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Avversarie europee - Seconda parte
11 feb 2025
Cosa aspettarsi da Feyenoord e Club Brugge?
(articolo)
13 min
(copertina)
IMAGO / DeFodi Images
(copertina) IMAGO / DeFodi Images
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Oggi cominciano i playoff di Champions League e ben tre squadre italiane sono impegnate nella speranza di passare il turno. Ieri abbiamo pubblicato la prima parte di questa preview, che si occupa di Juventus-PSV e Manchester City-Real Madrid, oggi invece presentiamo le avversarie delle italiane che scenderanno in campo mercoledì, cioè Milan e Atalanta. Si parla quindi del momento che stanno vivendo le loro di avversarie - rispettivamente Feyenoord e Club Brugge (per restituirvi un’impressione immediata del loro stato di forma ho usato le freccette come nei vecchi PES) - di come giocano e dei giocatori da temere.

Buona lettura.

IL FEYENOORD

-STATO DI FORMA:

Dopo l’ultimo straordinario triennio, quest’estate il Feyenoord non ha salutato solo Arne Slot, ma anche alcuni dei giocatori chiave del suo ciclo. Prieske, il tecnico danese scelto come erede dell’allenatore del Liverpool e arrivato infine all'esonero proprio ieri, si è ritrovato una rosa nuova, con l’affiatamento ancora da costruire, e in più questo è il suo primo anno nel calcio olandese: che il 2024/25 potesse essere una stagione di transizione era preventivabile.

La squadra di Rotterdam era partita male sia in campionato che in Champions, ma con l’autunno sembrava aver ritrovato la strada. Prima di Natale, però, è arrivata la sconfitta per 3-0 in casa del PSV e da lì è stata caduta libera. Il 2025 fino ad ora è stato un incubo: nel giro di una settimana il Feyenoord ne ha presi 6 dal Lille in Champions, ha perso 2-1 il "Klassieker" contro l’Ajax ed è stato eliminato dal PSV in Coppa d’Olanda. Non bastassero i risultati, Prieske da inizio stagione fa i conti con una miriade di infortuni: nelle ultime giornate ha rinunciato a titolari come Calvin Stengs, Zerrouki e Hadj Moussa (rientrato però sabato nella vittoria sullo Sparta Rotterdam). Si è infortunato persino il portiere Justin Bijlow, che aveva rubato il posto da titolare all’incerto Wellenreuther e invece sarà costretto a rimanere fermo per tutto il resto della stagione. In una situazione del genere la stampa ha iniziato a chiedere a Prieske delle voci sul suo esonero. Si diceva addirittura che la società avesse in programma di esonerarlo dopo la partita col Bayern Monaco, salvo poi vincere in maniera inaspettata per 3-0. Alla fine, come detto, l'esonero è arrivato lo stesso: a sorpresa, ieri, dopo aver ritrovato la vittoria per 3-0 in campionato nel derby contro lo Sparta Rotterdam. Il suo posto è stato preso da Pascal Bosschaart, già tecnico di Under 19 e Under 21 del Feyenoord e, in un certo senso, legato al calcio italiano, visto che era stato vice dell'allenatore trentino di origini olandesi Michele Santoni al Dordrecht, squadra di seconda divisione. È evidente come Bosschaart sia una soluzione meno che temporanea, non proprio il modo giusto di avvicinarsi a una eliminatoria europea.

Com'è noto, poi, il Feyenoord ha venduto il proprio miglior marcatore al prossimo avversario di Champions, il che sposta ulteriormente la bilancia dalla parte del Milan. Insomma, per quanto Conceiçao abbia le sue grane, i rossoneri arrivano al playoff molto favoriti. In una sfida a eliminazione diretta, però, può succedere di tutto, e una squadra capace di battere 3-0 il Bayern e di vincere in casa del Benfica non va mai presa sotto gamba.

-COME GIOCA

Ovviamente è impossibile avere certezze su una squadra che cambia allenatore a 24 ore dalla partita, bisogna per forza rifarsi all'esperienza col tecnico appena esonerato. Visti i numerosi infortuni, poi, trovare delle costanti e ipotizzare uno schieramento per la partita contro il Milan non è facile. Al Feyenoord, in momenti diversi, sono mancati così tanti giocatori che per forza, di volta in volta, cambiava qualcosa a seconda delle caratteristiche di chi era arruolabile.

Oltretutto, la partita contro il Bayern ha suggerito che il piano di Prieske potrebbe essere meno prevedibile di quanto si possa pensare.

