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Dopo 10 anni Lucas Piazon ha lasciato il Chelsea
22 gen 2021
Ed è diventato un giocatore del Braga, dopo sette diversi prestiti.
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16 min
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Foto di Jose Manuel Alvarez/Quality Sport Images/Getty Images
(copertina) Foto di Jose Manuel Alvarez/Quality Sport Images/Getty Images
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Il 14 gennaio 2021 il Chelsea ha ceduto Lucas Piazon al Braga. Nel comunicato della società inglese la prima parola a spiccare è “permanent” (Permanent portuguese move for Lucas Piazon scrivono con caratteri giganti) a indicare come il passaggio di quello che era stato certificato come il nuovo Kaká fosse definitivo, come le tasse, la morte, eccetera eccetera.

Piazon era del Chelsea da nove anni e mezzo, che sono un sacco di tempo se parliamo di calciatori: basti pensare che Frank Lampard ha giocato con i "Blues" per tredici anni ed è considerato una bandiera sacra del club che oggi allena. Ma se il centrocampista inglese ha indossato la maglia blu del Chelsea per 648 volte, Piazon si è fermato a tre presenze totali, collezionando invece un totale di sette prestiti. Il brasiliano era diventato un po’ il padre putativo di tutti i giocatori mandati in prestito dal Chelsea, un esercito di nomi che nel gennaio del 2019 è arrivato a toccare le 41 unità in contemporanea.

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La somiglianza fisiognomica con Kaká è abbastanza evidente, ma il campo dirà altro.

Il suo è un caso limite di come il sistema dei prestiti può distorcere la carriera di un calciatore, partita come quella del predestinato arrivato dal Brasile per sconquassare l’Europa e continuata in maniera sempre più malinconica fino a oggi, quando alla soglia a 27 anni compiuti sembra già un ex giocatore che deve provare a costruirsi una credibilità da zero in un club di medio livello del campionato portoghese.

Ma come si è arrivati a questo punto? La carriera di Piazon è paradossale e vale la pena ricostruirla.

L’approdo al Chelsea

Nel dicembre del 2010 Piazon sbarca con la famiglia a Torino. Nelle formazioni giovanili ha segnato tonnellate di gol ed è uno di quei prospetti su cui è facile mettere la mano sul fuoco. Secondo i regolamenti internazionali - forse li ricorderete per Pato al Milan - i giocatori brasiliani non possono giocare in Europa fino al compimento dei 18 anni. La Juventus però vuole almeno assicurarsi il ragazzo (e c’è una speranza di fargli avere il passaporto italiano per via di alcuni parenti veneti). Piazon visita le strutture d’allenamento della squadra, siede in tribuna per uno Juventus-Roma, insomma tutti piccoli corteggiamenti che i bianconeri mettono in piedi per convincerlo a firmare con loro, forti di un accordo di massima con il San Paolo per il trasferimento nel gennaio successivo.

L’arrivo di Piazon alla Juventus sembra solo una questione di tempo, ma sorprendentemente sorgono problemi riguardo il contratto del giocatore. A marzo si infila il Chelsea che chiude a 7,5 milioni di euro con il San Paolo e offre a Piazon quanto chiesto dal suo agente, a differenza dei bianconeri. Marotta, appena arrivato a Torino e ancora lontano dai fasti contiani, commenta orripilato: «Non è etico dare un milione di euro all'anno a un ragazzo ancora minorenne».

Nell’estate del 2011 Piazon si stabilisce quindi a Londra per allenarsi con il Chelsea nell’attesa di poter debuttare in prima squadra dopo il 20 gennaio 2012, al compimento dei 18 anni cioè. Nel frattempo gioca con le giovanili, con cui vincerà anche una FA Youth Cup. Il 31 gennaio arriva la prima convocazione con i grandi, allenati in quel momento da Villas-Boas, senza però esordire. In quella stagione colleziona solo qualche panchina senza mai debuttare, ma vede da vicino i suoi compagni festeggiare la vittoria della Champions League. Lui viene eletto “Miglior Giocatore Giovane del Chelsea per l'anno 2012”. Il futuro sembra luminoso.

