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Finalmente è arrivato il secondo martedì di febbraio, il che significa una sola cosa: è tornato il periodo caldo della Champions League. In realtà quest’anno la coppa dalle grandi orecchie non ci ha mai abbandonato, visto che col nuovo format le ultime partite della fase campionato sono andate in scena a gennaio. La fase a eliminazione diretta, però, ha tutt’altro sapore, il segno che stiamo per uscire dall’inverno e che si stanno per avvicinare le partite più eccitanti dell’anno.
Per questo motivo abbiamo preparato una preview dei playoff, un pezzo pensato per tutte quelle persone che nel giorno in cui la loro squadra affronta una eliminatoria di Champions smettono di essere produttivi. Oggi, in questa parte, troverete due capitoli: uno dedicato all'avversario della Juventus, il PSV; e uno alla partita tra Real Madrid e Manchester City. Si parla quindi del momento che stanno vivendo queste squadre (per restituirvi un’impressione immediata del loro stato di forma ho usato le freccette come nei vecchi PES), di come giocano e dei giocatori da temere. Domani, invece, pubblicheremo la seconda parte, dedicata alle avversarie di Milan e Atalanta, cioè Feyenoord e Club Brugge.
Insomma, il pezzo che vi serve per arrivare con degli argomenti davanti alla macchinetta del caffè, o per spaventare il vostro amico juventino che pensa che Allegri avrebbe di sicuro superato il turno.
Cominciamo!
IL PSV EINDHOVEN DI PETER BOSZ
-STATO DI FORMA: ↓
Come la Juve, nemmeno il PSV sta vivendo il suo miglior momento. La squadra di Bosz, una delle migliori del 2024, da dicembre ha iniziato a rallentare: da allora sono arrivate 2 delle 3 sconfitte in Eredivisie e anche gli unici tre pareggi (ultimo, particolarmente sanguinoso, sabato, quando il PSV ha pareggiato in casa contro il Willem II) - risultati che hanno permesso all’Ajax di recuperare lo svantaggio di 9 punti che aveva in classifica, dove adesso le due squadre sono appaiate. I tifosi non sono felici di questa situazione e Noa Lang li ha invitati a rimanere in silenzio, in campo e nell’intervista post-partita. Insomma, un clima tutt’altro che sereno.
A testimonianza di questa crisi ci sono i numeri difensivi. Da dicembre sono arrivati 15 dei 24 gol subiti in campionato e, secondo StatsBomb (da cui provengono i dati sulla Eredivisie) da quello stesso momento gli NPxG incassati a partita sono passati da 0,64 a 1,31, più del doppio.
-COME GIOCA
Il PSV è diventato la squadra più forte d’Olanda grazie a un potenziale offensivo d’élite. Alle spalle di Luuk de Jong, tornato a casa nell’estate 2022, si muove una batteria di trequartisti e ali tra i più eccitanti d’Europa. Noa Lang e Bakayoko possono dribblare qualsiasi terzino; Saibari partendo da dietro ha un fisico poderoso negli inserimenti, a cui abbina una tecnica eccellente negli scambi stretti. A loro andrebbe aggiunto Tillman, dotato di un primo controllo squisito e di un destro chirurgico dal limite; l’americano, però, si è infortunato in una partita di Coppa d’Olanda e dovrà saltare buona parte del resto della stagione, incluse le gare contro la Juve.
Con giocatori del genere va da sé che l’obiettivo del PSV sia portare prima possibile il pallone nell’ultimo terzo di campo. Dopo gli anni interlocutori in Germania e il fallimento al Lione, Bosz non si è intestardito e ha messo il talento al primo posto.
In impostazione il PSV mantiene bloccati i due centrali, a volte anche il terzino sinistro Mauro Júnior (anche se dal mercato di gennaio in quel ruolo in prestito dal Manchester United è arrivato un giocatore con spiccate doti offensive come Tyrell Malacia) e il mediano, che dovrebbe essere Schouten. L’alternativa all’ex Bologna è Veerman, anche se i due nelle ultime giornate sono partiti spesso insieme in un doble pivote per garantirsi maggior copertura e non sarebbe sorprendente se in Champions League Bosz rinunciasse a uno tra Saibari e Til in favore di due mediani puri come loro.
Più avanti, invece, viene occupata l’ampiezza, mentre nei corridoi intermedi si posizionano tre se non quattro giocatori, tra mezzepunte, Saibari che si alza dalla mediana e de Jong che viene incontro. Anche quando l’avversario aspetta basso, i giocatori più arretrati dopo aver portato palla cercano immediatamente la verticalizzazione sui compagni nei corridoi centrali oppure il cambio gioco per i riferimenti in ampiezza, soprattutto se a ricevere sono due ali letali in uno contro uno come Lang e Bakayoko.
