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Pierluigi Casiraghi, l'ariete
18 gen 2018
I 10 migliori gol di testa di Pierluigi Casiraghi con la maglia della Juventus.
(articolo)
13 min
(copertina)
Foto Bongart / Getty Images
(copertina) Foto Bongart / Getty Images
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Nei quattro anni alla Juventus, Pierluigi Casiraghi è stato una anomalia statistica. Dei 37 gol segnati in bianconero, 18 li ha realizzati di testa. Lasciando parlare i numeri, vuol dire che il 48,6% delle sue reti - praticamente una su due – è arrivata di testa, colpendo il pallone di testa, come a voler sovvertire le regole di un gioco che fondamentalmente si gioca con i piedi.

È difficile farsi un’idea precisa su Casiraghi, uno che da giocatore è sempre stato in mezzo. In mezzo all’area di rigore, mezzo forte e mezzo no, né sufficientemente ruspante da occupare la categoria dei centravanti di provincia, né abbastanza elegante da finire nell’epica dei grandi attaccanti degli anni ‘90. La faccia da pugile e il cognome da imprenditore brianzolo. In mezzo pure quando Shaka Hislop in uscita gli ha distrutto il ginocchio e la carriera.

In mezzo.

Con la maglia della Lazio, l’altra squadra della sua carriera, i suoi numeri si sono aggiustati, i gol di testa diminuiti. Forse grazie all’influenza di Zeman, forse ad una crescita naturale, Casiraghi è diventato un attaccante più completo, capace di segnare in diversi modi, senza però mai essere particolarmente prolifico (nella sua miglior stagione in Serie A ha segnato 14 gol, con Zeman, e solo in un’altra stagione è andato in doppia cifra).

Eppure è interessante tornare su questa anomalia, considerando quanto ha influenzato la sua carriera o almeno la proiezione che abbiamo di essa. Oggi se pensiamo a Casiraghi, pensiamo ad un ariete, a un attaccante forte fisicamente e poco di più, ma non ci immaginiamo quanto era vera questa percezione nei suoi primi anni alla Juventus. I gol segnati di piede in questo periodo, l’altra metà, sembrano sempre casuali, come se prima di calciare chiudesse gli occhi per paura, provando solo a colpire molto forte. Anche quelli veramente belli rimandano questa sensazione di casualità mista ad inadeguatezza, mentre paradossalmente quando colpiva il pallone di testa era molto più convinto e preciso, pur rimanendo fedele all’idea di spaccare le porte anche di testa. Casiraghi sembrava essere a suo agio solo nel contrasto, nella lotta, mentre il pallone era in aria o nel fango. Alla Juventus era arrivato proprio per questo: aprire il campo per i compagni di reparto, quando il 4-4-2 era un dogma, creare spazi con la sua forza fisica che come vedremo era ciclopica.

Per contestualizzare quanto fatto, basta confrontarlo con un altro attaccante che fa della forza il suo motore principale, Andrea Belotti. La scorsa stagione il “Gallo” ha segnato 10 dei suoi 26 gol in campionato di testa, un numero abbastanza spaventoso e che spiega bene la sua superiorità fisica all’interno della serie A, ma che si avvicina solo alle percentuali di Casiraghi nei quattro anni in bianconero. Mihajlovic per primo ha paragonato i due giocatori, eppure già oggi Belotti ha una quantità di soluzioni per finire dentro l’area che Casiraghi non ha mai avuto. Quello che condividono è la voglia matta di arrivare su ogni pallone, anche a discapito della propria incolumità, tanto che lo stesso Casiraghi ci ha rimesso la carriera.

I suoi gol di testa rimandano proprio questo: sono l’espressione della volontà sopra il contesto, gesti mai eleganti ma che contengono una loro poetica. I dieci che seguono possono essere considerati i suoi più belli – tra quelli segnati di testa con la Juventus – ma non necessariamente. Sono quelli più voluti, più disperati, quelli per i quali arrivare a colpire il pallone di testa era questione di vita o di morte.

Eccoli tutti insieme. Godeteveli prima di cominciare a descriverli, uno a uno. Video di Dugout.