La stagione successiva viene inserito nella lista del Chelsea sia in Premier League che in Champions e il 25 settembre debutta da titolare in una larga vittoria contro il Wolverhampton in Carling Cup. Schierato sul lato sinistro, Piazon serve l’assist per il secondo gol di Ryan Bertrand. Sembra l’inizio di una bella storia, quella dei predestinati che ci mettono pochi minuti per diventare decisivi, ma l’inserimento di Piazon è più difficile del previsto. Nella sua zona di campo, infatti, il Chelsea in estate ha comprato Eden Hazard, che ben presto si mette in luce come uno dei migliori giocatori della Premier League, e Oscar, altro trequartista brasiliano vagamente somigliante a Kaká di tre anni più grande di lui. Fa in tempo a sbagliare un calcio di rigore negli ultimi minuti di una vittoria per 8-0 con l’Aston Villa, poi il 15 gennaio Piazon viene girato in prestito secco al Malaga.

Malaga e Vitesse

Per una grande squadra, mandare un giovane in prestito per giocare è una scelta normale. Anche per Piazon appare un passaggio naturale: «All'inizio mi sentivo davvero bene», racconterà anni dopo, «Sentivo che il Chelsea aveva aspettative e interesse per me». Il giorno della presentazione il brasiliano dice che può giocare ala destra o sinistra «ma anche a centrocampo». Il Malaga è ancora “il Malaga degli sceicchi”, una squadra con grandi ambizioni. È allenata da Pellegrini e si schiera con un 4-2-3-1 dove un giovanissimo Isco (come a Londra con Hazard, per la seconda volta Piazon si trova davanti un fenomeno nel suo ruolo), Julio Baptista e Joaquin giocano alle spalle di un attaccante che può essere Saviola o Santa Cruz. La Liga sembra un campionato con un impatto fisico meno faticoso per un giocatore come Piazon e all’inizio Pellegrini gli dà fiducia, usandolo come alternativa ai titolari. Le sue 14 presenze - soprattutto spezzoni nei finali di gara - saranno tutte concentrate tra febbraio e aprile. Dalla panchina vede i suoi compagni suicidarsi nei quarti della Champions League contro il Borussia Dortmund, subendo due gol nel recupero che costano l’eliminazione.

Appena diciottenne, con un fisico ancora immaturo (Malagafc.com).

Intanto il Malaga inizia ad avere gravi problemi finanziari che ne mettono in bilico il futuro. A maggio Pellegrini rassegna le dimissioni in un clima di smobilitazione e nessuno pensa più a Piazon, che torna mestamente al Chelsea. Neanche il tempo di acclimatarsi, che all’apertura del mercato, il 1° luglio del 2013, viene girato in prestito al Vitesse in Olanda. Nel frattempo il club inglese spende oltre 60 milioni di euro per acquistare Schürrle e Willian, altre due ali/trequartisti.

Nel 2010 il Vitesse era stato acquistato dall’imprenditore georgiano Merab Jordania, grande amico di Roman Abramovic (secondo alcune indagini, ci sarebbe stato proprio il proprietario del Chelsea dietro questo acquisto). Da quel momento le due squadre avevano iniziato una fitta collaborazione che, principalmente, prevedeva il prestito di alcuni giovani del Chelsea alla squadra olandese. Solo in quella sessione estiva, insieme a Piazon, dal Chelsea erano arrivati al Vitesse Sam Hutchinson, Cristián Cuevas, Gaël Kakuta, Patrick van Aanholt e Christian Atsu. Il nuovo allenatore del Chelsea è Mourinho che, racconta Piazon, è stato da subito chiaro circa la sua intenzione di mandare i giovani in prestito per farli giocare con maggiore continuità.

Alla prima intervista da giocatore del Vitesse, Piazon ripete che per tutta la vita (in questo momento ha 19 anni) ha giocato come ala e quindi vorrebbe giocare lì, ma che se vorranno usarlo come numero 10 «va bene uguale». Gli chiedono anche della comparazione con Kaká, lui risponde che in Brasile fanno così: quando un giovane fa bene tendono a paragonarlo a un giocatore affermato passato dalla stessa squadra (tutti e due hanno giocato per il San Paolo), ma ripete di essere un giocatore più offensivo.