Quando invece gli avversari pressano alto, il PSV evita una costruzione elaborata e cerca il lancio su de Jong. Nonostante l’età, il centravanti olandese è ancora formidabile nei duelli aerei, e infatti secondo FBref è quello ad averne vinti di gran lunga di più in questa edizione della Champions League: 46, ben 15 in più del secondo, Otamendi. De Jong è il motivo principale per cui il PSV è la squadra che effettua più lanci in tutta la competizione, 50,1 a partita. De Jong, insomma, ha il compito di spizzare, di mettere a terra il pallone col petto o di generare seconde palle. È così che spesso il PSV riesce a spostare il possesso sulla trequarti per poi attivare i talenti offensivi: gli isolamenti di Bakayoko e Lang, la qualità in zone centrali di Tillmann, Til e Saibari.
Il PSV, quindi, è piuttosto diretto. Certo, forzare la verticalizzazione rischia di spezzare la squadra, ma i giocatori offensivi, Saibari soprattutto, sono abili a riaggredire e rientrare in maniera furiosa, mentre chi resta dietro deve essere pronto ad accorciare in gegenpressing.
In fase difensiva, gli olandesi amano pressare con riferimento sull’uomo. Il PSV sa essere molto intenso, ma nei duelli e nello scambio delle marcature non ha la stessa incisività delle squadre italiane: anche da questo era stata determinata la vittoria della Juve a settembre, con i bianconeri che spesso erano riusciti a scoprire la palla sul pressing a uomo degli avversari. Sarà fondamentale, allora, che i giocatori più arretrati, i terzini in particolare, si sgancino in avanti per sorprendere i marcatori, ricevere in corsa e scombinare il sistema difensivo di Bosz, un po’ come era accaduto contro l’Atalanta.
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Giungere sulla trequarti probabilmente sarà la sfida più impegnativa, perché poi, quando è costretto a difendere vicino alla propria porta, il PSV è lacunoso, a livello collettivo e individuale. Il terzino con le qualità difensive migliori è Karsdorp, per dire; gli altri superano di poco il metro e settanta, sono facili da sovrastare e non hanno buone letture nella difesa del secondo palo. I centrali sono poco reattivi in area e spesso rimangono lontani dal proprio uomo.
Tutto ciò fa sì che gli olandesi siano anche fragili sui calci piazzati: il PSV è la quarta squadra della Champions ad aver subito più tiri generati da calcio piazzato (2,38 a partita). Per una volta, quindi, riempire l’area di cross potrebbe non essere una cattiva idea e magari contro difensori così molli potrebbe essere l’occasione giusta non solo per lo spigoloso Kolo Muani, ma anche per un centravanti puro come Vlahović.
-IL GIOCATORE DA TEMERE: LUUK DE JONG
Per come rubano l’occhio, sarebbe facile riconoscere in Saibari, Lang o Bakayoko i giocatori da temere. Il primo pericolo di cui preoccuparsi, però, è Luuk de Jong. Come detto, le sortite offensive del PSV dipendono dai suoi duelli aerei. Per di più al centro della difesa la Juve ha perso le sue certezze, visti gli infortuni di Kalulu e Bremer: proprio il brasiliano all’andata, insieme a Gatti, aveva giocato un’ottima partita, dividendosi la marcatura di de Jong. L’attaccante aveva vinto 6 duelli aerei su 8, ma l’atteggiamento della Juve aveva fatto si che non ne nascessero pericoli, o vincendo le seconde palle o compattandosi per impedire al PSV di ricavarvi qualcosa di significativo. Riuscire a fargli terra bruciata intorno e ad anticiparlo quando possibile sarebbe fondamentale, perché è difficile immaginare che Gatti e chi lo affiancherà possano dominare i duelli aerei contro di lui. In più, bisognerà riservargli attenzione particolare sui cross, e la Juve è stata tutt’altro che irreprensibile nella propria area ultimamente.
Dimenticavo: Ivan Perišić è tornato a pieno regime, adesso è un titolare. Non c’è bisogno di ricordarvi quanto il croato sia competitivo nelle partite decisive e, soprattutto, quanto in passato abbia sempre sfoggiato grandi prestazioni contro la Juventus.
LA PARTITA DA SEGUIRE: MANCHESTER CITY – REAL MADRID
Per i cosmopoliti che non vogliono seguire la Juventus ovviamente la partita da seguire è l'ennesimo incrocio tra Guardiola e il Real Madrid. È una sfida che ripropone temi classici e ormai esplorati in ogni loro sfaccettatura: l'antica aristocrazia contro i nuovi ricchi, il gioco di posizione contro il relazionismo, il sistema nato dal calcio olandese-catalano contro le grandi individualità di Madrid.
