagno) e ha già effettuato 2 assist.

Ha anche una tendenza verticale che sicuramente capiremo meglio col tempo, quando magari imparerà a procurarsi meglio lo spazio per il tiro (non calcia molto per ora, e questa forse è la differenza più grande con Orsolini).

Per ora è come se vedessimo il talento di Oristanio da dietro un vetro appannato. Dopo averlo visto giocare, e magari mettere in difficoltà la difesa della propria squadra, è difficile non pensare che abbia qualcosa di speciale. È anche sorprendente vederlo così influente a un’età così giovane: un dribblatore può facilmente diventare avulso dal sistema, giocare una partita a parte, lui è sempre centrale, anche quando sbaglia provando cose troppo complicate.

Oristanio 1
Una cosa complicata che gli è anche riuscita, in Olanda.

Dopo essersi trasferito dalla Campania a Milano, all’Inter, da adolescente, e aver girato in prestito fino alla scorsa stagione con il Cagliari, in estate è stato ceduto al Venezia - anche se pare che l’Inter abbia una clausola per riprenderlo, volendo. Se ne parla non solo perché ha giocato bene contro la sua ex-squadra qualche settimana fa, ma anche perché giocatori come lui sono merce rara nel nostro campionato.

La Serie A di solito non è molto paziente con talenti come il suo. Anche giocatori con un’efficacia e un impatto molto superiore al suo, al picco delle proprie carriere (un esempio su tutti: Insigne) vengono criticati per i troppi errori.

Oristanio sembra saperlo, grazie all’esperienza biennale in Olanda, al Volendam (con cui è stato promosso dalla seconda divisione all’Eredivisie), oggi può dire che «all’estero ci sono più libertà e fiducia». Anche le ultime partite della Nazionale ce lo hanno ricordato.

Gaetano Oristanio è il tipo di talento verso cui servirebbe pazienza, da far crescere sperando che diventi qualcosa di più, senza poter sapere esattamente cosa può diventare. Dobbiamo aspettare che sgrezzi il suo gioco, che migliori le sue decisioni e l’associazione con i compagni.

Dobbiamo aspettare che il tempo passi un panno sul vetro appannato. Se abbiamo troppa fretta e passiamo oltre, se pensiamo di aver già visto bene il contorno della sua figura, i limiti del suo talento, rischiamo di perdere un’altra opportunità. E poi alla fine chi ci rimette, siamo sempre noi, costretti al carcere della nostalgia - eh ma non ci sono più i numeri dieci di una volta...

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