Al Vitesse trova Peter Bosz che ascolta queste parole: dalla seconda giornata ne fa il suo attaccante sinistro e ottiene in cambio da Piazon una brillantissima prima parte di stagione. A fine dicembre ha segnato 10 gol e effettuato 8 assist. Il Vitesse si trova nelle prime posizioni giocando con un calcio spettacolare e spregiudicato che gli permette di battere anche il PSV per 6-2. In quella partita Piazon segna un gol e fa due assist. A metà stagione è il miglior giocatore del Vitesse per gol, assist, passaggi chiave e secondo per dribbling ad appena 20 anni, molti grandi club si accorgono di lui. Piazon dice: «Non vedo l'ora di tornare al Chelsea».

Nella seconda metà della stagione però non brilla come nella prima, come il Vitesse del resto, ma quella rimane un'annata importante per un giocatore così giovane. Forse è questo il momento in cui Piazon pensa di poter meritare il Chelsea o che si sta avvicinando a poterlo meritare. Tuttavia non fa in tempo a tornare che deve ripartire: l’Eintracht Francoforte lo prende in prestito per un anno pagando 800mila euro.

Eintracht Francoforte, Reading e Fulham

Probabilmente è la cessione in Germania quella che rompe qualcosa nel rapporto tra Piazon e il Chelsea. A settembre di quell’anno - a stagione appena iniziata - il brasiliano parla già del suo futuro: «Se tutto va bene, posso sicuramente immaginare di restare a Francoforte». Sta per trasferirsi nel suo nuovo appartamento e da qualche giorno studia il tedesco. A 21 anni Piazon ha già dovuto parlare inglese, spagnolo, olandese e tedesco per lavoro.

Il suo momento di gloria arriva alla sesta giornata. Entrato a cinque minuti dalla fine della partita contro l’Amburgo, Piazon trova il gol vittoria nel recupero con una punizione dagli echi juninhopernambucaneschi.

Eppure anche l’impatto con la Bundesliga non va come sperato: Piazon gioca poco più di 1000 minuti in stagione, messo in ombra da Marc Stendera, giovane prodotto locale che poi avrà una carriera mediocre. Ad aprile il DS dell’Eintracht gli dà il benservito, in estate per la terza volta Piazon torna a Londra dalla squadra che ne possiede il cartellino. «Il campionato olandese è tutto incentrato sul gioco del calcio» ha spiegato in un'intervista al Daily Mail quando era già un giocatore del Reading, nella Championship. A 22 anni Piazon parla già come un calciatore che ha capito che il calcio di alto livello non fa per lui: «Non si difende come matti [...] era così facile segnare o fare assist. Poi mi sono trasferito in Germania, dove devi correre 12 o 13 km in ogni partita. Dopo la prima partita sono rimasto in campo, quasi morto».

Il Chelsea aspetta il 31 agosto per parcheggiarlo al Reading, di nuovo in prestito secco. È strano pensare che non abbia provato a farlo tornare al Vitesse, dove comunque dovevano avere un buon ricordo. Sembra che il destino per Piazon sia quello di girare, cambiare, essere precario. «Ho imparato che ci vuole tempo per adattarsi e forse, con due o tre anni in Germania, avrei potuto avere un impatto migliore», dice nella stessa intervista, ma è un privilegio che non gli è mai stato concesso.

Nel Reading Piazon inizia come titolare, ma a metà stagione finisce in panchina. Paradossalmente, per uno che doveva essere il nuovo Kaká, Piazon ha un gioco lento e compassato che vive di estemporanei colpi di classe grazie a un piede destro comunque notevole. Su un sito di tifosi esce un articolo dal titolo Lucas Piazon: The New Marek Matejovsky? dove viene paragonato a una meteora polacca del club inglese.

In estate torna di nuovo al Chelsea, deve essere esasperato: «Sono stanco di trasferirmi all'estero. Uno, due, tre prestiti, forse basta. È ora che rimanga da qualche parte per più di un anno». Nei mesi estivi che passa con la squadra che ne detiene il cartellino, Piazon si allena con gli altri giocatori del Chelsea rientrati dal prestito in attesa di essere mandati altrove. Disputano amichevoli a porte chiuse per tenersi in forma e farsi notare dagli osservatori presenti, una cosa a metà tra un reality e un campo di rieducazione. Hanno una chat su WhatsApp con cui mantengono i rapporti durante l’anno, quando sono sparsi per il pianeta: «Ci raccontiamo i nostri fine settimana, la nostra vita fuori dal calcio», racconta Patrick Bamford, che dopo essere stato prestato in giro dal Chelsea per sei anni oggi ha trovato la sua dimensione nel Leeds di Bielsa.

