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Perché tutti vogliono Osimhen?
21 lug 2020
Un centravanti di prospettiva, da pagare caro.
(articolo)
10 min
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Con il mercato ancora lontano dalla sua apertura e diverse partite da disputarsi, pochi giorni fa il Napoli sembrava già vicino al colpo più importante del suo calciomercato. Nonostante la squadra di Gattuso abbia centrato la qualificazione all’Europa League (grazie alla vittoria della Coppa Italia) e possa già programmare per il futuro, il possibile arrivo di Victor Osimhen sarebbe comunque una sorpresa e nelle ultime ore la trattativa si è complicata. Il calciatore ha cambiato agente e l’accordo tra lui e la società è ancora in bilico; nel frattempo il Lille, oberato da problemi economici, ha fretta di cedere, e nonostante si parli dell’interessamento di altre squadre (soprattutto dalla Premier) il Napoli pare ancora quello con l’offerta più alta. Il DS del Lille lo ha già dato per venduto: «Siamo ai dettagli finali per il trasferimento di Osimhen. C’erano anche altri club ma la scelta del giocatore ormai è fatta. È un peccato doverlo cedere ma andrà via».

Abbiamo imparato a non stupirci più delle cifre che circolano nel calciomercato, ma i 60 milioni su cui può formalizzarsi l’accordo renderebbero comunque Osimhen l’acquisto più costoso della storia del Napoli: 20 milioni in più rispetto a Hirving Lozano e Gonzalo Higuain, seppure in un’epoca diversa di calciomercato. L’investimento sarebbe inusuale per un club di solito accorto come il Napoli ed è giusto quindi interrogarsi su che cosa ci hanno visti i dirigenti partenopei e qual è il progetto per la prossima stagione.

Bisogna fare una premessa, e cioè che Osimhen ha appena 76 presenze tra i professionisti nel calcio per club: nonostante abbia già 22 anni, un’età in cui il talento calcistico è già piuttosto formato, stiamo parlando di un giocatore il cui valore è ancora tutto da definire e i cui limiti, così come i margini di miglioramento, non sono ancora chiari. Se da una parte questo può essere un valore aggiunto, perché magari il giocatore è più malleabile di altri più "formati", dall’altra sarebbe ingiusto aspettarsi troppo da lui.

Humble Victor

Di Osimhen si parla dal 2015, da quando è diventato capocannoniere del Mondiale U-17 vinto dalla Nigeria infrangendo il record di reti segnate: 10 in 7 partite. L’unico calciatore della storia del torneo ad aver segnato in ogni match. Già in quel mondiale, nonostante avesse appena 17 anni, aveva mostrato un repertorio di finalizzazioni piuttosto completo: ha segnato di sinistro, di destro a giro sul secondo palo, in tap-in, su rigore, di testa.

Neanche all'interno di quella selezione nigeriana, però, spiccava come il calciatore più tecnico: in squadra c'erano centrocampisti col tocco al velcro come Chukwueze e Nwakali, finiti uno al Villarreal e l’altro all’Arsenal; Osimhen, invece, già da quel torneo viene paragonato a un altro giovane numero nove nigeriano, Umar Sadiq. Un centravanti di quasi 2 metri ma di appena 75 kg, che Daniele Manusia aveva definito "fatto di fiammiferi” qualche anno fa. Ma è un paragone impressionistico basato sulla nazionalità e sul fisico longilineo: se Sadiq ha un rapporto col pallone, come dire, controverso, Osimhen ha una tecnica non eccezionale ma sobria e puntuale; se Sadiq sembra aver bisogno di inciampare sulla palla per portarsela avanti (con un’efficacia a volte inspiegabile), Osimhen pare sempre in perfetto controllo della situazione.

Ha avuto un’infanzia umile, come potete immaginare: a Lagos, da ragazzino, vendeva i cartoni d’acqua per strada, la sorella le arance e il fratello giornali. Viveva vicino a una discarica e col fratello andavano ogni venerdì e sabato a cercare roba, soprattutto scarpe: «Ogni tanto vedevi una Nike sul piede destro, poi guardavi al sinistro… e c’era una Reebok! Era pura sopravvivenza».