Contro i bavaresi, in maniera desueta per una squadra solitamente aggressiva, il Feyenoord ha accettato la superiorità degli avversari e si è sistemato in un blocco via via sempre più basso, con un 4-5-1 dalle linee strettissime in cui gli esterni offensivi Paixão e Hadj Moussa erano sempre pronti ad abbassarsi in raddoppio per arginare le temibili ali del Bayern. Il Feyenoord ha resistito in maniera egregia nel primo tempo, coprendo centro, ampiezza e profondità grazie alle linee corte, mentre nel secondo ha avuto bisogno di un miracolo di Bijlow e di un po’ di fortuna. La sofferenza quindi non è mancata, ma in linea di massima poche squadre possono essere minacciose come il Bayern riempiendo l’area di cross, la soluzione più facile a cui pervenire quando non c’è spazio: tra queste, probabilmente, non c’è il Milan, che ha gravi difficoltà ad attaccare blocchi bassi. Come contro la catena Coman-Davies, non sarebbe strano se Bosschaart, sostituto momentaneo di Prieske, scegliesse anche lui, in casa, di rimanere più basso, così da limitare Theo e Leão. D'altra parte, è proprio quello che fanno di solito gli allenatori ad interim: compattarsi e cercare di limitare i danni, in attesa che la società prenda una decisione.

La compattezza nella propria trequarti del Feyenoord contro il Bayern.

Il Milan, poi, si allunga facilmente quando perde palla, e Paixão e Hadj Moussa hanno dimostrato di saper risalire velocemente il campo anche dalla propria trequarti. Sarebbe poco furbo da parte di Prieske non giocare su queste debolezze dei rossoneri. Inoltre, nelle ultime giornate il Feyenoord ha recuperato Quinten Timber, che nel resistere alla pressione per poi strappare palla al piede è davvero formidabile. Se il Feyenoord decidesse di difendere in blocco per attaccare in transizione, il Milan dovrebbe ponderare ogni scelta con estrema cura per non perdere la palla in condizioni di squilibrio contro questi giocatori. Certo, stavolta Gimenez, abile a distendersi a campo aperto, non ci sarà e giocherà per gli avversari: attaccare in transizione con Ueda non è la stessa cosa.

E poi Conceiçao non è proprio il più offensivo degli allenatori, soprattutto in trasferta, e sarebbe una sorpresa solo fino a un certo punto se fosse il Milan a cedere la palla agli olandesi. In quel caso servirebbe tutta la maturità che aveva mostrato il suo Porto in questi anni, perché l’estro e l’ambizione di certo non mancano al Feyenoord; anzi, a volte ne possiede in eccesso, o almeno questo è ciò che si era visto nei mesi con Prieske..

Il tecnico danese desiderava una squadra dominante e al contempo verticale, due caratteristiche che non sempre è possibile conciliare. Con la palla, questo si traduceva nella presenza di due riferimenti fissi in ampiezza (entrambe le ali oppure un terzino e un’ala, di solito Hadj Moussa, mentre Paixão era più portato a cercare zone interne), mentre i giocatori nel corridoio centrale potevano ruotare. Mezzali come Milambo e Timber (da vedere se Prieske li proporrà insieme visto il loro carattere spiccatamente offensivo) dovevano cercare di ricevere alle spalle del centrocampo avversario per girarsi col primo controllo e accelerare l’azione.

Al netto di cosa potrà cambiare Bosschaart, certe caratteristiche dovrebbero rimanere. Per cui, quando il Feyenoord attaccherà in maniera posizionale, i pericoli principali per il Milan saranno comunque la creatività e i dribbling di Paixão e Hadj Moussa.

Senza palla, invece, quando il Feyenoord giocava in maniera aggressiva tendeva ad esporsi a rischi notevoli: ad esempio ci sono state partite in cui ha praticato in maniera scriteriata la riaggressione, anche a metà campo, quando non sarebbe stato necessario, con i centrocampisti che abbandonavano la posizione nel tentativo di riconquistare immediatamente palla.

Quando sceglieva di pressare alto, di solito il Feyenoord con Prieske si sistema con un 4-2-3-1 o con un 4-1-4-1, a seconda di quanti mediani usasse l’avversario in costruzione. La squadra scivolava da un lato all’altro e ad aiutare i centrocampisti sui fianchi o alle spalle ci dovevano pensare i difensori, chiamati a uscire in maniera in anticipo sui riferimenti. È vero che il Milan soffre a scardinare blocchi chiusi, ma va altrettanto in difficoltà a costruire contro il pressing alto. D'altra parte, proprio per quanto detto sopra, non sarebbe strano se Bosschaart rinunciasse al pressing.