A Piazon viene trovata una squadra di nuovo all’ultimo, il 31 agosto. Questa volta però non deve spostarsi di molto: a prenderlo è il Fulham, il cui stadio dista nove minuti di macchina da quello del Chelsea. Il prestito è valido fino al 15 gennaio: sono quattro mesi e quindici giorni. Non dover almeno cambiare città e lingua sembra aiutare Piazon, che al Fulham vive il suo momento migliore: a gennaio il prestito viene rinnovato fino a giugno, e poi da giugno a giugno dell’anno successivo, nel mentre il brasiliano rinnova il suo contratto con il Chelsea per la seconda volta.

Per la prima volta Piazon rimane per due anni in una squadra. La seconda stagione, nonostante un brutto infortunio a inizio stagione, aiuta il Fulham a raggiungere i playoff di Championship con 5 gol. Nelle partite decisive per la promozione, però, rimane in panchina. Il ruolo di ala sinistra, dove sembra trovarsi più a suo agio potendo entrare dentro il campo col destro, gli viene scippato da Ryan Sessegnon, formalmente un terzino che a confronto di Piazon sembra fare un altro sport. Il brasiliano migra così sull'altra fascia, nel ruolo che diventerà quello attuale, ovvero di ala destra che usa la sua facilità di calcio per crossare.

Chievo e Rio Ave

Forse Piazon ci sperava, ma la cessione al Fulham non si concretizza. Non è chiaro se sia stato il Fulham a non insistere o se il Chelsea abbia preferito tenere Piazon in questo limbo. Tornato ai "Blues" per il ritiro estivo, Maurizio Sarri dà pareri positivi sul giocatore. Blocca addirittura una possibile cessione in prestito al Milan e lo inserisce in squadra, ma è un buco nell’acqua. Piazon gioca due partite con l’U23, senza andare in gol e viene convocato con la prima squadra solo per la semifinale di Carabao Cup contro il Tottenham a fine gennaio, senza però entrare in campo. Pochi giorni dopo viene ceduto in prestito al Chievo, che sta avendo una delle peggiori stagioni nella storia della Serie A.

Il prestito di Piazon al Chievo è ridicolo. Cosa doveva farsene una squadra spacciata, che sta usando la seconda parte della stagione come passerella per qualche giovane di un giocatore come il brasiliano? Ovviamente anche lui non sa che dire, alla settima conferenza di presentazione con una nuova maglia, ormai dice quello che vogliono fargli dire: «La scelta di venire al Chievo deriva dal mio desiderio di tornare a essere protagonista in campo e combattere per qualcosa». Forse Piazon non sa che il Chievo è praticamente già in B, o più probabilmente non crede a quello che dice. Gli chiedono anche della Juventus, lui ammette di aver preferito il Chelsea ai bianconeri, ma prova a nascondere il rimpianto: «Non posso sapere che tipo di giocatore sarei diventato se avessi fatto una scelta differente nel passato».

Con il Chievo Piazon gioca un totale di 80 minuti spalmati su 4 partite, chiuso dall’impatto del giovane Vignato sulla Serie A. A fine stagione se ne torna al Chelsea, rimpianto giusto da qualche giocatore di Fantacalcio che aveva sperato di svoltare con lui. A Londra trova Lampard, l’ottavo allenatore diverso, che è stato anche un suo compagno. Ancora una volta Piazon fa tutta la preparazione con la squadra (o almeno con la squadra dei prestiti) e poi viene spedito altrove alle porte di settembre, questa volta in Portogallo, al Rio Ave, in prestito per due stagioni. Il passaggio con queste modalità è la dimostrazione di come il sistema dei prestiti abbia distorto la carriera di Piazon: se una squadra sa che può avere un giocatore di buon livello - almeno per il campionato portoghese - in prestito, perché dovrebbe prendersi il rischio di comprarlo?