Dopo il Mondiale si parla di lui per l’Arsenal e l’Inter, ma come altri talenti Osimhen ha preferito il contesto della Bundesliga, dove si poteva anche immaginare che avrebbe avuto meno pressioni e più partite disponibili. A gennaio del 2016 firma un pre-contratto col Wolfsburg e rimane un altro anno in Nigeria: «È vero che grandi club come l’Arsenal mi volevano e mi sono sentito onorato. Personalmente però sento che il Wolfsburg è perfetto per raggiungere i miei obiettivi professionali». Col suo record di reti al Mondiale U-17 ha superato due attaccanti che si erano fermati a 9 gol: Souleymane Coulibaly e Florent Sinama-Pongolle. Entrambi avevano scelto un trasferimento in Premier, ed entrambi avevano infilato le proprie carriere in una spirale malinconica: Coulibaly è stato forse l’unico calciatore della storia a essersi trasferito dal Tottenham al Grosseto.

Arrivato in Germania, per Osimhen le cose si fanno più difficili del previsto, rimedia subito un infortunio che ne rallenta l’inserimento in squadra e il club decide di prendere in prestito Divock Origi per compensare alle sue difficoltà. Gioca 16 partite il primo anno, non segna mai. Finisce in prestito allo Charleroi, ma il campionato belga - che ha una solida tradizione di giocatori nigeriani di successo - si rivela una buona idea: stavolta segna 20 gol, alcuni stupendi.

Alla sua seconda presenza, contro il Beveren riceve un cross in area ma ha un primo controllo impacciato, un difensore addosso, alla fine si ritrova spalle alla porta senza inerzia per tirare. Allora decide per un colpo di tacco da calcio amatoriale che incredibilmente funziona. Una rete che dimostra bene come attraverso l’istinto Osimhen riesca a compensare alcune lacune tecniche. «Quel gol per me è speciale. Guardo sempre lo stile dei migliori attaccanti, il modo in cui segnano per aggiungerli al mio repertorio».

Il suo idolo è Didier Drogba e nonostante il suo soprannome sia “Humble Victor” (l’umile Victor), sogna di andare al Real Madrid. Se Dio lo assisterà, aggiunge sempre.

Un attaccante più a suo agio senza palla

Il Lille paga 13 milioni di euro il Wolfsburg e lo porta in Francia. Il contesto per lui è ideale: una squadra giovane, un campionato che esalta il talento tecnico e fisico e un contesto tattico perfetto per lui. Il Lille di Christophe Galtier gioca un calcio estremamente fisico e diretto, modellato per esaltare le qualità di giocatori come Ikoné, Bambà e Renato Sanches.

Nel gioco di transizioni lunghe del Lille Osimhen è un pesce nell’acqua. Quando è lanciato in campo aperto è davvero, davvero, devastante in accelerazione: se il difensore prende contatto riesce persino a usarlo per prendere ulteriore velocità.

Un missile.

Sul piano atletico Osimhen è tra i migliori giocatori offensivi in Europa. È alto un metro e 86, in allungo è imprendibile, ma anche sui primi passi ha una rapidità di piedi da non sottovalutare. Per esaltare questa sua caratteristica Gaultier lo fa defilare spesso sull’esterno, dove ha più campo di fronte a sé e può sfruttare i mismatch fisici con gli esterni difensivi avversari. Quando parte largo Osimhen rimane importante più per quantità che per qualità: aiuta la squadra a guadagnare metri, ma non ha una grande creatività: ha 0,6 dribbling riusciti (e 0,8 falliti) e appena 0,8 passaggi chiave per novanta minuti.

È un attaccante che lavora sporco, ed è per questa sua praticità che è stato utile al Lille. Galtier schiera la squadra con il 4-4-2 o il 4-2-3-1, mantenendo invariati i suoi principi: quelli di una squadra ama giocare in transizione, che attacca in modo diretto e verticale e che quando è pressata in costruzione dal basso non disdegna di lanciare lungo verso le punte. Osimhen è il quinto centravanti della Ligue 1 per duelli aerei giocati - più di 10 ogni novanta minuti - e ne vince circa la metà. Una percentuale sufficiente ma non eccezionale.

Nel gioco spalle alla porta, però, cominciano a venire fuori alcuni limiti, quando deve usare il suo fisico in maniera più tecnica, manipolando di più i difensori e giocando in spazi ristretti. In questi casi manca di quella malizia che arriva con l’esperienza, ma soprattutto di tecnica. Il suo controllo palla è sobrio ma elementare, quando il contesto attorno a lui si fa più difficile e gli si richiede più sensibilità tornano fuori i suoi limiti. Anche nel gioco di sponda per i compagni è molto impreciso. In Ligue 1 ha tenuto una preoccupante percentuale di passaggi riusciti, poco oltre il 60%.