10. Vs Amburgo - Coppa Uefa 89/90

Proprio per questa sua continua ricerca del limite, dello sporco, alcune delle sue migliori partite Casiraghi le ha giocate nelle notti minori della Juventus di quegli anni. Trasferte lontane in Coppa Uefa, squadre improbabili in Coppa delle Coppe, qui si esaltava l’attaccante juventino. Fa tutto parte dell’universo Casiraghi, il luogo in cui la sua volontà poteva esprimersi al di sopra dei suoi limiti.

Nell’andata dei quarti di finale della Coppa Uefa, sul pesante campo dell’Amburgo, la testa di Casiraghi svolta la partita. Prima, al 51’, si butta a pesce su un cross dalla trequarti sinistra di De Agostini riuscendo ad infilarsi tra difensore e portiere con la testa e, senza volerlo (immagino, non si può infilare la testa tra due estranei che corrono senza chiudere gli occhi), riesce a servire perfettamente sulla corsa Schillaci che a porta vuota segna l’1 a 0. Pochi minuti dopo, sei per la precisione, la testa di Casiraghi si mette in proprio.

Ancora un cross dalla sinistra, questa volta di Marocchi, lo trova libero in area. Più che trovare libero è proprio l’attaccante ad attirare il pallone. La traiettoria del cross sembra seguire alla perfezione i passettini che Casiraghi fa per liberarsi del proprio marcatore, fino a piovergli in testa all’altezza del secondo palo. A quel punto sembra un gioco da ragazzi fare gol, ma Casiraghi sta camminando all’indietro e non ha tempo di saltare. Il modo in cui colpisce il pallone è innaturale, anche la traiettoria con cui va ad infilarsi vicino al palo non assomiglia a quella che ti immagineresti da un colpo di testa.

C’è qualcosa nel modo in cui usava il corpo per colpire di testa che non è di immediata comprensione. In questo gol all’Amburgo, ad esempio, né salta né muove la testa. È tutto un lavoro di muscoli nascosti che collaborano per rendere Casiraghi un colpitore di testa formidabile.

9. Vs Pisa - Serie A 1990/91

Salta così in alto, Casiraghi, per andare ad impattare questo calcio di punizione che poi - alla fine - deve quasi accartocciarsi in aria per colpirlo, perché semplicemente ha saltato troppo. E lo ha fatto tagliando davanti al difensore e ignorandolo per schiacciare il pallone a terra e poi fargli baciare il palo prima di entrare in rete. Dopo il gol continua la sua corsa ciondolante verso la propria metà campo, come fosse la sua natura fare gol bucando palloni con la testa.

8. Vs Colonia - Coppa UEFA 1989/90

In questo gol al Colonia, nelle semifinali della Coppa Uefa 1989/90, c’è tutta la sua furia agonistica. La traiettoria del colpo di testa è irrimediabilmente modificata dall’impatto con la nuca dell’avversario, ma gli va dato il credito di aver creduto che fosse possibile ricavare un’occasione da un pallone buttato in mezzo all’area come se fosse un gavettone pieno d’acqua. Guardando l’azione fino a solo un attimo prima del colpo di testa, considerando da dove parte e l’angolo sghembo con il quale arriva sul pallone, ci sembrerebbe impossibile vederne nascere un gol. Ed è appunto la parola impossibile a non esistere nell’idea che aveva delle sfumature di un colpo di testa Casiraghi. In carriera ha provato impattare di testa ogni singolo pallone sia entrato nella sua sfera di influenza, senza mai risparmiarsi.

Questa - che potremo chiamare “generosità” - è stata anche un grosso limite per Casiraghi, le cui decisioni all’interno dell’area sembrano spesso affrettate, ma ha avuto anche il grosso merito di aiutare la Juventus, in alcuni dei suoi anni meno brillanti, a creare occasioni senza costruire un contesto, semplicemente buttando il pallone all’interno dell’area.

7. Vs Foggia - Serie A 1991/92

Questo è l’esempio migliore per capire quanto profondamente a suo agio fosse Casiraghi con il gioco aereo. Quando riceve il cross non c’è letteralmente nessun altro in area oltre a lui e al portiere. Ogni altro attaccante avrebbe stoppato il pallone e calciato, lui invece sceglie di andarci di testa. Se da un lato anticipare la conclusione gli permette di prendere in controtempo il portiere, dall’altro lo mette di fronte ad una serie di difficoltà che avrebbero reso quanto meno sconsigliabile quel tipo di scelta. La traiettoria del cross non è infatti così alta, per colpire deve abbassarsi, quasi torcersi. Deve anche fermarsi perché il pallone è arretrato rispetto alla fine ideale della sua corsa. Perde così anche lo slancio che ne avrebbe facilitato il colpo di testa. Per metterlo alle spalle del portiere non può sfruttare la velocità con cui arriva al momento dell’impatto, deve usare il collo come una frusta.

