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Chi ha fatto più assist in Serie A, Gomez o Luis Alberto?
07 lug 2020
Ma anche: che cos'è un assist?
(articolo)
12 min
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Insomma chi è il giocatore che ha fatto più assist in questa Serie A? Luis Alberto, come dice il sito della Lega Calcio, a cui le statistiche le fornisce Panini, oppure Alejandro Gomez, come dice Opta, che tra le aziende che raccoglie e fornisce dati in teoria è la più affidabile? Entrambe le aziende ne contano 14 a Luis Alberto, ma la differenza sta in 2 assist del “Papu”, che per Opta sono tali – e arriva 15, record storico del campionato da quanto la stessa azienda raccoglie statistiche – e per Panini no – contandone 13. Per rispondere alla prima domanda, quindi, dobbiamo risolvere la questione di fondo: cos’è un assist?

Sembra facile a dirsi; o meglio, ognuno di noi pensa di avere la risposta giusta, giudicando caso per caso: questo è un assist, questo no. E però, se si vuole raccogliere le statistiche di tutte le partite di un campionato, o di più campionati, capirete da voi che bisogna avere una definizione coerente e sempre valida. Il che mi riporta a quando la professoressa di filosofia al liceo ci fece passare due ore nel tentativo di arrivare a una descrizione essenziale e completa di “matita”. Se non sbaglio vinse una cosa come: “contenitore di una mina”, ma oggi mi chiedo se non è la mina stessa una matita nel momento in cui ne prendessi una tra indice e pollice e l’utilizzassi per scrivere o disegnare, se cioè per definire anche un oggetto, come la matita, non sia necessario comprendere la sua funzione.

Mi sto allontanando dal tema del mio pezzo? Neanche per sogno. Un “assist” statisticamente parlando, è l’ultimo passaggio prima del gol (alcune aziende distinguono tra “assist vincente” e “assist”, ma nel caso di un passaggio seguito da un tiro che non diventa gol è più comune che si parli “key pass”, “passaggio chiave”) ma è sufficiente questa definizione?

Gli assist del Papu su cui Opta e Panini non concordano sono due, dicevamo. Quello che porta al gol del momentaneo 2-1 di Duvan Zapata nella partita giocata a Bergamo contro il Torino,

Era la seconda giornata di campionato e la partita è finita 2-3 per il Toro.

Che dire.

Quello del Papu in effetti è l’ultimo passaggio prima del gol di Zapata, che però si è fatto metà campo palla al piede, prendendo a spallate Djidji prima di girarsi con una specie di veronica in area e ricavarsi lo spazio per il tiro. Mancano altri “eventi” statistici, perché Zapata non ha dribblato nessuno, Djidji è sempre lì davanti, tra palla e porta, e Izzo, che evita girando su stesso, non fa in tempo a rientrare, più che altro. Nonostante ciò, è piuttosto assurdo considerare la sponda di Gomez a centrocampo come un assist.

Discorso simile per il secondo gol segnato da Ilicic contro il Milan, nella partita finita 5-0. Gomez si limita a passargli la palla a più di trenta metri dalla porta, battendo una punizione con tutto il Milan dentro la propria area. Poi è Ilicic ad arrotare un tiro pazzesco che toglie la ragnatele dal sette più lontano.

Era dicembre e Gomez aveva segnato un gol pazzesco bruciando Conti con un dribbling in fascia prima di scagliare un meteorite sotto la traversa.

A mio avviso, quindi, hanno ragione la Lega/Panini/i laziali.

Cioè, trovo difficile sostenere che Gomez abbia fatto più assist di Luis Alberto se i due assist di differenza sono questi – e, va da sé, c’è tutto il tempo per risolvere il problema facendo altri assist, questo vale sia per l’uno che per l’altro.