Quando si tratta di far gol, però, Osimhen torna a proprio agio. Con 13 reti segnate in Ligue 1 è quarto nella classifica marcatori, dietro Mbappé, Ben Yedder e Dembelè del Lione. Un dato che assume più peso se pensiamo che il Lille non è certo una grande macchina offensiva: ha segnato meno della metà dei gol del PSG e dieci in meno del Monaco. Osimhen è quinto per xG in open play in Ligue 1.

La più grande qualità di Osimhen sono forse i suoi smarcamenti dietro la linea difensiva. Quest’anno ha segnato diversi gol molto simili, tagliando alle spalle dell’ultimo difensore con un timing perfetto, concludendo poi con finalizzazioni fredde e precise: contro l’OM, contro l’Amiens e contro il Monaco, quando ha segnato uno dei miei gol preferiti. Ha preso posizione tra i centrali, poi ha tagliato alle spalle di Glik; il portiere aveva letto bene il movimento ma lui lo ha anticipato con uno scavetto di prima intenzione. È il calciatore che finisce più in fuorigioco in tutta la Ligue 1: un dato non necessariamente negativo e che dimostra la sua ostinazione negli smarcamenti alle spalle della difesa.

Nelle letture Osimhen è un calciatore più maturo di quanto il suo farebbe pensare. Anche nella selezione di tiro lascia i tentativi più ambiziosi a Ikonè, mentre si concentra nel concludere in area di rigore: è terzo in Ligue 1 per tiri in area fra i giocatori con più di mille minuti giocati. Tuttavia rimane un giocatore a cui piace attaccare l’area da lontano: sui cross e negli attacchi posizionali la sua efficacia si normalizza. In carriera ha segnato qualche gol di testa, ma nessuno in questa stagione con la maglia del Lille.

Quindi, cosa ci vedono Napoli, Chelsea e le altre?

Per ora non c’è molto a farci pensare che Osimhene appartenga all’élite dei numeri nove: né le sue qualità tecniche, né le sue statistiche offensive. Se oggi il Napoli, e altre squadre di prima o primissima fascia come il Chelsea o il Liverpool, vogliono investirci una cifra altissima c’è anche una questione di contesto su quanto sia difficile trovare centravanti giovani sul mercato.

Basta guardare la top-5 della classifica marcatori dei primi cinque campionati europei: Osimhen è solo uno dei quattro under-23 presenti, e gli altri tre sono Rashford, Mbappé e Sancho, arrivati ormai su valutazioni di mercato siderali. Oggi i centravanti maturano tardi e restano al loro prime più a lungo, i giovani profili che sembrano interessanti in prospettiva sono sparuti e si pagano cari: Timo Werner è stato pagato 60 milioni di euro e per Lautaro Martinez si parla di una valutazione superiore ai 100.

Il ragionamento che si fa è sui margini di miglioramento. Osimhene possiede qualità atletiche di primo livello e un istinto da prima punta interessante: questo basta a renderlo richiesto sul mercato. Se diventerà o meno un grande attaccante, e se avrà un impatto sull’immediato, dipenderà soprattutto dal contesto che gli si costruirà attorno. Sembra nato per campionati intensi e dai ritmi alti, dove gli spazi sono più ampi e i suoi difetti tecnici possono venire nascosti più facilmente, al Napoli, e in Serie A, a Oshimen rischiano di mancare quegli spazi che ne esaltano le conduzioni e i movimenti senza palla. Le difficoltà che potrebbe trovare sono le stesse che ha affrontato Hirving Lozano, un altro giocatore impacciato in un contesto più tattico e in spazi più chiusi.

Rispetto a Milik, Osimhen è un giocatore meno tecnico, meno associativo, meno presente in area di rigore. Un centravanti che, in generale, produce meno. Dal loro scambio il Napoli ne guadagnerebbe in dinamismo e in quel gioco di transizioni che ha applicato soprattutto contro avversari di livello più alto. Segnerebbe più degli 11 gol segnati finora, quest'anno, dal polacco? Chi può dirlo. In ogni caso per i difensori di Serie A sarebbe complicatissimo fronteggiare il dominio fisico di Osimhen, ricordiamo anche che il Napoli ha già acquistato Petagna, che non è detto che rimarrà ma che in linea teorica può essere più utile come regista offensivo e contro difese più chiuse.

Al Lille, Osimhen aveva un contesto cucito sulle sue migliori caratteristiche, ma non è detto che uscire dalla comfort zone non sia una buona idea per mostrare qualità che oggi è forse ancora troppo presto per riconoscergli.

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