A questo punto forse vi ricorderete di Piazon per aver giocato i 120 minuti nella partita dei preliminari di Europa League contro il Milan. Quella sera ha giocato particolarmente bene, servendo l’assist per il primo gol e realizzando il suo rigore in una lotteria finita al 24.esimo rigore. Nelle 36 presenze con i portoghesi il brasiliano gioca in 7 ruoli diversi, dalla mezzala destra alla prima punta, ma a questo punto Piazon non è più un calciatore a cui provare a dare un giudizio, definire l'identità. È più un concetto, un’idea: forse per la facilità con la lingua - il portoghese che è la sua lingua madre - il prestito al Rio Ave è quello che rompe la scorza fino a quel momento inscalfibile di Piazon sempre sorridente, sempre contento del suo destino.

In un’intervista al quotidiano portoghese A Bola è piuttosto definitivo sul suo futuro: «Il mio tempo al Chelsea è finito. Ho 25 anni, sono stato in prestito più volte», e fa ancora più strano vedere la storia dei suoi prestiti accanto a quella della sua età. Per Piazon diventa anche una questione che va oltre il campo: «Ho bisogno di un posto dove potermi sentire a casa. Voglio sapere che a luglio tornerò nello stesso posto, nella stessa casa». Subito dopo è costretto a pubblicare una specie di lettere di scuse in cui dichiara di adorare il Chelsea e tutti quelli che lavorano lì.

Eppure poche settimane dopo ripete più o meno le stesse cose, in un’altra intervista: «All’inizio credevo che sarei tornato indietro e avrei avuto la mia opportunità. Poi, col passare del tempo, ho capito che ero solo un altro business per loro».

Finalmente una casa

Arriviamo a gennaio di quest’anno. A Vila do Conde, sede del Rio Ave, Piazon sembra aver trovato stabilità: sta giocando con regolarità da un anno e mezzo, ha un figlio che chiama Roman (come Abramovic), è contento di poter in cinque minuti arrivare da casa al campo di allenamento mentre a Londra ce ne volevano più di 45. Certo in estate il Chelsea lo ha costretto a rinnovare ancora il contratto, ma insomma. Per almeno altri 6 mesi dovrebbe rimanere al Rio Ave, ma poi succede qualcosa. A investire in maniera definitiva su di lui è il Braga, altra squadra portoghese, con cui firma un contratto di 4 anni e mezzo. Da nessuna parte si legge di costi per il trasferimento, che dobbiamo presumere sia avvenuto in maniera gratuita.

Nelle prime due partite con la nuova maglia, Piazon ha giocato rispettivamente 6 e 8 minuti. Il Braga è quarto nel campionato portoghese (dietro il trio Sporting, Porto, Benfica) e si è qualificato ai sedicesimi di Europa League (dove affronterà la Roma) giocando un ottimo calcio. Ragionevolmente il brasiliano dovrebbe diventare un giocatore importante per loro. Se così non fosse, almeno Piazon si è liberato del gioco del Chelsea. Il giorno dopo il suo trasferimento, Marcaha ricostruito il destino di quella che ha chiamato La generazione Piazon, ovvero tutti i giovani talenti comprati da Abramovic in quegli anni e mandati altrove. Tra loro ci sono alcuni bidoni come Ulises Dávila e Wallace Oliveira, ma anche tre fenomeni Lukaku, De Bruyne e Courtois, l’unico ad aver giocato regolarmente con i "Blues".

Che il sistema di prestiti messo in piedi dal Chelsea fosse tossico per molti era già evidente. Jamal Blackman, portiere arrivato al settimo prestito in cinque anni, ha evidenziato come per la società inglese esiste il calcio e poi i prestiti, come se le due cose fossero separate: c'è una gestione sportiva e una più amministrativa, come se fossero un'agenzia di procuratori sportivi. La carriera di Piazon al Chelsea è stata esattamente di questo tipo, qualcosa di distaccato dal calcio, più simile a quei meccanismi della borsa difficili da capire per chi non ha studiato economia, ma che servono agli investitori per far fruttare i capitali con giri sempre più strani.

Quando era ancora all’Eintracht - il terzo prestito della sua carriera - parlando del suo futuro Piazon aveva detto: «Il calcio è imprevedibile, tutto può cambiare così in fretta». A pensarci però per lui il calcio è stato estremamente lento e faticoso, dopotutto si dice che tutto cambia perché nulla cambi. Arrivato a 17 anni in Europa, oggi che ne ha 27 si ritrova al punto di partenza. Nella sua bio di Twitter ha scritto Preparati per il peggio, ma prega lo stesso per il meglio, forse finalmente per Piazon è arrivato il meglio.

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