Il fatto, però, è che quelli del Papu non sono gli unici assist che in realtà sono dei passaggi a metà campo. Basta cercare un po’ per trovare casi limite. Prendete l’assist di Radovanovic prima che Sanabria faccia tutto da solo palla al piede, partendo così da lontano che negli highlights non compare neanche, l’assist:

Non ho chiamato nessuna delle aziende coinvolte (che tra l’altro pubblicano sui rispettivi siti i propri glossari: qui quello di Panini, qui quello di Opta) perché non è un problema che tira in ballo la reputazione di nessuno. Anche Statsbomb, che fornisce i dati al sito fbref.com, consultabile pubblicamente, concorda con Opta nell’assegnare 15 assist a Gomez. E persino Panini, in situazioni simili, avrà senz’altro preso una decisione diversa. Semplicemente perché l’operatore, o gli operatori che hanno raccolto il dato, saranno stati diversi.

Per esempio, l’assist di Meité in Brescia-Torino 0-4, visibile nel video qui sotto, è stato considerato come un “assist vincente” da Panini:

In questo caso Berenguer vince anche un duello aereo…

Insomma, mi sembra chiaro che la questione ontologica, alla base di qualsiasi raccolta, sia inaggirabile: un assist dovrebbe includere anche la funzione di “assistere”, “aiutare” nella fattura del gol, ma non è una questione oggettiva e dipenderà sempre da chi la osserva ed è deputato a decidere. Il punto è che persino un dato apparentemente così immediato e chiaro, come l’assist, tira in ballo una certa dose (che varia a seconda dell’assist) di soggettività. Che è quella dell’operatore che raccoglie il dato e dell’azienda che poi lo vende.

È un problema che in realtà aveva già affrontato Alfredo Giacobbe in un pezzo di un anno fa: «Il calcio, in particolare, è uno sport complesso dal punto di vista della raccolta: alcuni eventi non sono chiarissimi (quanto dev’essere lungo un lancio lungo?), o non c’è accordo tra i provider che raccolgono i dati professionalmente (ho visto che, in alcuni report, al terzino che salta l’uomo alla maniera dei terzini, buttando palla nello spazio e superando l’avversario sulla corsa, non viene assegnato un dribbling vincente; in altri report sì)».

Un esempio dall’ultima giornata: è un assist quello di Cuadrado per Dybala, che poi salta secco Lyanco, prende in controtempo Izzo che comunque riesce a deviargli il tiro? Per Panini, ad esempio,lo è.

A questo punto possiamo chiederci: quanti assist sono diventati tali solo o soprattutto grazie al talento dell’attaccante, anche in assenza di un dribbling? Quanti assist in realtà erano cross buttati a centro area magari senza guardare o passaggi intenzionali ma che non hanno in nessun modo messo l’attaccante in condizione di segnare? O al contrario, quanti passaggi geniali e perfetti non si sono trasformati in assist per un errore dell’attaccante?

Sono dei dilemmi che, quanto meno, valgono per tutti. Anche se guardiamo tutti i 14 assist di Luis Alberto troviamo dei casi potenziali di discussione. Contro l’Atalanta, nella partita che la Lazio ha perso 3-2 poche settimane fa, LA ha recuperato una palla nella trequarti offensiva, limitandosi però a passarla a Milinkovic-Savic lì vicino: poi è stato il serbo a scagliare una sassata alle spalle di Gollini.

Lo scorso novembre, contro il Sassuolo, la Lazio ha vinto 2-1 all’ultimo minuto, grazie a una bella azione di Luis Alberto che porta palla e chiude un bel triangolo con Caicedo, che però deve girarsi su stesso per riuscire a tirare sul passaggio di ritorno leggermente arretrato di Luis Alberto.

Contro il Genoa, Luis Alberto è bravo a trovare Radu in area di rigore, ma è il difensore che si inventa un tiro impossibile sotto l’incrocio con mezza squadra avversaria davanti, per giunta quasi da fermo.

Tutti questi assist, sono stati considerati come tali da Opta e come “vincenti” da Panini, che ha anche assegnato a SMS quello per il gol di Acerbi da casa sua contro il Torino. In quella partita finita 4-0 a fine ottobre, c’è un altro assist ambiguo di Luis Alberto, che innesca Immobile con un bel passaggio, per carità, ma che gli arriva sui piedi ad almeno 40 metri dalla porta.

