• Ultimo Uomo Awards
Marco D'Ottavi

Il più migliorato: Charles De Ketelaere

Con una stagione eccellente il belga ha riscattato il brutto anno al Milan.

Con il premio di giocatore più migliorato non ci siamo inventati niente. È un’idea che arriva dallo sport americano, dove le statistiche – giusto o sbagliato – hanno un valore decisamente rilevante. Di solito funziona così: si prendono gli atleti che hanno aumentato maggiormente i loro numeri da un anno all’altro e si sceglie chi vincerà il premio di most improved player (che suona anche meglio della formula “più migliorato”). Qui da noi le statistiche hanno un peso minore, e nel calcio si potrebbe discutere ore su quanto vale la pena farci affidamento per scegliere “il migliore” in qualcosa, ma con Charles De Ketelaere funzionano bene per iniziare un discorso sul perché è il più migliorato della Serie A. 

 

Da un anno all’altro il belga è passato da una stagione da 0 gol e 1 assist in 32 presenze in Serie A con il Milan, a una da 10 gol e 8 assist con l’Atalanta in 33 (a cui aggiungere altri 4 gol e 3 assist tra Europa League e Coppa Italia). Certo, sono raddoppiati anche i minuti in campo e questo aiuta a fare più gol e più assist, ma se l’avete visto giocare con il Milan, la sensazione era che anche se avesse giocato in eterno quei numeri non si sarebbero schiodati facilmente. In ogni caso, anche andando a controllare per 90’, tutti i suoi numeri sono schizzati verso l’alto: sono raddoppiati gli xG prodotti (da 0.16 a 0.32), quasi raddoppiati gli xA (da 0.16 a 0.28), ma sono aumentati anche i tocchi nell’area di rigore avversaria, i tiri in porta, la qualità dei suoi tiri, i falli subiti e molto altro.

 

Non c’è neanche bisogno di specificare quale radar sia della stagione al Milan e quale di quella all’Atalanta. 

 

Sono aumentate anche le palle perse per 90’ (praticamente raddoppiate, da 2.92 a 5.31), una statistica che sarebbe negativa, ma che nel caso specifico di De Ketelaere possiamo ribaltare in un segno di ritrovata vitalità. Perde palla chi rischia, chi ci prova, chi è nel vivo del gioco. Ed è forse questo il cambiamento più evidente del belga, quello che poi ha portato tutti gli altri numeri a salire. Al Milan De Ketelaere era un calciatore impaurito, tentennante, che quando aveva il pallone era più preoccupato di cosa poteva andare storto che non di far valere il suo talento, che richiede di rischiare molto (e quindi sbagliare molto). Nella sua stagione a Milano era sembrato fuori luogo in ogni ruolo, inadatto a un calcio di alto livello. Anche per questo era stato bollato come inadeguato dai tifosi e mandato a Bergamo come un pacco difettoso dalla società (e vinto il premio di delusione dell’anno di Ultimo Uomo).  

 

Ovviamente la sua rinascita – se così possiamo chiamarla, visto che comunque ha 23 anni e la scorsa era la sua prima stagione all’estero, in uno dei club storici del calcio europeo – è stata definita l’ennesimo successo di Gasperini. Con il belga l’allenatore non ha usato il suo solito stile burbero da padre e padrone, ma ha preferito usare la carota. Dal primo giorno ha investito De Ketelaere di un ruolo da leader, «è il giocatore che ci mancava» ha detto al suo arrivo. Anche quando faticava, il messaggio dell’allenatore è stato sempre positivo: «Io gli ho chiesto solo di giocare a calcio. Quando perde una palla gli ho chiesto di non abbassare la testa, chi gioca a calcio sa che si fanno tanti errori, non deve far risaltare gli errori, deve avere fiducia perché ha un ambiente intorno a lui» ha detto dopo un errore a porta vuota di De Ketelaere contro il Milan. 