Sfruttando al massimo la forza di cui era dotato, Casiraghi usava i muscoli del collo per imprimere al pallone tutta l’energia possibile, rendendo ogni suo colpo di testa più simile ad un tiro fatto col piede, tanto che questo gol può essere considerato come una mezza rovesciata di testa.

6. Vs Inter - Serie A 1990/91

Se Casiraghi non può essere definito un colpitore di testa molto tecnico, va detto che era davvero bravo in tutti quei movimenti propedeutici allo stacco. Tagli, contro movimenti e finte per ingannare il difensore erano il suo pane. Poteva permetterselo perché aveva sempre una profonda consapevolezza della traiettoria del pallone e del momento migliore in cui colpirlo.

In questo gol all’Inter fa una giocata scolastica – taglio verso il dischetto per poi cambiare direzione verso il secondo palo – ma di tutta la massa di giocatori che cerca il pallone è l’unico a capirne la traiettoria. Questa abilità nel leggere un cross è fondamentale per un attaccante. Più dell’altezza, più della capacità di saltare. È per questo che alcuni giocatori segnano tanto di testa, mentre altri quasi per niente (possiamo analizzare il caso dei difensori: perché alcuni fanno tanti gol di testa ed altri no?), ed è per questo che Casiraghi ha segnato tanti dei suoi gol di testa.

È un talento praticamente invisibile, molto diverso da quelli visibili che siamo abituati ad esaltare. Potremmo anche considerarlo innato, dopotutto è piuttosto misterioso il modo in cui si sviluppa la coordinazione spazio-temporale, eppure in Casiraghi non sembra esserci nulla di puro talento, tutto è stato costruito col duro lavoro, anche questa capacità.

5. Vs Pisa - Serie A 1990/91

In generale il colpo di testa è considerato un fondamentalmente più artigianale degli altri. Nessuno si sognerebbe di mettere un ottimo colpitore di testa (che ne so, Bierhoff) sullo stesso piano dei giocatori molto abili nel toccare il pallone con i piedi. Questo perché è un fondamentale strettamente legato all’altezza e a come viene ricevuto il pallone (per ogni bel colpo di testa, c’è un bel cross si dice). Casiraghi però trascendeva da queste considerazioni, per lui ogni cross su cui poteva arrivare era un bel cross. In questo gol al Pisa con un tuffo riesce ad impattare un pallone troppo avanti rispetto a lui. È tutta una questione di tempismo: Casiraghi colpisce il pallone buttandosi dritto per dritto, nell’esatto momento in cui questo, abbastanza velocemente, gli passa davanti. La capacità che aveva di trovare il pallone in aria è simile a quella di chi riesce ad acchiappare le zanzare al volo mentre stringe la mano a pugno. Magari non è come saper dipingere la Cappella Sistina, ma è davvero utile.

Foto LaPresse Torino archivio storico.

4. Vs Liegi - Coppa delle Coppe 1990/91

Questo gol al Liegi dimostra come Casiraghi, sebbene abbia affidato tutta la sua carriera alla forza, avesse anche una più che discreta sensibilità nel colpo di testa. Approcciandosi ad un cross forte e teso, tutto quello che deve fare è usare la testa come una specie di muretto, scegliere l’angolo migliore per far spiovere il pallone il più vicino possibile al secondo palo. Solo a prima vista sembra un’operazione facile, senza nessun tipo di complicazione, però l’attaccante – in meno di un secondo – deve compiere diverse operazioni complesse: coordinarsi (vedi i passettini che fa prima dello stacco), trovare la linea ideale tra i due difensori per avere uno stacco il più libero possibile e poi scegliere il tipo di traiettoria che vuole dare al pallone, scegliendo la più adatta a terminare in rete.