Allo stesso modo, se guardiamo anche negli assist di Gomez su cui Panini e Opta concordano, troviamo altro materiale su cui litigare. Qualche giorno fa, contro l’Udinese, un passaggio orizzontale di Gomez per Muriel, che calcia benissimo da qualche metro fuori area, diventa un assist grazie alle doti balistiche del colombiano.

Contro la Fiorentina, nella partita finita 1-2 per la "Dea", Gomez fa un passaggio di pochi metri per Malinovskiy, che da trequarti di campo, con la difesa avversaria schierata al limite della propria area, accelera e calcia di sinistro all’angolino. Che merito ha Gomez, in questo caso?

Eppure è indubbio che qualche merito, nonostante tutto, Gomez e Luis Alberto ce l’hanno. Magari qualcuno penserà che, stando così le cose, le statistiche nel calcio non servono a niente. Ma il punto a cui voglio arrivare è esattamente il contrario. Perché semmai è proprio con l’aggregazione dei dati e poi la loro manipolazione, con un semplice confronto, o con una formula che li metta in relazione, che i numeri si puliscono e assumono senso. C'è bisogno, insomma, di altre statistiche e di numeri "migliori". Più crescono i numeri, più i casi limite tendono a diventare meno rilevanti, sua sugli assist che sui passaggi chiave; e anche considerando una “qualità” non perfetta del dato grezzo un indice come gli Expected Assist (che calcola il valore “potenziale” di un assist) può aiutarci a vedere più chiaro.

D’accordo, dentro i 15 assist di Gomez e i 14 di Luis Alberto ci sono anche dei passaggi piuttosto normali, ma si tratta comunque di due dei migliori trequartisti e assistman del campionato. I due giocatori si equivalgono, in sostanza, e le differenze sono di contesto.

Si può dire che Gomez è il giocatore che manda più spesso al tiro un compagno in campionato (0,6 passaggi chiave ogni 90 minuti) e il terzo ad aver creato più Expected Assist (0,32 ogni 90’) e si può dire che goda della grande forma offensiva dell’Atalanta in questa stagione, che crea molte occasioni in generale e porta molti uomini in area avversaria (infatti il giocatore a creare più xA è Josip Ilicic, con 0,39 ogni 90’, ma con solo 5 assist trasformati che dicono della qualità altalenanante dei finalizzatori atalantini).

Mentre Luis Alberto, che crea un numero di xA simile (0,33) ma è solo quinto come passaggi chiave (2,9), magari approfitta della qualità in fase di finalizzazione dei suoi compagni e delle situazioni maggiormente vantaggiose che si procura la Lazio, che gioca spesso in verticale e in transizione e che gli dà grandi responsabilità creative, che aspetta sia lui a fornire l’ultimo passaggio.

Se poi consideriamo che entrambi sono riusciti a realizzare una quantità di assist che li porterà, con grande probabilità, a rompere entrambi il record storico della Serie A degli ultimi quindici anni (ovviamente tutti questi ragionamenti valgono anche per i giocatori leader nella classifica degli assist nelle stagioni passate), è chiaro che oltre alla costanza, alla consistenza, c’è anche grandissima qualità.

Quindi, non solo non ha senso farne una questione di “tifo” – i provider di dati grezzi possono sbagliare valutazione nella raccolta danneggiando o favorendo qualsiasi giocatore o squadra, e anche dimostrarsi incoerenti all’interno delle loro valutazioni – ma in generale è inutile guardare alle statistiche per capire chi è il migliore “oggettivamente” in qualcosa. Nel calcio le variabili sono troppe e nessun ragionamento si può fermare alla pura e semplice misurazione (forse, in questo senso, l’unica misura che conta sono i punti in classifica).