Certo, rispetto agli anni scorsi Real Madrid e Manchester City sembrano lontani dai propri giorni migliori, per usare un eufemismo. Sembra una sfida al ribasso quindi, dove avrà la meglio chi riuscirà ad essere più presentabile. Il Manchester City è tornato a soffrire le transizioni come non accadeva dal 2019/20, l’anno peggiore insieme all'esordio nella stagione 2016/17, della gestione Guardiola: gli inglesi non perdono più palla in sicurezza, primo dettaglio a cui pensa Pep quando costruisce il possesso della sua squadra. Anche a livello individuale, poi, il rendimento è pessimo: Stones è tornato preda di errori che si pensava non potesse più commettere, Gvardiol è un colabrodo, e Walker ormai è un ricordo del passato. Il terzino inglese era stato un'assicurazione sulla vita contro Vinicius – e i tifosi devono sperare che a Guardiola non salti in mente di far giocare Matheus Nunes, la cui fragilità in uno contro uno stava per compromettere la qualificazione contro il Brugge.
Uno scenario simile, quindi, sembra perfetto per una squadra letale a campo aperto come il Real Madrid. Vinicius, come detto, non avrà più davanti uno dei pochi giocatori capaci di limitarlo, cioè Walker. Mbappé invece ha recuperato la miglior condizione, ha già segnato 8 gol in poco più di un mese di 2025. Tutto lascia pensare che la squadra di Ancelotti sia favorita, anche perché non ha bisogno di brillare particolarmente per rendere.
A questi livelli, però, c’è sempre un “però”. Il Real Madrid lo scorso anno aveva passato il turno grazie alla coesione in fase difensiva, con una prova di resistenza estrema nella gara di ritorno. Quella compattezza, quest’anno, è un ricordo lontano. Il Real non riesce a tappare i buchi nemmeno abbassando il blocco. La squadra è scollata e, non a caso, ha rimediato solo umiliazioni contro un avversario con una chiara idea di come occupare gli spazi come il Barcellona: una squadra dall’impronta chiaramente posizionale, come il Manchester City.
Florentino Perez, poi, ha scelto di non tamponare col mercato l'emergenza in difesa che va avanti da inizio stagione. Nacho è andato in Arabia Saudita, Carvajal si è rotto il crociato in estate e Vazquez non dà più garanzie come terzino (posizione nella quale viene spesso dirottato Valverde, il che ha spinto la sua fidanzata a lamentarsi pubblicamente del ruolo del marito su Twitter). Peggio ancora la situazione al centro con i lungodegenti Rüdiger e Militão, oltre ad Alaba che si è infortunato immediatamente dopo il rientro. Per questo motivo dietro ha spesso giocato Tchouameni, il giocatore più criticato a Madrid, spesso molto in difficoltà fuori posizione. L’ultimo appiglio, quindi, è Raúl Asencio, grande talento difensivo, dotato oltretutto di ottima velocità nel coprire lo spazio alle sue spalle (motivo per cui è stato anche schierato da terzino), ma che rimane pur sempre un giocatore promosso quest’anno dalla "Fábrica".
Non sarebbe strano se il Madrid concedesse più degli scorsi anni, nonostante si ritrovi davanti una versione in tono minore della squadra di Guardiola. La passività con cui, ad esempio, il Real scherma la costruzione avversaria, o con cui ha difeso gli spazi sui fianchi dei mediani contro il Barcellona, potrebbe pregiudicare la sfida.
Come detto, però, nemmeno il City difende come l’anno scorso. In fase di possesso non è più schiacciante e non ha le necessarie reti di sicurezza per attaccare come vorrebbe: nelle eliminatorie di Champions che diventano una sfida a chi colpisce più forte, di solito, la squadra di Guardiola va KO. E in queste partite, prima o poi, arriva sempre un momento del secondo tempo in cui Vinícius prende fuoco e diventa inarrestabile (è successo anche sabato nel derby con l’Atlético Madrid): accadeva contro la miglior versione del City, figuriamoci quest’anno.
Le incognite su entrambe le squadre, però, sono così tante che appellarsi al passato per trarre indicazioni potrebbe risultare inutile. E poi, con un appannamento del genere, non sarebbe strano se Guardiola e Ancelotti scegliessero di rischiare il meno possibile, senza che la sfida si stappi come invece è accaduto nel 2022, nel 2023 e nel 2024.