Il modo in cui si incastrano i difetti delle due squadre e le situazioni contingenti rendono difficile immaginare il canovaccio della partita e come deciderà di giocare il Feyenoord, soprattutto all'andata. Il de Kuip, poi, è uno stadio che spinge, scegliere una strategia più aggressiva permetterebbe agli olandesi di convogliare l’energia dello stadio per rischiare tutto nella partita d’andata: a Rotterdam solo una squadra italiana è mai riuscita a vincere, la Roma nel 2014/15 in Europa League. La partita di domani, allora, sarà decisiva per misurare le reali possibilità di qualificazione degli olandesi. Per quanto il Feyenoord viva un momento disastroso, conoscendo il pragmatismo di Conceiçao un pareggio o persino una sconfitta per 1-0 non sarebbero dei cattivi risultati.

-IL GIOCATORE DA TEMERE: QUINTEN TIMBER

Come detto, Paixão e Hadj Moussa possono saltare l’uomo in qualsiasi condizione (Theo non potrà permettersi cali di concentrazione contro i trucchi diabolici dell'algerino) e Milambo, a diciannove anni, capisce già bene come usare le sue notevoli doti tecniche per legare il gioco. Quinten Timber, però, è il giocatore che da solo porta il Feyenoord in un’altra dimensione. Un centrocampista meraviglioso, senza esagerare uno dei migliori in Europa nel ruolo, con una capacità unica di uscire dalla pressione e di volgere a proprio favore le situazioni più scomode. Alla qualità nello stretto, il fratello gemello di Jurriën aggiunge grande potenza negli strappi palla al piede, che può concludere con bordate di destro dalla media distanza: per una squadra che tende a spaccarsi come il Milan le sue conduzioni insieme a quelle di Milambo nei corridoi centrali sono il primo pericolo da scongiurare.

IL CLUB BRUGGE DI NICKY HAYEN

-STATO DI FORMA:

Nicky Hayen – quasi omonimo del compianto pilota di Moto GP – avrebbe dovuto essere solo un allenatore ad interim quando lo scorso anno ha preso il posto dell’esonerato Ronny Deila sulla panchina del Club Brugge. La squadra era lontana dalle prime posizioni ma nella fase playoff è riuscita a vincere il campionato belga. Così Hayen si è guadagnato la riconferma e anche quest’anno il Brugge sta dimostrando di saper competere. Certo, la squadra, la cui stagione è iniziata a fine luglio, ha avuto un pessimo inizio, per cui da ottobre il Brugge ha dovuto spingere per recuperare terreno in campionato e restare in linea di galleggiamento in Champions. In questo momento, quindi, sta un po’ pagando quella rincorsa, visto che in Pro League ha raccolto solo 4 punti nelle ultime 3 gare, scivolando a 6 lunghezze dalla capolista Genk. Nel mercato di gennaio, poi, la società ha deciso di cedere l’ex Bologna Skov Olsen al Wolfsburg: il danese aveva firmato 8 gol e 6 assist in tutte le competizioni (nessuno di questi in Champions), ma la società deve essersi sentita coperta dalla crescita del talentuoso classe 2005 Talbi.

-COME GIOCA

Il Brugge ha costruito la sua qualificazione alla fase playoff grazie a una buona organizzazione in fase di non possesso (8° dato più basso della Champions per xG subiti in totale, 8,5 a fronte di 10 gol incassati, anche se i numeri vanno parametrati al fatto di aver affrontato solo 2 delle 10 squadre più produttive della competizione in termini di xG: Man City e Borussia Dortmund) e a una serie di giocatori particolarmente associativi con la palla.

I nerazzurri scendono in campo con un 4-2-3-1 che in fase difensiva si assesta su un blocco medio. Il pressing alto viene effettuato solo in occasioni particolari, ad esempio in caso di retropassaggio al portiere o di un controllo o un passaggio poco pulito da parte dei difensori avversari.

Il modulo di partenza, comunque, non è troppo rilevante. All’interno della propria zona, infatti, i giocatori di Hayen tendono a seguire l’uomo. Così capita spesso che l’ala destra, Talbi, nell’assorbire l’avanzata dell’avversario si abbassi praticamente da quinto, determinando il passaggio ad un 5-3-2 o 5-2-3, a seconda di come sono disposti gli altri giocatori offensivi. È il modo in cui il Brugge prova a difendere contemporaneamente ampiezza, profondità e ricezioni tra le linee.