L’Atalanta però non è una clinica di recupero e Gasperini non è certo uno psicologo. De Ketelaere è stato il primo a migliorare sé stesso, a fare tesoro dell’anno al Milan per arrivare preparato, mostrarsi più deciso fin da subito. Alla prima giornata contro il Sassuolo, entrato a inizio secondo tempo, il belga era sembrato già un altro giocatore: più reattivo, più incisivo, più convinto. 

 

Una sensazione che si è percepita durante tutta la stagione. De Ketelaere ha avuto dei passaggi a vuoto, ma non si è fatto abbattere. Non è scomparso quando Gasperini lo ha messo in panchina, e anzi si è ripreso il posto conservandolo nel meraviglioso finale di stagione dell’Atalanta. Ha anche accettato di sacrificarsi, quando non c’erano centravanti disponibili, ha fatto il centravanti (che è un ruolo che a lui, comunque, non dispiace). Il belga non ama giocare con l’uomo addosso, ricevere in mezzo ai difensori avversari, fare a spallate, ma non si è lamentato, non ha cercato scuse. «Posso fare anche il centravanti, sono contento e mi sento bene» ha detto, interpretando il ruolo a suo modo, cercando di essere utile con i suoi tagli verso l’esterno, muovendosi molto e dimostrando a tutti che non è un giocatore difficile da collocare tatticamente, ma che anzi la sua duttilità è una risorsa. 

 

Tra metà dicembre e metà febbraio, mentre Lookman era fuori per la Coppa d’Africa, è diventato anche molto più efficiente in zona gol. L’Atalanta non stava vivendo un buon momento e con 5 gol e 4 assist De Ketelaere è stato la scintilla per un filotto di 8 vittorie in 10 partite che hanno rilanciato la squadra di Gasperini (di quel periodo abbiamo scritto in maniera più approfondita qui).   

 

 

In quel periodo ha messo insieme anche alcune giocate meravigliose, come questo gol al Genoa.  

 

Insomma, più che addentrarci negli aspetti tattici della sua rinascita, in come Gasperini ha assecondato il suo spirito associativo e creativo avvicinandolo alla porta, nelle sue dichiarazioni che sono sembrate piccole frecciatine a Pioli – «Io non sono un giocatore che può correre 12 chilometri a partita, ma posso fare molta intensità e in questa posizione riesco a farlo di più e quindi mi sento anche più forte nell’azione che faccio» – è interessante soffermarsi su questa volontà di potenza con cui De Ketelaere non si è fatto trascinare dal discorso tossico intorno alle sue prestazioni, ma è riuscito come a resettare la sua esperienza in Italia e farci vedere cosa aveva spinto il Milan a spendere oltre 30 milioni di euro per lui.

 

In una recente intervista ha accennato ad alcuni motivi oltre il campo che potrebbero averlo aiutato. La conoscenza dell’italiano, ad esempio: De Ketelaere ora riesce a comunicare con i compagni e lo staff di Gasperini, dopo la vittoria dell’Europa League si è anche fatto intervistare in italiano. Poi ha ammesso di aver smesso «di leggere commenti e messaggi: sono troppi e non servono a niente», allontanandosi dai social che non sono stati proprio simpatici con lui (c’è stata anche una rinascita da questo punto di vista: sulla sua pagina Instagram ci sono 4 post a tema Milan e 11 a tema Atalanta). 

 

La grande prestazione della Roma, una partita che lascia intendere come per De Ketelaere il margine di crescita è ancora molto ampio. 

 

Il risultato, come detto, è sotto gli occhi di tutti. L’Atalanta non ci ha pensato un secondo a spendere i 22 milioni di euro richiesti per il suo riscatto e ora può godersi un calciatore delicato e divertente. La permanenza di Gasperini è una garanzia di continuità che a De Ketelaere non potrà che far bene. L’idea, per i talenti come il suo e alla sua età, è che continuino a migliorare fino a trovare la forma ideale. Per De Ketelaere è difficile dire quale sia, rimane un calciatore misterioso per molti aspetti, ma sarà divertente scoprirlo in Serie A, con questa Atalanta che chissà dove vuole arrivare.

 

Tags :

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.