3. Vs Karla Marx Stadt - Coppa UEFA 1989/90

Casiraghi ha segnato il suo primo gol di testa con la maglia della Juventus in una notte di fine novembre, ad una squadra con il nome di uno dei più importanti pensatori del novecento, mentre il Muro di Berlino era ancora su. L’ha segnato ad una manciata di minuti dalla fine di una partita bloccata sull’uno a uno, una partita in cui i giocatori avevano difficoltà nel vedere il pallone talmente era fitta la nebbia.

Lo ha fatto di pura foga agonistica, come tutti i gol di testa segnati in futuro, spuntando all’improvviso nell’inquadratura dal basso – necessaria per far vedere qualcosa al pubblico davanti alla tv – come un serial killer in un brutto film horror. Casiraghi è esattamente questo gol qua: lotta di classe fatta dentro l’area.

2. vs Fiorentina - Serie A 1991/92

Con questo colpo di testa, Casiraghi decide uno Juventus – Fiorentina particolarmente drammatico, condito da scontri all’interno dello stadio e una continua tensione in campo. A farne le spese è lo stesso giocatore che viene calpestato in volto con violenza dal portiere avversario, Gian Matteo Mareggini, che secondo alcune ricostruzioni non del tutto credibili spiegherà il suo gesto dicendo «Ho attraversato sulle strisce». È proprio in situazioni come queste, di lotta e di governo, che si esprime l’unicità di Casiraghi.

Non è semplice volontà o determinazione, è come se la realtà per Casiraghi fosse fatta di situazioni in cui si è perennemente sull’orlo di una gigantesca rissa. In questo gol salta sopra al difensore come se ne valesse la sua vita, come uno che gira con un coltello in tasca perché non si sa mai.

1. Vs Torino - Serie A 1991/92

In alcuni momenti Casiraghi sembra leggero come Pelè sopra Burgnich. C’è una differenza tra la forza e la capacità di leggere queste situazioni tra lui e i difensori del Torino talmente ampia che i due neanche provano a stargli dietro. Subito dopo il gol si girano all’unisono verso l’arbitro, sperando in un fischio che mitighi la loro umiliazione. Ma non c’è nulla di scorretto in quello che fa Casiraghi, semplicemente salta prima, anticipa il tempo, e poi resta in aria più dell’immaginabile.

Resta in aria così tanto che ha anche il tempo di indirizzare il pallone nell’angolino basso alla sinistra del portiere e rendere il suo colpo di testa imparabile. Viene da domandarsi, vista tutta questa forza, perché Casiraghi non ne abbia fatti cento di questi gol, dominato la serie A per un decennio come si appresta a fare Belotti (forse) e come faceva negli stessi anni Batistuta, un altro la cui forza rispetto al contesto non era neanche paragonabile.

In questo articolo, in cui si parla della spedizione italiana al primo campionato mondiale di calcio per robot del 1996, l’attacco recita così: «Il robot Casiraghi ha un sensore e un software che lo rendano particolarmente aggressivo. Si lancia su tutti i palloni, vuole calciare a ogni costo, è un goleador nato». Immaginando che per un robot colpire un pallone di testa nel 1996 fosse impossibile, forse ancora oggi non lo so, tutto il resto sembra calzare perfettamente con una descrizione accurata di Casiraghi, tranne la cosa più importante. Casiraghi non è stato un goleador nato. Nonostante avesse davvero “un sensore ed un software” che lo rendevano particolarmente aggressivo, che lo facevano lanciare su tutti i palloni.

Tranne in rari momenti non è mai riuscito a dare continuità alla superiorità imbarazzante mostrata in questi gol. Probabilmente erano troppe le dinamiche necessarie affinché la sua forza riuscisse ad emergere su quella degli altri, oppure lo stesso Casiraghi non aveva la capacità di esercitarla in ogni momento come sembrano poter fare i grandi attaccanti.

Quello che resta è un giocatore che ha colpito un enormità di palloni di testa, lottato ogni minuto vissuto in campo. Questo gli ha permesso di costruire una carriera di primo piano, ammonticchiare 44 presenze in Nazionale, finire in Premier League, dove solo un infortunio gli ha impedito di fare quello che sapeva fare nel campionato che più gli era congeniale. Una carriera dolce e amara al tempo stesso, come lo sono i giocatori così strettamente fisici, figure necessarie al calcio, ma del cui talento sia pronti a dubitare in ogni momento.

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