Questo pezzo voleva essere più che altro una scusa per scrivere ancora una volta dell’incredibile qualità dei due giocatori in questione, e le prove di questa qualità sono tutte consultabili senza nessun rudimento matematico. Basta guardare al cucchiaio con cui Gomez mette in porta Zapata dalla trequarti, contro l’Udinese. O alla palla tagliata di Luis Alberto per Milinkovic.Savic, contro la Juventus, forse il più bell’assist della stagione.

Rispondere alla domanda: “Che cos’è un assist?”, si è rivelato meno facile del previsto. Ma guardando Gomez e Luis Alberto è piuttosto chiaro cosa sia un assistman. È un giocatore dotato di grande tecnica e visione di gioco, capace di prendere una palla in un punto qualsiasi del campo e mettere in porta un proprio compagno.

Il “Papu” Gomez è un trequartista esterno diventato un vero e proprio centrocampista, un dribblomane trasformato in regista da Gasperini, ama ancora portare palla ed è anzi quello che fa avanzare di più la sua squadra con corse e passaggi (294 metri per novanta minuti). Adesso però è bravo anche ad abbassarsi e a cucire il gioco con i mediani, giocando passaggi ravvicinati o cambiando gioco da una parte all’altra con lanci di trenta metri. Si sposta per il campo seguendo la palla e il suo istinto, aspettando il momento di andare in verticale, con o senza palla, pronto al filtrante che libera il compagno davanti al portiere o al cross orizzontale (anche su piazzato) che cade giusto giusto nell’area piccola, e che uno tra Gosens, Zapata, Pasalic o Ilicic spingerà dentro la rete, perché la fase offensiva dell’Atalanta è come la corrente di un fiume che trascina tutto quello che incontra. La creatività di Gomez gli permette di trovare la soluzione migliore, di destro o di sinistro, tra le molte opzioni che in una partita gli si presentano davanti, il suo talento è come un coltellino svizzero in cui trovare ogni volta lo strumento adatto.

Luis Alberto è un maestro del filtrante, dell’arte di far passare la palla attraverso la cruna di un ago, del perforare le difese da parte a parte come quelle pallottole nei film che entrano ed escono senza toccare organi vitali. Vede la corsa dell’attaccante e gli telegrafa la palla sui piedi con una precisione e una rapidità digitale. E manipola il tempo a suo piacimento, rallenta fino quasi a fermare il gioco sui suoi piedi prima di prendere tutti di sorpresa con un passaggio che sembra fatto con le mani, che trasforma la palla da calcio in una ovale da football americano, che scivola sull’erba come una palla da bowling sul legno oliato della pista. Non vi sorprenderà che è il giocatore che fa avanzare di più la sua squadra tramite i passaggi. Ma è un rifinitore puro, verticale, con gli occhi sempre fissi nell’ultimo quarto di campo, alla ricerca di un compagno o di uno spazio libero.

Luis Alberto e Gomez hanno fatto assist in qualsiasi situazione di gioco, contro difese alte e aggressive che lasciano poco tempo per giocare ma molto campo alle loro spalle, come contro difese bassa poco lontane dal proprio portiere che però gli hanno lasciato il tempo per alzare la testa e pensare. Hanno visto dei movimenti di loro compagni che molti altri giocatori non avrebbero neanche provato a raggiungere, tanto era difficile l’esecuzione tecnica del passaggio, a volte addirittura hanno visto il movimento prima del compagno stesso, che si è ritrovato sulla corsa, o in testa, la palla per segnare, senza neanche bene sapere come.

Certo, importa anche sapere chi dei due farà più assist, alla fine; o meglio, a chi dei due ne verranno contati di più, perché resterà nella memoria dei dati per quanto imperfetta. Ma dovrebbe essere più importante ricordarci dell’eccezionalità rappresentata dal fatto che in questo campionato di Serie A 2019-20, che ricorderemo sicuramente per cose più immanenti, Gomez e Luis Alberto sono stati contemporaneamente al meglio della loro forma, giocando una stagione da fuoriclasse assoluti.

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