La scelta di seguire l’uomo risulta evidente soprattutto dall’atteggiamento dei mediani, una scelta che a volte ha finito per causare problemi al Brugge. Onyedika e Jashari, che dovrebbero costituire il doble pivote, si orientano infatti in maniera decisa sull’uomo. Se gli avversari si spostano e riescono a distanziarli, si apre uno spazio al centro in cui può ricevere la punta oppure un trequartista (a tamponare quella ricezione dovrebbero esserci i centrali, e se Ordoñez sembra anche predisposto a cercare l’anticipo, a Mechele risulta difficile abbandonare la propria zona). L’atteggiamento dei mediani, in definitiva, rischia di lasciare scoperto lo spazio di fronte ai difensori. L’Atalanta non ama particolarmente attaccare per vie centrali, ma se riuscisse ad approfittare del buco tra Onyedika e Jashari potrebbe scoprire la palla e inclinare il campo in maniera agevole.

Dalla partita contro lo Sporting CP. I mediani Jashari e Onyedika si distanziano per seguire, rispettivamente, Simoes e Trincao. In quello spazio viene a prendere palla Quenda che, prima che Ordonez possa arrivargli addosso, scarica per Hjulmand. L'ex Lecce verticalizza per Gyokeres. Mechele ha paura di accorciare e così lo lascia girare. Dalla sinistra Catamo taglia, Gyokeres lo serve in profondità e così nasce l'azione del gol dello Sporting.

Un’altra zona piuttosto debole della retroguardia belga è la corsia destra, dove purtroppo mancherà Lookman. Talbi, per quanto si possa abbassare da quinto, fatica a seguire i tagli e a coordinarsi col terzino nel dividersi le marcature di giocatore in ampiezza e giocatore nel mezzo spazio: lacuna potenzialmente letale per il modo in cui l’Atalanta sfrutta le catene.

In più, sui cross i difensori non sono una sicurezza, per cui Gasperini e i suoi hanno tutte le condizioni per poter colpire e superare agevolmente il turno. A patto, però, di mantenere alte concentrazione e aggressività. Il Brugge ci mette poco a ripartire, con la velocità di Tzolis, la capacità di svariare e proporsi di Jutglà e la qualità di Vanaken nei filtranti.

Se prende campo, poi, il Brugge ha tecnica a sufficienza per tenere il pallone e creare pericoli. Per uscire dalla pressione, di solito capitan Vanaken si abbassa e, forte della sua tecnica combinata ai 195 centimetri d’altezza, protegge palla e smista per i compagni. Quando il Brugge riuscirà ad avanzare, la squadra di Gasperini dovrà stare attenta alla catena di sinistra, dove oltre ad un’ala frizzante come Tzolis e a un terzino tecnico e offensivo come De Cuyper, amano collassare anche Jutglà e Vanaken. Tutti i giocatori appena menzionati hanno un grande istinto per le combinazioni nello stretto. Tzolis con la palla converge sul destro per tirare oppure scaricare e muoversi in profondità. Jutglà, classica punta cresciuta nel Barcellona, ama partecipare alla manovra: è il centravanti di coppa, visto che in campionato gioca lo svedese Nilsson, alto un metro e 97, che magari tornerà utile a partita in corso. Vanaken, infine, ha grande visione di gioco e sa coordinare gli attacchi. Il vertice sinistro dell’area di rigore, quindi, è la zona preferita del Brugge, che proprio per il carattere associativo dei suoi giocatori tende a crossare poco (solo 7,88 cross a partita, quarto dato più basso della Champions).

-IL GIOCATORE DA TEMERE: CHRISTOS TZOLIS

Mi sarebbe piaciuto dirvi Hans Vanaken, il principe dei sottovalutati, l’uomo che qualche anno fa sgravava di tutti i compiti più difficili De Ketelaere, che mercoledì affronterà la sua ex squadra: trovare un giocatore così imponente e delicato con la palla è raro.

Dopo la fase campionato, però, è impossibile non citare Tzolis come minaccia numero uno del Brugge. Il greco classe 2002, arrivato quest’estate dal Fortuna Düsseldorf, è pericoloso in campo aperto ed è colui che guida le transizioni del Brugge. In fase di attacco posizionale, poi, gli piace puntare l’uomo per convergere sul destro: è dotato di un dribbling secco ed efficace, e dispone di un tiro preciso. Inoltre, ha potenza nelle gambe e se riceve di spalle sa reggere il contatto per poi girarsi, dettaglio da tenere d’occhio contro le marcature dell’Atalanta. In definitiva, un giocatore di alto livello, che sa anche assecondare i compagni. In futuro sarebbe strano se rimanesse in Belgio, ma queste sono cose che non interessano all'Atalanta.

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